Fandom: Supernatural.
Pairing/Personaggi: god!Castiel/Dean, Bobby/Crowley, Carver Edlund Chuck, Sam.
Rating: Pg.
Charapter: 1/2.
Genere: Angst, Introspettivo, Romanico.
Warning: Linguaggio,
Pre-Slash, Spoiler 6x22.
Words:
5328/10591(fiumidiparole).
Summary:
Post 6x22 – Crowley ha un piano per sistemare le
cose: recupererà l’amuleto in grado di localizzare Dio, i
Winchester e Bobby troveranno il Signore, Lui disinnescherà Castiel
e così tutti si salveranno il culo. Sembra semplice, no? Sembra, appunto.
Note: Il titolo
della fic è lo stesso dell’omonima
canzone dei Nickalback, le cui strofe accompagnano l’intera storia.
Dedica: A neera_pendragon
per il suo compleanno �/ Tesoro, dovrebbero esserci ben due shippe che ti piacciono, spero solo di essere stata
all’altezza. Tanti Auguri, Honey ♥ Buon
Compleanno e 100 di questi giorni!
DISCLAIMER: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla ù_ù
I’d
Come for You
Prima Parte
Solo un altro momento,
è tutto ciò di cui c’è bisogno,
come soldati feriti,
bisognosi di guarire,
E’ tempo di essere onesti,
questa volta mi dichiaro colpevole,
per favore non soffermarti su questo,
perché non intendevo farlo.
Lo scricchiolio degli scalini di casa aveva qualcosa di
rassicurante, mentre arrancava verso camera sua, dopo aver sventato l’ennesima Apocalisse. Non
importava quando impolverato fosse il parquet o quanto arrugginito fosse il
corrimano, la sensazione di casa nei
suoni, negli odori, nei sapori perfino, valeva tutto quello.
Bobby chiuse una mano stanca sul pomello della porta e lo
girò piano, gustando il metallo freddo sotto il palmo, ma non appena la porta
fu aperta di uno spiraglio, notò che la camera era già illuminata. Con circospezione, impugnò la pistola prima di
spingere lentamente il pannello con la mano libera.
I ragazzi erano di sotto e sarebbero accorsi al primo rumore
sospetto, ma erano esausti ed emotivamente prosciugati – era l’effetto che faceva
recuperare la memoria e perdere un amico che amavi come un fratello – e lui non
era ancora così vecchio da non potersela cavare da solo.
Be’, certo, non si aspettava di trovare proprio lui; non così presto, almeno. Non nella
sua dannatissima camera da letto, soprattutto.
Seduto comodo sul materasso, infatti, con le gambe
elegantemente accavallate ed il peso poggiato sulle
braccia puntate dietro di sé, c’era niente meno che il Re dell’Inferno.
«Che diavolo ci
fai tu qui?» sbuffò il padrone di casa sfinito, abbassando l’arma, dato che sarebbe stata del tutto inutile.
Crowley si guardò attorno con fare
svagato, osservando i vetri coperti da sigilli enochiani
ed il soffitto su cui era tracciato un sigillo di
Salomone. «Mi piace come hai sistemato questo posto.
Davvero carino» asserì. «E adoro come riesci sempre a sottolineare chi sono e da dove vengo, Robert» sorrise
mefistofelico. «Mi spiace per la scortesia, ma volevo
evitare i due mocciosi al piano di sotto. Dean Winchester sa essere molto… come
dire? Sgradevole. Tra uomini adulti, invece, si può ragionare, non è vero,
Bobby? Non ho trovato una sedia, ma il letto è molto comodo» concluse,
alludendo all’arredamento decisamente spartano.
«Bla-bla-bla.
Non hai ancora risposto, Fergus» gli fece notare il cacciatore, calcando appositamente il
suo nome mortale per irritarlo.
Il demone non fece un piega, ma
finalmente tornò serio. Lo era sempre quando si parlava di affari. «Si da il capo che abbiamo un interesse comune, voi ed io»
osservò.
«Ma davvero? Paura che il nuovo
sceriffo prenda a calcia il tuo culo scozzese, caro?»
replicò Bobby, chiudendo finalmente la porta dietro di sé e gettando a terra la
sacca delle armi.
«Qualcosa del genere, sì. Ci tengo
particolarmente al mio culo» ammise lui.
«Non ne dubito» ironizzò l’uomo.
«E poi sai come si dice: il nemico
del mio nemico è mio amico. Specie se possiede del whiskey decente» continuò Crowley, osservando Bobby
tirare fuori una bottiglia di liquore da un cassetto e versarsene una generosa
dose in una tazza di ceramica.
Dopo un momento d’incertezza, il cacciatore recuperò un
bicchiere impolverato, lo sciacquo con del whiskey che gettò via e poi ne versò
altre tre dita, offrendole all’ospite non esattamente gradito. Era stata una
giornata pesante per tutti.
