I'm
Yours
Madison Avenue non le era mai
apparsa così lunga, i marciapiedi così stretti. Gli eleganti palazzi
erano illuminati dal timido sole mattutino, le boutique d’alta moda
erano animate – nonostante l’orario –, e le commesse passavano da un
cliente all’altro con ammirabile velocità.
Sospirò, osservando New York
dal finestrino di quella Mercedes SLK che occasionalmente la ospitava,
e si sentì immensamente sola. Le capitava spesso, era una sensazione di
tristezza e impetuosa inquietudine che si impadroniva di lei per il
tempo sufficiente da mandarla nel panico. Poi tornava tutto tranquillo.
‹‹Siamo arrivati, Miss›› le
annunciò l’autista, e Isabella tornò al presente. Madison Avenue,
atelier di abiti da sposa, Rosalie Cullen.
‹‹Grazie›› sorrise
timidamente. Non sapeva mai come comportarsi.
‹‹Mi faccia uno squillo quando
devo ripassare a prenderla e sarò subito da lei››
Isabella annuì e scese
dall’auto, trovandosi esattamente davanti alla porta d’ingresso del
negozio. Prese un profondo respiro, ed entrò, ritrovandosi in un’ampia
stanza molto elegante e raffinata, dall’atmosfera ovattata e la
moquette color champagne, e soprattutto… con file e file di abiti
sfavillanti su manichini e appesi ai lati della sala che sembravano
risplendere di luce propria per quanto erano strabilianti.
‹‹Isabella!›› cinguettò una
voce melodiosa. Alzò lo sguardo e vide una giovane donna dai morbidi
capelli biondi raccolti in uno chignon andarle incontro con un sorriso
cortese. ‹‹Benvenuta››. Si strinsero la mano, e Isabella notò che
Rosalie Cullen aveva gli occhi di un colore molto singolare, un blu
tendente al viola che risaltava sul suo viso di porcellana.
‹‹Spero di non essere in
ritardo›› mormorò, dandosi ancora un’occhiata intorno.
‹‹Certo che no, figurati.
Vieni, gradisci qualcosa da bere?››
Isabella seguì Rosalie in una
sala secondaria, meno grande della prima, con uno spazioso camerino sul
fondo e due divani dall’aria comoda.
‹‹No, grazie››
‹‹Sei nervosa? Emozionata?››
tentò allora Rosalie. Isabella le sembrava molto timida, o molto
chiusa. Con la famiglia del suo futuro marito!, pensò, guardandola con
attenzione.
‹‹Io…›› Isabella fece una
pausa, non sapendo bene come continuare ‹‹credo di non avere ancora
realizzato cosa sta succedendo›› disse infine, provando a sorridere con
naturalezza.
‹‹Ti capisco. Mike sembra,
ehm, un uomo fantastico! Sono sicura che il matrimonio sarà
assolutamente meraviglioso… che tu sarai meravigliosa! Allora, tra poco
arriverà Edward, mio fratello. Non chiedermi cosa ci fa qui un uomo, è
una lunga storia›› scosse la testa con aria esasperata, e finalmente
vide Isabella aprirsi in un vero sorriso divertito ‹‹comunque, lui ti
assisterà in questa avventura. Potrai chiedergli qualsiasi cosa, questa
mattina sarà tutto tuo. Se hai bisogno di me, se credi sia un
incompetente, vieni immediatamente›› le spiegò. ‹‹Sono nella sala qui
vicino con un’altra ragazza che spero arriverà presto››. Guardò
l’orologio, impaziente.
‹‹Certo, ho capito tutto››
annuì Isabella, convinta. ‹‹Intanto guardo in giro e mi faccio un’idea
del vestito›› suggerì.
‹‹Perfetto››. Rosalie si
dileguò subito al suono della porta che si apriva, e lei rimase sola
con i suoi pensieri confusi.
