La mia prima
fanfic Gijinka, ovvero con animali antropomorfizzati
(cioé animali trasformati in umani, almeno penso).
Il cartoon è "I pinguini di Madagascar", che adoro.
La coppia è RicoxMarlene, che considero di un fluff
assurdo.
Da tempo cercavo di scrivere una storia su di loro, mi è
venuta fuori questa schifezza...a Rico mi è toccato
dargli la parola, peroXD
I personaggi
appartengono alla Dreamworks animation!
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!
Why she loves me?
“Marlene,
guarda che so fare!”
Il ragazzo
moro si passò le dita tra i capelli, modellati
con il gel fino a formare una cresta scura, gli occhi azzurri
scintillavano
allegri, una sottile cicatrice gli attraversava il volto.
Gli occhi neri
di lei rimasero fissi sul giornale.
“Non è
che sarà uno dei tuoi giochetti idioti eh, Rico?”
“Dai, tesoro,
guardami!” esclamò lui con finto tono
supplichevole, avvicinandosi a lei fino a scompigliarle i corti
capelli castani
con la mano “Questione di pochi secondi, promesso!”
Sospirando,
Marlene voltò la testa con un mezzo sorriso.
Appena vide le
iridi scure di lei guardarlo, Rico cominciò a
colpirsi con decisione la pancia, emettendo strani versi.
La bruna
aggrottò la fronte, per poi distenderla in un’espressione
quasi disgustata quando lui tirò fuori dalla bocca un
dado da gioco color rosso
vivo, lo prese in mano per mostrarlo orgogliosamente.
Ma la reazione
di Marlene non era quella che si aspettava.
“RICO!”
gridò storcendo la bocca “SEI DISGUSTOSO!”
Gli angoli
della bocca del ragazzo si piegarono all’ingiù.
“Cavoli,
Marlene” borbottò, offeso “Ci ho messo tanto per
imparare”
“Beh, potevi
anche risparmiare il tempo!” esclamò lei “Ma
che ti passa per la testa?”
Rico si mise
il dado in tasca, mogio, abbassando lo sguardo.
A volte si chiedeva
perché una ragazza bella come Marlene perdesse tempo
con un imbecille come lui.
Lui che era incatenato
ad un lavoro monotono in una catena di montaggio, lui che per
un incidente
sempre al lavoro si era rovinato il viso con quell’orrenda
cicatrice.
Lui che sognava
qualcosa che lo smuovesse da quell’orrida monotonia.
Invece Marlene era una
pubblicitaria creativa e frizzante, dalla vivida intelligenza,
la sua vita era
allegra come in una sit-com, mentre lui era più adatto
ad un dramma polacco a
basso costo.
Il suo visetto pulito
e vispo l’aveva colpito sin dal primo istante, quando l’aveva
vista alla
fermata dell’autobus.
I dolcissimi occhi
neri di lei l’avevano folgorato.
Quanto tempo ci aveva
messo per chiederle di uscire.
Contrariamente alle
sue previsioni, lei aveva accettato.
Il loro primo
appuntamento è stato a Central Park, accanto allo zoo.
Pioveva a dirotto.
Rico si era pure
beccato un terribile raffreddore.
Eppure si era
presentato alle tre, sotto ad un ombrello nero, il viso rosso
nascosto dalla sciarpa.
Lei era venuta, e l’aveva
riconosciuto dai suoi occhi azzurrissimi.
Il loro impacciato
primo bacio sotto quell’ombrello nero, con le gocce gelide che
bagnavano le mani,
e facevano tremare.
Durava da tre
anni ormai.
Rico si
impegnava ogni giorno per cercare di far bella
figura con lei.
Cercava sempre
di stupirla, con buoni risultati.
Anche se quel
giorno non aveva funzionato.
Fece per
voltarle le spalle, triste.
Il bisbigliare
di lei lo fermò.
“Puoi farti
male, sai?”
La sua voce,
così limpida e pulita.
Quelle parole,
così rassicuranti.
Lei lo stupiva
ogni giorno con il suo incredibile
equilibrio, con i suoi rimbrotti per evitare che lui facesse
qualche cavolata
per sfuggire alla sua vita monotona.
Marlene
abbracciò Rico da dietro.
“Sei il mio
pazzoide preferito” sussurrò lei.
Rico sorrise,
cercò le sue mani fino a stringerle forte.
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