Cave
canem!
Secondo
capitolo ~ Chi di spada
ferisce…
Era
stato un lunedì orribile. Lily aveva affrontato con coraggio
le sei ore di lezione
della mattinata, ma si era accorta di avere quel lieve malessere che,
se non curato
immediatamente, sarebbe diventato presto una febbriciattola fastidiosa
ed inutile.
Dopo le due ore di Pozioni si era fiondata nella sala comune
così da poter subito
mettersi a studiare; voleva andare a letto presto, quella sera, e
svegliarsi come
nuova la mattina dopo. Per fortuna aveva già iniziato il
tema di Trasfigurazione
che la McGranitt aveva assegnato come compito, e doveva giusto
sistemare il disegno
delle varie fasi lunari. Poi rimaneva da esercitarsi in Incantesimi, ma
quello non
le avrebbe portato via molto tempo.
C’era
un tempo da cani, fuori; il cielo grigio pieno di nubi plumbee non
aveva smesso
per un momento di far sentire il boato del temporale che di
lì a poco si sarebbe
scatenato, contribuendo a creare quell’atmosfera apatica che
le avrebbe fatto volentieri
infilare la porta del suo dormitorio e buttarsi sul letto, dimentica,
una volta
tanto, dei suoi doveri come studentessa e come Prefetto.
Già
l’aria che tirava nella stanza non era delle migliori, si
accorse subito: un gruppetto
di studenti del primo anno stava facendo chiasso in un angolo, altri
giocavano a
Scacchi Magici, ben pochi sembravano studiare. Il rumore in genere non
era un problema,
ma quel giorno le avrebbe dato fastidio anche il volo di una mosca. Si
impossessò
di una poltroncina e gettò sul tavolo la borsa stracolma di
libri, che atterrò con
un tonfo sopra delle riviste lasciate lì da qualche ragazza.
Quando si mise seduta,
si accorse che dall’altra parte della sala qualcuno aveva
girato una poltrona verso
l’angolo ed evidentemente se n’era rimasto
lì, perché sbucava una gamba dal bracciolo,
una gamba che aveva qualcosa di familiare… Si riscosse dopo
qualche attimo di vagheggiamento
e si diede della stupida: con tutto quello che aveva da fare, di sicuro
non poteva
star lì a fissare una gamba qualunque! Sfogliò il
libro di Trasfigurazione fino
ad arrivare al quarto capitolo ed iniziò a leggere a bassa
voce, tra sé e sé.
*
Sirius
Black aprì gli occhi di malavoglia. Si era addormentato su
una poltrona della Sala
Comune, dato che Ramoso si era portato dietro Codaliscia agli
allenamenti di Quidditch
e Remus era corso in biblioteca per finire il suo tema di
Trasfigurazione; gli aveva
domandato se volesse accompagnarlo, ma Sirius aveva preferito
impigrirsi un po’
prima di doversi mettere sopra i suoi rotoli di pergamena. Era passata
una settimana
dal suo bisticcio con James, ma era la prima volta che si verificava
quella sorta
di spaccatura, dato che il Cacciatore aveva iniziato inspiegabilmente
ad evitare
persino Lunastorta. C’erano tutti alla trasformazione, cinque
giorni prima, ma l’aria
che si era respirata era tesa e affatto gradevole; aveva il fondato
sospetto che
Ramoso avesse cercato di dargli una cornata, ma quest’ultimo
aveva negato categoricamente,
insultando la sua scarsa capacità di giudizio…
Lunastorta l’aveva più volte pregato
di far pace con James, ma Sirius era stato irremovibile: stavolta,
senza le sue
scuse, non avrebbe accettato di metterci una pietra sopra.
Si
alzò in piedi, stiracchiandosi pigramente, e nel girarsi
vide la Evans china su
una pergamena talmente lunga che toccava terra. Decise di infastidirla,
dato che
non aveva niente di meglio da fare.
