Pannolini e
Biberon
per Heles
di Arwen297
“Amore
io
sono pronta, scappo che altrimenti arrivo in ritardo con tutto il
traffico che
c’è” esclamò Milena finendo
di mettersi a posto il vestito e il coprispalle,
era avvolta in un bellissimo abito blu abbastanza aderente che metteva
in
risalto le sue forme. Al collo un ciondolo in oro bianco sul quale
spiccava un
piccolo Zaffiro in tinta con il vestito. Ultimo regalo di sua nonna
materna,
l’unica persona che l’aveva fatta sentire amata al
di la del suo talento
musicale. L’unica prima di Heles sia chiaro.
“Uhm…
devi
proprio metterti questo vestito?” le rispose la bionda
squadrandola dalla testa
ai piedi e ritorno, era bellissima. Troppo per andare in giro da sola.
“Si,
non ho
assolutamente tempo di cambiarmi, allora ti ho spiegato tutto, dove
trovare gli
ingredienti per le pappe, i pannolini e tutto il resto. Non
sarà difficile, fai
conto di avere un’Ottavia ancora piccola sdoppiata. Prometto
di tornare appena
posso ok?” le disse la violinista dandole un leggero bacio
sulle labbra prima
di afferrare le chiavi dal mobile dell’ingresso, e sparire al
di la della
porta. Era rimasta sola. Sola con quelle due pesti dei suoi figli, che
ora
giocavano amabilmente nell’area gioco allestita per loro in
sala, in modo che
non si potessero fare male. Anche se Kazeshi era piuttosto prepotente
anche con
la sorella. Erano cinque anni, Non uno, cinque. Cinque lunghissimi anni
che non
aveva più niente a che fare con pannolini, pappe e
quant’altro e quella sera
cosa doveva capitarle? Rimanere in casa da sola a prendersi cura dei
bambini,
quando lei l’unica cosa della quale si poteva interessare era
giusto reggere
loro il biberon quando doveva mangiare, tutto il resto era compito
della sua
compagna o di Sidia. Per di più ad arrovellarsi il cervello
su ciò che la
guerriera di Nettuno potesse combinare alla cena di lavoro per
organizzare il
suo ritorno sulla scena. Di lei si fidava, che sia chiaro! Ma non si
fidava di
tutti quei marpioni che le ronzavano attorno, e quel vestito che aveva
indossato non aiutava certamente la tranquillità del suo
animo. Fu riportata
alla realtà da un pianto improvviso che si alzava da un
punto imprecisato al di
la del divano, dove i gemelli stavano giocando fino a qualche istante
prima.
Trovò
la
bambina che avendo perso l’equilibrio mentre era seduta con
la schiena contro
il divano ora aveva il faccino in terra, il fratello al suo fianco
invece
continuava a giocare come se niente fosse. La motociclista la prese in
braccio,
il faccino rosso per il pianto e una piccola bugna sulla fronte. E ora che faccio? Tua mamma
altro che bernoccolo, mi suona come un tamburo. A quel
pensiero nella sua mente si formò la visione della
violinista in abiti piuttosto succinti che brandiva un mattarello in
una mano e una frusta nell'altra. Mmm...
però non sarebbe affatto male come idea. Sorrise.Dopo
qualche istante si ricordò che c’era del ghiaccio
in congelatore, ma
probabilmente avrebbe fatto più danni che altro, il gelo dei
cubetti avrebbe
fatto strillare la bambina ancora di più. Erano le sette e
mezza, e da li a
mezz’ora avrebbero anche dovuto mangiare. Entrambi. Si
sedette sul divano li
vicino e fece sedere la figlia sulle sue gambe per farle fare il
cavalluccio
nel tentativo di calmarla. Il dondolio ritmato della sua gamba
sortì ben presto
l’effetto desiderato facendo calmare Umiko. Tirò
un sospiro di sollievo per la
calma appena conquistata dopo il cessare delle urla della bambina che
ora la
guardava con i suoi occhioni viola da sopra il suo ginocchio.
“Sarà
meglio
che vada a prepararvi la cena, voi nel frattempo state tranquilli a
giocare
come fino a poco fa e non fatevi male capito?”
