»Restless
Heart Syndrome
I've
got a really bad disease It's got me begging on my hands and
knees
Take
me to the emergency
Cardia
cercava di soffocare dei gemiti in un rantolo, mentre le sue dita
afferravao spasmodicamente il leggero tessuto della tunica che
indossava, tirandolo con forza all'altezza del petto. All'altezza del
cuore.
Il Cavaliere d'Oro dello Scorpione non aveva mai ammesso nemmeno a sé
stesso di essere malato, di essere in qualche modo più debole
degli altri Saint a causa del difetto cardiaco che lentamente lo
leniva da dentro. Ma ormai il dolore era troppo da sopportare, le
fitte al petto si facevano ogni minuto più intense, le mani e
le ginocchia gli tremavano violentemente senza che queste ultime
potessero fare qualsiasi cosa per sorreggerlo. Si era infatti
accasciato contro una colonna, le gambe gli erano cedute, e il suo
viso era imperlato dal sudore che gli colava rapidamente dalle
tempie. Strinse i denti mentre il suo cuore pulsava sempre più
violentemente, strappandogli un altro mugolio di dolore tenuto a
stento tra le labbra.
Sentiva l'acre e salato
sapore del suo sudore sulla bocca serrata, ma al momento non gli
importava nulla.
Non sentiva realmente nulla
se non quel lancinante e doloroso battito del suo cuore.
Somebody
take the pain away it's like an ulcer bleeding in my brain Send
me to the pharmacy So I can lose my memory
Battito,
battito,
battito,
battito.
Respiro.
Battito...
Un altra fitta straziante
gli lacerò il petto e al contempo l'animo. La sensazione di
vuoto che Cardia provò in quel momento lo fece ancora più
sprofondare in quella che sembrava una lenta ed infinita agonia. Il
respiro sembrò improvvisamente venirgli a meno, e si rese
conto che in quel momento forse era realmente prossimo alla morte. In
quell'istante desiderò solamente che il suo cervello si
scollegasse. Come la fiammella di una candela che si spegne in un
secondo, grazie ad un lieve e semplice soffio di vento, così
anche lui voleva smettere di provare qualsiasi sensazione, di modo
che anche il dolore si estinguesse. Non avrebbe mai smesso di
combattere contro un nemico prossimo a ferire la sua dea. Ma davanti
a quell'oscuro malessere che lo corrodeva da dentro, come il più
pericoloso dei parassiti, si sentiva del tutto inerte.
E, in quel momento, Cardia
si chiese se le stelle dello Scorpione e la sua amata Dea Atena non
lo avessero abbandonato al suo destino, in balia di quella malattia
cardiaca che lo conduceva lentamente alla morte.
«...dia?
Cardia!»
Si
sentì scuotere lentamente, percosso con insistenza da delle
febbricitanti mani preoccupate, mentre una voce angosciata lo
chiamava ripetutamente. Fino a quel momento il mondo era stato
colorato solamente col nero, ma lentamente, man mano che riapriva
stancamente gli occhi tutto riacquistava i suoi colori, anche se
appariva ancora tutto sfocato alla sua vista. Non si era nemmeno reso
conto di aver perso i sensi, e ora il suo corpo stanco e provato
giaceva inerte tra le braccia tremanti di Degel dell'Acquario. Il
Saint dell'Undicesima casa lo fissava con i suoi occhi verdi,
illuminati da una strana luce, il suo volto rilassato in un
espressione sollevata. L'armatura dorata del suo compagno luccicava
sotto i fievoli raggi solari che penetravano all'interno dell'Ottava
Casa, mentre il suo elmo e i suoi fini occhiali da vista erano stati
gettati sul pavimento accanto a loro.
«Degel... che è
successo?» domandò spaesato, poi si soffermò a
fissare il volto di quello che, per molti anni, aveva considerato il
suo unico amico e sogghignò divertito. «Ehi, è
raro vederti in ansia per qualcuno, ghiacciolino!» sbottò
poi, mentre il Cavaliere dell'Acquario storceva il naso indispettito.
«Ovvio, si sentivano le tue strazianti urla fin dalla Casa dei
Pesci, e probabilmente anche Shion le ha sentite. É normale
che ci siamo preoccupati, ma io dovevo già scendere per andare
a compiere una missione per conto del Gran Sacerdote, quindi sono
venuto a controllarti mentre passavo...» asserì
freddamente, socchiudendo gli occhi. Era normale invece che Degel si
dimostrasse sempre così distaccato nei suoi confronti, eppure
Cardia vi ci si era affezionato quasi come un fratello, e sapeva che
per l'Acquario l'affetto era reciproco e che non era tutta la verità
quella che gli aveva appena raccontato, ormai lo conosceva bene.