«Come
mai non sei in biblioteca? È raro vederti qui a studiare,
dato che Ramoso ti tende
i suoi soliti agguati…»
Lei
alzò lo sguardo e Sirius notò che aveva gli occhi
umidi e un’espressione spaesata;
sembrò impiegare diversi secondi prima di focalizzarlo e
riconoscerlo.
«Oh,
Black», disse solamente, chinando nuovamente il capo e
appoggiandolo su un pugno
chiuso. Fu proprio l’assenza di una reazione degna di tale
nome che lo incuriosì,
così che si portò alle sue spalle e lesse le
ultime righe, con l’inchiostro che
ancora brillava, lucido e non asciutto.
«Guarda
che qui hai ripetuto il concetto almeno tre volte di fila… E
spero che questo sia
un errore di distrazione perché, se applicassi su un umano
un incantesimo con questa
formulazione, probabilmente gli spunterebbero delle ali e volerebbe
via».
Lily
fissò i punti che lui gli indicava, e dovette riconoscere
con una certa fatica che
aveva ragione. Sospirò, cancellando un paio di righe e
provando a riscriverle.
Sirius,
nel frattempo, aveva fatto nuovamente il giro del tavolino, e si era
lasciato cadere
senza molta grazia sulla poltrona davanti alla sua. Era rimasto a
fissarla per un
po’, notando che la Evans avesse le guance stranamente rosse
e gli occhi stranamente
lucidi, come se…
«Ehi,
Evans, non avrai mica la febbre?»
Lei
sobbalzò e divenne ancora più rossa.
«No,
assolutamente! Sono solo un po’ accaldata, tutto
qui…»
Ecco
una cosa in comune con Remus: facevano entrambi schifo a mentire.
Chissà se era
un problema legato alla loro funzione di Prefetti… Lui e
James non avevano di queste
preoccupazioni, infatti.
Inarcò
un sopracciglio, profondamente scettico, e si sporse per posare la mano
sulla sua
fronte; prima che lei si ritraesse, offesa ed infastidita,
riuscì chiaramente a
percepire il calore sospetto della sua pelle.
«Non
ho niente!», strillò lei, in risposta alla sua
muta accusa e al vago cipiglio di
commiserazione. «Andiamo, non sono James. Anche se
confesserai di avere la febbre,
non insisterò per portarti in braccio fino in
infermeria… Sei troppo pesante, mi
stancherei a metà strada».
Lily
strinse appena gli occhi: la scena a cui Black faceva riferimento
faceva parte del
suo “muro della vergogna”, insieme alla volta in
cui per la rabbia aveva fatto prendere
fuoco al cassetto delle mutande di Petunia. Da quella volta, a
“strana” si era aggiunto
l’epiteto “pazza criminale” ai tanti che
la sua deliziosa sorellina le indirizzava
contro.
«Va
bene, forse ho un po’ di febbre… Forse»,
sottolineò, con un’occhiataccia.
«Basterà una buona dormita per riprendermi,
però
devo prima finire di studiare», disse con stanchezza. Forse
fu quel suo tono stranamente
rassegnato che diede da pensare a Felpato. La scrutò con
occhio critico, prima di
domandarle, con un sospiro:
«Cosa
ti rimane da fare?»
«Finire
qui, aggiustare il compito di Astronomia… Oh, ed esercitarmi
in Incantesimi».
Sirius
le prese la borsa e ne rovesciò il contenuto sul tavolino,
senza badare alla sua
espressione esterrefatta.
«Astronomia
è questa?», chiese, rivolto più a
sé stesso, prendendo in mano una pergamena in
fondo al mucchio di libri. «Sì, è
questa», ebbe anche la gentilezza di rispondersi,
una volta aperta.
«Cosa
staresti cercando di fare?!», strepitò Lily, con
un pericoloso calo di voce che
rese la sua indignazione piuttosto comica.
