Ehilà!
Ringrazio di cuore chi legge, recensisce, preferisce, segue e ricorda questa storia!
Enjoy the reading,
Biondich!
Con il vento a favore, ambedue i maestosi galeoni filavano rapidi, sferzando le onde e lasciando dietro di sé il ricordo della bestia infernale intrappolata nelle profondità marine, sfumato anch’esso assieme alla spessa caligine che li aveva assaliti nei giorni antecedenti, spossandoli oltre ogni dire.
Joshamee Gibbs osservò a lungo, in silenzio, la ciurma ancora scossa, per poi rivolgere gli occhietti lucidi e sagaci verso la sagoma verdastra che li affiancava, raccomandando ai santi quella buon’anima di miss Bennett che gli aveva lanciato un’occhiata mesta e supplichevole , prima d’essere usata come acconto.
Quelle coste così familiari si facevano sempre più vicine e mastro Ragetti si domandò se non fosse la terra stessa a venir loro incontro, tanto per affrettar la faccenda.
Entrambe le navi, o per obbligata consapevolezza voluta dagli eventi o per semplice scrupolo, furono ormeggiate a terra, con i canapi d’ormeggio, ben tesi e fermi sulla costa.
“ La Perla è ben ancorata, questa volta, signori. Non rischiamo di trovarci senza una nave, intendo. Come di solito, invece, accade, ecco.”- fu ben lieto d’annunciare il quartiermastro, avvicinandosi non senza un po’ di soggezione ai due comandanti (chi più chi meno.)
“ Buono a sapersi, signor Gibbs. Potete andare, adesso.”- lo congedò senza troppe cerimonie Hector, con un sogghigno a sfigurargli il volto. Poi rivolse le sue tutt‘altro che ricercate attenzioni su Sparrow, stranamente quieto, lì accanto a lui.
“ Jack” - sibilò minaccioso, mentre gli occhietti azzurri guizzavano iracondi su quel figuro ch’era la caricatura dell’uomo stesso - “Ci hai trascinati di nuovo quaggiù, sarà bene che tu non ti faccia oltremodo attendere, no?”
“ Si.” - replicò quello, deglutendo nervosamente e mantenendo lo sguardo d’ebano altrove, nel losco tentativo d’estraniarsi da quella scomoda faccenda -“Cioè no. Non ancora.” - prese un lungo respiro, poi sorrise gioviale, mentre gli occhi supplicavano laconici il più vecchio di non far avvenire quello scempio - “Concediamoci ancora qualche istante, ammiriamo questo idilliaco panorama, respiriamo quest’aria così … balsamica. O, beh, soffermiamoci sul panorama e basta, dipende dai gusti.”- storse il naso, quando una folata di vento fece sì che il nauseabondo fetore che aleggiava nell’aria lo travolgesse.
“ Giù dalla nave, adesso.”- comandò serioso Hector, tutt’altro che toccato da quell’implicita richiesta d’aiuto alla Sparrow.
“ Perché non …”
“ Se è una spinta, quella che mi chiedi, sarò ben lieto di accontentarti!”- detto ciò, lo prese malamente per un braccio e lo trascinò lì dove un tempo vi erano i parapetti, sbalzandolo fuoribordo e sghignazzando malignamente, per poi tornare improvvisamente grave, nel suo costante malumore.
Sparrow fece appena in tempo ad aggrapparsi ad una cima e a scivolare impacciato lungo di essa, per poi ritrovarsi a gambe all ’aria, immerso nel pantano.
“ Grazie.”- sbottò più a sé stesso che a Barbossa, rimettendosi in piedi e scrollando gli stivali pregni di fanghiglia e quant’altro e avanzando con passi malfermi verso l’aguzza figura che l’attendeva, rigidamente composta, con gli occhi neri accesi di brace.
“ Vogliamo iniziare?”- tuonò Theodore, sguainando la spada che uscì dal fodero con un sibilo sinistro, tingendosi presto del grigiore plumbeo del cielo che li sovrastava e del verde più vivo della lussureggiante vegetazione che faceva loro da fondale.
“ Altroché!” - plaudì Jack, estraendo la sua, in un sonoro tintinnio di cianfrusaglie, con gli occhi spalancati ed il bianco intorno ad essi che contrastava paurosamente con il nero delle pitture berbere che gli decoravano le palpebre - “ Ma prima, dimmi, Teddy, sono curioso: come ci sei riuscito … con quella cosa là, intendo,” - fece una vago gesto disinteressato con la mano - “ morto non poi così morto e via discorrendo?”
“ Gli unici suoni che da qui in avanti voglio sentire sono il fragore delle nostre spade ed il battito del tuo cuore che si affievolisce man mano, Sparrow!”- la lama di Leroux tagliò l’aria rappresa dell’isola e si accanì su Jack che la schivò appena, per poi oscillare pericolosamente e riassestarsi non senza difficoltà, in equilibrio.
“ Non potevi essere più chiaro!”- sorrise l’ex Capitano , scoprendo un dente d’oro, per poi tentare una stoccata e dare inizio ad un gioco di gambe ammirevolmente agile e capace, da abile spadaccino.
***
“ Hanno cominciato, diavolacci.”- annunciò ben poco convinto Joshamee Gibbs, accostato a quel che restava delle balaustre, mentre in lontananza, le spade mulinavano, paravano, stoccavano e s’infrangevano fra loro, senza lasciare intendere chi avesse la meglio.
