E fummo noi
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon
non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di
Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
Episodio
2 - Inattesa gelosia
Col passare delle
settimane Rei aveva imparato ad
apprezzare i molti vantaggi di un fidanzato poco appariscente.
Usagi passava il suo tempo a
rodersi il
fegato per le ragazze che si gettavano
tra le braccia di Mamoru? Lei no.
Ami doveva far finta di non
sentire gli
apprezzamenti sotto voce
lanciati in direzione di Alexander quando i due uscivano insieme? Lei
no.
Lei aveva Yuichiro, che quando
andava in
giro guardava per terra, per
aria o nel nulla, perso nei propri pensieri.
Yuichiro, che appena
poteva
indossava la tunica del tempio e sembrava uscito da un mondo
vecchio quarant'anni.
Yuichiro, che del cattivo ragazzo misterioso che
piaceva tanto alle (altre) donne non aveva nulla.
Quando stava in
silenzio lui aveva un'espressione perennemente serena e, quando
qualcuno gli
parlava, pareva pronto a gettarsi ai suoi piedi per essergli di
aiuto
e servizio.
Il resto del mondo di lui non
sapeva
nulla ed era perfetto: Yuichiro
Kumada era solamente suo e nessuna cercava di rubarglielo.
Se quella
non era pace.
Terminò un
mercoledì di giugno qualunque,
esattamente all'ora di pranzo.
«Ed è
così che sei finito a lavorare
qui» disse
squillante una voce sconosciuta di ragazza, non lontano dalla stanza
del
sacro fuoco.
Rei drizzò
le
orecchie, lasciando gli occhi fissi sulle
fiamme ardenti.
«Il
maestro è stato molto gentile
con me.»
Yuichiro.
Lo sentiva a malapena.
«Come vedi»,
continuò lui, «questo è un
tempio molto grande. Mantenerlo costa, ma Hino-san mi ha
preso ugualmente con sé come apprendista. Non
sapeva nemmeno chi ero. Sono già passati quattro
anni.»
«Quattro
anni e sei l'unico
aiutante? Davvero non
c'è nessun
altro?»
Rei
separò le mani unite e si
diresse alla porta. Le voci che provenivano dalla zona dell'altare
divennero più nitide.
«Oltre a me c'è solo
Rei, la nipote del
maestro, che funge da miko quando ha
tempo.»
La nipote del
maestro?
Invece di lasciar
scorrere l'anta per
intero, come aveva inteso fare,
Rei aprì solo uno spiraglio. Accanto a Yuichiro, voltata di
spalle, stava
una ragazza coi capelli neri, corti; portava una canottierina gialla e
dei pantaloncini bianchi.
Era quasi estate, ma
la primavera era
ancora mite e
non c'era ragione di andare in giro tanto svestite.
«Allora pensi che abbia una
possibilità qui?»
Nella domanda
dell'estranea vi fu una
risata sommessa e una lieve inclinazione del capo. Flirt.
Prima di sbattere l'anta dall'altro lato, Rei volle
udire la risposta.
«Dipende
dal maestro. Gliene
parlerò.»
«Grazie!
È un
peccato che non possa restare oggi, ma
passerò domani per conoscerlo. Oh, spero che vada bene! Mi
piacerebbe moltissimo lavorare in questo tempio. Qui ci sei anche
tu.»
COSA??
«Ah...
sì.» L'esitazione di Yuichiro
prese la piega di una
risata. «Non preoccuparti, piacerai al
maestro.»
«Speriamo.
Devo correre
adesso.» La tipa
allungò una mano e la posò sul braccio di
Yuichiro.
«Grazie di tutto, a
domani.»
«... a
domani.»
Dallo spiraglio Rei
riuscì a
vedere la testa di lui voltata
verso lo spiazzo del tempio. La ragazza stava correndo via, con i
suoi pantaloncini a mutanda e il suo vitino da vespa. Rei attese tre
secondi - contati tra sibili di rabbia - prima di sbattere la porta di
lato. Il tempio tremò sino alle fondamenta.