«Non
lo vedi, Evans?», le rispose Sirius, con una calma
invidiabile. «Ti aiuto a finire
i compiti, così puoi andare a riposarti e James non mi
rinfaccerà di averti lasciata
in difficoltà», ridacchiò, prima di
ricordarsi che il suo migliore amico ancora
non gli parlava ed incupirsi di conseguenza. «Per Vitious non
c’è molto da fare,
temo, ma è lo stesso incantesimo che dovevamo preparare per
la volta scorsa, e mi
sembra tu te la fossi cavata abbastanza bene, no?»
Lily
lo fissava attonita. Il suo cervello faticava a registrare le parole di
Sirius,
e per qualche istante temette di avere una qualche sorta di
allucinazione.
«Stai
scherzando, vero?»
Sirius
alzò lo sguardo, sorpreso, prima di rivolgerle un ghigno:
«Cos’è,
hai paura che ti si rovini la media? Al massimo te la
alzo…»
Lei
scosse la testa, con forza, tentando di fargli capire quanto fosse
sbagliato quello
che voleva fare:
«Black,
ti spiego io come dovrebbe andare. Tu dovresti svegliarti, alzarti da
quella poltrona,
notare il mio essere in difficoltà e valutare se ignorarmi o
cercare di darmi fastidio
finché non ti minaccio di affatturarti, e continuare
comunque a farlo. Come vedi,
aiutarmi non rientra in queste due scelte».
Il
ragazzo si limitò a scrollare le spalle, recuperando una
vecchia piuma che era nella
borsa ed era rotolata fuori insieme ai libri di testo.
«Oppure
potrebbe essere un sordido piano per divertirmi alle tue spalle,
facendoti prendere
un Troll in un paio di materie…»
Lei
sobbalzò e gli strappò di mano la pergamena,
controllando con gli occhi ridotti
ad una fessura che fosse tutto a posto; le uniche due parole inserite
andavano bene,
per il momento. Sirius era rimasto a guardarla per un attimo, prima di
scoppiare
a ridere e riprendersi il foglio.
«Per
le mutande di Merlino, Evans, se non riesci nemmeno a cogliere il
sarcasmo devi
stare veramente male…»
«Perché
lo stai facendo? Per James?», lo interruppe.
L’altro registrò il mancato uso del
cognome o degli altri simpatici appellativi che solitamente lei usava
per riferirsi
al suo decerebrato migliore amico, prima di risponderle, meccanicamente:
«Certo
che lo faccio per lui, per chi altri dovrei farlo?»
Lily
rimase a studiarlo per un po’, ma lui non alzò
più il capo dalla sua mappa. Cominciarono
a lavorare, tra il cicaleccio degli studenti più piccoli e
il grattare delle piume
sulla pergamena, mentre Sirius rifletteva sulla domanda della ragazza.
Si era reso
conto che non lo stava facendo per James, ma per sé stesso,
e la cosa lo infastidiva
terribilmente.
*
«Credi
che io stia sbagliando qualcosa?», domandò James a
Peter quella sera a cena, notando
che la sua adorata Lily si era seduta tra Remus e Sirius; nulla di
strano, ma quegli
ultimi giorni ogni piccola cosa bastava per farlo andare in paranoia.
L’amico alzò
gli occhi ed incrociò quelli grigi dell’erede
della casata Black, che stava ridendo
insieme a Remus.
«Con
Lily?», domandò Codaliscia, sulle spine. Non era
preparato ad affrontare una sua
crisi di gelosia, non senza l’aiuto di Lunastorta, che
l’aveva abbandonato per stare
accanto a Felpato. Un bel problema.
James
sbuffò e si agitò sulla panca, continuando a
spiare il trio di sottecchi, sperando
di non essere scorto da loro.
«Di
Lily e di quell’altro traditore laggiù»,
sibilò, infilzando con ferocia una patata
arrosto e ingurgitandola senza neanche capire di che cosa si trattasse.