«Che
ti succede, Cardia?» domandò il Saint di Aquarius. Il
tono freddo della sua voce non riusciva a nascondere una nota
preoccupata, mentre gli rivolgeva quelle domande. «Non lo vedi?
Non sto affatto bene...» il respiro dello Scorpione non aveva
mai cessato di farsi sempre più affannoso. La testa gli
girava, e il dolore che il pulsare del suo cuore gli provocava era
tale che pensava di perdere nuovamente i sensi di lì a poco.
Come se un immenso buco nero lo stesse lentamente risucchiando
nell'oblio.
Degel
non rispose, ma silenziosamente e con discrezione gli infilò
la mano sotto la sua tunica, ormai del tutto bagnata di sudore. Il
Cavaliere di Scorpio sussultò a quel tocco, non solo per via
del pressoché inesistente calore del palmo dell'altro.
«Cosa
stai...?» domandò spaventato e dolorante, ma il compagno
gli chiese di fare silenzio, mentre chiudeva le palpebre.
«Cerco
di aiutarti... e capire cosa ti affligge.»
I'm
elated Medicated Lord knows I tried to find a way to run away
«Tachicardia...»
«Dimmi?»
Degel
alzò un sopracciglio, guardando il Cavaliere dello Scoprione
di sottecchi, e questo capì che forse non era una battuta
appropriata in quel momento.
«Il
battito del tuo cuore è fin troppo accelerato, Cardia. È
come se stesse per collassare a momenti...»
Cardia
aveva notato che non c'era più solo freddezza e preoccupazione
nel tono della voce del suo compagno, ma si era aggiunta una velata
angoscia e lo Scorpione non tardò molto a decifrarla, anche
perché il suo intuito aveva capito cosa gli stava accadendo
già da prima del Cavaliere dell'Acquario. «Lo so che sto
morendo: non c'è bisogno di tanti giri di parole!»
Degel
rimase spiazzato a quelle parole. Aveva perso quel suo carisma che lo
aveva sempre contraddistinto come uno tra i più seri e ligi
Saint di Athena.
«Non
devi angustiarti per me, Degel: convivo con questa malattia fin dalla
nascita, e ho sempre cercato di nasconderla a tutti, cominciando a
negare la sua esistenza anche a me stesso. Ma sapevo che prima o poi
sarebbe giunto il momento di fare i conti con essa...»
Stancamente
si lasciò andare tra le braccia dell'Acquario. Sembrava ormai
un mero fantoccio, la sua pelle era pallida e gli arti giacevano
abbandonati lungo il pavimento. All'improvviso la mano gelida di
Degel gli apparve piena di umano calore.
«Non
dire scemenze! Non sono affatto preoccupato per te, e in secondo
luogo tu non morirai.»
Fu
stavolta Cardia ad alzare debolmente un sopracciglio con scetticismo.
Sapeva che il compagno era molto erudito, ma non era abbastanza.
Nessun medico era stato capace di curarlo, alcuni non avevano nemmeno
capito perché il
suo cuore fosse così debole e provato. E in quel momento,
quando ormai sentiva il suo cosmo spegnersi, Degel lo rassicurava
sul fatto che avrebbe potuto assistere alla prossima alba! Si sarebbe
sentito preso in giro, e avrebbe controbattuto alle parole del Saint
dell'Undicesima Casa se una nuova fitta dolorante non gli avesse
percosso lo sterno, schiacciandogli i pomoni privandolo dell'aria. Si
dimenò in un rantolo, troppo attaccato alla vita per perderla
in quel frangente: non aveva ancora fatto nulla nella sua giovane
vita degno di nota, né aveva fatto il suo dovere proteggendo
la dea e dimostrandole quanto fosse la sua devozione.
Si
maledisse, maledisse il corpo debole che non lo rendeva un degno
Cavaliere d'Oro e il suo cuore così fragile da non sembrare
quello impavido che si confà al Saint dello Scorpione.
«Cerca
di resistere ancora qualche secondo!» lo intimò l'altro
Saint mentre nuovamente il dolore sembrava talmente intenso da fargli
perdere una seconda volta i sensi. Vide il viso crucciato di Degel
contorcersi in una smorfia, le sopracciglia contratte e i denti
serrati in un morso il suo labbro inferiore, che era diventato rosso
come il sangue che di lì a poco sarebbe sgorgato. Quel volto
sempre più affaticato si faceva opaco man mano che i secondi
passavano. Non c'era più niente da fare, pensava Cardia. Ma
proprio quando gli vennero in mente quelle parole, qualcosa nel suo
corpo cambiò. Sul suo petto, dove con forza l'Acquario premeva
contro la sua mano, la pelle si fece fredda e dolorante, come se
migliaia di aghi di ghiaccio lo stessero penetrando fin nelle carni,
per poter raggiungere quel muscolo che batteva inesorabile
all'interno in maniera fin troppo accelerata. Gemette, soffrendo a
causa di quel suo cuore malato e di quel ghiaccio che gli faceva fin
troppo male. Ghiaccio che, lentamente, sentì percorrere
insieme al sangue le sue vie cardiocircolatorie, fino a raggiungere
il cuore. Il freddo che provò in quel momento gli smorzò
il fiato, e per un attimo sentì la ragione venirgli meno,
sprofondando di nuovo in quel buio catatonico in cui il dolore lo
faceva sprofondare.
