Alla 'Bond'.
Sherlock
è un fulmine.
Gli
basta una semplice, rapida occhiata
per interpretare e organizzare in un perfetto ordine cronologico la
lunga lista di dettagli e particolari che, tempestivamente, non manca
di leggere in una persona – sia essa defunta o ancora in vita
(per
sua immane fortuna, dato che per Sherlock ogni individuo attualmente
respirante è un caso in meno cui dedicarsi e una notevole
dose in
più di noia e insofferenza e odio).
A
quanto pare, quella stessa velocità
che dimostra nel risolvere casi si scarica anche nelle più
– a
detta dello stesso consulente investigativo – tediose
attività di routine, fra le quali John si permette
d'inserire
l'assurda quantità di ore che immola alla tecnologia, ore
che
potrebbero e dovrebbero essere votate alla pulizia della casa, a una
regolare visita al supermarket dietro l'angolo e magari al cercarsi
un lavoro meno precario che gli consenta di pagare bollette
possibilmente non scadute di già un mese. John non sa,
comunque, se
quei commenti che gli arrivano puntuali più di un orologio
svizzero
facciano davvero parte di ciò che Sherlock chiama 'il mio
modo di
lavorare'. Perché postare (John si sente
ridicolo a
utilizzare termini così internettiani)
ogni due per tre
aggiornamenti sul forum del suo sito non
può essere lavoro,
così come non lo sono, per l'appunto, le sarcastiche
risposte
stracolme di arroganza, prepotenza e pomposità.
Perché,
principalmente, non contengono nulla che non porti a pensare che
ciò
che fa non sia altro che cazzeggio allo stato brado.
E
di fatti gli arriva la corposa,
maiuscola e puntata conferma.
IO.
SONO. ANNOIATO.
E
visto che anche le sue lattine di
birra stanno correndo il rischio di essere investite dalla
schiacciante noia che attanaglia Sherlock (sebbene abbia un nuovo
caso per le mani con tanto di cadavere – e finalmente!, ha
esultato
quel pomeriggio Holmes mentre tornavano a casa), John decide di
chiudere il suo portatile, lasciarlo a scaldare il letto al suo posto
e riproporre di persona a Sherlock quanto gli ha scritto sul blog.
Scende la rampa di scale velocemente, temendo il peggio (il suo
portafogli è decisamente al verde, non può
permettersi un'altra
confezione di ottima birra tedesca), ma trova Sherlock disteso sulla
poltrona al contrario, con le lunghe gambe che molleggiano pendendo
dallo schienale. Ha il viso illuminato dalla luce dello schermo del
portatile che tiene poggiato sullo stomaco; nessuna traccia di
rossore, né sulle guance né sul naso
né sulla fronte. John, come
ha già fatto parecchie altre volte, si chiede se sia umano e
se,
soprattutto, nonostante le spiccate abilità mentali, il
cervello di
Holmes non si sia fermato ai dodici anni.
«Serata
Bond,» annuncia con impeto,
«e non voglio sentire scuse. Devi staccare gli occhi da quel
computer. Come tuo dottore–»
«Per
attaccarli allo schermo di un
televisore? Che logica di ferro.»
«Come
tuo amico,» repentino,
lo sguardo di Sherlock lo punta e lo segue, accompagnato da un
sopracciglio arcuato, «devi sconnettere un momento dal tuo
mondo.
Scendere fra noi comuni mortali–»
«E
i vostri tremendamente monotoni
pensieri…»
«…
non può farti che bene. Una
volta ogni tanto» termina John, calcando sulle parole con
forza. Si
ricorda poi della motivazione urgente per cui si è deciso a
scendere
in cucina. S'incammina a passo spedito in direzione del frigorifero
e, aprendolo, trova la confezione, comprata la stessa mattina, ancora
integra, con tutte e sei le lattine di birra avvolte nel cartone.
Un'ondata di sollievo e si diffonde dal centro del suo petto e gli
arriva alla gola, liberandosi in un sospiro colmo di gratitudine.
«Mi
lusinga il fatto che mi reputi un
essere superiore, John. È per questo che ho lasciato la tua
birra intatta.»
John
evita di ribattere, le sole
risposte che si formano nella sua testa sono dotate di parole
assolutamente prive di gentilezza e sarebbe ipocrita e, ancor peggio,
infantile da parte sua lanciar contro Sherlock simili invettive; il
sorriso di vittoria che sfodererebbe lo farebbe sprofondare nella
vergogna per aver ceduto ed essere caduto di stile.
«Non
ci credo che tu non abbia mai
visto un Bond» dice, cambiando discorso, dopo essere tornato
nel
soggiorno con una birra in mano ed aver preso posto nella poltrona
libera.