Peter sobbalzò
e osservò attentamente Sirius: sapeva che i due erano ancora
arrabbiati l’uno con
l’altro, ma non pensava potesse addirittura arrivare a
definirlo “traditore”.
«Quest-»
«Ma
io dico!», lo interruppe Ramoso, quasi strozzandosi con il
succo di zucca. «Quanto
sono… sfacciati. Ci sta
provando davanti
ai miei occhi!»
Peter
corrugò le sopracciglia; Sirius stava tranquillamente
scambiando due parole con
un ragazzo del settimo anno, ma forse James si riferiva ad una nuova
tattica di
approccio. Non era Felpato quello che sosteneva che il miglior modo per
attirare
l’attenzione delle ragazze fosse ignorarle completamente?
Sospirò, rendendosi perfettamente
che lui non avrebbe mai saputo farci con le esponenti del gentil sesso
come i suoi
migliori amici.
Ritené
saggio non fare commenti, tanto più che Lily ora si stava
alzando e avviando probabilmente
verso i dormitori. James immediatamente abbandonò la sua
forchetta nel piatto e
la seguì, lasciando solo Peter, che scambiò con
gli altri due amici uno sguardo
del tutto sconfortato. Del mezzo sorrisetto di Sirius si accorse
unicamente Remus,
che scosse la testa ma non disse nulla.
James,
nel frattempo, aveva individuato Lily lungo le scale e si era
affrettato a portarsi
accanto a lei, che lo ignorò a bella posta. Sembrava
arrabbiata ancor prima che
aprisse bocca.
«Ehi,
Evans», ridacchiò lui, stupidamente, passandosi
una mano tra i capelli, a disagio.
L’aveva seguita per dirle cosa,
esattamente?
«Potter,
ti assicuro che non è giornata. Ho un’emicrania
terribile e l’unica cosa che voglio
vedere ora è il mio letto, non la tua faccia»,
rispose, quasi aggressiva. In effetti,
ora che James ci pensava, non l’aveva vista toccare molto il
cibo, a cena. «Quindi,
se hai qualcosa di veramente importante da dire, dilla, altrimenti
fammi il favore
di sparire».
Si
aspettava il solito attacco diretto, ma lui si fermò
improvvisamente, esitando.
Lily impiegò pochi secondi prima di non avvertire
più la sua irritante presenza
al suo fianco, quindi si bloccò anche lei, girandosi
perplessa. «Tutto bene?»
«Perché
vuoi uscire con uno dei miei migliori amici?», le chiese
semplicemente, un po’ impacciato.
Lei arrossì fino alla radice dei capelli, un po’
per la febbre, un po’ per l’indignazione,
un po’ per il senso di vergogna che provava. Era anche
arrabbiata con Black, ovviamente,
perché pensava non l’avrebbe usata come arma in
quella loro lite sottobanco, non
dopo che l’aveva aiutata quel pomeriggio.
«Te
l’ha detto lui?»
James
scosse il capo, con un sorriso mesto. «Sono giorni che non ci
parliamo, l’ho semplicemente
intuito».
L’ira
nei confronti di Sirius svanì immediatamente, ma questo
acuì solo il suo disagio.
«Non
sono affari che ti riguardano, Potter», si limitò
a commentare, con una fitta alla
testa che le provocò una buffa smorfia. Fece per andarsene,
ma James alzò la voce:
«Certo
che sono affari miei! Io sono innamorato di te!»
Questo
fece andare letteralmente in bestia la piccola, dolce e tenera Lily,
che si voltò
con uno sguardo che avrebbe congelato chiunque, ma James
continuò imperterrito:
«Non
so che intenzioni abbia, perché davvero non me
l’aspettavo da parte sua, ma ti assicuro
che nessuno potrà mai volerti più bene di
me».
Lei
sperò solamente che il pavimento si aprisse sotto i suoi
piedi e lo inghiottisse,
facendolo sparire dalla sua vista.
