Capitolo 26- Death or Life
Devo
chiedervi immensamente scusa, non pubblico da mesi, per la precisione due mesi e
quattro giorni. Non so come chiedervi perdono, ma ho avuto le mie ragioni. Non
starò qui a rendervi partecipi delle mie belle cose, perchè non è il caso.
Però non ero dell'umore adatto per scrivere, scusatemi.
Ora non
vi abbandonerò più.
Questa
fic è quasi finita.
Se vi
interessa ne ho scritta anche una su lost.
Capitolo
26- Death or Life
La mattina dopo Lily entrò velocemente
nella cella di James, gli puntò la bacchetta contro e urlò:
“Avada….Avada….Avada”.
Ma non riuscì a finire di pronunciare la
formula dell’anatema. Cadde sulla ginocchia, tremando come una foglia.
James la guardò compassionevole, e disse:
“Perché non riesci ad uccidermi?”.
“Non lo so. Sono anni che ti voglio
uccidere, e ora che posso farlo, non ci riesco”.
Lily non attese un secondo di più, e
ancora come la sera prima corse via, e si ritirò nelle sue stanze personali.
C’erano due motivi per cui non poteva uccidere James Potter. Il primo era che
non voleva diventare la puttana di Lord Voldemort, e la seconda era perché
rivedere James Potter aveva risvegliato in lei sentimenti che credeva sopiti nel
suo cuore di Mangiamorte: in realtà non aveva mai smesso di amarlo, e ucciderlo
sarebbe stato come uccidere una parte di se stessa.
Comunque l’avrebbe fatto. Avrebbe ucciso
James Potter. Un Mangiamorte era tale perché non aveva sentimenti, e lei non ne
doveva avere.
Un Mangiamorte venerava il suo signore
persino più di se stesso, e lei avrebbe avuto l’onore di essere totalmente sua.
Doveva esserne felice.
Corse di nuovo nella cella di James, con
gli occhi chiusi, la bacchetta saldamente in pugno. Stava per pronunciare
l’incantesimo, ne era assolutamente convinta, quando sentì James parlare:
“Finalmente sei arrivata ad uccidermi. Lo sento, ora ne sei convinta. Fammi dire
solo una cosa”.
“Qualsiasi cosa tu mi dirai, non mi
distoglierà dal proposito di ucciderti”.
“Non ho intenzione di dissuaderti. Volevo
semplicemente togliermi un sassolino dalla scarpa per morire in pace”.
“E di cosa si tratta? Sentiamo”.
“Volevo chiederti scusa per quello che è
successo alla fine del settimo anno. Io ti amavo più di ogni altra persona al
mondo, e sono sempre stato geloso di Sirius, sin da quando ho cominciato ad
uscire con le ragazze. Lui è sempre stato più bello di me, ed era già capitato
spesso che alcune ragazze che uscivano con me si siano invaghite di lui. Quando
ti ho vista lì nel suo letto con lui, non ci ho visto più. Poi io e Sirius non
ci siamo parlati per sei mesi, fino a quando non abbiamo sentito che tu eri
diventata una Mangiamorte, io mi sono sentito morire dentro, perché sapevo che
era colpa mia. Ma Sirius è venuto a trovarmi, e mi ha detto che non era colpa
mia, bensì sua, e mi ha raccontato come sono andate le cose quel pomeriggio.
Sono stato uno stupido, Lily. Puoi perdonarmi? Non potrei sopportare di morire,
sapendo che la donna che amo da otto anni mi odia”.
Lily era basita. Non si sarebbe mai
aspettata delle scuse da una persona come James, così orgoglioso. E non si
sarebbe mai aspettata una simile dichiarazione d’amore.
E tutto divenne troppo. Lily cadde in
ginocchio, piangendo.
James le disse: “No, Lily. Tu non puoi
piangere. Tu devi uccidermi ora. Perché non ci riesci? Non posso credere che mi
ami. Sei una Mangiamorte, e come tale ti devi comportare”.
“No, James, io non sono una Mangiamorte.
Non lo sono mai stata. Ero arrabbiata, e non mi sono mai resa veramente conto di
ciò che facevo. Ho fatto tutto ciò che mi è stato chiesto, sempre. Tu sei il
primo ordine che non posso eseguire, e che non potrò mai eseguire. Ora te ne
prego, vattene”.
Lily gli si avvicinò, e aprì le catene che
gli costringevano i polsi. James si stirò come un gatto, per sgranchirsi,
dopodiché sussurrò a Lily un grazie, e chiese: “E di te cosa ne sarà? Il tuo
Signore capirà che sei stata tu a liberarmi”.
“Non so cosa accadrà. Sarò di certo
punita. Ma non mi ucciderà, se è questo che intendi. Lui mi vuole. Probabilmente
mi costringerà a diventare la sua concubina”.
“Non puoi farlo, Lily”.
“Preferisco quello alla morte”.
“Scappa con me, Lily. Ti proteggerò. Ti
proteggeremo. Ti prego, vieni con me”.
Lily pensò per qualche secondo, poi si
gettò tra le braccia di James; aveva preso la sua decisione. Disse: “Ora si che
mi ucciderà, se mi troverà”.
Così quella notte James Potter e Lily
Evans fuggirono dalla fortezza di Voldemort, scrivendo il loro destino.
Insieme, per sempre.
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