Lei e Rosalie si erano
incontrate poche settimane prima ad un party al Metropolitan Museum, e
la donna le era subito parsa molto competente, e molto delicata. Le
aveva dato il suo biglietto da visita e Isabella l’aveva chiamata solo
qualche giorno prima, chiedendole un appuntamento. Il matrimonio era
fra tre settimane e non poteva più rimandare, ne era consapevole. Il
ventisei maggio si avvicinava sempre di più.
Sentì dei passi dietro di sé,
probabilmente del fratello di Rosalie. Chissà perché era lì.
‹‹Ciao Isabella›› iniziò una
voce alle sue spalle. Era inspiegabilmente calda e avvolgente,
carezzevole e rassicurante.
Davanti a lei c’era un
ragazzo… un uomo sui ventiquattro anni, pallido, dai capelli del colore
del bronzo, scompigliati, il fisico asciutto e non eccessivamente
muscoloso.
Era bello, straordinariamente
bello. Più della sorella, più di qualsiasi altro uomo che Isabella
avesse mai incontrato. Davanti a lui si sentì terribilmente piccola e
insignificante, e caldi brividi le percorsero la pelle.
‹‹Sono Edward, credo che Rose
ti abbia già parlato di me, purtroppo›› le sorrise con calore,
porgendole la mano ‹‹non credere ad una sola parola di ciò che ti ha
detto››.
Quando la pelle di lui toccò
la sua, Isabella credette davvero di passare a miglior vita. La mano di
Edward era calda, morbida e liscia, e si adattava perfettamente alla
sua come se fossero due pezzi di puzzle che, finalmente, si riunivano
dopo tanto tempo. Lo guardò negli occhi, spaesata, e rimase
intrappolata in quelle gemme verdi per una quantità di tempo
indefinita. Sperava di restarci per sempre.
‹‹Non preoccuparti, non ha
detto niente di brutto o imbarazzante›› pigolò. Edward l’aveva…
letteralmente sconvolta.
Cosa le stava succedendo?! Non
lo conosceva neanche, non poteva permettere che un uomo qualsiasi si
intromettesse sgomitando in quel modo nella sua vita. Ma, mentre lo
guardava, pensò che Edward era tutt’altro che “qualsiasi”.
‹‹Ne sono felice›› le sorrise.
Fece accomodare Isabella su uno dei divani e si sedette su quello
davanti a lei, prendendo in mano la cartellina rigida che vi era
posata. ‹‹Allora, per cominciare ti faccio qualche domanda, per
restringere un po’ il campo›› iniziò a spiegarle ‹‹poi passeremo alla
prova degli abiti che ti mostrerò, se ti piaceranno››. Estrasse dalla
tasca della giacca scura una penna e ne tolse il cappuccio.
‹‹Va bene›› annuì Isabella,
non trovando niente di meglio da dire.
Edward avvicinò la mano con
cautela, la posò sulla sua gamba, appena sopra il ginocchio, facendola
sussultare. Al di sotto dei jeans semplici che indossava, le sembrava
che la pelle avesse iniziato a scottare pericolosamente. ‹‹Rilassati,
per favore›› le sussurrò dolcemente ‹‹qui nessuno ti mette pressioni,
possiamo stare qui tutta la giornata se preferisci. E ricorda che non
ti voglio mangiare, né che ti tengo prigioniera: puoi andare via quando
vuoi. Se non sei convinta, puoi anche fare a meno di sposarti. Un
matrimonio senza amore è una delle cose peggiori che ci siano››.
‹‹Cosa ti fa credere che io
non ami il mio fidanzato?››. La voce le uscì più aspra di quanto si
aspettava e una parte di lei si pentì di aver parlato.
