[Misfits] Fate up against your will (Through the thick and thin he will wait until you give yourself to him)
All’inizio
credevo che avrei shippato per l’eternità Nathan/Simon, ma
quando è comparsa la coppia Simon/Alisha il mio lato fangirl
è impazzito. Li adoro.
Ecco un piccolo tributo (vecchio di millenni, direi).
Prompt: 93. Antipodi
È strano avvicinarsi a Simon, lasciarsi poggiare la cuffietta
sinistra del suo MP3 nel palmo, e camminare con lui fino al centro.
È strano perché neanche trentasei ore prima Alysha aveva
tenuto tra le braccia una tuta di plastica ruvida, blu. C’era
Simon dentro, c’era Simon morto che non respirava più; ed
era allora già abbastanza difficile, complicato e poco chiaro.
Simon era piombato dal cielo, all’improvviso, e l’aveva
salvata. Si era preso una pallottola in pieno petto soltanto per
Alisha, dopo averle affidato le chiavi del suo appartamento. A pensarci
a posteriori, Alisha si convince che Simon ha questa strana abitudine
di affidare gli oggetti nelle mani delle persone e magari anche un bel
po’ di fiducia e speranza, e aggrapparsi a quelle mani, anche se
chi le possiede non ne è molto contento.
Così gli cammina al fianco, sfiorandogli il braccio qualche
volta, e immaginando che quel braccio sia quello del corpo
dell’altro Simon; non è proprio lo stesso, è
incredibile, due persone che in realtà sono una sola e che pure
sono completamente diverse. Si accontenta, certo, ha soltanto quello e
le fotografie e un po’ del suo odore conservato tra le lenzuola e
i cuscini, ma c’è differenza. Non può neanche
mostrarlo il dolore, se pure è convinta di non esserne in grado
comunque, ma se volesse apparire più triste del solito dovrebbe
imputarlo alle mestruazioni.
Ci sono granelli di polvere al mattatoio, polvere di un uomo bruciato,
“uno squalo bellissimo”. Un uomo caduto da chissà
dove in quel tempo, per salvare la sua Alisha, per salvare cinque
stupidi ragazzi che di risposte non ne hanno mai avute, neanche quando
i super-poteri erano lontani anni, mesi, settimane.
Di tanto in tanto, lascia scivolare lo sguardo fino agli occhi, quelli
sono identici – magari brillano di meno, e sono bassi e
spalancati più spesso. Simon la scopre e si gira a guardarla,
implicitamente le sta domandando cosa voglia da lui, perché sia
improvvisamente così … perfetta, gentile. Ancor
più irraggiungibile, a ben vedere, anche se gli basterebbe
allungare un dito per sfiorarle i capelli. Alisha sorride, con quel
sorriso che nelle ultime ore ha conservato gelosamente,
l’espressione più felice che riesca a indossare, ancora un
abbozzo, una smorfia, è una sorta di “non ti
preoccupare, non è niente, ti ho solo scambiato per qualcun
altro”.
Ma Simon è sempre Simon, dopotutto, e nella sua mente, ne
“i piccoli gesti di Alisha” annota che qualcosa non va, che
probabilmente sta soffrendo.
(Lui è invisibile, ma vede il mondo più di chiunque altro).
“Ora puoi entrare quando vuoi”.
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