Mormorò persa nella convinzione
che quei due trottolini avvolti nelle tutine potessero realmente capire
il
senso di quello che diceva. Si diresse verso la cucina pronta a
litigare con i
fornelli e con le pentole, mise l’acqua per la pasta sui
fornelli e tiro fuori
i formaggini da mischiare alla pastina con il sugo e con loro gli
omogeneizzati
alla frutta.
L’acqua
stava già bollendo quando vi versò le stelline da
brodo dentro, prendendo
mentalmente il tempo necessario a una completa cottura senza che
scottassero,
il sugo per fortuna era già pronto. Un nuovo pianto questa
volta meno acuto del
precedente si alzò dalla sala. Cos’è
successo adesso? . Pensò dirigendosi
nell’altra stanza, trovo i bambini
esattamente come li aveva lasciati con l’unica differenza che
il suo
secondogenito strillava senza un motivo apparente a pieni polmoni, fu
costretta
quindi a dimenticarsi momentaneamente della cena per concentrarsi sul
figlio e
cercare di capire cosa lo spingesse a piangere in quel modo,
probabilmente
aveva fame. Anche se solitamente se avevano fame piangevano in due
soprattutto verso
l’ora di cena. Si avvicinò a Kazeshi e lo prese in
braccio mentre questo si
agitava, che avesse mal di pancia? Non lo credeva affatto, o meglio
poteva
essere ma le sembrava così talmente strano. Lo appoggio con
le braccine sulla
sua spalla sinistra in modo da avere i fianchi del piccolo quasi a
livello del
viso, e li capì che cosa avesse il bambino per strillare e
agitarsi in quel
modo. Porca Puttana, la
fogna ha
sganciato.
Pensò, maledicendo le sue compagne di squadra che
l’avevano
abbandonata in quella situazione, e ora? Aveva cambiato un pannolone si
è no
due volte a Ottavia quando era piccola, e sempre sotto la supervisione
attenta
della sua compagna, in quel frangente era sola. Si diresse verso il
letto suo e
di Milena e vi sdraiò il figlio prima di stendere una
particolare coperta che
le aveva dato sua madre formata dalla normale stoffa ma con
all’interno della
plastica, ottima per non far passare eventuali liquidi molesti. Ve ne
era un’altra
poco più lunga tra il lenzuolo e il materasso del lettino
dei bambini. Sbottonò
la tutina del bambino e quando arrivò al pannolone
tirò un forte sospiro per
farsi coraggio e immergersi in quell’odore così
caratteristico e al quanto
spiacevole delle cacca dei bambini piccoli.
“Cazzo
sembra una discarica abusiva sto pannolino, ma cos’hai
mangiato?” disse al
piccolo, schifata. Mai possibile che un essere così piccolo
producesse così
tanto? Non mangiava neanche moltissimo ad essere sincera. Eppure
eliminava così
tante schifezze, cercò di pulirlo il più
possibile con il pannolone in modo
tale da dover fare una passata veloce con le salviette, gli olii
appositi e la
crema all’ossido di Zinco. “Mamma quanto
puzzi” mormorò nella speranza che la
sorella non avesse lo stesso ritmo digestivo, perché
altrimenti sarebbe morta
per asfissia entro quella sera. Dopo aver pulito il bambino mise sotto
di lui
il pannolone pulito aperto e pronto per essere chiuso. Ora è la parte
più difficile pensò.
Non si ricordava proprio l’ordine
di chiusura delle estremità, il pacco di pannolini tra
l’altro era giù nel
garage insieme agli altri quattro e non poteva lasciare i bambini in
casa da
soli, anche se Umiko rideva allegramente probabilmente
perché Artù, il loro
gatto, giocava poco lontano da lei con i giochi per gatti attaccati al
muro. Provò
a chiudere per prime le lingue laterali e poi quella in basso, senza
ottenere
risultati soddisfacenti. Se
non è così è
per forza nell’altro modo.