Edward ritirò lentamente la
mano. Sospirò, poi scosse la testa. ‹‹Scusami, scusami davvero. Non
avrei dovuto aprire bocca. Allora, passiamo al vestito: cercavi
qualcosa di semplice?››
Anche Isabella fece un
profondo sospiro prima di parlare. ‹‹Diciamo che mi piacerebbe non
troppo semplice, ma nemmeno troppo elaborato. Magari una via di mezzo…››
‹‹Perfetto›› mormorò lui
annotandolo. ‹‹Con le maniche o senza?››.
‹‹Possibilmente senza››
‹‹Strascico?››
Isabella si strinse nelle
spalle. ‹‹Non ne ho idea. Ho visto alcuni abiti fantastici con lo
strascico, altri che erano davvero meravigliosi senza››.
‹‹Applicazioni o ricami?››
‹‹Sì, credo di sì››
‹‹Bene. Allora, cerchiamo un
abito più o meno elaborato, senza maniche, forse con lo strascico, con
applicazioni o ricami›› Edward studiò gli appunti per qualche secondo,
poi annuì. Si alzò e sparì per qualche minuto, tornando reggendo un
paio di scarpe dal tacco alto, bianche, e un body di pizzo. Appena lo
vide, Isabella arrossì, ma lui le sorrise con tranquillità. ‹‹Indossa
questi per provare gli abiti, nel camerino. Pronta per cominciare?››
Isabella sorrise.
‹‹Prontissima›› rispose.
‹‹Un’altra cosa… posso
chiamarti Bella?›› azzardò Edward, titubante.
Lei lo fissò. Nessuno la
chiamava così da molti anni, se n’era quasi dimenticata… all’improvviso
provò molta tristezza. ‹‹Certo›› bisbigliò però ‹‹certo››.
Isabella passò la mezzora seguente provando abiti da sposa; indossò
vestiti di chiffon che le lasciavano la schiena scoperta, abiti con il
corpino stretto ricamato di pizzo, abiti con moltissimi strati di
tulle, abiti con lustrini e decorati di Swarovski, abiti aderentissimi
o stile impero…
‹‹Quando trovi quello giusto
lo capirai›› continuava a ripeterle Edward, passandole i vestiti.
‹‹Continua a provare, troveremo quello che fa per te››.
Dall’inizio delle prove,
Edward era stato ineccepibile. Si dispensava in consigli cortesi quando
Bella gli chiedeva un parere, tirando qua e là fuori qualche battuta,
l’aiutava a salire sul palchetto al centro della stanza e le sistemava
la gonna del momento quando lei si ritrovava davanti all’enorme
specchio davanti al palco.
‹‹Bella, questo non l’hai
ancora provato, vero?››
Lei, con solo il body addosso,
mise fuori la testa dal camerino. ‹‹No›› disse sorpresa ‹‹non l’ho
ancora provato››. Le sembrava impossibile che ci fosse un abito che non
aveva ancora indossato, era lì da parecchio tempo.
Edward sorrise. ‹‹Benissimo››
Glielo tese, e Isabella lo prese tra le mani con delicatezza, chiudendo
la tenda.
Si liberò dell’abito di
organza di seta e infilò l’ultimo che le aveva passato Edward. Il
corpino aderente era ricamato di pizzo, e una fascia che terminava in
un fiocco dietro la schiena le stringeva delicatamente la vita; la
gonna, con tanti strati di morbido tulle, le accarezzava con grazia le
gambe nude, coprendo interamente le scarpe.
Se lo sentiva bene, come se
fosse una parte del suo corpo. E forse le stava anche bene.
‹‹Com’è?››
chiese uscendo.
Edward, che la stava
aspettando seduto su uno dei divani, alzò gli occhi, e appena la vide
spalancò la bocca, guardandola come nessuno l’aveva mai guardata prima,
e Bella sentì immediatamente un leggero rossore colorarle le guance. In
realtà, era la prima volta che provava delle sensazioni simili, e
realizzò che le piaceva essere guardata in quel modo da Edward, le
piaceva che lui le facesse complimenti, che le sorridesse.
