La spada di Atlantide

di Lilith of The Thirsty
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Il suo fisico era alto e slanciato, indossava solo un costume da nuoto nero. La pelle abbronzata faceva risaltare i capelli rossi come il fuoco mentre due occhi verdi scrutavano dolcemente l’acqua davanti a sé.
Non l’avevo mai visto nel nostro collegio quindi doveva essere nuovo, si mosse verso i blocchi di partenza quando l’altoparlante chiamò i nuotatori al punto di raccolta.
Lo fissai per tutto il tempo: il torace scolpito, le spalle larghe e i muscoli perfetti erano semplicemente divini.
Avrei voluto tanto voluto trasformarmi in acqua in quel momento per essere aggredita da quelle forti braccia e sentire il calore della sua pelle espandersi dentro di me.
Arrossii immediatamente a quel pensiero mentre la mia migliore amica ridacchiava e canticchiava la marcia nuziale.
“Debby ti prego!”
“Non ho mai visto quello studente, deve essere nuovo!  Forse è arrivato ieri!” esclamò la mia amica sporgendosi per guardare gli atleti che si allineavano ai blocchi di partenza.
La professoressa annunciò i nomi dei concorrenti fino ad arrivare a colui che mi interessava mentre Debora cominciava a mangiare la sua barretta ai cereali.
“Lui è Alexander Red! Si è appena trasferito nel nostro collegio e abbiamo voluto inserirlo in questa competizione per presentarvelo. Accoglietelo come si deve!” gracchiò l’altoparlante della piscina.
Un boato femminile fece scuotere l’edificio mentre la mia migliore amica si strangolava con la barretta che le era andata di traverso e io tentavo di farla respirare.
“Non si può dire che tu non abbia concorrenti!” sbottò con voce roca dando un’occhiataccia alle oche, che si trovavano dietro di noi, che le avevano fatto prendere un colpo.
Sorrisi mentre ritornavo a guardare i nuotatori che, proprio in quell’istante, si tuffavano nel liquido azzurro attaccandolo.
I miei occhi erano incollati magneticamente al nuovo arrivato che non sembrava subire alcuna fatica e, prima che mi riprendessi da quella visione, la professoressa urlò il nome di Alexander per tutta la piscina.
“Ha vinto Celeste!” esultò la mia amica stritolandomi il braccio “Devi andare assolutamente da lui a congratularti!”
“Sì, certo!” risposi sarcastica “Sarà felicissimo di ricevere dei complimenti da una sconosciuta mezza azzoppata!”
Debora rise di gusto mentre io mi alzavo e scendevo piano gli scalini per andare in bagno, continuavo a vedere un sacco di persone intorno al nuovo studente e mi allontanai in fretta.
“Ah, Celeste come stai?” mi chiese una voce intrisa di miele alle mie spalle facendomi sobbalzare.
“Tutto bene Siren, grazie!” risposi con voce tirata mentre mi voltavo a salutare la mia rivale.
Era una ragazza alta e snella, i capelli color miele scendevano ricci fino alle spalle mentre iridi nere mi scrutavano con freddezza.
Dal primo giorno in cui i nostri occhi si erano incrociati mi aveva odiato, lo percepivo sulla mia pelle che non le piacevo e cercavo sempre di starle alla larga.
“Un vero peccato che quest’anno tu non possa gareggiare! Ma tranquilla ci sono io, batterò il tuo record e mi prenderò anche quel ragazzo!” esclamò sorridendomi gelidamente.
“Buona fortuna!” mormorai con astio e mi allontanai il più possibile dalla piscina.
Ero frustrata e arrabbiata, questo incidente alla gamba era avvenuto nel periodo peggiore e come se non bastasse Alexander sarebbe caduto ai piedi di quella smorfiosa di Siren.
Fuori l’aria calda mi avvolgeva il corpo come una pellicola protettiva mentre le stampelle mi sostenevano nella mia marcia poco dignitosa.
“Celeste!” esclamò una voce familiare affaticata.
Guardai alla mia destra e vidi Jack correre verso di me con un sorriso sulle labbra che mi contagiò. Buttai in aria le stampelle mentre lui mi prendeva per la vita e mi faceva roteare sopra di lui ridendo come un matto e invocando il mio nome.
“Jack!” esclamai sollevata abbracciandolo quando mi rimise per terra, se c’era una cosa di cui ero sicura era che lui non sarebbe mai caduto tra le braccia di Siren e sarebbe sempre rimasto con me.
“Allora come sta la mia zoppa preferita?”
“Beh, direi bene adesso! Ma tu non dovevi rimanere a casa per tutto il periodo estivo?”
“Cambio di programma! I miei partono per andare in crociera e io invece rimango qui con te! Contenta sorellina?”
“Sì!” esclamai saltandogli al collo mentre lo stritolavo in un abbraccio senza fine.
Jack era un anno più grande di me e Debora ma eravamo diventati subito amici e io mi ero guadagnata l'appellativo di "sorellina".
Siren aveva provato ad allontanarlo da me ma non ci era riuscita e così era entrato a far parte del nostro gruppetto per “proteggermi” da quella sanguisuga (come lui l’aveva definita).
Passai tutto il pomeriggio in sua compagnia lontana dalla piscina e a cena ci riunimmo al nostro tavolo insieme a Debora che ci aveva raggiunti.
Fu una serata divertente e rilassante, tornai in camera insieme alla mia migliore amica e mi addormentai immediatamente.
Non sapevo che la mia vita sarebbe cambiata proprio quella notte. 




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