Si disse, provando quindi ad alzare prima la
lingua centrale e poi a chiudere su di essa quelle laterali. Ok a posto. Nel momento stesso in cui
finì di chiudere la tutina azzurra del figlio, si
ricordò della pasta sul fuoco
e diede sfogo nella sua testa ad una serie d’imprecazioni e
parolacce che
avrebbe fatto impallidire chiunque, prese in braccio il bambino e con
la mano
libera il pannolino sporco e si diresse in sala a lasciare Kazeshi, poi
in
cucina per il pannolino sporco, e fece una corsa in bagno a lavarsi le
mani.
Tornata in cucina scolò la pasta augurandosi che non fosse
scotta, e per
esserne sicura l’assaggiò scoprendo che era
migliore di quello che pensava,
certo - in confronto - quella che cuocevano le altre sarebbe stata
sicuramente
meglio ma… quello era ciò che passava la casa per
quella sera e sarebbe stato
bene se i bambini si fossero accontentati. La divise sui due piattini e
aggiunse il sugo e il formaggino, dopo di che agganciò al
tavolo i due
seggioloni e andò a prendere le due pesti, sperava con tutta
se stessa che non
facessero storie per mangiare, non ne avevano in realtà mai
fatte, anzi avevano
sempre mangiato con gusto nonostante la loro misera età, ma
c’è sempre una
prima volta. Sarebbe stata un’impresa farli mangiare insieme
entrambi, e optò
quindi per dare un cucchiaio a uno e il secondo all’altro per
tenerli entrambi
tranquilli. Non aveva però fatto i conti, con
l’irruenza di suo figlio che non
appena fu messo davanti al piattino con dentro la pappa calda al punto
giusto
iniziò a giocare con il cucchiaino divertito dal rumore
umido provocato dal
sugo stesso.
“Non
si fa
piccolino dammi il cucchiaino che è molto meglio se lo tengo
io” disse la
bionda attirando così l’attenzione del bambino che
per tutta risposta le buttò
sul viso un po’ della sua pappa, scatenando una risata
genuina nella sorella. Heles
calma, stai calma. Sono solo bambini. Si
e allora perché con Milena non fanno ste cose? Hanno solo
diciotto mesi e mi
prendono per il culo. Pensò
cercando di mettere a tacere il nervoso
provocatole da quel piccolo e innocente scherzo e dotandosi di tutta la
pazienza di cui il suo animo impulsivo era capace, che in effetti era
molto
poca.
Passò
una
mezz’ora buona prima che la cena dei bambini fosse terminata,
il seggiolone
della piccola era immacolato, così come il suo piatto
rimasto vuoto dopo essere
stato ripulito egregiamente dalla bambina, alla destra di lei non si
poteva
dire lo stesso di quello del bambino dove il tavolino di plastica era
pieno di
pappa sparsa e di ditate, per non parlare delle manine sporche del
piccolo, per
fortuna che la tutina non aveva le maniche troppo lunghe e che aveva il
bavaglino ma il viso del piccolo e quello del suo
“papà” non erano dello stesso
parere. La ragazza si mosse per prendere un asciugamano da vicino il
mobile
della cucina e lo bagno con dell’acqua tiepida per pulire il
viso del figlio e
le sue manine in modo tale da non farlo entrare in contatto con
l’acqua.
Dopo
aver
pulito la cucina ed essersi fatta un toast veloce si diresse in sala
portandoli
entrambi in due viaggi separati. Mai più avrebbe
acconsentito a rimanere da
sola con i due gemelli, la serata era ancora lunga, fino alle dieci e
mezza i
loro cari e dolci bambini sarebbero stati svegli e quindi sarebbe stato
tutt’altro
che semplice gestirli fino a quell’ora. Doveva sperare con
tutta se stessa che
una delle sue amabili compagne facesse il suo ingresso in quella casa,
Milena
era da ritenere fuori portata almeno fino alle undici passate, ma
Ottavia e
Sidia sarebbero dovute rientrare a momenti o
almeno sperava, il trio fu raggiunto anche dal gatto che
saltò sulla
spalliera del divano e raggiunse la più grande dei tre,
iniziano a miagolare
insistentemente.
