Human

di schmiddt
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Human

 

 

Accarezzò i nodi duri della corteccia, percorrendo con le dita ogni solco. Le piccole mani lattee scivolarono fino alle radici dove, leggiadra, si sedette. Una sottile folata di vento le scostò i lunghi capelli dal volto, scoprendo la fronte imperlata di sudore e, con un gesto secco, li riportò al loro posto, così da nascondere i tratti delicati del viso. Accostò la testa all’albero e si mise in ascolto,  come se potesse sentire battere un cuore all’interno del tronco freddo.

 Tum, tum, tum…

Non era stato il legno a palpitare. La bambina rimase immobile, ascoltando i piccoli tonfi farsi più vicini. Non ebbe bisogno di voltarsi per capire chi fosse venuto a tenerle compagnia, sentiva il suo odore nell’aria.

La sua Anima era arrivata.

Non appena sentì una carezza sfiorarle la mano, Dominique chiuse gli occhi,  li riaprì quando i loro nasi umidi si scontrarono, in segno di saluto. Entrambe si distesero dolcemente sull’erba verde, in un silenzio assorto, godevano l’una della presenza dell’altra.

Le foglie scure, quasi nere, dei rami spiccavano sul  cielo plumbeo e danzavano sulle note del vento.

Dominique le si rannicchiò accanto, lasciandosi accarezzare i morbidi boccoli biondi. Si addormentarono  aspettando che il sole sparisse oltre la collina.

« Cosa fai? » un lieve sussurro interruppe la quiete della natura. Dominique si sollevò con un sussulto, fece vagare  lo sguardo  dalla sua  Anima , che dormiva serena accanto a lei, fino ad incontrare due grandi occhi castani che la fissavano curiosi. Lily si piegò fino ad arrivare alla stessa altezza di Dominique, il volto dipinto di rosso e una lunga piuma azzurra incastrata tra i capelli rossi. « Cosa fai? » ripetè aprendosi in un largo sorriso sdentato. Dominique non rispose.

« Lily! » urlò un ragazzino che correva a pochi metri da loro, il volto striato di nero e due piume gialle su ciascun orecchio. « Andiamo a giocare! » ma poi arrestò la sua corsa notando solo allora Dominique stesa per terra accanto a quella cosa.  Il rumore dei suoi passi l’aveva svegliata. Adesso alternava lo sguardo tra Lily e James con una punta di ansia, i muscoli contratti, pronti ad attaccare. « Sei di nuovo qui. » commentò piatto  James ignorando l’occhiata tagliente della cosa e rivolgendosi alla cugina. « La nonna ti ha detto che non dovresti stare qui, che dovresti giocare con noi… Ti ha detto di smetterla di stare con quel gatto».

 Anima soffiò irritata e tirò fuori le unghie, Dominique la sollevò per stringerla al petto e abbassò lo sguardo, ignorando le parole taglienti di James. Lily, dall’alto dei suoi cinque anni, lanciò al fratello un’occhiata carica di rimprovero, troppo simile a quelle di nonna Molly.

James lo sapeva e sapeva anche che questo non sarebbe cambiato mai.

A Dominique non sarebbero mai piaciuti gli umani.

 

 





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