“ Avrete modo di compatire il vostro precedente comandante in un altro momento Gibbs, non temete.” - ghignò Hector, gonfiando il petto e spalancando per un istante gli occhietti azzurri. Puntellò la gamba tarlata sul ponte, tirando con disinvoltura un calcio ad un grosso pezzo del parapetto di dritta, per poi rivolgersi a quell’ammasso d’ingrati che si ritrovava per ciurma - “ Signori, a me gli occhi. Siamo qui giunti non per onorare un accordo, ma per quelli che usiamo chiamare i nostri sporchi comodi! Avete voi tutti sentito che la chiave è a bordo di quella nave, non è vero? Ebbene, noi ce la prendiamo a spade sguainate, che gli piaccia o no a quei maledetti francesi. In marcia!”
***
“ Giù dalla nave! Avete sentito il comandante! Recuperate la mappa di Hamlin, non fate prigionieri!”
Il Globo di Atlante fu presto privato di buona parte del suo equipaggio, oscillando silenzioso al debole colpo dei flutti impregnati ancora della paura che aveva regnato sovrana in quel tratto di mare.
Il primo ufficiale lanciò un ’occhiata d’intesa al resto dell’equipaggio, poi guidò la spedizione a discapito della ciurma rivale, incespicando sulla viscida superficie di quell’isolotto maleodorante.
Silenziosi e quatti, i filibustieri francesi si appropinquavano con discrezione, per sortire un attacco a sorpresa agli sventurati pirati della Perla.
Hector Barbossa, a sua volta, guidava, con le labbra piegate verso il basso, in un ’espressione concentrata e sdegnosa, una spedizione contro i pirati della Globe, contando sulla scarsa iniziativa francese.
Ma a metà del cammino, entrambi gli equipaggi dagli sleali propositi arrestarono il loro incedere, sbarrando gli occhi.
Hector gonfiò il petto e guardò di sottecchi ognuno dei presenti, scrutando con attenzione i rivali che a loro volta li osservavano con le sopracciglia aggrottate, interdetti.
Barbossa sbuffò seccato, poi rivolse lo sguardo azzurro e determinato ai suoi uomini che si strinsero nelle spalle, prima di ululare a gran voce e partire all ’attacco dei rivali.
I marinai della Globe, avute le stesse reazioni, si avventarono sugli avversari, senza troppe cerimonie.
“Di grazia, monsieur, cosa accade lassù?”
Al riecheggiare di strepiti e scontri di lame, Eleonore Bennett, compianta prigioniera del Globo, levò gli occhi sul suo carceriere, un uomo alto, calvo, con le labbra sottili che a stento ricoprivano la raccapricciante dentatura marcia e scomposta. Questi grugnì qualcosa, poi tornò ad ignorare la fanciulla indifesa che si era, segretamente, già liberata delle pesanti manette con cui le avevano avvolto i polsi, al momento della cattura.
“ Voi, di bordo! Ascoltate una giovane condannata che sta per capitolare, ve ne prego!” - lo implorò la ladra della Cayenne, con un candido sguardo supplichevole negli occhi d’innocente - “Potrei avere dell’acqua?” - sorrise debolmente, asciugandosi delle lacrime inesistenti dalle guance - “Solo un po’, siate gentile, s’il vous plait …”
L ’omone grugnì ancora una volta, levandosi dalla scomoda panca su cui sedeva, per poi sbuffare sonoramente in segno d’assenso. Trascinò svogliatamente le membra logore, diretto verso la stiva, con due colpi di tosse.
Miss Bennett, lesta e silenziosa, si liberò definitivamente dei ceppi ed attuò il suo piano.
Le spesse travi che facevano da soffitto le garantivano abbastanza spazio per rimanervi arrampicata il tempo di far sembrare la sua un ’evasione magistrale. Si issò alla bell’e meglio e attese in religioso silenzio il ritorno del losco omaccione.
“ Ma dov’è andata …”- il carceriere, di ritorno con dell’acqua e qualche fetta di baguette, posò entrambi sulla panca e aprì dubbioso la cella, grattandosi il capo e ruminando qualcosa che gli era rimasto fra i denti da Dio solo sa quanti giorni. La ladra saltò giù, assestandogli un poderoso calcio fra le scapole e mandandolo a muso avanti contro la parete del loculo; l’omone ricadde a terra con un tonfo sordo, privo di sensi, ed Eleonore Bennett gli sgraffignò chiavi, coltellaccio, spada e pistola, con un sorriso truffaldino sulle labbra, per poi richiudere la cella dietro di sé.
“ Merçì beaucoup”
***
Le spade sibilavano, mentre le lame, all ’ennesimo scontro, vibravano inquiete. Un potente affondo di Leroux, costrinse Jack ad arretrare d’un passo e, ben presto, Sparrow si ritrovò a dover compiere una curiosa piroetta per schivare la stoccata di Theodore.
Un ’abile parata, e la lama di Jack incontrò quella dell’avversario, mulinando, fin quando Leroux non avanzò pericolosamente e, con un colpo di polso, privò il suo rivale dell’arma che si conficcò nella fanghiglia, poco più in là.
“ Un ultimo desiderio, Sparrow?”- ghignò Theodore, sventolando la sciabola sotto il naso di Jack che arricciò le labbra, nervosamente.
“ Parlè?”- tentò lui, allargando platealmente le braccia, con un sorriso nervoso sotto i baffi.
“ Hai già avuto la tua occasione.”
