The Balck Swan
The
Black Swan
La
ragazza si guardò allo specchio, convincendosi di essere
pronta ad affrontare la scelta che aveva compiuto.
Non
che "scelta" fosse poi la parola adatta, considerando come era giunta a
quel punto.
Era
bella, Elena Gilbert, eppure sapeva che il suo esile corpo avrebbe
contenuto presto la dannazione, per quanto in quell'abito troppo
candido desse l'impressione di essere un magnifico cigno bianco.
Pensandoci meglio oltre ad essere decisamente troppo canidido, era
anche troppo merlettato -per i suoi gusti- e, cavolo, troppo
stretto.
Aveva
i capelli acconciati in stile milleottocento, ricci come quelli
della sua acerrima sosia; a differenza sua però,
lei non aveva
abusato di nessuno che non fosse se' stessa, rimanendo fedele alla sua
idea di integrità. Integrità che però
aveva dovuto
mettere da parte, la piccola Elena, per un fine decisamente
più
grande ed importante della sua libertà, dettaglio che
risultava
infinitesimalmente piccolo ed insignificante rispetto a ciò
che
aveva impedito. Era rimasta fedele ai propri principi, la giovane donna
che sarebbe sempre rimasta tale per...cosa?
Una casa gremita, un sorriso di plastica che si finge di diamante, un
banchetto prelibato, tanti doni da parte di una folla felice e, dulcis
in fundo, un
marito.
Lei,
Elena, che si sposava in perfetto stile 1864,
nonostante fossero ormai nel ventunesimo secolo più che
inoltrato.
Si
dette un'occhiata generale: una cosa blu, una cosa prestata, una
cosa nuova, una cosa vecchia...Le mancava a questo punto solo la cosa
regalata: se lui lo avesse scoperto avrebbe dato i numeri, ma Elena
nutriva ancora speranza che quanlcuno sarebbe
venuto, nonostante tutto.
Si
rese
conto che per certe cose il suo fiancé
-chiamarlo
Promesso Sposo le sarebbe sembrato davvero
troppo antico- era molto più attento ai dettagli di lei e
per un
certo verso anche paranoico: inizialmente erano state le sue attenzioni
a farla innamorare, i suoi gesti carini e le sue manie di protezione
che aveva trovato così
romantiche...Ma
ben presto le sue paranoie possessivo-ossessivo-compulsive si erano
rivelate tutt'altro che carine, fino ad arrivare qui, in una stanza
lasciata vuota, di fronte ad uno specchio, con un pomposissimo abito
nuziale fasciato sul corpo.
Il
fatto della gelosia lo aveva sopportato fino ad un certo momento, aveva
tutti i diritti di "rivendicare"
una sorta di possesso nei suoi confronti, ma arrivare al punto di
comportarsi da...
Elena
scosse la testa, cancellando quel ricordo dalla sua memoria e
tentando di trovare un lato positivo in tutta quella sfarzosa
pagliacciata.
Si
lisciò le pieghe del largo abito con centinaia di strati di
tulle degno di una principessa Disney quando la sua attenzione fu
catturata dall'anello, quel grosso brilocco di diamante scintillante
che faceva bella mostra di sé al suo anulare sinistro - come
da
tradizione italiana. Ricordava bene come lui glielo avesse
dato,
con un romanticisimo che francamente Elena non si aspettava
più
dopo tutto ciò che era successo, e ricordò di
come quel
giorno -di parecchi mesi prima- avesse compreso di aver sbagliato
davvero
tutto nella sua vita, fin dal principio. Ed ora, sentendosi solamente
la copia di se' stessa, sperava che quel giorno terminasse mettendo la
parola "Fine" ai suoi sentimenti e anche alla sua attuale
natura.
Sembrava
proprio un bel cigno bianco, Elena, con tutto quel
tulle, i pizzi, i merletti e solo lui sapeva cos'altro, ma scosse la
testa, odiandosi profondamente.
Per
quanto si ricoprisse di stoffa perlacea, in fondo -nelle
profondità di se' stessa esplorate solamente da qualcun'altro- sapeva
di essere un cigno nero.
Quando
Katherine aveva fatto la sua comparsa in città pensava di
aver trovato il suo opposto, il suo Mister Hyde personale, il suo
"double-dealer", il suo cigno nero.