Yuichiro
sussultò, voltandosi. Appena la
vide, si aprì in un sorriso enorme.
«Ciao!»
Rei si
bloccò dopo un
passo.
«Ciao.» Si
leccò le labbra, pronta a gustare sangue non suo.
«Con chi
parlavi?»
Tranquillo, lui
indicò le
scale del tempio con un cenno
della testa. «Era una
ragazza che mi ha fermato per strada. È interessata a
lavorare in un
tempio.»
«Noi non
assumiamo.»
Lui
studiò il suo tono e,
stupido che non era altro,
non lo
comprese. «Tuo nonno ieri mi diceva che non gli
sarebbe
dispiaciuto avere qualche ragazza nuova ad aiutarlo.»
«Quelle
erano le sue solite
chiacchiere da maniaco. Non
dobbiamo dargli retta, ancora non lo sai?»
Yuichiro
contemplò la corda
della preghiera che dondolava dal soffitto e
sospirò. «Il fatto è che...
è molto annoiato negli ultimi
tempi. Quella
ragazza» guardò di nuovo le scale,
«sembra fatta di pasta dura. Saprà gestire le sue
battute. E poi ha bisogno di un
lavoro.»
«Mio nonno
paga una
miseria.»
Yuichiro
scrollò le spalle.
«Per lei sarebbe solo
un lavoro
part-time. Vuole guadagnare qualcosa durante l'ultimo anno delle
superiori, per risparmiare. Adesso lavora in una gelateria.»
Ma quanto
avevano parlato? «Ti ha raccontato tante cose.»
«Be' sì, sembrava
simpatica.»
Un apprezzamento che
le lasciava solo il
gusto del punto da cui
cominciare. «Ti trovava simpatico
anche
lei.»
Lui trovò l'appunto divertente.
«Vuole un
lavoro, per questo era gentile.»
Già, come
no. Infatti anche
lei flirtava con le persone che la dovevano
raccomandare, cercando tocchi casuali. Naturale.
«Perché mi hai presentato
come 'la
nipote del maestro'?»
«Hm?»
«La nipote
del
maestro» ripeté Rei,
rifiutandosi di spiegarsi oltre.
Yuichiro comprese
che aveva
ascoltato quasi tutta la conversazione,
ma impiegò un altro attimo a cogliere la silenziosa domanda.
«Ah. Be', il nostro rapporto non c'entrava col
discorso.»
Oh,
già.
Non era
un'informazione da dare a una sconosciuta che sorrideva e alludeva un
po' troppo. Non sia mai.
Rei si impose di
calmarsi. Era
cresciuta, era maturata:
poteva imporsi senza gridare e minacciare violenza.
«La
prossima volta di' chi sono per te. Sempre che tu ce l'abbia in
mente.»
«Eh?»
I monosillabi non
risolvevano nulla!
«Quella ci stava
provando! Il
minimo che potevi fare tu era dirle che eri impegnato!»
Invece
lui aveva esitato e si era messo persino a fissarla mentre andava via,
manco fosse
interessato all'offerta.
Per la sua incolumità, Rei non
considerò l'ipotesi per più di mezzo
secondo.
Yuichiro
scoppiò a ridere.
«Ma non era interessata a me!
Figurarsi, una
come quella mi avrebbe voluto solo nei sogni che avevo-»
Lei lo
mandò a rotolare
giù per i cinque scalini di pietra dell'altare.
«Sogni d'oro
allora!
Senza di me!»
Per la rabbia
cominciò a
correre e per determinazione corse più veloce di lui,
giù per la scalinata che
portava in
strada e fuori dal tempo. Lo distanziò fino a perderlo di
vista.
L'allenamento Sailor
una volta tanto era servito a qualcosa.
Gli stritolo il collo.
Se prova a
parlarmi lo faccio fuori con la scopa!
Se osa menzionare di
nuovo
quella specie di parassita, giuro che lo mando a dormire fuori di casa!
Idiozie, doveva
lasciarlo, ecco cosa
doveva fare! Almeno per qualche
giorno doveva farlo piangere e disperare fino allo sfinimento!