“ Oh, beh, allora …”- detto ciò, Sparrow si voltò indietro e diede inizio ad un’impacciata corsa fra la melma, rischiando più volte di scivolare poco decorosamente a terra.
“ Dove vai! Torna indietro, codardo!”- ruggì Leroux, arrancando dietro quel buon annulla d’un pirata e faticando a mantener saldo l’equilibrio.
La quiete della rigogliosa selva dell ’isola fu bruscamente interrotta dal frusciare smanioso delle foglie, scosse dall’incedere impacciato di Sparrow che si sbracciava correndo e pestando pesantemente il terreno, nel tentativo di creare un diversivo.
“ Sveglia, pesciolino!”- gridò, picchiando le mani sulle cortecce, bussando e strappando erbacce, senza alcun successo.
Scivolò malamente a terra, sdrucciolando nel pantano, immerso nella melma maleodorante che gli impregnò gli abiti e i capelli, avvinghiandoglisi addosso con ostinazione.
Theodore lo raggiunse, correndo di gran carriera, ben attento a schivare le perigliose radici che facevano capolino dalla fanghiglia, vantando un ammirevole equilibrio ed uno straordinario adattamento all ’ambiente che lo circondava.
“ Ora basta, Jack, consegnami la mappa e …”- puntò nuovamente la sua lama contro il volto adombrato di Sparrow, ma, ben presto, la sua attenzione fu catturata da un sinistro scricchiolio ed un fruscio di foglie ben più forte, che proveniva dall’alto. Levò gli occhi verso le misteriose cime di quegli alberi così fitti che disegnavano inquietanti intrecci sopra le loro teste, accecato dalla forte luce biancastra del cielo, che filtrava con difficoltà.
Un secco ruomore di rami spezzati annunciò la caduta d ’un pesante armadio, finemente intagliato, che, ad ante spalancate, gli piovve addosso, imprigionandolo inesorabilmente e mancando di poco la gamba di Jack che si ritrasse d‘istinto, osservando accigliato e affascinato la provvidenziale caduta del pesante mobile, per poi rialzarsi da terra, senza farsi troppe domande, e sbracciarsi nuovamente in una corsa trafelata, diretto verso la costa.
***
George Coventry, sfilata la sua spada dal busto oramai inerte d ’un marinaio francese che ricordava d’aver incontrato durante il suo soggiorno sul Globo, decise di affrettarsi e raggiungere quella nave maledetta quanto prima, desideroso di strappare dalle viscere del galeone Eleonore Bennett, ingiustamente usata come merce di scambio. Schivò abilmente monsieur Bernot, l’imponente nigeriano braccio destro di Leroux, che lo attaccò, sferrando un colpo con una pesante ascia che si scontrò con la sua lama e la spezzò alla base, costringendolo ad indietreggiare, disarmato, e ad aggirarlo. Una potente stoccata di Hector catturò l’attenzione dell’alto sottoposto, dando così occasione a George di affrettarsi verso la Globe, senza aver nessuno alle calcagna.
Si issò silenziosamente sul ponte, guardandosi intorno circospetto e tendendo le orecchie, ronzanti dal fragore delle spade, in cerca d ’un indizio su quanti uomini fossero rimasti a bordo. Non aveva mai visto tutti i membri dell’equipaggio di Leroux.
Fu un rantolo strozzato a cogliere la sua attenzione ed il giovane ufficiale si ritrovò ad impugnare un rampino rinvenuto sul pavimento, mentre attendeva la losca figura che pian piano si issava sul ponte della Globe.
“ Bloody Hell, siete voi!”
“ Bada che lo sapevo da me, che io sono me.”- mugolò Jack, issandosi a fatica, con il fiato corto e la bocca semi aperta.
Un rumore di passi, proveniente dalla porta per i ponti inferiori, fece tacere entrambi e Sparrow fece cenno di non muoversi, assottigliando lo sguardo ed increspando le labbra.
Si avvicinò laconico alla spessa porta di legno e la spalancò con rapidità, facendola sbattere contro lo stipite, con un tonfo sordo.
Una lama sibilò, scontrandosi con il legno del lato interno dello stipite, mancando di poco il naso di Jack che osservò interdetto la spada che gli solleticava i baffi.
Fece poi capolino un braccio, un busto, e ben presto, il viso di Eleonore Bennett, corrucciato in un ’espressione minacciosa e ostile, con gli occhi azzurrognoli guardinghi, ridotti a due fessure, scrutò con diffidenza i due uomini a bordo.
“ Gioia! Ti trovo in splendida forma, mia cara. Così vitale, sembri rinata!”- Sparrow si allontanò cautamente, scostando con l’indice la punta della spada da sotto al naso, poi le sorrise, conciliando tanto così falso sollievo per la salvezza della fanciulla.
“ Voi! Disgustoso, viscido voltagabbane, traditore, buon a nulla d’un pirata!”- ringhiò la ladra, seguitando a minacciarlo con la lama, prendendo fiato, fra un insulto e l’altro, per poi sbuffare sdegnosa.
“ Ah” - Jack arricciò le labbra, rammaricato che il suo charme non l‘avesse salvato da quella scomoda posizione -“Non so perché ma va a finire sempre così.”- disse poi, ben più rivolto a George, con una mano a coprirgli in parte la bocca, sottolineando quanto dovesse essere riservata quella constatazione.
