Okay, forse lo saprete già ma io A M O
Spencer Smith da solo, ma con una persona che capirete mi piace ancora
di più ù_ù Quindi eccovi la shot.
E comunque tutto quello - o almeno la gran parte-
è ispirato a fatti realmente avvenuti tra un bagno, una
bottiglia di vodka e un paio di messaggi equivoci. Ringrazio Taste per
avermi dato il permesso di pubblicarla, visto che è lei la
protagonista (buwahaha ), quindi, ecco, mi scuso per la poca
originalità dei fatti <3
Is it still me that makes you sweat?
Am i who you think about in bed?
« Is it
still me that makes you sweat? »
Spencer rileggeva il
messaggio da ormai dieci minuti cercandovi un senso. Conosceva
benissimo quelle parole, non soltanto perché facevano parte
di una loro canzone e di conseguenza le aveva ascoltate fino alla
nausea nei loro concerti, ma anche perché era il loro codice
segreto, era la parolina magica che li trascinava sotto le coperte - o
dovunque capitasse- per avere il miglior amplesso della loro vita.
Anche se il numero non era salvato nella rubrica avrebbe riconosciuto
quell'insieme di cifre anche se avesse perso la memoria, le aveva
composte così tante volte che le sue dita, ormai, andavano
da sole senza il controllo cosciente della sua mente. Si erano aggiunte
a tutte quelle cose che
il cervello fa automaticamente.
Sapeva
chi era il mittente, sapeva il significato di quella frase, sapeva
tutto tranne quello che doveva
- o voleva- rispondergli. Aveva riposto il telefonino
nelle tasche posteriori dei pantaloncini che indossava in quella
torrida giornata d'agosto.
Aveva preso un paio di cose
alla rinfusa e le aveva risposte nel piccolo borsello che portava a
tracolla. Aveva chiuso la porta della camera d'albergo per poi
dirigersi verso il parcheggio dove il resto della combriccola lo
aspettava per passare quel giorno libero in mezzo alla natura.
« Sei sempre il più
lento, Spence. » aveva commentato felice Brendon prima di
montare nella macchina che avevano affittato per l'intera giornata.
Era una vecchia macchina blu fiammante, così piccola che
Spencer non credeva fosse possibili entrarvi in cinque, soprattutto se
nei cinque era compreso anche Zach. Ma quando si lasciavano organizzare
le cose a quella mente poco evoluta di Brendon era normale che
accadesse persino l'impensabile.
Sudava, già, solo al pensiero di dover entrare in quella
scatola d'aringhe e di condividerla con Ian, non che quel ragazzino
occupasse tanto spazio, ma la sua vicinanza lo rendeva sempre un po
umidiccio, persino nelle giornate invernali, fredde e piovose.
« Tu Spence ti metti dietro.
» aveva commentato trionfante Brendon prima di sedersi
davanti al posto del passeggero, vicino a Zach che continuava a
trafficare con il navigatore satellitare.
« Ma non puoi starci tu? Sei
più secco e più ... »
« Non provare a dire basso,
Spence, se ci tieni ai tuoi testicoli! » aveva
commentato arcigno Brendon prima di battere le mani con fare gioioso e
di dichiarare iniziata la loro scampagnata.
Spencer odiava i cambiamenti umorali del suo cantante, soprattutto
quando passava dal "Voglio ucciderti lentamente per poi darti in pasto
ai pescecani" al " Sei così carino che non ti farei mai del
male", era qualcosa di estremamente spaventoso, oltre che patetico.
Si era seduto dietro a Brendon, così da avere lo spazio per
stendere le sue gambe chilometriche.
« Ian forse è
meglio che ti metti nel mezzo. » aveva commentato Dallon
uscendo dall'abitacolo e facendo entrare il piccoletto che era troppo
preso dalla musica che stava ascoltando per sentire quello che Dallon
gli aveva appena detto.
Spencer non aveva minimamente
notato il suo abbigliamento prima di vederselo comparire
di fronte agli occhi stretto in un paio di pantaloncini grigi ed una
maglietta bianca. Forse era il caldo, oppure l'astinenza prolungata dai
piacere del sesso, ma era una visione estremamente gradita ai suoi
occhi.
