Titolo: Hopeful
Autore: medesima
sottoscritta
Fandom:
Transformers (film)
Rating: verde (per
tutti)
Personaggi/coppia:
Sam Witwicky, Bumblebee
Conteggio parole: 1184
Generi: fluff,
oneshot, generale, introspettivo, missing moments
Note: Una semplice
oneshot scritta di getto e senza pretese, più che altro per
mostrare
il rapporto di amicizia tra Bee e Sam – a mio avviso
decisamente
più canon di certe scelte del regista ma lasciamo perdere
– con
una base piuttosto fluffosa. Quindi siete avvisati, non leggetela se
non amate il fluff (anche poco presente) o comunque non venitemi a
dire “ma è fluff” perchè
nelle note c'è scritto. È ambientata
qualche settimana dopo gli eventi visti nel primo film della
trilogia, quindi detto questo vi auguro buona lettura e spero
possiate apprezzare il mio sforzo.
Verso le quattro e mezza
del mattino, circa l'ora più calda della notte quando si
parla
dell'estate, una potente ondata di fastidioso calore costrinse il
giovane Sam Witwicky ad aprire gli occhi stanchi e gonfi di una
nottata insonne, costringendosi in aggiunta a sbuffare contrariato.
Con violenza e nervosi si
scostò di dosso un lenzuolo umido e chiazzato in
più punti del suo
stesso sudore, stropicciandosi il pigiama estivo e decretando che
forse – forse – la prossima volta avrebbe dormito
unicamente in
mutande.
Decise che in quell'aspra
nottata di fine luglio era il caso di scendere in cucina per bere
almeno un sorso d'acqua fresca, non prima però di aver
guardato
storto lo scalcinato ventilatore presente nella sua stanza e la porta
della camera da letto dei suoi, una volta giunto nel corridoio del
primo piano. Suo padre era talmente tirchio che aveva comprato
unicamente un solo condizionatore portatile, posizionato ovviamente
vicino al talamo nuziale per sonni sereni e senza afa appiccicosa.
Finché non si fosse
deciso a far riparare quello che di norma doveva rinfrescare tutta la
casa, quello era il “sacrificio per ottenere la
gloria” in casa
dei Witwicky.
Tuttavia, una volta giunto
al piano terra e in procinto di prendersi un bicchiere d'acqua fresca
dal lavello della cucina, dovette per forza di cose notare come le
luci della rimessa in giardino fossero stranamente accese.
Ci impiegò qualche
secondo per realizzare che nel casotto che poteva contenere si e no
un'auto, non era presente nessun tipo di corrente elettrica e tanto
meno torcia a pile. Il caldo gli aveva tolto momentaneamente la
memoria, ma se ne ricordò nell'istante in cui le sue labbra
si
posarono sul freddo vetro del bicchiere.
“Bumblebee...”
il colossale Autobot aveva
da tempo deciso di sistemarsi a casa sua dopo i disastrosi eventi
accaduti si e no tre settimane fa – eventi che stava
cominciando a
subire psicologicamente solo ora data la sua totale
estraneità alla
guerra – sistemandosi nella vecchia rimessa nel curato
giardino di
suo padre con la promessa di non combinare nessun tipo di guaio.
Magari era prossimo a
combinare dei guai dopotutto, i suoi genitori ancora non sapevano che
Bee...
Sam decise di stroncare il
pensiero molesto decidendosi di vedere cosa i fari della finta
Camarro stessero illuminando a quella tarda ora diurna, stando
attento ad attraversare tutto il praticello curato in modo da non
lasciare troppe pedate e con annesse lamentele di Witwicky senior.
Il robot si era messo “nei
pasticci” circa quattro giorni fa, tornando da una piccola
missione
di ricognizione in zona con un piccolo fardello tenuto tra le grandi
mani metalliche.
Fu lo stesso ragazzo a
consigliare all'Autobot di nascondere quell'autentico clandestino
dentro la rimessa – anche perchè nessuno dei
genitori si sarebbe
premurato di disturbare una creatura alta tre metri o più o
quanto
meno non con la diffidenza iniziale – e poi con calma
avrebbero
pensato sul da farsi.
“Ehi Bee... tutto a
posto?”
la voce del giovane
Witwicky si liberò nell'aria polverosa del piccolo magazzino
con un
sussurro, venendo comunque ben accolta dall'Autobot che gli dava le
spalle intento ad osservare qualcosa dentro una vecchia cesta per i
panni sporchi. Il suo fascio di luce illuminava solo quella zona del
locale, lasciando tutto il resto nell'ombra più assoluta.