“ Miss Bennett, voi siete salva!”- lord Coventry lo ignorò e posò gli occhi chiari sul viso adirato di Eleonore che non gli riservò un trattamento migliore.
“ E voi!” - la lama vibrò, indignata quanto la sua padrona - “Come osate!”
“ Avete frainteso, siamo qui per …”
“ Per salvarmi, forse?” - sputò la ragazza, osservando entrambi con rimprovero e repulsione - “Costui mi ha quasi condannata a morte e voi vi siete ripromesso di confinarmi in una prigione per il resto della mia vita! Considerate ogni accordo sciolto, d’ora in poi, ognun per sé!”
“ Ellie, cara, mi domandavo se, durante il tuo triste e assai compianto soggiorno qui a bordo, avessi percepito un qualcosa che è qui ubicato.”- Jack, assai più cauto, tentò di rabbonirla, avvicinandosi con passi misurati e incerti e lanciando, di tanto in tanto, occhiate fugaci alla spada ancora per aria, lì a poca distanza dal suo zigomo destro.
“ Fate ancora un passo e, vi giuro, monsieur, di voi non resteranno che pochi brandelli.”
“ Eleonore, aspettate, non avete …”- George si fece avanti, costernato. Comprendeva tanto scetticismo, dopo quanto era avvenuto.
“ L’avviso è ugualmente valido per voi, milord.”
“ Sento meno strepiti e più minacce.”- commentò sovrappensiero Sparrow, guardandosi intorno, per poi tornare a convergere la sua attenzione sulla giovane Bennett.
“ La prigione cambia gli uomini … e le donne, Jack.”- sibilò melodrammatica Eleonore, sospirando sommessamente e guardando in cagnesco i due traditori.
“ Oh, per l’amor del Cielo, avrete passato si e no poco più d’un ora in una cella …”- George trattenne a stento un sorriso, ma lo sguardo truce che la bella fanciulla gli lanciò lo costrinse a cambiar tempestivamente argomento -“Parlavate d’un qualcosa a bordo, poc’anzi.” - mormorò rivolto a Jack.
“ Ha forse a che fare con il vostro ultimo messaggio, poco prima di consegnarmi nelle mani del mio carnefice?”- Eleonore, interessata ad ogni losco affare, tese ben bene le orecchie, curiosa.
“ Lo spero, gioia.” - sorrise Sparrow, spalancando impercettibilmente gli occhi scuri - “Si da il caso che, possibilmente, qui risieda l’ombra d’una chiave, essa medesima in sua propria persona. Questo è quel che sappiamo. Quel che non sappiamo, non sapendo cosa c’è da sapere, è cosa sia l’ombra d’una chiave. Ma siamo qui appunto per venir a capo del problema.”- indicò frettolosamente sé stesso e George.
“ Avevate detto d’esser giunti qui per salvarmi!”- sibilò stizzita la giovane, pestando i piedi sulle assi verdastre del veliero e sbuffando capricciosamente.
“ E così è!”- si sbrigò a rimediare George, dando una gomitata a Sparrow, a cui si smorzò il fiato.
“ Anche!” - rantolò, cercando di parer convincente -“E per chiederti, una volta salvata, se da salvare, di indicarci prontamente l’ubicazione della suddetta chiave, così da poter lasciare la groppa della grossa bestiola su cui passeggiamo, per terre assai peggiori. Or dunque: dov’è la chiave?”
“ Io non lo so. Ma se anche avessi una ancorché minima idea di quel che devo cercare, non vi aiuterei. Non più. Come vi ho già detto, da questo momento ognuno penserà a sé. Perciò, se non vi dispiace, signor Sparrow, voi avete qualcosa che a me interessa inequivocabilmente molto. La vostra bussola: consegnatemela.”- miss Bennett rinfoderò la spada, consapevole di quanto poco fosse perita nell’adoperarla, ed estrasse una grossa pistola, cui caricò per scrupolo il cane.
“ Sparare a due uomini disarmati … interessante.”- Jack si lisciò le trecce disordinate e pregne di melma appese al mento e socchiuse gli occhi, meditabondo.
“ Non uomini qualunque: pirati.”
“ Nulla da eccepire in tal proposito.”- alzò le mani e si strinse nelle spalle, rassegnato.
“ Io eccepisco, invece!” - sbottò spazientito Coventry -“Diamine, io un pirata? Avete idea chi state apostrofando, Eleonore?”
La giovane ladra alzò le spalle in segno d ’indifferenza.
“ La bussola, s‘il vous plait..”
“ Aspettate, Sparrow, non consegnatele alcunché. La vuole per sé.” - asserì George, lanciando un profondo sguardo di sfida ad Eleonore che soffiò come un gatto, a quel nuovo tradimento - “Cercate una chiave, avete detto. So dov’è. O meglio, so chi la cela.”
“ Ah, davvero?” - Jack si voltò a guardalo ed estrasse da sotto la giubba una pistolaccia che caricò e puntò contro di lui -“E dimmi, soldato il cui nome mi sfugge e non m’interessa, per quale motivo dovrei affidarmi a te?”
“ Avevate detto d’esser disarmato!”- protestò indignato il giovane ufficiale, con gli occhi chiari illuminati di repulsione per così scarso senso dell’onore.
“ Pirata.”- si giustificò l’altro, fingendosi costernato -“Fammi strada, figliolo.”
“ C’è una donna; Leroux la tiene prigioniera sulla nave. È lei ad avermi accennato riguardo la chiave, sono certo che ne sappia ben più di noi.”