Così lui non avrebbe MAI più osato darla per
scontata.
Nei sogni che aveva,
eh?
Bello dirle che in
tutti quei sogni
c'era stata solo lei e poi
coltivarne di nascosto altri.
Rei non aveva pensato che lui fosse come
tutti gli altri uomini, sempre pronto a credere che in giro ci fossero
ragazze migliori di quelle che avevano accanto e che - per loro sfortuna - non li
degnavano di uno sguardo.
Oh, se quella tipa gli
piaceva tanto che ci
andasse pure! Lo avrebbe
impacchettato lei stessa per la sfacciata, con un fiocco tanto
stretto da bloccargli la circolazione.
Qualcosa le
adombrò la
visuale.
«Rei?»
«CHE
C'È?!?!»
Usagi
spiccò un balzo
all'indietro.
«Perché URLI?
Ti ho solo salutato!!»
Rei tornò
a vedere i propri
dintorni. Era finita al parco.
Usagi
le stava davanti, una smorfia piagnucolante stampata in faccia.
«Cosa
ci fai qui?» le domandò.
Usagi finse di
tirare su col naso.
«Cos'è
questo brutto
carattere? Sto andando a trovare Mamo-chan. Gli faccio una
sorpresa.»
«Potrebbe
farne lui a
te.»
«Eh?»
Rei strinse i denti.
«Niente.
Oggi sono di cattivo umore,
lasciami
perdere. Va' pure, parliamo al telefono più
tardi.» Avrebbe
avuto bisogno di
sfogarsi. Chi meglio di Usagi per quello?
«Hm,
no. Non si abbandonano
le amiche in
difficoltà. Che
cos'hai?»
Sul punto di aprire
di bocca, Rei
comprese che raccontare di quel
problema
l'avrebbe fatta sentire ridicola e misera.
Yuichiro era davvero ancora interessato ad altre ragazze?
«Niente.»
Usagi si sedette
accanto a lei, sulla
panchina. «Andiamo, voglio sapere
cosa ti ha fatto arrabbiare così tanto. È
un'ingiustizia
vederti tanto giù.»
Oh, esatto, non
era
giusto! Cos'aveva fatto lei per meritarsi una simile
mancanza di rispetto?
«È stato Yuichiro.» Appena
tirò fuori
il nome
di lui si sentì già meglio.
Doveva pestare almeno quello! «Sai che oggi una
tizia ha
cercato di
abbordarlo?
E lui le ha dato pure corda!
Non le ha
nemmeno detto che io ero la sua-... Be'?»
A Usagi tremava il
petto per le risate.
«Lo trovi
divertente?»
«No.
Sì. No,
però... una tipa ha cercato di
'abbordarlo'? Andiamo Rei, non è possibile. Ti sarai
immaginata
tutto.»
Come?
«Sei
troppa gelosa.»
Usagi scosse condiscendente la
testa. «Nessuna
ragazza cercherebbe mai di rubarti Yuichiro. Va bene, in fondo
è carino, ma ha sempre quell'aria
così... svagata. Non può aver attirato in quel
senso una
ragazza che non lo conosce. Ti starai sbagliando, dDi sicuro.»
Rei
artigliò con le dita le
assi di legno della panchina.
«Ti parlo di un'estranea che ha cercato di rubarmi
il
ragazzo
e tu mi rispondi
dicendo che non è possibile perché tanto... non
lo
vuole nessuna?»
Usagi fece vagare le
pupille in tondo.
«Detto
così
è brutto. Intendo che Yuichiro non è un
ragazzo... insomma, molto affascinante.
Perciò tu non
devi preoccuparti di cose come questa.»
Rei non credette
alle proprie orecchie.
Non si doveva preoccupare perché
si era scelta un ragazzo che non era affascinante?
«Solo tu puoi essere afflitta dalla gelosia?»
«No, però-»
«Con tutte
le volte che sono
stata costretta ad ascoltarti mentre
piagnucolavi per sciocchezze!» Saltò in piedi.