‹‹Bella, sei… sei
straordinaria… non trovo le parole, sul serio, sei semplicemente
bellissima›› sussurrò Edward, fissandola rapito.
Lei abbassò lo sguardo,
imbarazzata, e fece un timido sorriso.
Edward le si avvicinò e le
prese la mano, negli occhi uno sguardo dolce e intenso che la sciolse,
e la fece salire sul piccolo palco.
Quando Isabella si vide allo
specchio, restò senza fiato: era davvero… bella. Sentì una sensazione
di calore, mentre si guardava in quell’abito bianco, ma anche profonda
tristezza. Si stava per sposare. Con il figlio del sindaco di New York,
Michael – chiamato da tutti Mike – che conosceva da qualche anno. Si
erano conosciuti all’università, Mike si era interessato subito a lei,
notandola al secondo anno tra altre migliaia di ragazze.
‹‹Isabella!›› la voce di
Rosalie la fece sobbalzare. Sollevò lo sguardo e incontrò i suoi occhi
blu che la osservavano con stupore. ‹‹Sei magnifica! È proprio l’abito
adatto a te!›› si complimentò, entusiasta. ‹‹Pensi sia quello giusto?
Edward si sta comportando bene?››
Lui alzò gli occhi al
soffitto, sbuffando, ma non parlò.
‹‹Edward si sta comportando
benissimo, non preoccuparti›› Bella le sorrise ‹‹quanto al vestito…
credo di sì. È quello giusto››.
Rosalie si illuminò. ‹‹Sapevo
che l’avresti trovato. Al matrimonio sarai divina››. Fece un gran
sorriso e scomparve.
‹‹Allora hai deciso? Questo?››
le chiese Edward, abbassandosi per sistemarle la gonna.
Bella annuì. ‹‹Sì, questo. Ho
deciso›› dichiarò con un sorriso. ‹‹Approvi?››.
‹‹Questo è l’unico abito che
ti ha fatta sorridere. E poi… sei davvero meravigliosa. Quindi, direi
che con questo sei perfetta››
‹‹Grazie›› mormorò lei.
‹‹E’ quasi ora di pranzo››
notò Edward, lanciando uno sguardo all’orologio che aveva al polso ‹‹a
proposito, hai fame? Hai voglia di sopportarmi per un’altra oretta?››.
Isabella lo guardò negli occhi
attraverso lo specchio, e inclinò il capo di lato. ‹‹Mi stai invitando
a pranzo?››.
‹‹Consideralo un invito solo
se hai intenzione di dire di sì›› Edward ammiccò.
‹‹I-io… non lo so…››
‹‹Non c’è nulla di male in un
semplice pranzo tra amici, no?››
Bella sospirò, arrendendosi, e
senza volerlo le spuntò un sorriso sulle labbra. ‹‹Va bene, va bene››
disse. Edward sorrise all’istante. ‹‹Dammi il tempo di cambiarmi e di
prendere il vestito…››. Scese dal palchetto e si avviò al camerino,
improvvisamente agitata. Si tolse l’abito, il body e le scarpe e
indossò i jeans e la camicia che aveva messo quella mattina.
‹‹Okay›› balzò fuori dal
camerino, il vestito ben sistemato sul suo braccio ‹‹adesso possiamo
andare››.
‹‹Benissimo›› le sorrise
Edward, e insieme uscirono dalla saletta.
NOTE
DELL’AUTRICE:
Questa
storiellina non so esattamente come sia entrata nella mia mente. Ci
sarà ancora un altro capitolo, poi sarà ufficialmente conclusa :)
Volevo scrivere una one shot, ma sarebbe venuta troppo lunga e so che
vi avrebbe annoiati.
Ditemi cosa
ne pensate, se devo andare avanti. Se non vi piace l'idea - e dico sul
serio - non dovete fare altro che dirmelo: cercherò di pensare a
qualche altra cosa ;)
|