“ Una donna, dici?”
“ È così. Dev’essere su questa nave per una ragione; l’equipaggio la teme, forse più del capitano stesso.”- George sollevò appena il mento, per niente a disagio, sotto le minacce di ben due pistole. Nessuno dei due avrebbe fatto fuoco. O almeno, se l’augurava.
“ Procedi,dunque, e guidaci alla suddetta signora, senza indugiare oltre, chiunque tu sia!”
“ Bloody Hell, se mi manca ancora di rispetto, giuro che non risponderò delle mie azioni.”- mugugnò seccato il viceammiraglio, avanzando lungo i tetri ponti inferiori. Percorsero gli oscuri corridoi serpeggianti, stretti come il ventre d’un rettile, freddi, dai riflessi verdastri così simili a grosse scaglie.
“ Piuttosto angusto, quaggiù.” - si limitò a commentare Jack, sfiorando una parete e ritirando frettolosamente le dita, ricoperte di qualcosa di orribilmente umidiccio e viscoso su cui non volle indagare oltre.
“ Per di qua”
“ Fermi tutti!” - di fronte all’inquietante entrata della prigione di Medusa, Sparrow si guardò intorno circospetto e si addossò alla parete opposta, annusando l’aria senza alcun reale motivo - “Questa donna cela l’ombra d’una chiave che noi tutti andiamo cercando e la si lascia incustodita, in solitaria solitudine, su di una nave che mette i brividi ai brividi stessi, mentre l’intero equipaggio della suddetta nave non è su di essa, perché impegnato a prendere d’assedio a tradimento la ciurma dell’altra nave, che poi sarebbe la mia, e a nessuno di voi pare oltremodo … sospetto?”
“ Così sospetto che sarete voi il primo a varcare quella soglia, Sparrow.”- Eleonore lo afferrò per la spalla, strattonandolo leggermente e costringendolo ad appropinquarsi all’ingresso.
“ Perché non farlo insieme, dico sempre io, no?”- sorrise Jack, voltandosi a guardarla ed invitarla ad affiancarlo.
“ Dopo di voi, Jack.”- sibilò Coventry, spingendo il pirata dentro l’ampia camera di cui non s‘intravedevano che sagome indistinte, illuminate da poca tenue luce che filtrava dalle fessure nel legno.
“ Ora che ci penso, non era per un duello che siamo giunti fin qui?”
“ Si, beh, quasi, mia ca … AH!”
Sparrow sgranò gli occhi in un ’espressione al limite dell’atterrito e del disgustato, nel ritrovarsi davanti quella sagoma austera e glaciale, contornata di serpi affamate che sibilavano e vibravano, spalancando le fauci, avide di carne.
“ Chi sei tu che osi profanare la quiete del Mare e ad essa qualcosa, ardito, vuoi reclamare?”
“L’ombra d’una chiave, gio … viale signora. Senza ulteriori indugi, la requisisco. Dov’è? O cos’è, scegliete la domanda che più vi aggrada, siamo assai carenti d’informazioni. ”- Sparrow tirò fuori la lingua in un tentativo d‘imitare la danza sinuosa di quelle raccapriccianti bestiole, mentre schivava i rettili che si agitavano, tentando di azzannarlo.
“ Chi sei tu che la chiave vuoi trovare ed i cancelli delle Ombre ambisci a varcare?”
“Presentatevi, by Jove!”- George gli pungolò una spalla, bisbigliando impaziente e trattenendo il fiato, accanto ad Eleonore che osservava ammaliata lo spaventoso contorcersi delle serpi.
“ Capitan Jack Sparrow, in sua scomoda persona.” - l’uomo evitò tempestivamente un serpente più famelico degli altri che si era sporto in maniera oltremodo pericolosa- “Serpenti e serpentelli compresi, voi siete?”
“ Dalla morte sono rinata, è nel sangue la mia chiamata. Un padrone e uno soltanto può gioire del mio canto. La Chiave aprirà i cancelli, così tornerà fra i suoi fratelli.”
“ Donne: fai loro una semplice domanda e ti ritroverai presto tra le vicissitudini della loro intera esistenza!”- Jack sorrise nervosamente e si voltò verso i due compagni, allargando le braccia e stringendosi nelle spalle.
“ Accennò ai fratelli della chiave, anche quando fui io a parlarle. Mi domando se … lasciatemi interrogarla un istante, signor Sparrow.” - George si avvicinò con cautela, prendendo un lungo respiro e deglutendo inquieto - “Madame, siete voi la chiave che andiamo cercando? Siete voi l’ombra d’una chiave?”
“ Temo di non disporre d’un fermaglio abbastanza grande per appenderla alla cintola.”- bisbigliò Sparrow, dando una leggera gomitata nelle costole di miss Bennett e lanciandole un’occhiata d’intesa.
“ Fate attenzione, George!”- sussurrò spaventata la giovane, afferrando il braccio di Jack, lì accanto a lei, e stritolandolo così tanto, per l’apprensione, da costringere l’ex Capitano ad allontanarsi da lei, per riacquistare sensibilità all’arto.
“ So badare a me stesso, miss Bennett, ma vi ringrazio per la vostra inaspettata e tutt’altro che spiacevole apprensione.”- replicò con voce monocorde George, celandole il certo qual gradimento per simili attenzioni.