Ma
la realtà era piuttosto distante da quella: lei stessa era
la
propria antitesi e solamente ora si rendeva conto che per quanto lei
fingesse di essere la vecchia Elena, l'Elena pura, semplice, delicata e
fragile come le foglie d'autunno, era cambiata. Perchè lei,
a
differenza di coloro che la circondavano in modo più
stretto,
poteva ancora cambiare nella sua mutevole natura umana e ciò
era
accaduto, nonostante il suo adorato fiancé
adorasse
l'idea che lei fosse la bellissima rosa rossa alla quale deve essere
impedito appassire custodendola dentro una teca di vetro.
Ma
la realtà era nuovamente piuttosto distante da quella: il
gelo invernale era pentrato, facendosi sempre più spazio
nelle
sottili intercapedini di quella casa trasparente che era
stato il
loro amore, e l'aveva avvolta con la sua freddezza, avvizzendola e
rendendola diversa. Perchè si sa, il freddo penetra
all'interno
della ossa, e così era stato per lei, rosa rossa, e se
inizialmente aveva combattuto difendendo strenuamente quella che
riteneva la sua perfezione, era stata poi lei a lasciare che la
tormenta gelida sgretolasse a mano a mano il diamante protettivo che si
erano costruiti intorno, fino a farsi avvolgere completamente
da
qualcos'altro,
dimenticando quanto bene un tempo fosse stata al riparo dalle
intemperie.
Le
intemperie le erano sempre piaciute, come aveva dimostrato la sua forza
d'animo in situazioni passate non certo piacevoli, ma lui era stata la
sua più grande intemperia: l'aveva avvolta con le sue lunghe
mani ghiacciate, assuefacendola al suo tocco mortale, un tocco che ora
bramava ancora con lo stesso bruciante calore di prima.
Una
folata di vento nella stanza e la presenza di qualcun
altro
lì dentro la fece sentire improvvisamente bene.
"Damon",
mugugnò senza voltarsi verso di lui, guardandolo attraverso
lo specchio.
Lui
non disse il suo nome, non era ancora pronto: era passato parecchio
tempo dall'ultima volta che lo aveva fatto, e sarebbe stato un duro
colpo sentire quel suono cristallino e così carico
di
significato espandersi nella stanza vuota. "Sono qui per te",
evitò di aggiungere un "come promesso", tentando di
dimenticare
il loro ultimo giorno insieme.
Sorrise
debolmente quando vide l'espressione di Elena indurirsi, quel
viso che solo lui aveva conosciuto. "No, Damon", lei invece non faceva
che ricordare, che riportare alla mente il suo nome, quel nome che
aveva custodito per tutti quei mesi di lontanaza nei sogni, strozzato
nella gola mentre era fra le braccia del fratello, soffiato insieme
all'anidride carbonica di ogni suo respiro. "Sei qui per te.
Adori
ancora vedermi soffrire."
Il
loro era stato un rapporto conflittuale fin dall'inizio, e lo era
diventato sempre di più: era qualcosa di ossessivo,
maniacale ed
incredibilmente autodistruttivo. Ma era per questo, forse, che sarebbe
stato inscindibile per il resto dell'eternità.
"Anche
tu sei qui per la stessa ragione, mi pare. Per vedermi
soffrire." Damon pensò che non si toccavano più
da...circa un anno esatto. Era passato un anno da quel bacio d'addio
che lui le aveva riservato, il loro primo ed ultimo vero bacio. Forse
quando si dice "l'inizio della fine" si intende proprio questo: il
momento esatto in cui la situazione raggiunge il culmine, cominciando,
e poi decadendo sequenzialmente, a velocità supersonica,
fino a
farti schiantare al suolo. Il loro inizio era stato la loro fine, fine
costante e perpetua. Si avvicinò di un passo, il corvo nero,
senza smettere di guardarla riflessa. I loro occhi incatenati anche
attraverso la fredda superficie di vetro riflettente. "Sei
così..."
"Candida?",
continuò lei, una punta di disgusto nella voce che a
Damon non sfuggì: non erano poi così diversi,
loro due,
entrambi divisi in due nature non sempre in grado di controllare. Damon
annuì. "Appropriato al mio fratellino, direi"
"Credo
di sì. Vi siete già rivisti?"
"Io
ho visto lui, ma non sono in grado di sopportarlo oltre. E' euforico."
Elena
alzò gli occhi al cielo, passandosi una mano sul viso,
segno che ormai era giunta al limite di sopportazione. "Non me lo
ricordare, ti prego. E' talmente preso da non rendersi conto che sto
seriamente iniziando ad odiarlo."