«Forse ne
avevi motivo! Anche io mi sarei preoccupata ad avere accanto un ragazzo
poco
affettuoso come Mamoru!»
Usagi
spalancò la bocca.
«Mamo-chan non
è poco
affettuoso! È solo- solo-»
«È solo che se vuoi
un abbraccio da lui tu lo devi chiedere! Io non ho
mai avuto
questi problemi!»
Usagi
scattò come una molla.
«Mamo-chan non
è come dici!»
«Infatti
la colpa
sarà tua! Gli stai sempre
così
appiccata che lui non vedrà l'ora di stare da
solo!»
Usagi divenne un
tale concentrato d'ira
che i suoi codini si sollevarono
in aria. «Perché sono affettuosa! Povero Yuichiro,
è
sempre lui quello che deve venire a cercarti! Devi essere un fidanzata
impossibile!»
«Tra noi
due sei tu
più insopportabile!»
«Mamo-chan
non mi deve
sopportare!»
«Vallo a
dire a lui!»
«Sei
un'insensibile! Yuichiro
no, mi chiedo come faccia a
reggerti!»
Si fiondarono in
avanti nello stesso
momento.
«Mamma...?»
«Non
guardare tesoro, sono due
che litigano.»
«Ma ci sono tante
braccia, tante gambe... Quella
è una testa!»
«Lo so,
andiamo via. Nemmeno al parco c'è
più pace...»
La lotta ebbe fine
quando Usagi
colpì un palo con uno stinco.
«UAHHHHHHHHHH!»
Il salto fu
così potente che
Rei la trovò
attaccata al lampione. Lassù Usagi pareva un
koala con
le code.
«Scendi» le ordinò, inspirando
alla ricerca d'aria.
«Ahiaaahhh...» Usagi
scivolò lungo il
palo senza smettere di piangere.
«Ti sei fatta
male?» Rei le scostò una ciocca di
capelli dalla fronte. Stava sudando.
«Sìììì!»
Usagi
provò ad appoggiare la gamba dolorante a terra e
produsse una smorfia di sofferenza. Prese a saltare in
tondo, come se muoversi potesse aiutarla a guarire.
«Ferma.» Rei
riuscì ad afferrarla e, con
cautela, la
aiutò a camminare fino alla panchina. «Sei un
disastro.»
«Eri tu
che mi
picchiavi!»
«Be', se
tu non mi hai
lasciato i segni dei graffi è
solo
perché avevo la tunica.
Come hai fatto a non vedere il palo?» Si abbassò
ad
esaminarle
la gamba.
«Mi stavi
tirando i
capelli.»
«Tu tiravi
i miei, altrimenti
ti avrei avvertita.»
«Basta,
non
litighiamo piùùù!»
Rei emise un
sospiro. «Non
stavo più litigando, mi
sto
preoccupando per te. Riesci a poggiare la gamba ora?» Se non
ce
l'avesse
fatta sarebbero dovute andare in ospedale. Nel gesso di Usagi lei
avrebbe scritto: 'Questa mini-frattura è opera mia. Ero
stupida e
gelosa.'
Provò a
toccarle la gamba
dove vedeva una specie
di
livido che iniziava a formarsi.
Usagi
sussultò. «Mi
dispiace, Rei.»
«Sei tu
quella
azzoppata.»
«Sono
stata insensibile. È vero, tu mi hai sempre
ascoltato
quando mi lamentavo per quanto ero gelosa di Mamo-chan.»
Rei
scrollò le spalle.
Non le interessavano
più le
recriminazioni. «Sai che niente di quello che ho detto
è
vero.» Tornò in piedi e osservò lo
stato
disastrato della sua amica, le guance rosse dove l'aveva pizzicata -
forte ma
senza unghie - e gli occhi gonfi dal pianto. Usagi aveva la
capacità di far sembrare un piagnucolio di pochi secondi un
pianto disperato durato ore e ore. Anche così, aveva sempre
l'aspetto di un coniglietto paffuto che attendeva solo di
essere
consolato.