“ Guarda, marinaio, l’Ombra del mare … e la via tu potrai trovare”
“È un si?”- domandò Sparrow, accigliato e riluttante, facendo capolino da dietro la spalla di Coventry che manteneva a stento un completo controllo di sé, al cospetto di tutti quei viscidi rettili.
“ Può davvero essere costei, la chiave?”- domandò scettica Eleonore, rabbrividendo ad ogni sinistro sibilo che riecheggiava nella stanza.
“ Perché no. Da che mondo è mondo, tu sei tu, io sono io e la signora può essere lei una chiave.”
“ Provate ad usare la vostra bussola, Jack. Punta a ciò che più al mondo desiderate, se non ricordo male.”
Sparrow ponderò qualche istante quel suggerimento che non voleva essere nient ’altro, poi estrasse il prodigioso strumento e lo aprì con fare solenne, per poi richiuderlo malamente poco dopo.
“ Desolato, bel bustino, ma sembra che con me non abbia a che collaborare, questa cosa. È il tuo turno, tesoro.”- e le lanciò la bussola, lasciandola di stucco.
Fra le mani di miss Bennett, l ’ago rimase fermo su sé stesso, dando segno di non voler cooperare.
“ Sacrebleu, non funziona davvero!”- e lanciò l’oggetto a George che l’afferrò prontamente e lo aprì titubante.
L ’ago si soffermò su Eleonore, con spaventosa decisione.
“ Quest’oggetto va dicendo assurdità belle e buone!”
“ Cosa punta?”- la fanciulla si sporse , curiosa di scorgere il quadrante, ma Coventry lo strinse a sé, nervosamente.
“ Te, gioia!”- plaudì gioviale Jack, comparendo dietro l’ufficiale che sobbalzò, visibilmente colto alla sprovvista.
“ Solo perché non desidero altro che farvi processare a Londra!”- replicò stizzito George, chiudendo violentemente la bussola e rilanciandola fra le mani del suo legittimo proprietario.
“ Squisiti bisticci amorosi a parte, ci occorre una soluzione rapida e indolore per uscire di qua. E sull’indolore, non intendo venire a compromessi.” - Sparrow cambiò repentinamente argomento, costringendo entrambi i compagni a convergere le loro attenzioni in sua direzione - “Chiave o non chiave, la signora viene con noi, ma prima …” - il suo sguardo folle cadde su un lembo di stoffa malconcio che giaceva ai piedi d‘una grossa panca grezza. Lo raccolse e lo gettò senza ulteriori indugi sull‘insolita chioma di Medusa, erta di fronte a loro in un’eleganza statuaria, d’un’altra epoca -“Meglio!”
Un torvo rumore metallico, come di un qualcosa che graffiava le assi pietrificate nell ’ampia camera tetra ricolma di quella che era divenuta condensa, a causa d’un innaturale vento freddo, catturò l‘attenzione degli avventurieri.
“ Sentite anche voi quel che sento io, o sento qualcosa che invero non dovrei sentire?”
Gli spessi ceppi nelle celle, animati di vita propria, serpeggiarono minacciosi verso i tre compagni, con le ganasce spalancate che ambivano ad avventarsi su di loro.
“ Bloody Hell!” - George sbarrò gli occhi, quando un paio di grosse manette strisciarono verso di lui - “Via, via di q …”-i ceppi, con un balzo prodigioso, gli si avventarono contro,circondandogli il collo e trascinando l’ufficiale in un’ampia cella che aprì le sua grate, accogliendo il nuovo ospite, e ben presto, lo stesso macabro trattamento ricevettero Jack ed Eleonore.
Ottemperato a i loro doveri, le manette ripiombarono a terra, in un fastidioso clangore metallico, lasciando i tre prigionieri liberi di muoversi nella loro trappola.
“ Non se ne esce?”- domandò titubante Coventry, osservando Sparrow agitarsi e saltellare seccato, con entrambe le mani sulle grate.
“ All’istante!” - Jack si voltò irritato e gli lanciò uno sguardo astioso, poi afferrò saldamente la grossa panca malconcia dietro di loro e, alla vecchia maniera, usò la giusta leva. I cardini s‘indebolirono e ben presto la grata ricadde a terra, con un gran fracasso. Ma poi, anch‘essa mossa da fili invisibili, si risollevò e riprese il suo posto, richiudendo nuovamente i tre malcapitati in gabbia -“Si da il caso che il protrarsi dell’istante prima nominato sarà un po’ meno istantaneo del dovuto.”
“ Lasciate fare a me. Permettete?”- tentò miss Bennett, facendosi spazio fra i due e lasciando tintinnare il grosso mazzo di chiavi che aveva estratto da una tasca dei pantaloni.
“ Orsù, cara, metti in pratica un po’ d’onesta furfanteria e tiraci fuori di qui!”- la invitò a tentare Jack, osservando con apprezzamento che le doti truffaldine di Eleonore potevano considerarsi assai vantaggiose, almeno in quel tetro frangente.
La serratura scattò, ma la porta, ancora una volta, si richiuse violentemente, mancando di poco il naso della ladra che sibilò stizzita.
“ Si fa beffa di noi!”- si lamentò, incrociando le braccia al petto come una bambina alla quale si fosse promesso un qualcosa che mai era arrivato.
“ Tentate un’ultima volta soltanto, mentre noi controbilanceremo la forza delle grate; non sono certo che possa funzionare, ma vale la pena provare, quantomeno!”- suggerì George, preparandosi, assieme a Sparrow, a far leva con braccia, gambe e quant’altro per mantenere la porta aperta abbastanza a lungo da poterne uscire.
