Vite

di chanel coos
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Jennifer scese in fretta dall'autobus pronta ad iniziare un'altra schifosa giornata e  si unì ad un paio di sue conoscenti. Quel pomeriggio entrò in casa della sua vicina per fare le sue faccende, viso che lei doveva lavorare fino a tardi. In un primo momento era stata fortemente tentata di rifiutare, ma i cinquanta euro che avrebbe guadagnato le fecero cambiare idea. Si diede un'occhiata attorno e notò che la casa era molto disordinata è sporca.Sembrava che non ci vivesse davvero una donna, ma un braco di ragazzi sudici e costantemente ubriachi. Si tolse le scarpe e rimase scalza, con i piede sopra il pavimento freddo. Pescò qualche vestito da terra e lo buttò sopra il divano, gli avrebbe messi in lavatrice alla fine. Sospirò e iniziò a spolverare.
Quella sera prima di entrare nel ristorante era già stanca, ma non si sarebbe mai concessa una serata libera, troppa paura di uscire dalle grazie del capo e rischiare il licenziamnto. Vita da schifo. Era in ritardo, attraversò le persone che entrvano e si infilò in uno stanzino che usavano come spogliatoio,  tolse la giacca e si mise il grembiule nero, che tristezza. 
Quattro ore dopo si ritolse il grembiule e rimise la giaccca, prese la borsa a tracolla e uscì dal ristorante, camminando con passo veloce e deciso, voleva arrivare il prima possibile a casa senza perdersi in seghe mentali del tipo : oddio mi stanno fissando, mamma mia si avvicina! Appoggiato al muro davanti al quale stava passando notò il ragazzo che gli aveva aperto la porta la scosa sera. Non sapeva cosa pensare di lui, cosa voleva?  Si affrettò ancora di più, rischiando di sembrare un po' sciocca e arrivò a casa che ancora la seguiva, aprì la porta con decisione, come a vendicersi di quello che era successo la scorsa notte e entrò nel suo palazzo, fece di corsa le scale e si chiuse dietro le spalle la porta, con un sorriso vittorioso dipinto sul volto. Dopo una manciata di secondi si rese conto che quel sorriso era del tutto stupido: cosa aveva vinto? Cosa era riuscita a fare? Arrivare sana e salva a casa, cosa che tutti al mondo facevano senza nemmeno preoccuparsene? Si rabbuiò. Andò di corsa a letto e si addormentò subito stanca morta, come sempre. 
***
Chiara e Matteo corsero verso di lei e le si buttarono addosso per poi ritirarsi timidamente in attesa del "regalo" che ogni settimana Camilla faceva loro. Lei sorrise con aria misteriosa e girò intorno ai ragazzi per raggiungere sua madre con la quale non aveva un rapporto perfetto, ma che non avrebbe mai potuto odiare. Due piccoli bacetti su entrambe le guance poi silenzio. Matteo si schiarì la gola e Camilla si rese subito conto di non avere ancora dato la colazione ai suoi nipoti: << Avrei... qualcosina per voi ... >>. Chaira si aprii in un sorriso, mentre il piccolo, di sette anni, si avvicinò impaziente. 
Camilla tirò fuori dalla borsa il sacchettino de " La vita è bella"  (il bar) e lo passò proprio sotto il nasino a patata del nipote, che lo afferrò vittorioso e scappò via. 
<< No aspetta, io voglio il bombolone! >> urlò Chiara dietro di lui. La mamma ridacchiò, Camilla si girò speranzosa verso di lei, che però distorse lo sguardo con superiorità. Ridursi a trattare in quel modo la propria figlia le sembrava normae? Camilla non la poteva soffrire




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