Rei un tempo si era
convinta che Mamoru
avesse avuto un cuore di ferro per il
numero di volte che era stato capace di resistere ai capricci che Usagi
aveva corredato di lacrime. Dentro di sé, però,
l'aveva
segretamente lodato: se Mamoru avesse ceduto a tutte le
piccole e
infantili pretese della sua fidanzata, non si sarebbe
dimostrato degno di lei.
«Mamoru
non ti trova
insopportabile, Usagi. Adesso dovresti
chiedergli di
venire a prenderti, vedrai che
arriverà correndo. Anche se non gli dici che ti sei
fatta
male.»
Usagi si
massaggiò
distrattamente il ginocchio.
«Lui non
arriva sempre
correndo. A volte è impegnato, ma... mi ama.»
Sollevò lo sguardo sotto la frangia disordinata.
«E
Yuichiro ama
te, Rei.»
Dentro di
sé Rei non lo
aveva mai messo in dubbio, ma non
bastava. Solo perché lui le aveva detto 'ti amo' poteva
permettersi di
indugiare
sull'idea di altre ragazze, anche solo per fantasia?
No, e lei non
sarebbe rimasta zitta a subire.
Usagi la stava
osservando. «Mi
dispiace per quello che ho detto su di lui,
però...
anche se un'estranea ha cercato di intromettersi tra voi, non puoi
preoccuparti. Non riesco - e voglio dire che non riesco, nemmeno se mi
pagassero in pasticcini - a immaginare che lui guardi un'altra
ragazza.»
Bene, Usagi
avrebbe potuto
aprire una sua pasticceria.
Non volle lasciarsi
vincere
di nuovo dall'amarezza. «Torno a casa.»
«Provi a
parlargli?»
Quel giorno, neppure
morta. Yuichiro si
sarebbe beccato ore di sdegnoso
silenzio da lei. «Ti chiamo più tardi, per dirti
com'è andata.» Solo quando stava per
prendere il piccolo sentiero che conduceva
alla strada si rese conto di cosa aveva dimenticato. «Oh.
Vuoi che
chiami Mamoru per te dalla cabina telefonica?»
Da lontano, Usagi
scrollò le
spalle. «Ma no!
Guarda!»
Saltò in piedi.
Rei
sussultò e
cercò di tornare indietro, ma si
fermò quando vide Usagi in equilibrio sulla gamba ferita.
«Ma non
stavi male?!»
«Sì che stavo male!
Ma è passato
qualche secondo
e quindi riesco a rimettermi di nuovo in piedi.
Vado verso la cabina da sola, ma sarò guarita
tra qualche minuto.»
Se avessero fatto un
fumetto su Usagi,
l'avrebbero chiamato
Regeneration Girl, l'Indistruttibile.
«Rimango
con te
finché
non sei guarita.»
«Manco per
sogno, va' da
Yuichiro! Tu cercherai di non
parlargli ma lui
parlerà con te. E voilà, tutto si
risolverà per magia. Su, vai! È la penitenza che
devi
scontare per avermi picchiata!»
Rei
lasciò ad Usagi la
soddisfazione di darle un'ordine e
anche la speranza di avere ragione.
Se anche avesse
parlato con
Yuichiro, lei non aveva intenzione di
perdonarlo subito. Per una volta, era la cosa giusta da fare.
«Rei.»
Ebbe il dispiacere
di ascoltare
la voce di lui proprio dopo
pranzo. Come lo
stupido che era, Yu aveva continuato a cercarla in giro per il
quartiere.
Chissà
come, non si erano
incrociati. Che fortuna.
«Avevo
chiuso la porta.» Rei
sollevò il braccio in direzione della cucina.
«Il tuo pranzo
ti aspetta in frigo.»
Come se non gli
avesse detto una sola
parola, lui entrò
nella stanza e si mise a sedere accanto al tavolino largo dove
lei
stava
facendo i
compiti.
Rei non lo degnò di uno sguardo, ma le fu
impossibile
ignorarlo quando una sua mano la toccò sul collo.
«E questo?»
Si
scostò.
«Conseguenza di un match con Usagi.