La serratura scattò ancora una volta e, con enorme sforzo, i due uomini la mantennero aperta il tempo necessario loro a mettersi in salvo.
“ Or dunque! Lega quella là, prima che ci tiri un altro dei sui giochi mancini, e filiamocela via, finché siamo in tempo!”
“ Avete o non avete sconfitto in duello quel tiranno di Leroux, Jack?” - domandò sospettoso Coventry, avvicinandogli e scrutando il suo volto. Jack tacque, mentre i suoi occhi saettavano in qua e in là, rifuggendo il quesito. “Ebbene?”
“ Non ho.” - sospirò il pirata, con entrambe le mani avanti, quasi temesse di rimetterci la pelle, per una simile affermazione -“Ma non disperate, per il momento. Non ancora, almeno.”
“ Leroux è ancora vivo?”- sibilò nervosamente Eleonore, con gli occhi chiari pronti ad incenerire Jack, non appena l’avesse guardata.
“ Ancora! È ancora di nuovo vivo, si!” - precisò spazientito l’ex Capitano - “Ma sto giusto limando gli ultimi dettagli del mio piano, a questo proposito. Piano che prevede come prima fase l’uscita da quest’accogliente antro dei terrori, se vogliamo. E volendo, muoviamoci!”
Detto ciò, lo sventurato assembramento di avventurieri, seguito dall ’austera Medusa, saldamente stretta con ceppi, cappuccio e quant‘altro, riemerse silenziosamente dalle viscere della Globe, ben intenzionato a non dare nell’occhio più del dovuto.
Jack Sparrow si affacciò cautamente al parapetto ed i suoi occhi scuri guizzarono istintivamente sulla figura appuntita che riemergeva barcollante e furiosa dalla selva di smeraldo, con la spada sguainata che sembrava gridare il suo nome.
“ Bene signori, sarà meglio che le nostre strade di dividano, adesso.” - sussurrò frettolosamente ai compagni, poi tornò a guardare con apprensione la sagoma aguzza che si avvicinava man mano-“Ci vediamo.”
Bisbigliò qualcosa d ’incomprensibile a George, prima d’avviare una corsa barcollante e preoccupata e scendere dal Globo, per andare incontro al suo, ahimè, ritrovato destino.
“ Prendete una scialuppa, miss Eleonore, raggiungete la Perla Nera, sbrigatevi!” - ruggì Coventry, spingendola verso il parapetto di babordo ed incitandola a far presto.
L ’aiutò ad issar lei e la strega che rimaneva impassibile di fronte agli eventi che la vedevano coinvolta.
“E voi, George?”- domandò con apprensione la fanciulla, corrucciando le sopracciglia in un’espressione preoccupata.
“ Devo ottemperare ad una richiesta che potrebbe darci, non so bene come, a dire il vero, un certo qual vantaggio sui nostri avversari Ed ora, se non vi dispiace, devo convergere le mie attenzioni su quei due sinistri energumeni che mi si dirigono incontro.”- George osservò allarmato i due omaccioni francesi che, colto Sparrow nell’atto di scendere, s’erano comprensibilmente insospettiti.
“ Fate … fate attenzione, ecco.”- soffiò la ladra, consegnandogli la spada che aveva rubato, per poi arrossire vistosamente.
“ Ho come il sentore che il compito più arduo sia toccato a voi, miss Bennett. Siate prudente, dunque.”- sorrise George, prima d’allontanarsi per accogliere a dovere i suoi aggressori.
La carrucola della scialuppa s ’inceppò, lasciando Eleonore e Medusa a mezz’aria, mentre sul ponte della Globe infuriava uno scontro che vedeva George destreggiarsi abilmente con i due omoni che sputavano assai di frequente pesanti imprecazioni che persino l’ufficiale inglese era in grado d’interpretare.
“ È bloccata!”- strillò miss Bennett, tentando di slegare le funi troppo tese senza successo.
Lord Coventry assestò un poderoso calcio fra le costole d ’un avversario e si sporse quanto bastava per far si che la lama della sua spada tranciasse di netto le cime e la scialuppa precipitò in mare, accompagnata da un grido atterrito di Eleonore che si ritrovò presto bagnata fino all’osso, ma libera.
Armata di remi, miss Bennett si tirò a sedere su di una traversina e cominciò a remigare diretta verso la Perla Nera, non poi così distante dalla Globe.
Ma nonostante si sforzasse, la barcaccia sembrava non muoversi minimamente e la ladra fu costretta a fermarsi, per riprendere fiato, estraendo i remi dall ’acqua, esausta.
Guardò con diffidenza l ’austera figura che aveva davanti, immobile, che mimava una canzone che la fanciulla riconobbe immediatamente. Si trattava dello stesso cupo motivetto che aveva udito la prima volta che aveva messo piede sul Globo di Atlante. Sbarrò gli occhi, constatando d’aver avuto, a quel tempo, mappa e chiave sotto il naso e di non essersene accorta.
Prese un lungo respiro e ricominciò a vogare, lieta di constatare che la piccola imbarcazione sembrava finalmente ben disposta a muoversi.
Improvvisamente, le acque ribollirono, sballottando la piccola scialuppa che rollò e beccheggiò, mentre raccapriccianti sibili riempivano l ’aria e rivoli d’acqua serpentiformi strisciavano lungo lo scafo, avvolgendo i remi.