«Credi
seriamente che possa
interessarmi?»
«Ti
somiglia.»
Sherlock
gli punta il viso con occhi
fermi, uno sguardo che per la sua fissità glaciale vorrebbe
essere
minaccioso, ma sortisce l'effetto opposto, data la posizione in cui
si è arrangiato.
«Non
insultare la mia attuale
conoscenza del grigio universo umano, John. Non giudico ciò
che non
conosco.»
«Allora
facciamoci questa serata film,
no? Così potrai sollazzarti con le tue maligne
analisi.»
«Sono
veritiere,»
s'imbroncia Sherlock. «E comunque conosco il personaggio di
James
Bond nonostante non abbia visto i film. A questo punto mi chiedo se
sia tu a non avere sufficiente conoscenza di quello che vuoi
propinarmi. Oppure – e questa potrebbe essere l'ipotesi
più
attendibile – è la mia personalità che
non sei arrivato a…
carpire.»
«Ti
prego, evita. Non sarai la persona
più normale del mondo, ma ciò non significa che
sia impossibile
capirti. Effettivamente, la sola cosa che condividete tu e Bond
potrebbe essere la maniera con cui affrontate il crimine. Con i tuoi
atteggiamenti puerili non saresti capace di sedurre una
donna» dice
John con aria sufficiente.
«Molly»
controbatte semplicemente
Holmes. «Anche se la reputo più una bambina che
una donna.»
John
sbuffa col naso e stringe le
labbra, prima di passarvi sopra la lingua. «Fame.»
«Mh,
anch'io. Preparami un sandwich»
ordina Sherlock evitando di prestare attenzione all'espressione
scioccata e offesa di John.
«Prego?»
L'acuto con cui ha
formulato la domanda ha un che di ridicolo.
Sherlock
batte due parole sulla
tastiera del suo notebook prima di dedicarsi a osservare con
divertimento visibile le sopracciglia assurdamente arcuate di John.
«Ti
ho chiesto di prepararmi un
sandwich,» ripete, scandendo le parole come se stia spiegando
a un
bambino che una caramella più una caramella fanno due
caramelle.
«No,
Sherlock, tu non hai chiesto. Tu
stai pretendendo» risponde secco John. «Sai cosa?
Tocca a te
preparare qualcosa da mangiare. Ieri ho cucinato io.»
«E
tu ti fidi di me? Potrei mettere
qualcosa nella tua cena per ripicca. Sei sempre così
acido.»
«Non
lo faresti.»
«Credi?»
«Non
oseresti.»
«Dici?»
Si
guardano negli occhi per qualche
istante, uno visibilmente infuriato, l'altro con una beata
espressione rilassata. Poi urlano all'unisono: «Mrs
Hudson!»
***
«È la cosa più
assurda che abbia mai visto.»
«Questo
è quello che dico io dopo
aver letto le nostre avventure.»
«John,
sei tu che le trasformi in
avventure degne di un libro di racconti per bambini. Le mie indagini
sono scienza e meritano un resoconto razionale, non una narrazione da
romanzo rosa.»
Il
disappunto nelle parole di Sherlock
si manifesta e si sfoga nel morso che lascia al panino al tonno
preparato da Mrs Hudson. John lo guarda vagamente contrariato mentre
mastica il boccone con astio.
Tutto
sommato, nonostante Sherlock
abbia apparentemente più difetti che pregi, sa essere di
buona
compagnia. È infantile, testardo, pungente, viziato,
sfacciato,
pretenzioso, arrogante, e per fortuna: John si è
così abituato ai
suoi atteggiamenti discutibili che non ricorda neanche più
le serate
trascorse nel suo vecchio appartamento dall'altra parte di Londra, in
cui la sola cosa che gli riempiva le orecchie era il silenzio e il
solo compagno disposto ad ascoltarlo era quel blog che ora riempie
con le stravaganti e avvincenti avventure in stile James Bond che
è
costretto (ma neanche tanto) a condividere con il suo coinquilino
–
perché lo sono, checché ne dica Sherlock.
Note: questa fanfiction
è stata ispirata dal prompt "Sherlock, John, Bond night"
della community sherlockfest_it. L'iniziativa
è adorabile e, preparazione esami permettendo, mi piacerebbe
scrivere dell'altro.
Ah, l'occhio
esperto (e maniacale) noterà che mi sono concessa il lusso
d'inserire una citazione (riarrangiandola) del film "Sherlock Holmes"
del 2009, con RDJr. e Judesie ♥
Ah, mi sono stati molto d'aiuto i siti creati dall BBC, vale a dire il blog di John e The Science of Deduction di Sherlock.
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