Niente di
che.» Il piccolo graffio, che non aveva nemmeno sentito sul
momento, si
era mostrato a lei solo davanti allo specchio del bagno.
Cercò di
concentrarsi di
nuovo sul problema
di matematica. Pensò di chiedere a Yuichiro di uscire, ma
preferì astenersi: essere ignorato lo feriva. Che provasse
un po' di quel che aveva provato
lei sentendosi dimenticata di fronte alla prima
arrivata.
Lui emise un forte
sospiro e si sporse in avanti sul tavolo.
«Una ragazza come quella mi avrebbe voluto solo nei sogni che
avevo da ragazzino, e fortuna che non me ne importa
più niente. Era questo che stavo finendo di
dire.»
Buon per te. Fu uno sforzo
trattenersi e rimanere zitta.
«Pensavo
che ne avresti
riso
anche tu. Credevo che potessimo parlare di queste cose, del
passato e anche di... di quello che pensavamo di volere.»
Le pareva che lei lo
avesse trovato
divertente?
In silenzio lui non
si arrese, piuttosto
studiò la sua
mancanza di reazioni. «Mi sbagliavo. E... Va bene, forse
avevo pensato che quella
ragazza
fosse... interessata a me. Ma mi sembrava ridicolo o, se fosse stato
vero,
divertente, perché non mi era mai capitata una cosa
simile. È per questo che sono quasi sicuro che le
importasse solo del
lavoro al tempio.»
Rei era stufa di
rivivere la scena.
«Sto cercando di
studiare.» Comunque quella sfacciata in pantaloncini se lo
poteva
scordare di lavorare lì.
O, se ci
teneva tanto a lavorare nel loro tempio e a stare vicino a Yuichiro,
poteva farlo dentro una tomba. Liberare il sottosuolo dai vermi sarebbe
stata un'occupazione consona per una del suo calibro.
Yuichiro non
accennò ad andarsene.
«Ti ha fatto
arrabbiare
che non le abbia detto chi sei?»
Quello e il fatto
che, combinando tutti
gli indizi, le risultava ancora
difficile credergli. Yuichiro aveva fatto eccome un pensiero su quella
ragazza, per
quanto la versione che le stava raccontando fosse plausibile.
Lei non avrebbe
avuto remore a fidarsi delle sue parole se lo avesse sentito rendere
pubblica la loro relazione con la stessa devozione che le mostrava
quando
erano soli. Evidentemente, però, per lui la loro storia era
una cosa da nascondere.
«Un mese e
dodici
giorni.»
Il conteggio
attirò la sua
attenzione. Non fu facile
mantenere gli occhi sul foglio a quadretti.
«Noi due
stiamo insieme da un
mese e dodici giorni. Non riesco ancora
a
dichiarare con facilità che sei la mia... che ho qualcosa di
te, qualunque cosa. Noi ci amiamo, ma non siamo ancora arrivati al...
possesso. Per me è così; non la trovo una
cosa negativa.»
Ma che diavolo-?
«Che vuol
dire?»
Yuichiro si
riempì di un
cenno di speranza e lei si rese conto di
avergli appena risposto.
«Per ora
tu mi permetti di
amarti e per questo anche di...
ferirti. Non ci
capiamo spesso anche se poi facciamo pace e quindi... Penso di dover
ancora lavorare per renderti davvero felice.»
Lei
iniziò a capire.
«Solo allora sentirai che
è giusto dire che sono la tua ragazza?»
Lui
rifletté sulla risposta,
ma soprattutto sul tono della
domanda. «Sì?»
«È stupido.»
Yu si rabbuiò..
«Forse.»
«Dire 'mio
ragazzo' o 'mia
ragazza' è solo un modo
per
stabilire che c'è una coppia tra due persone. Siamo una
coppia, no?»
«Sì.»
«Questa
tua strana idea di
possesso è
più adatta ad uno di quegli impegni per cui si firma un
documento. Non ci arriveremo nemmeno vicino se continui
così.»
Yuichiro
incassò il colpo
come un pugno che era
abituato a subire. «Sei ancora arrabbiata.»