Eleonore Bennett li osservò atterrita, alzandosi in piedi e scrollando una pagaia, per poi impugnarla ed utilizzarla come arma impropria contro quelle serpi d ’acqua che sibilavano e si contorcevano, tentando di gettarla fuoribordo.
La fanciulla soffiò, stizzita, e guardò malignamente la strega incappucciata che muoveva quei fastidiosi rettili contro di lei, per poi assestare una poderosa remata contro un aspide più grosso degli altri, che, a contatto con il legno, esplose, irrorando la sventurata donzella.
“ Che diamine, voi signora siete … siete … oh, une sacre peste, parbleu, fichez moi las paix, affreuses betes!”- ruggì spazientita la ladra, colpendo con forza un altro rettile, per poi finire gambe all’aria, mentre un altro rivolo d’acqua le avvolgeva la caviglia, tentando di trascinarla tra i flutti.
***
“ Che mi venga un colpo, quella è …!”- Joshamee Gibbs, intento a far la festa agli avversari sulla costa, strabuzzò gli occhi, quando, dopo aver schivato una potente sciabolata, puntò lo sguardo su di una sventurata miss Bennett che si dimenava, imprecava, assestava remate a destra e a manca, mentre sotto di lei, serpenti d’acqua si annodavano, intrecciavano e attorcigliavano fra loro, nel tentativo di rovesciare la scialuppa.
“ La chiave!” - ringhiò Hector, che aveva abilmente atterrato monsieur Bernot, estraendo la lama della sua spada dal busto del nigeriano, per poi ripulirla dal sangue scuro sulla giubba del cadavere - “Vendete cara la pelle, luridi avanzi d’umanità, e tornate immediatamente alla Perla. Ce ne andiamo!”
Barbossa era certo che di quello si trattasse: quella donnetta impertinente doveva aver trovato l ’ombra d’una chiave e, sorprendentemente, gli si stava dimostrando utile, nel condurla sulla sua nave.
“ E Jack?”- Gibbs indietreggiò, guardandolo per un istante, pur conoscendo la risposta.
“ Il Codice vale soprattutto per lui.”- rispose frettolosamente Hector, facendosi improvvisamente serio, per poi voltarsi a guardare la Perla, bella e maestosa e finalmente pronta a raggiungere la baia delle Ombre.
“ Non è Sparrow quello che si agita laggiù con in mano …”- Pintel levò un braccio accigliato, osservando con aria instupidita l’ex Capitano che si sbracciava in direzione di Leroux, sventolando con zelo un pezzo di carta assai noto.
“ La mia mappa! L’ha rubata!” - ruggì fuori di sé Hector, strabuzzando gli occhi e sputacchiando in qua e in là -“Contrordine! Nessuno si muova da qui, non intendo dar vela senza quel maledettissimo pezzo di carta!”- e detto questo, infilò la sua lama nel torace d’un omuncolo francese che ricadde a terra, con un gemito.
***
“ Fatti avanti, dannato vigliacco! Rendimi ciò che è mio, Sparrow!”
Theodore, postumo dall ’aggressione di un grosso mobile piovuto da chissà dove, digrignò minacciosamente i denti e fece sibilare la sua spada, ben intenzionato a porre fine a quel maledettissimo duello.
“ Desolato, Teddy-bello, ma i benefici delle ombre occorrono più a me che a te, perciò, se vuoi scusarmi …”- sorrise Jack, riponendo la preziosa mappa di Hamlin sotto la giubba sgualcita e fetida. Disarmato, fece un breve inchino, osservando con brama la lama che l’avversario gli sventolava poco lontano.
“ Ne abbisogno anch’io, rendimele!”
“ Col cavolo!”- e, lungi dal rispettare un qualsivoglia regolamento, Jack rotolò su un fianco, evitando una sciabolata di Theodore, per poi dar inizio ad una corsa in circolo, volta unicamente a prender tempo.
“ Oi! - esausto, Sparrow puntò lo sguardo sulla Globe e gridò una parola d‘ordine che aveva concordato con George, prima di scendere dalla nave-“ Sveglia pesciolino!”
“ Che stai facendo!”- ruggì Leroux, tentando d’afferrarlo con un braccio e poi con la spada.
“ Niente!”
Jack schivò prontamente un nuovo colpo di Theodore, per poi rivolgere qualche muta considerazione tutt ’altro che amichevole su Coventry, impegnato, nel frattempo, a tener a bada anche il grosso carceriere di miss Bennett, che si era liberato ed aveva deciso di sfogare la sua frustrazione per la fuga della fanciulla, sul giovane ufficiale.
“ Perché non sento i boom boom?”- mugolò Jack, dando inizio ad una fuga ancor più rocambolesca, scomparendo fra la vegetazione, lasciando dietro di sé una scia di pantano smosso e fetido.
Theodore ghignò malevolo, prima di seguire la preda nella foresta, sibilando a denti stretti - “Strapperò quella maledetta mappa dal tuo cadavere.”
Libero di muoversi e senza più avversari, George Coventry si affrettò a raggiungere i ponti inferiori per dar man forte a quel folle d ’un pirata, caricando i cannoni e accendendo le micce, in un disperato tentativo di creare un diversivo.
Un boato segnò l ’inizio delle esplosioni e ben presto la melma ribollì, zampillando, mentre scure voragini si aprivano, rilasciando un fetore immondo lungo la costa.
La terra tremò, riscossa, dando segno d ’essersi finalmente destata.
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