Lui
alzò un sopracciglio, un pizzico di soddisfazione negli
occhi cerulei e più vitrei dell'ultima volta in cui Elena li
aveva visti. "Pensavo lo odiassi da più tempo", disse
facendo
riferimento ad eventi passati, a quel famoso giorno di svolta del loro
triangolo amoroso in cui Elena aveva dovuto scegliere. Stava facendo
tutto questo per lui, per salvarlo dal suo stesso fratello,
eppure non riusciva a non odiarla per averlo anteposto a lui: sarebbe
morto molto volentieri per lei, e sarebbe sempre stato così,
fino alla fine dei suoi giorni. Sarebbe morto per un secondo con lei,
figuriamoci per un giorno. Elena respirò a pieni polmoni.
"Lo
facevo, ma se possibile la situazione va peggiorando. E la cosa
incredibile è che a lui non importa", disse stancamente la
ragazza, prendendone coscienza per la prima volta.
"Ti
ama", ammise Damon, abbassando lo sguardo. La donna si voltò
verso di lui, con un'espressione sicura dipinta sul volto.
"Non
ha ancora realizzato di non amarmi. Il che è tutta un'altra
storia."
Damon
alzò lo sguardo su di lei, bianca e bellissima, nera e
crudele al tempo stesso.
"Ma
te lo sposi comunque." Elena si stupiva ancora di quanto il vampiro
potesse essere cocciuto ed ostinato nel desiderarla per se' nonostante
le implicite -anzi, nemmeno poi tanto implicite- minacce di Stefan. "Me
lo sposo, sì, e sono stanca di ripeterti il
perché."
Lui
ghignò, perché sapeva che al suo cigno nero
quelle
attenzioni che lui le riservava piacevano. "Piuttosto che vederti
salire su quell'altare con lui ti ucciderei, Elena."
Lei
fece un passo verso di lui, di riflesso a quello del vampiro.
"Piuttosto che vedermi salire su quell'altare con te mi ucciderei, Damon."
"Quindi
è ufficiale, vi sposate", si erano avvicinati di un
altro passo, magneti, elementi chimici che reagiscono insieme.
"Speravi
ancora di no?"
Lui
estrasse una scatolina nera dalla giacca di pelle, sua fedele
compagna di avventure, non proprio adatta ad un matrimonio ma di certo
adatta a colui che solo non è stato invitato. "Speravo di
sì così da linerarmi
anche della
Elena che conoscevo."
"Bene",
commentò Elena, sapendo che aveva ragione. Sarebbe stata
una nuova Elena rispetto a quella che lui aveva amato, eppure sarebbe
stata anche più vicina a lui, uguale in tutto e per tutto a
lui.
Lui
alzò le mani, esasperato. "Bene!"
"Non
diventare emotivo, sai che può sentirti." Elena aveva
acquisito una certa freddezza, constatò il vampiro, forse
anche per merito suo.
"Lo
so, ma ormai è consapevole del fatto che resterai per sempre
il mio cigno nero, così come per lui non sarai mai
più il
cigno bianco che oggi è convinto di sposare."
Damon
le sorrise debolmente, malignamente soddisfatto della
veridicità delle sue parole. Elena allungò la
mano
olivastra verso quella pallida tesa di lui, che lasciò
cadere il
cofanetto sul suo palmo con un gesto secco. "Grazie di avermi portato
un regalo", disse aprendo il cofanetto e trovandovi all'interno un
anello nero da pollice -come quello che Elena notò a
quello del vampiro- posato su bianca stoffa di raso. "Una promessa
è una promessa, Elena." Rispose
lui, prendendolo e infilandolo alla mano destra della ragazza, come una
fede, ma sbagliata. "E' bellissimo..."
"Come
me", disse lui ammiccando e facendo sorridere Elena per la prima volta,
quel giorno.
"Non
cambierai mai", constatò la ragazza, ormai una donna,
affondando nell'azzurro dei suoi occhi.
Lo
sguardo di lui si indurì. "Fra poco nemmeno tu", le prese
delicatamente la mano e vi posò un bacio sopra, delicato e
bruciante come un tempo.
Elena
fremette, e gli fissò il polso, domandogli con uno sguardo
un ultimo favore prima di andarsene via di nuovo per chissà
quanto.
Lui
fece spuntare i canini e si morse, porgendole le vene lacerate,
sulle quali lei si gettò avidamente. Il suo sangue dolce e
con
un sapore forte le era mancato, forse anche di più della sua
semplice presenza fisica vicino a lei.
Eccolo,
il mio cigno nero, si
ritrovò a pensare Damon, mentre la vedeva e la sentiva
deglutire
il suo fluido vitale, sporcandosi di esso i lati della bocca
già
rosea e perfetta. Era il loro primo contatto fisico, e lui non avrebbe
saputo immaginare niente di meglio come addio: Elena che lo accoglieva
in se' e che diventava come lui grazie a lui.
