Notte
0_Qualcosa che non va
Preludio
a una catastrofe!
Si
girava e rigirava nel letto da quasi due ore, ormai. Non era bastata
l'acqua calda, né le tre pasticche che aveva preso la sera
prima, né
tutto questo insieme.
L'esperienza
delle due ore trascorse più sveglia che mai le aveva
insegnato che
l'unica cosa che sembrava sortire un vago effetto era stare in piedi,
camminando.
E
l'aveva fatto, oh se l'aveva fatto. Un'ora, un'ora
l'aveva
passata camminando in cerchio come una cretina, ma porca
miseria,
erano le 3.56 di notte e lei avrebbe offerto qualsiasi cosa piuttosto
che subire un secondo di più quella tortura.
Alt!
Un momento un momento un momento.
Non
proprio tutto tutto.
Piuttosto
che cedere di nuovo lui, preferiva vivere sempre in
quello
stato.
Un
sospiro melenso le passò dai polmoni, e il ricordo la colse
con
tutta la sua dolcezza.
Il
suo corpo, quando l'aveva scorto in lontananza, senza osare sperare.
Il
suo viso, quando si erano ritrovati faccia a faccia.
I
suoi occhi, percorsi in quei pochi giorni di battaglia da
più
emozioni di quante ne avesse provate in tutta la vit-
AAAAAAAAAAAAAAAARGH!!
Colpo basso al basso ventre!
Dal
suo cuore partì la ribellione.
D'accordo
che non poteva farci nulla.
D'accordo
che era naturale.
D'accordo
che soffrisse un pochino (“Un pochino?
Ma
sei scema?” “Coscienza,
va'
elegantemente a fan-” beep! Censura).
Ma
non era
assolutamente concepibile, non solo, non era neanche lontanamente
pensabile che una cosa come questa, di
così banale importanza
(“Sicura?” Sdeng! Rumore di
coscienza ridotta al silenzio)
le impedisse di pensare al suo Sas-
UUUUUUUUUUUUUUUUUAH!!
Fu
colta da
istinti omicidi contro sé stessa. O almeno parte di
sé stessa.
“Benissimo.
Siamo in guerra, io e te.”
I
suoi verdi occhi
contornati da occhiaie scure e profonde si riempirono di cieca furia
femminile.
Cominciò
ad
armeggiare col cuscino.
Tattica
numero uno: piegarlo e incastrarlo sotto le scapole.
Uno,
due, cinque, quindici minuti.
Niente.
Dito
dopo dito, con tutta la concentrazione di cui era capace,
districò i
pugni, serrati come non mai, e mentre le nocche riacquistavano
colore, sui palmi delle mani rimase impresso un piccolo solco per
ciascuna unghia.
Tattica
numero due: cuscino per verticale dalla testa fino al bacino, su cui
stendersi.
Uno,
due, cin-
Speranza!
Forse, soltanto forse, le stilettate al basso ventre la stavano
finalmente lasciando.
Ma
anche no.
E
mentre Morfeo si stava finalmente degnando di farle visita –
magari
sarebbe riuscita a dormire quattro ore – fu colpita,
straziata,
distrutta da una pugnalata alla pancia inferta con particolare
cattiveria.
“Ok,
ragazza mia, calma e tranquillità, calma e
tranquillità,
cal-ma e tran-quil-li-tà.”
Dovevano
esserle scoppiati ormai tutti i capillari, in quegli occhi stressati
dal sonno e dall'ira.
Tattica
numero tre: prendere un altro cuscino e impilarlo con l'altro contro
il muro, su cui poi sdraiarsi quasi seduta.
Scalza,
arrabbiata e accaldata – perché c'erano
34° e perché al peggio
non c'è mai fine – raggiunse l'armadio in salotto
per pura inerzia
combinata alla forza della disperazione.
Litigò
un po' con la vecchia anta scricchiolante, che uscì dallo
scontro
col segno di un pugno all'altezza del chiavistello, e tornò
trionfante in camera non con un uno, ma con ben due cuscini,
perché
se al peggio non c'era mai limite, lei doveva attrezzarsi di
conseguenza.
Un'ora
e otto tentativi dopo – gli ultimi scartati a priori
perché un
leggermente poco praticabili – si rese conto di star
combattendo
una battaglia persa e, soprattutto, di stare perdendo la testa, visto
che riacquistò la ragione mentre cercava di addossare il
letto alla
parete per verticale al grido di “Se solo alzata non sento
dolore,
metterò il letto in modo che possa dormire in
piedi!”
Si
accasciò sconfitta sul morbido materasso tornato
orizzontale, ma il
dolore la straziò ancora.
Ora
basta.
Si
alzò in piedi, rifece il letto e si mise a guardare fuori
dalla
finestra (gettando maledizioni su tutti gli abitanti di Konoha che in
quel momento stavano beatamente dormendo o facendo qualsiasi altra
cosa di divertente e dilettevole, erano cavoli loro e lei non ci
voleva entrare, ma che davvero andasse tutto storto anche a loro,
porca miseria!).
La
sveglia indicava le 5.20 di mattina.
Non
le restava che aspettare l'alba.
Sakura
Haruno cominciò a guardare le stelle lontane, augurando al
mondo che
nessuno dovesse subire l'infelice e misera sorte di doverla
incontrare l'indomani e in quei suoi successivi giorni di supplizio.
Eccola!
La fic su Naruto, la mia prima fic su Naruto, speciale
perché so
esattamente che durerà sei capitoli, questo più
le famose “cinque
giornate di Sakura”. Avere dei programmi è
parecchio nuovo per me.
Avete
capito cos'ha Sakura?
Direi
di sì.
Ma
mica tutti sono così svegli... uhuhuh.
Spero
di aggiornare presto, ma devo anche finire i compiti di queste
vacanze...
Non
è una grande idea rimandare, rimandare, rimandare,
però che ci vuoi
fare, prima faceva troppo fatica! Beh, anche ora. Ma adesso non ho
più scuse. Devo mettermi d'impegno.
…
…
…
Saranno
delle giornate infernali T_T
Recensite,
se vi va. Un bacio a tutti!
coco1994
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