Degel
tirò un profondo sospiro di sollievo, rilassando tutti i suoi
muscoli tesi, quando vide gli occhi di Cardia riaprirsi lentamente.
Per la seconda volta nell'arco di pochi minuti. Si stupiva sempre di
quanto la presenza dello Scoprione gli cambiasse letteralmente tutti
i connotati, senza spiegarsene la ragione. Vederlo vivo fu per lui
quasi la gioia più grande: non era certo che la sua bara di
ghiaccio potesse rallentare il battito del cuore di Cardia,
congelandolo. Se qualcosa fosse andato storto, nella sua mera teoria
messa in pratica in pochi secondi a causa della sua impulsività
e dal fatto che non voleva vedere il compagno morire, probabilmente
sarebbe stato lui l'assassino del Saint di Scorpio.
Cardia,
dal canto suo, era ancora affannato ma sentiva che il dolore al petto
si era affievolito, se non forse addirittura scomparso. Guardò
incredulo il Cavaliere di Aquarius, per poi rivolgergli un tiepido
sorriso.
«Che
cosa mi hai fatto?»
«Niente
di straordinario, solo non potevo vedere un mio compagno Cavaliere
morire tra le mie braccia. Tutto qui.» Degel si alzò
lentamente dalla sua posizione, appoggiando delicatamente il
Cavaliere dello Scorpione contro il gelido pavimento di pietra del
tuo Tempio. Si sistemò il mantello bianco dietro le spalle con
un gesto elegante, fin troppo a detta di Cardia, poi lo guardò,
accennando un sorriso.
«Ora
devo andare a svolgere il compito che il Gran Sacerdote mi ha
affidato.» si congedò con un cenno del capo, ma prima
che l'Acquario potesse continuare a percorrere quella casa per
dirigersi a quella della Bilancia, Cardia lo fermò prendendolo
per il polso. Era straordinario come ora il suo cuore battesse
regolarmente, come mai aveva fatto prima di allora, e la forza che
aveva ritrovato nel suo braccio gli sembrò quasi innaturale,
mentre teneva fermo Degel.
«Non
vorrai già andartene! Mi hai salvato la vita, e te ne vai
così? Permettimi almeno di ricambiare il... favore!»
Cardia
non capiva perché Degel si isolasse così dal mondo,
con quel suo sguardo freddo e tagliente che feriva tutti. Tranne lui.
Lo Scorpione, benché non comprendesse il motivo per cui
Aquarius avesse un carattere così introverso, lo rispettava e
gli rimaneva accanto, cercando di farlo sorridere ed essere per lui
un buon amico. Ora che lui aveva debellato la sua malattia non poteva
rimanere seduto per terra fissandolo andar via.
«Almeno
lasciati offrire qualcosa a Rodorio prima di partire!»
«Non
importa di venire ricompensato: mi basta solo che tu sia vivo,
Cardia.» replicò freddo Degel, ma Cardia mentre si
rialzava a stento, aiutandosi appoggiando il palmo della mano contro
la colonna al suo fianco, rise beffardo.
«Allora
vai: ma sappi che Cardia dello Scorpione ripaga sempre i suoi
debiti!»
Era
vero. Non avrebbe mai permesso a nessuno di fargli del male. Sarebbe
sempre rimasto al suo fianco, lo avrebbe affiancato ed appoggiato e
sarebbe stato la spalla su cui appoggiarsi quando si fosse ferito.
Chiuse
gli occhi, appoggiando il palmo della mano contro il suo petto.
Respiro.
Battito.
Battito.
Respiro.
Battito.
Era
la prima volta che il suo cuore batteva così armoniosamente,
senza dolergli in corpo.
I'm
a victim of my symptom I am my own worst enemy You're a victim
of you're symptom You are your own worst enemy Know your enemy
Disclaimer:
Autrice:
Aquarius
Song:
Restless Heart Syndome dei Green Day
Manga
di proprietà esclusiva di Monsieur Masami Kurumada e
Madamigella Shiori Teshirogi
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