«Sai
cos’è che non tollero di te, Potter? Tra le tante,
innumerevoli cose», ribatté,
abbassando il tono tanto quanto l’altro l’aveva
alzato. «Tu sei convinto di poter
avere tutto ciò che vuoi. Be’, non è
così che funziona. Non sono una tua proprietà,
e mi arrogo il sacrosanto diritto di uscire con chi più
desideri… E guarda
caso, quella persona non sei tu».
Detto
questo, si girò e iniziò a salire di corsa le
scale, tanto che della replica di
James non le pervenne che qualche parola confusa, tra cui un
“Lunastorta”, cosa
che la fece adirare ancora di più: come si permetteva di
metterci in mezzo il povero
Remus, ora?
«Aconitum Napellus»,
borbottò alla Signora
Grassa, che la fece passare immediatamente. La discussione con Potter
l’aveva scossa
e le aveva sicuramente alzato la febbre, ma le aveva anche fatto
saltare la mosca
al naso.
Lily
Evans non era una ragazzina stupida come molte sue coetanee. Era
perfettamente consapevole
che si stava mettendo nei guai. Però, rifletté
mentre si infilava il pigiama, forse
era meglio un problema targato Black che uno targato Potter.
Almeno
Sirius non era innamorato di lei.
*
«Black!»,
lo chiamò Lily, mentre si stavano dirigendo
tutti verso le serre di Erbologia. Sirius si fermò,
così come Remus, al suo fianco.
James e Peter li avevano preceduti, quindi erano fuori dalla portata di
orecchie
indiscrete.
«Evans»,
la salutò lui, mentre una schiera di ragazze Tassorosso
passava accanto a loro,
sospirando languidamente. «Qual buon vento?»
Lei
fece un cenno di saluto, ricambiato, verso l’altro prefetto
di Grifondoro, prima
di affrontare il discorso.
«Volevo
chiederti se sei ancora intenzionato ad uscire con me»,
disse, sicura di sé, arrossendo
appena. Remus si irrigidì immediatamente e lanciò
un’occhiata di fuoco all’amico,
che non diede segno di essersene accorto, ma anzi sorrise.
«La
prossima settimana c’è l’uscita ad
Hogsmeade, se ti va».
Lily
annuì, seria, e prima di andarsene disse un’ultima
cosa:
«Sia
chiaro che lo faccio solo per togliermi dai piedi quella piattola
asfissiante di
Potter, ieri ha proprio superato ogni limite».
Felpato
rimase per qualche istante a guardarla, sempre sorridendo, pensando che
Ramoso era
riuscito a fare il suo gioco. Lunastorta gli diede una gomitata,
irritato.
«Si
può sapere cos’hai nel cervello? Cacca di
Doxy?»
L’amico
allargò il suo sorriso, mentre riprendevano a camminare.
«Se
sei geloso, Lunastorta, potresti sempre uscire con noi»,
ribatté serafico, beccandosi
un calcio su uno stinco, che però ebbe l’unico
effetto di farlo scoppiare a ridere.
«Dai, l’hai sentita anche tu: niente di
serio».
«Ti
giuro che se farai qualcosa di sbagliato con lei o nei confronti di
Ramoso te la
farò pagare», borbottò, di pessimo
umore. Sirius gli passò un braccio dietro le
spalle e lo rassicurò:
«D’accordo,
mammina».
E
stavolta il pugno che gli venne rifilato lo lasciò per
qualche istante senza fiato.
Note
dell’autrice: Spiegazione per quanto riguarda la strampalata
dichiarazione di James…
Può sembrare strano che capiti solo al secondo capitolo di
una storia, ma ricordo
che è il sesto anno e che Ramoso muore dietro a Lily da un
sacco di tempo. Vista
in questa prospettiva, mi sento legittimata :)
Ovviamente
un ringraziamento a chi segue e ha messo nei preferiti la storia, e uno
più grande
a chi l’ha recensita XD
Al
5 settembre!
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