Rei si
sentì dannatamente in
colpa. In colpa, lei!
«Tu l'hai
lasciata fare. E, mentre andava via, hai passato
interi momenti a guardarla.»
Per un attimo lui
non parve
capire di cosa stesse
parlando. Quando comprese, aggrottò la fronte.
«Te l'ho già detto: me la
stavo
ridendo tra me. Pensavo a quanto sarei stato contento dell'occasione
tanti
anni fa e che non me ne importava più niente.
Pensavo» schioccò un
dito, «Capita così a tutti? Uno trova una ragazza
e all'improvviso
piove l'occasione per cui avrebbe pagato-»
«Quella
era una sfrontata
priva di pudore! Come faceva a
piacerti?!»
«Tanti
anni fa! Prima
di conoscerti! Stavo solo facendo ragionamenti stupidi
perché sono stupido, è questo che vuoi sentire?
Giocavo con l'idea di essere uno di quelli che veniva abbordato, ma non
ci credevo nemmeno io!»
Nel suo tono percepì lo stesso risentimento che lei
aveva provato udendo le parole di Usagi.
Posò
la penna e
deglutì. «Non è vero. Anche se non ci
sono
ragazze che ti seguono per strada» - cosa di cui lei era
immensamente
grata - «non significa che...»
«Rei.» Yuichiro scuoteva la testa. «Non
m'importa. Io piaccio a te.
Tu stai
sopra tutti i sogni che ho mai fatto. Questo» sorrise,
«mi ha fatto
pensare molto bene anche di me stesso, ma... non ha importanza. Stavo
bene anche prima, io mi faccio notare col tempo. La maggioranza delle
persone è come me, non è una sfortuna.»
Allungò una mano e le trovò la tempia. Le
accarezzò i capelli e Rei si chiese come avesse capito che
ora poteva farlo.
Il suo Yu
comprendeva molte cose di lei.
Forse, un po' meno di se stesso.
Cercò di spiegargli. «Nella
vita di tutti i giorni
ti manca fascino.» Fu
brutale con lui proprio per
essere il più dolce possibile. «Ma non fai nulla
per
costruirlo, non ci provi nemmeno. Sembra quasi che tu voglia affossarlo
completamente. Io credo... no, so
che potrebbe essere diverso. Tu hai fascino quando sei con
me.»
Forse avrebbe potuto
essere
più dolce, ma lui la ripagò
proprio con la serenità che lei aveva voluto vedere.
Perciò, dopo aver avuto tutto, volle averne ancora.
«A me
piace la tua voce,
quando la tieni tranquilla. Le tue
espressioni, di più quando non le nascondi sotto la frangia
che insisti per tenere lunga.» Gliela scostò dalla
fronte. «Mi piace anche come stai in taluni
vestiti.» Quei pochissimi
buoni
che aveva. «Non sottovalutarti, o è come se
calpestassi i miei gusti. Ti
assicuro che sono
sempre di qualità, non mi sono mai accontentata di nulla di
meno.»
Yuichiro
girò l'angolo del
tavolo e la strinse per la vita,
forte. «Con me ti sei accontentata, ma
diventerò
degno di te. Tutto quello che vuoi, Rei.»
«Per ora
sei già
tutto quello che voglio» Lo
circondò
con le braccia sulle spalle; le piacque il modo in cui le sue mani si
toccarono
tra loro dietro la schiena di lui, a racchiuderlo perfettamente.
«Il
mio ragazzo» mormorò.
Quel ragazzo che, alla fine,
non si era mai interessato
ad
un'altra, e che - per fortuna di lei e cecità di loro - non
interessava tanto ad altre donne, almeno per il momento. «Non
può essere una cosa a senso unico, perciò io sono
la tua...?»
«La mia
Rei?»
Le
strappò una risata bassa.
«Suona
meglio di 'la mia
ragazza', ma dirò anche
questo.» Lui assaporò il termine. «La
mia
ragazza.»
Lei gli
dimostrò che poteva
fidarsi a chiamarla così sollevandosi sulle ginocchia e
prendendogli la bocca con la propria.