“Artù
per
piacere, non iniziare pure tu” mormorò seccata la
motociclista prendendo il
gatto e lasciandolo cadere al di la del divano, azione che
provocò un miagolio
carico d’indignazione da parte dell’animale, che
non si lasciò neanche
minimamente intimidire dalla sua reazione e partì nuovamente
all’attacco.,
saltando per una seconda volta sul bracciolo per poi accucciarsi e
tendere un
agguato alla testa della guerriera di Urano. Che si ritrovò
all’improvviso un
ammasso di pelo bianco attaccato al lato sinistro del cranio. Umiko e
Kazeshi
che scoppiarono a ridere nel vedere la scena, mentre il bambino
lanciava con
convinzione delle palline di gomma contro il padre.
“Voi
tre
siete un’associazione a delinquere altro
che…”
L’associazione
a delinquere per cui darei la
mia stessa vita.
Quando
a
mezzanotte Milena fece il suo ingresso nella stanza insieme alle altre
due sue
compagne la trovò sdraiata sul divano addormentata con i
loro due bambini,
davanti ai suoi occhi una delle scene più dolci che avevano
coinvolto la
persona che amava, da quando si erano conosciute. Come poteva essere
che quelle
dolci creature potevano costituire un pericolo per l’universo
intero? Fece il giro del divano e si sedette nel poco spazio rimasto
disponibile sul divano vicino ai fianchi della compagna.
Stette ancora per qualche minuto a fissarla. Fu strappata da quel limbo
dalla guerriera di Plutone.
"Dorme
ancora?" esclamò Sidia senza porre la minima attenzione al
volume troppo alto della voce.
"Si,
comunque abbassa la voce ci sono anche i bambini qui con lei"
sussurrò, proprio mentre la motociclista sembrava
tornare tra loro con un sonoro sbadiglio. "Ben tornata tra noi amore"
disse all'altra stampandole un baccio sulla fronte "Com'è
andata?"
"Mai
più Milena, mai più" esclamò
accigliata lei.
"Ma
dai mica sono dei mostri i nostri bambini non trovi ?" rispose lei con
un lieve sorriso sulle labbra.
"In
effetti hai ragione, dopo un bernoccolo, una fogna aperta e un cambio
di pannolini, e la pappa in faccia non sono dei mostri. Sono delle
pesti!!" borbottò causando la risata cristallina dell'altra
e anche quella di Sidia che osservava la scena dalla porta della cucina.
"E
tu che ti ridi?" sbottò contro Sidia.
"O
niente ma credo che tu stia sinceramente esagerando sono dei bellissimi
angioletti" rispose lei, avvicinandosi alle compagne per osservare i
suoi "nipotini".
"Credo
che tu sia una sottospecie di zia ubriaca" mormorò la
guerriera di Urano "Anzi se non ti dispiace vorrei passare un
pò di tempo con la mia donna, quindi già che ci
sei renditi utili e sposta queste due pesti nel loro letto e smamma"
concluse provocando un roteare degli occhi della bruna che tuttavia
prese in braccio entrambi i bambini addormentati e li portò
nel loro lettino, per poi passare in sala e dirigersi verso la sua
camera mormorando alle compagne sul divano un buona notte.
"Come
è andata la cena?" chiese, portandosi la mano della
violinista sul viso fissandola negli occhi.
"O
bene, Martedì c'è il concerto..."
mormorò lei prima di essere tirata giù dalla
bionda, prima di perdersi in un dolcissimo bacio.
Note
dell'Autrice: Non so da dove esca sta cosa, anzi non mi
piace decisamente: l'idea iniziale era tutta un'altra e quindi questa
non mi soddisfa affatto. A voi il giudizio. Come avete letto nello
specchietto nella home del fandom, è un Missing Moments
della mia Serie
"Unite per l'Eternità". Umiko e Kazeshi sono i figli
biologici di Heles
e Milena in seguito a ciò che accade alla fine della prima
fic della
serie. L'idea è nata da una recensione di Celesten
all'ultimo capitolo
della quarta ff di questa "saga". Quindi la colpa di sto obrobrio
è
sua. No scherzo! xD è solo e solamente colpa dei miei
neuroni. Chiunque abbia letto fino a qui ha tutto il mio appoggio per
essere sopravvisuto a sta cosa.
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