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Non ci sono più stati commenti ... :( ... spero che almeno Nykyo stia
continuando a leggere! Il prossimo capitolo sarà l'ultimo! Cercate
di lasciarmi le vostre impressioni, prima che finisca di pubblicare :)
Un servo mi preparò un bagno caldo e mi portò morbide
vesti nere di seta e velluto. Dormii in un vero letto e il giorno dopo cominciai
a lavorare al servizio del comandante Leedal---. Mi strappò dai campi
di battaglia, vietandomi persino di allenarmi. Sosteneva che la mia vita
era troppo breve per perdere tempo in un'attività nella quale, anche
il più debole degli Stirpe di Drago mi sarebbe stato sempre immensamente
superiore. Invece mi insegnò a leggere ed a scrivere. Io scoprii in
me una fame di conoscenza che non credevo di avere. Una volta bevuto da quella
fonte non potei più farne a meno. Ogni settimana lui mi dava un libro
da leggere e apprendere e io lo divoravo in ogni attimo di pausa. Studiai
storia, geografia, matematica, biologia, araldica e teologia. Dovevo presenziare
alle riunioni con gli altri ufficiali, per imparare tattica e strategia.
Mi parlava della situazione politica del regno, dei ruoli delle varie famiglie,
delle poste in gioco. Un giorno mi portò una pergamena con un centinaio
di ritratti miniati e pretese che per il giorno seguente fossi in grado di
riconoscerli tutti. Infine mi introdusse alle scienze occulte, per le quali
avevamo entrambi una predilezione. Le miei giornate erano così piene
che riuscii a tenere i ricordi in un angolo buio della mente. A volte venivano
a visitarmi di notte, ma accadeva sempre più raramente. Non soltanto
perchè ero così stanca da sprofondare spesso in un sonno cieco.
Avevo trovato in --- qualcuno che non mi era assolutamente secondo in
intelligenza e che mi superava di gran lunga per cultura ed esperienza. Qualcuno
per cui riuscivo a provare ammirazione e di cui desideravo la stima. Sentivo
una totale comunione di pensiero e di sentimento con quell'uomo che aveva
vissuto una vita così diversa dalla mia. Un uomo completamente opposto
a me per nascita, classe e persino sostanza. La sua presenza scacciava i
miei fantasmi e leniva le mie ferite. Risvegliò la mia voglia di vivere,
mettendomi davanti a sfide continue e abbattè i muri della mia anima,
concedendomi fiducia e rispetto. Appena mi ritenne sufficientemente pronta,
mi affidò i compiti più delicati e cominciò a consultarsi
con me su ogni questione, preferendo i miei giudizi a quelli dei suoi ufficiali.
Passavo le miei giornate con lui servendolo come scudiero, segretario e
consigliere e le notti studiavo per poter soddisfare le sue aspettative.
Per la prima volta vidi un uomo con gli occhi di una donna. Il suo salino
profumo di mare ebbe ragione del disgusto che mi causavano gli altri effluvi
maschili, la sua vicinanza non mi era odiosa come quello di qualsiasi altro,
al contatto con il suo corpo e solo con il suo, non venivo assalita da ondate
di nausea. Un giorno la mia repulsione per gli uomini fu vinta del tutto
e mi scoprii a desiderarlo.
L'interno di un fortino. Il buio è rischiarato dalla luce di
una candela che illumina uno scrittoio in legno su cui è fissata una
carta geografica. Una giovane donna è in piedi di fronte ad essa.
Tiene entrambe le mani appoggiate sul tavolo mentre la studia. Ha un volto
attraente, nonostante il naso aquilino, e un fisico atletico. Indossa comode
vesti in velluto nero e porta i capelli acconciati con cura nella foggia
dei samurai. E' intenta e concentrata mentre studia la mappa. Accanto a lei
un uomo. "Da dove credi che attaccheranno?". La donna indica un punto sulla
mappa "Dai valichi, caleranno su di noi dalle foreste a nord e da qui,
scenderanno lungo il fiume per cercare di accerchiarci". L'uomo le si fa
più vicino e guarda la mappa da sopra le sue spalle "Sì, è
quello che credo anche io. Come organizzaresti la difesa?" La donna si
irrigidisce quando le vesti fluenti dell'uomo la sfiorano. Incosciamente
cambia appoggio sulle gambe, per farglisi più vicino e prolungare
il contatto. Se ne rende conto e si sposta di nuovo, infastidita. Lei non
è debole. Non ha bisogno di un uomo. Non è come sua madre.
"Qui in alto, sopra i valichi, pochi uomini con equipaggiamento leggero.
Arcieri soprattutto." L'uomo si china sulla mappa. Posa una mano sul tavolo,
passando il braccio oltre il corpo di lei. La donna sente il suo calore
attraverso le vesti. Si accorge di aver perso il filo di ciò che stava
dicendo. Chiude un secondo gli occhi. Lei non perde mai il filo dei suoi
pensieri. Soprattutto, non per un uomo. Neanche uno come il comandante. Riprende
a parlare."Il grosso delle forze, invece, le apposterei qui e qui, in modo
da chiudere in una tenaglia quelli che scenderanno lungo il fiume." Alza
il volto verso il suo interlocutore. Torce il busto per poterlo vedere in
viso. L'uomo la sta fissando. La donna vorrebbe che lui parlasse. "Comandante?"
L'uomo le carezza il collo con una mano. La donna si irridisce. Non vuole
che lui rempia i suoi pensieri. Non vuole lasciarsi andare. Non vuole amare.
L'uomo si china e la bacia. La donna si stringe a lui in un abbraccio
spasmodico.
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