Ian lo aveva guardato sorpreso, forse perché aveva
l'espressione da triglia appena pescata, o forse perché non
aveva alcuna voglia di distogliere lo sguardo dal suo corpo. Gli aveva
sorriso esclamando ad alta voce - forse un po troppo alta- il
buongiorno. Spence aveva contraccambiato, anche se aveva la bocca
così impastata da farsi uscire un "giorno" lapidario e
vagamente incomprensibile.
Qualche minuto dopo, quando erano già in viaggio, Spencer
boccheggiava. Forse la colpa era dei trenta e passa gradi che venivano
segnalati sul cruscotto, o forse della poca aria fredda che proveniva
dall'aria condizionata, ma sicuramente una buona parte di colpa era da
affibbiare ad Ian che perso nella musica muoveva la testa
così da solleticare la spalla nuda di Spencer con i suoi
innumerevoli ricci. Quelle "carezze" appena accennate, quei riccioli
che morbidi si muovevano sulla sua spalla provocandogli qualche
brivido, l'espressione persa e bambinesca di Ian lo stavano mandando in
paradiso. Inoltre i pochi centimetri che dividevano i due corpi erano
annullati dall'altro che continuava a lasciarsi trasportare dalla
musica. Stava per
scoppiare, o per meglio dire, affogare.
« Brendon » aveva
grugnito « la prossima fottuta volta
che affitti una fottuta macchina vedi la fottuta anteprima su google
prima di accettare, cazzo! »
Brendon si era voltato verso di lui con il suo solito ghigno alla "Ops,
ne ho combinata una delle mie".
« Spence non c'è
bisogno di scaldarsi tanto! » gli aveva risposto Zach
sbuffando.
« Parli bene tu! Sei seduto
lì davanti ed hai abbastanza aria da poter respirare
normalmente! Io qui dietro non ho aria, non respiro e sono sudato come
Brendon appena finito un concerto! »
« Spence, la stai prendendo
troppo a male » aveva commentato tranquillo Dallon « Io sono nella tua stessa
situazione e non sto soffrendo così tanto il caldo...
»
Spencer si era voltato verso il bassista, incenerendolo con lo sguardo.
« Okay, forse un pochino lo
soffro anche io il caldo. » aveva commentato velocemente
prima di riprendere a trafficare con il suo telefonino.
Ian, nel frattempo, era troppo preso dalla musica per ascoltare gli
sbraiti eccessivi di Spencer, così quando si era poggiato
alla spalla del ragazzo non sapeva quanto quello fosse irritato ed
accaldato.
Tutti nell'abitacolo avevano trattenuto il fiato temendo per la
sfuriata che, sicuramente, Spencer avrebbe fatto al loro nuovo - e
piccolo- chitarrista. Ma non era successo nulla, Spencer aveva sbuffato
lievemente, prima di guardare il paesaggio che sfrecciava a grande
velocità fuori dal finestrino.
Zach e Brendon si erano lanciati un'occhiata complice, ma avevano
preferito non fare nessun tipo di battuta sarcastica. Giocare con uno
Spencer incazzato era paragonabile allo sventolare un drappo di fronte
agli occhi di un toro inferocito.
Spencer si era morso la lingua, cercando di controllarsi dal dire o dal
fare qualcosa di
compromettente.
[,,,]
Il viaggio si era concluso venti minuti più tardi, venti
minuti nei quali Ian non si era mosso dalla spalla di Spencer, il quale
aveva sospettato che il sudore si fosse trasformato in collante.
« Scendete dalla macchina.
» aveva commentato Brendon, prima di zompettare fuori e di
sedersi sul prato con il telefono tra le mani per twettare
chissà quale stronzata colossale.
Spencer aveva mosso leggermente Ian.
« Ian, dobbiamo scendere.
» aveva commentato ad alta voce, prima di sfilargli una
cuffietta dall'orecchio « Ian! »
Il ragazzino aveva aperto gli occhi, stropicciandoseli poco dopo con le
mani, così da sembrare ancora più bambino di
quello che era realmente.
« Mi sono addormentato.
» aveva commentato prima di sbadigliare.
« Sono così
comodo? » aveva chiesto Spencer ironico, mentre l'altro gli
pizzicottava la spalla.
« Sai, questi rotoli coprono
l'osso, quindi si sei comodissimo! »
Spencer gli aveva sorriso, prima di scappare fuori dalla vettura e di
seguire l'esempio di Brendon gettandosi sul prato.