Oh, quello, era quello
che
nessun'altra donna doveva mai scoprire: lui aveva la bocca
più soffice
e al contempo ferma che potesse esistere. Con quella era capace di dare
i baci più
saporiti ed eccitanti dell'intero pianeta. No, dell'intero universo.
Lentamente, si
sdraiarono insieme sui
tatami del pavimento.
«Yuichiro!!»
Staccandosi di
colpo, Rei si morse
scocciata le labbra. Avrebbe ucciso suo nonno.
«Il tuo
pranzo si è
raffreddato» continuò a urlare lui in corridoio.
«Hai mangiato
fuori?»
Districandosi piano, Yuichiro si pulì la bocca con
la tunica e tornò a sedere.
«No,
maestro! Devo
ancora mangiare.»
I passi fuori dalla
porta si
avvicinarono sempre di più e Rei si
ravviò i
capelli.
Dopo poco suo nonno
entrò nella stanza «Mangia in
fretta,
ragazzo. Abbiamo cose da fare più tardi.»
Ah sì? pensò Rei.
Sicuramente dovevano
riparare qualcosa che lui aveva
distrutto in uno dei suoi tanti allenamenti anti-età. Stava
cercando di nuovo di sviluppare un'assurda disciplina da insegnare
nella sua palestra, questa volta rivolgendosi a donne sui trenta o
quarant'anni. Sempre troppo giovani per lui.
«Nonno?»
Lui le
lanciò un'occhiata.
«Non dovresti
permettergli di disturbarti mentre fai i compiti.»
«Domani verrà
una
ragazza a
chiederti un lavoro.»
«Una ragazza?»
si illuminò lui.
«Sì, Yu l'ha
incontrata oggi. Ha la mia
età, le piace portare calzoncini e magliettine corte. Se ti
lasci
convincere ad assumerla, giuro che me ne andrò da questa
casa.»
Suo nonno chiuse la
bocca aperta.
«Sono
seria. E Yuichiro si
licenzierà,
perché se
non lo fa tra noi è finita.» Senza alcuna
vergogna, rivolse a lui
una linguaccia allegra, proprio lì.
Suo nonno
buttò le braccia al
cielo. «Ragazzo!
Ma non
potevi startene buono?»
«Ha
capito male
maestro-»
«Sì,
certo.» Mogio, lui
uscì in corridoio. «Lasciami solo col mio
lutto.»
Rei
liberò una risata.
«Va' a
mangiare.»
Diede al suo ragazzo un bacio sulla guancia. «Cii vediamo
più tardi.»
Yuichiro si
alzò e
uscì dalla stanza con un
sorriso largo, bello.
Sì, anche
quando ridi mi piaci.
Di più, da
quando so che sei innamorato di me.
FINE
EPISODIO
NdA
- Questo
episodio, come struttura, mi è stato suggerito da Maryusa,
che voleva una storia in cui Rei fosse gelosa e in cui ci fosse un
litigio tra Usagi e Rei vecchio stile (la nuvoletta di battaglia ad
accompagnare la rissa, così ho inteso io :D).
Avrebbe dovuto essere una one shot della raccolta Imagining, ma l'ho
trasformata in un episodio di questa raccolta che ho in mente da un
po'. Il primo periodo del rapporto tra Rei e Yuichiro l'ho studiato
soprattutto a livello di ricordi nell'altra mia fanfic, 'Verso l'alba',
ma era da tempo che volevo scrivere ad esempio del primo appuntamento
tra loro, quello avvenuto dopo l'episodio
2 di Interludio (ambientato il giorno dopo l'inizio della
loro relazione, che descrivo ne 'L'indole
del fuoco' e che si colloca intorno alla fine di Aprile del
96).
Se cerco di andare in ordine non la finisco
più, quindi il
prossimo episodio dovrebbe essere proprio quello del primo appuntamento.
Cambierò l'ordine dei capitoli in
seguito.
Ricordate, una recensione è il mio
più grande
premio, qualunque cosa abbiate da dire sulla storia :)
ellephedre