Non lo aveva mai lasciato

di Veriti
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George si avvicinò a quel grande specchio. Sapeva cos'era, lui e Fred l'avevano trovato in un' aula del castello al loro secondo anno. 
All'epoca andarono da Silente, fu la prima e unica volta che confessarono al preside di aver violato una regola della scuola di loro spontanea volontà, ma sapere era troppo importante. Avevano chiesto cosa mostrasse esattamente quello specchio e speravano che la risposta fosse semplicemente "Il futuro miei cari ragazzi", ma non fu così. Silente spiegò loro che mostrava i più profondi desideri di chi vi si specchiava, ma nel parlare sembrava perplesso e affascinato allo stesso tempo. George sorrise al ricordo di quel dettaglio, sorrise perchè Silente non riusciva a spiegarsi per quale motivo lo specchio avesse riflesso entrambi, visto che era in grado di riflettere i desideri di una sola persona alla volta. Ricordò che usciti dall'ufficio del preside lui e il fratello si erano guardati e avevano sorriso, loro sapevano. Lo specchio era riuscito a riflettere entrambi perchè in realtà il loro desiderio era lo stesso, loro erano un po' come un'unica persona, un unico animo diviso in due. Forti e invincibili uniti, deboli e persi se separati.
Ed era proprio così che si sentiva ora George, perso. Non voleva avvicinarsi allo specchio perchè lì avrebbe rivisto l'immagine nitida e quasi reale di suo fratello. Si era sempre sforzato di rimanere incollato alla realtà: suo fratello era stato ucciso, non poteva più tornare ed era inutile immaginarlo accanto a se.
Ma qeuello specchio lo attirava a se, e l'idea di vedere Fred accanto a se un'ultima volta si insinuava  nella sua mente, nel suo cuore, come una malattia. Doveva vederlo ancora una volta.
Lentamente si portò davanti ad esso, ma ad un passo dalla sua meta chiuse gli occhi e si fermò.
Si era arreso al quel piccolo momento di debolezza e ora la sua mente galoppava. Ricordi, immagini di un passato ormai lontano gli tornarono alla mente. Lui e Fred in sella alle scopre giocattolo in giardino, agli scherzi fatti a Percy e Ron, a tutte quelle volte che si chiudevano nel capanno della Tana a studiare tutti gli oggetti babbani che il padre aveva incantato e nascosto lì dentro, alla Mappa del Malandrino e a tutte le scorribande che aveva permesso loro di realizzare ed a quella volta che erano riusciti ad evocare un patronus insieme ai compagni dell'Esercito di Silente. Avevano evocato due patronus identici, si aspettavano che sarebbero stati così ovviamente, ma la felicità del vedere ancora una volta la conferma della loro unione era stata grande.
Un patronus, non era più riuscito ad evocarne uno da quella notte. Aprì gli occhi, deciso a tornarsene da dove era venuto senza degnare di uno sguardo lo specchio, ma aveva fatto male i suoi calcoli. Si trovava esattamente di fronte a due patroni identici che volavano attorno a due figure, entrambe con le lacrime agli occhi, una per la felicità, l'altra per la nostalgia, il dolore, ma soprattutto il desiderio di rivivere quel momento. Poi un'altra emozione si fece largo tra queste spazzandole via. Un sorriso incontenibile si allargò sul volto di George, come se fosse sempre stato lì ed aspettasse solo l'occasione di mostrarsi. La felicità inondò ogni parte del suo corpo e senza pensarci prese la bacchetta. Pronunciò l'incantesimo e il patronus scaturì dalla punta. 
Suo fratello era lì accanto a lui, non se ne era mai andato.




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