Aveva preso il telefonino tra le mani, componendo velocemente quel
numero ed inviando un semplice "No" come risposta. Un no
così secco ed arido da fargli persino male.
Aveva sbuffato non appena aveva premuto il tasto d'invio, sotto agli
occhi perplessi di Ian.
« Con chi stavi messaggiando?
» gli aveva chiesto buttandosi di peso sull'erba, a pochi
passi da lui.
« Con nessuno in particolare.
» aveva risposto laconico, contando approssimativamente i
pochi fili d'erba che li dividevano.
Quel prato era enorme, così sconfinato da contenere un
centinaio di persone, perché quel ragazzino doveva sedersi
così vicino a lui?
« Ah, si? Perché
quel nessuno in particolare ti ha appena risposto. » aveva
commentato indicando la bustina chiusa che lampeggiava sullo schermo
del telefonino.
Spencer aveva letto il messaggio.
Spencer guardava inebetito lo schermo del telefono da parecchi minuti
durante i quali Ian aveva cercato in tutti i modi di attirare la sua
attenzione o comunque di cercare di
leggere quello che vi era scritto. Alla fine si era tolto la maglietta
dichiarando di avere troppo caldo. Spencer non ci aveva fatto caso,
troppo preso a cercare una motivazione a quel messaggio,
così da lasciare l'altro nella più desolata
sconsolazione.
« But am i who you
think about in bed? »
Quella frase era priva d'alcun senso logico, soprattutto se si prendeva
in esame il contesto più ampio nel quale si trovava. Erano
mesi che non si faceva sentire, mesi nei quali era riuscito - con
enorme sforzo- a fare i conti con la sua assenza, nei quali aveva
combattuto contro il pensiero di
non riuscire più ad amare completamente una persona.
Mesi nei quali l'unica persona alla quale pensava quando si trovava nel
suo letto a due piazze - troppo grande per contenere una sola persona-
era lui, almeno fino a quando non aveva visto - o per meglio dire,
notato- per bene Ian. Non sapeva bene quando era cominciato, ma insieme
al nome di Jon era comparso anche quello del piccolo chitarrista, fino
al punto che il nome di Jon era diventato una presenza opaca ed
indelebile, una presenza che si percepiva solo in determinati momenti,
come le vecchie scritte sui vetri che si notano soltanto nelle giornate
di sole e con molta
fatica.
Solo ora, che era quasi andato via, era ricomparso con le
sue domande prive di alcuna logica.
« Non rispondi? »
gli aveva chiesto Ian quasi scocciato « No, perché avevo
intenzione di fare qualcosa con te. Ma se non rispondi a Jon e non la
fai finita, non credo che possiamo fare altro. »
Spence lo aveva guardato inebetito.
« Si, lo so, non avrei dovuto
impicciarmi dei tuoi fatti, ma te ne stavi lì inebetito e
non sapevo perché... »
Spence continuava a non muovere un muscolo.
« E si lo so, sono uno
stronzo che si fa gli affari tuoi e che chiede conferma a Brendon dei
numeri dei tuoi amici. »
« Stai facendo tutto da solo
Crawford. Ora, che volevi fare? »
« Una passeggiata, Spence,
tutto qui. »
« Allora andiamo, no?
»
[..]
Se qualcuno glielo avesse raccontato lui non ci avrebbe creduto,
minimamente. Ma visto che lo aveva provato sulla sua pelle non poteva
far altro che crederci e compiacersene.
Quello che Ian aveva chiamato "passeggiata" si era rivelato ben altro.
Nulla di che, solo qualche bacio e qualche carezza, niente di troppo
spinto e procace.
Il ragazzino era sdraiato al suo fianco, con gli occhi persi in
chissà quale parte del cielo, mentre lui combatteva ancora
con la voglia di rispondere a quel maledetto messaggio.
Percepiva la tasca dei jeans, che conteneva il telefonino, scottare,
quasi che quel coso fremesse dalla voglia di vedere quelle
magiche paroline scritte ed inviate.
« Si, ti ho pensato più
volte. Ma no, non sei più tu quello che infesta i miei
sogni. »
Come nei peggior film romantici si era voltato verso di Ian, sorridendo
con la consapevolezza di avere ancora quell'espressione da triglia
dipinta sul volto.
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