Lei
si staccò da lui di botto, pulendosi precipitsamente per
tornare ciò che tutti si aspettavano.
"Ti
rivedrò, dopo oggi?"
Lui
le aveva sorriso enigmaticamente, come faceva spesso. "Venti passi
prima dell'alba, bambina."
Lei
aveva sorriso di rimando. "Come ai vecchi tempi, eh?"
Lui
era andato verso la finestra alta scostando le tende. "Io sono
i
vecchi tempi", ed era scomparso in un vento raggelante così
come era venuto.
Jenna,
con una puntualità degna di un orologio svizzero, aveva
fatto la sua comparsa per aggiustarle il trucco.
Adesso
-con Damon a scorrere dentro di lei- sorrise di fronte allo
specchio, cigno infelice, pronta ad incontrarlo "venti passi prima
dell'alba", come soleva dirle un tempo. Forse poteva resistere
un'eternità accanto a Stefan: con lui non c'era mai stato
nulla
da combattere, non c'era mai stata quella sensazione di riflesso
guardando i suoi occhi verdi e rassicuranti. Lui era la sicurezza, era
il giusto, colui che tutti avrebbero sempre accettato.
Lui
sarebbe
stato la metà perfetta della sua mela probabilmente per
sempre.
Peccato
che a sua
"insaputa" lei fosse diventata un'arancia.
Lei,
Elena, il cigno nero.
Angolo Autrice:
Bene, se
siete arrivati fino a qui significa che non avete sclerato leggendo
questa Shot xD
E'
forse la più enigmatica, delle tre che ho postato, e anche
la più esagerata e lontana da quelle che sono le prospettive
del telefilm, ma volevo scrivere qualcosa di...strano e anche cattivo
(chiedo scusa a tutte le Stelena di questo mondo).
Direi
che c'è qualcosa da mettere in luce.
Punto
primo: ovviamente Elena e Stefan si sposano ma in circostanze alquanto
dubbie, che inizialmente avrei preferito non lasciar trapelare per
niente, ma dovevo dare anche solo un accenno di quello che
nella mia mente malata si è costruito. Come probabilmente
avrete capito (se non sono pessimissima nello scrivere) il rapporto tra
Damon ed Elena è cresciuto parecchio, e Stefan, geloso in
modo folle, ha praticamente dato un ultimatum ad Elena, che pur di non
far fare una brutta fine a Damon, a preferito fare la brava ragazza e
rimanere con lui.
Punto
secondo: il rapporto tra Damon ed Elena non è propriamente
come quello del telefilm, nè penso come quello dei libri
(che in tutta sincerità non ho letto perchè ho un
profondo astio per le protagoniste bionde, chiedo scusa xD). E'
contorto e tira fuori il "peggio" di Elena, elemento che volevo
sottolineare con il titolo "The Black Swan", film che mi è
piaciuto moltissimo e che consiglio di vedere. Elena non è
solamente la brava e docile ragazzina che vediamo -o leggiamo- ma deve
avere come tutti noi un lato oscuro a cui ha accesso -per come l'ho
vista io- solo Damon, forse per il fatto che il suo lato buono
è accessibile solo ad Elena.
Punto
terzo: come detto nella Shot, questi due sono autodistruttivi, e se da
un lato non vorrebbero che stare insieme, combattono strenuamente per
"resistersi" a vicenda. Se da una parte Damon non riuscirebbe a vederla
fra le braccia di suo fratello, Elena sa benissimo che fra le braccia
di Damon finirebbe per impazzire completamente, lasciandosi dominare da
quel Cigno Nero che nessuno -a parte Damon- conosce e ama.
Punto
quarto: "Venti passi prima dell'alba", ovvero Twenty paces at dawn,
è un'espressione incredibilmente poetica a mio parere che
dicevano i gentiluomini riferendosi al duellare. Essi si incontravano
al sorgere del nuovo giorno, prima che sceriffi o simili potessero
interroperli, e i venti passi sono quelli che contavano prima di
voltarsi e sparare con la rivoltella. Non so bene neanche io cosa ho
voluto dire con quella frase, ma suonava bene e ho una mezza idea di
scrivere un'altra shot chiamandola appunto Twenty paces at Dawn per
cercare di spiegarvi meglio alcune dinamiche che ci sono nella mia
testa. Che ne pensate?
Dopo
questo sproloquio, chiedo scusa e...
Hope
you liked it (:
-Alexys-
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