Una serie di trilli e di
frasi sconnesse provenienti da una invisibile autoradio posta dentro
il suo massiccio petto, risposero all'umano che si apprestò
ad
avvicinarsi a lui e ad imitarlo nell'accucciarsi a terra.
Infine, negli stanchi
occhi di Sam Witwicky si presentò la situazione esasperante
che da
quattro giorni – o meglio notti – non portava a
riposare
Bumblebee durante quelle serate afose.
All'interno della cesta di
vimini, accoccolato tra vecchie magliette appartenute allo stesso
ragazzo, un gatto di neppure una settimana di vita riposava
beatamente in barba al caldo esasperato.
La creaturina, dal manto
grigio e tigrato, teneva gli occhi rigorosamente chiusi nonostante il
fascio di luce puntatogli addosso, già ora diffidente ad una
presenza umana nonostante la sua tenera età.
Bee aveva trovato quella
bestiola e stranamente non se l'era sentita di lasciarla li a
miagolare disperata in mezzo ai rifiuti. Addirittura, senza dire
nulla ai suoi compagni Autobot se l'era tenuto all'interno del corpo
metallico fino al suo ritorno nella tenuta dei Witwicky.
Si era immaginato fin da
subito che Sam sarebbe rimasto un po' contrariato da quella piccola
sorpresa – più che altro polemico su cosa
avrebbero potuto dire i
genitori a riguardo – per cui il guerriero alieno decise di
prendersi ogni responsabilità sulla bestiola, a cominciare
dal suo
svezzamento.
“Il veterinario mi ha
detto quante volte va nutrito e come va mantenuto... – il
ragazzo
sbadigliò cavernosamente prima di continuare – non
c'è motivo che
tu lo vegli anche di notte. Vedrai che se la
caverà”
In effetti il peggio stava
gradualmente passando, e la creatura dapprima denutrita si stava
rimettendo in forma. Ma non era questo a preoccupare il gigante di
ferro, quanto una cosa che fondamentalmente nella sua natura proprio
non capiva.
Per questo – sempre
sfruttando l'autoradio a causa di una voce assente – pose al
giovane amico una domanda tanto semplice quanto per lui importante.
“Coso... Perchè l'hanno
abbandonato?...”
una sequenza di voci dal
timbro diverso composero quella semplice domanda, a cui Sam rispose
quasi distrattamente mentre appoggiava la testa sul braccio
dell'Autobot preda di una forte stanchezza, pur non staccando il suo
sguardo dal micio addormentato.
“Non lo so. Ma era
talmente piccolo quando lo hai portato qui che magari è
stato
abbandonato dalla madre stessa”
“Si... ma...
perchè?”
Il giovane Witwicky
sospirò all'insistenza innocente di Bumblebee,
massaggiandosi le
tempie prima di tornare a rispondergli con un mezzo sussurro.
“Non lo so...
Sopravvivenza credo. Molti animali abbandonano i cuccioli
più deboli
perchè incapaci di vivere a lungo. Selezione della
specie.... Ma
non è detto che lui non diventi il più forte di
tutti se lo curi”
a quelle parole gli occhi
azzurri del robot parvero brillare ancora di più di una
rinnovata
speranza, portando il pollice in alto sotto lo sguardo di un Sam
felice di avergli ridato fiducia, seppur decisamente stanco dal poco
sonno e dal caldo afoso presente persino all'interno di quel casotto.
“Però ora è il
caso di
lasciarlo riposare e tranquillo, i gatti sono famosi nell'arte di
arrangiarsi credimi!”
Anche se quelle parole
erano dannatamente vere riguardo un animale che più
indipendente non
si poteva, di diversa pasta era invece fatto un essere umano come lo
era Sam, che se non era per l'Autobot cromato di giallo forse a
quest'ora neanche era li a contemplare quel mucchietto di pelo in una
notte decisamente improponibile.
Per questo, forse anche
per il caldo che non riusciva a schiodarlo dal pavimento in cemento
grezzo, Sam Witwicky non schiodò la tempia dal braccio
dell'amico,
deciso a restare li ancora un po' – stavolta con solo le luci
di
posizione però – una creatura che in fatto di
tenacia sembrava
avesse molto da insegnarli.
Dettaglio
questo, che lo
fece sorridere assieme ad un Autobot finalmente tornato ottimista.