«E pensi sul serio che ci fideremo di te?» si sentì
in dovere di rispondere, tuttavia.
L’altro scrollò spalle. «Penso di essere rimasto l’unico coerente a se stesso,
onestamente» replicò.
«Non c’è proprio nulla di onesto in te» lo stroncò lui.
«Ma è proprio questo il punto: puoi sempre confidare
che un disonesto resti disonesto, mentre non puoi mai sapere quando una persona
onesta farà qualcosa di immensamente stupido»
osservò, riferendosi nemmeno in modo troppo velato a quello che una volta era
il loro angelo sulla spalla.
«Se hai finito di citare Pirati dei Caraibi, arriva al punto per favore,
così posso esorcizzarti ed andare a letto» ribatté il
cacciatore. «Che c’è?» aggiunse quando il demone gli lanciò un’occhiata
sorpresa «Mi piacciono i pirati» concluse.
«Già, Johnny Depp ha un certo fascino tenebroso» convenne Crowley.
«Bobby Singer, adorabile ubriacone, anche tu sei uno
che resta sempre coerente a se stesso. Per questo mi piaci»
continuò quindi.
«Il punto, Crowley» gli ricordò seccato.
«Oh, certo. Il punto è questo: un
po’ di tempo fa il caro Dean possedeva qualcosa di molto utile, regalatogli da
Sam; roba che gli avevi trovato tu, se non erro. Un amuleto in grado di
segnalare la presenza di Dio» iniziò a spiegare il Re
dell’Inferno. «Io recupero il ciondolo, voi trovate il Padreterno, Lui disinnesca
Chernobyl e ci salviamo tutti il culo. Una proposta
molto ragionevole, non trovi? Come ho già detto, ci tengo parecchio al mio» concluse ammiccante.
Bobby poggiò la tazza sul comodino ed
incrociò le braccia davanti al petto. «Non ho nessuna intenzione di baciarti di
nuovo» asserì fulminandolo con lo sguardo.
Il demone si alzò in piedi e posò il bicchiere accanto alla
tazza, accostandosi a lui con un sorriso appena accennato. «Perché
no? L’ultima volta ti era piaciuto» osservò divertito,
compiacendosi del rossore che emerse dalla barba ispida sulle guance dell’uomo.
«Volevo dire che non intendo stringere alcun patto»
specificò il cacciatore.
«Un accordo non è un patto» precisò allora Crowley. «Non c’è in gioco la tua
anima. Ma potrei baciarti lo stesso, se preferisci»
sogghignò.
«No, grazie» ringhiò Bobby, sciogliendo le braccia ed allontanandosi per versarsi dell’altro whiskey; ne aveva
davvero bisogno.
«Devo considerare il tuo rifiuto come un sì all’accordo?» chiese l’altro,
osservando la sua schiena larga.
«Devo parlarne con i ragazzi, prima» rispose il cacciatore,
liberandosi del berretto e passandosi una mano tra i capelli ingrigiti. «Ma non ci spererei troppo, fossi in te» continuò
osservandolo di sbieco «La proposta non gli piacerà».
«Be’, chiamatemi se avete un alternativa
migliore» replicò il demone. «Il letto è davvero comodo» aggiunse, prima di
scomparire.
Bobby sospirò sfinito. Sperava di non trovarci altre
sorprese in mezzo, un pervertito in kilt era più che sufficiente.
*°*°*°*°*
Quando scese da basso, la mattina dopo, ed entrò in cucina
per ingollare il primo caffè della giornata, trovò qualcuno ad aspettarlo.
Dean era lì, seduto al tavolo e circondato da montagne di
libri, alcuni aperti sul ripiano, altri impilati a terra, altri ancora già
scartati. Tutto ciò che il ragazzo gli concesse in segno di buon giorno fu un grugnito.
«Sam?» gli chiese il vecchio cacciatore.
«Sul divano. È esausto, ha avuto
incubi tutta la notte» Il maggiore dei Winchester
strinse le labbra in una linea bianca e dura; quella di suo fratello era
un’altra situazione che non sapevano come risolvere. Cristo, un anno e mezzo
all’Inferno… a quanto corrispondeva, centovent’anni? Dean era stato laggiù per quattro mesi – quarant’anni – e ne era uscito
distrutto, e non era tra le amorevoli grinfie di Lucifer
e Michael.
«Hai chiuso occhio almeno per un po’?» continuò Bobby,
scettico. Ed infatti Dean nemmeno gli rispose,
continuando a sfogliare il volume che aveva tra le mani; di rado l’aveva visto
così dedico alla lettura. «Cosa stai cercando?» gli
domandò allora, anche se aveva qualche sospetto.
«Qualunque cosa possa esserci d’aiuto con Cas».
Bobby osservò quel ragazzo che amava come un figlio – le sue
spalle curve, la mascella serrata, gli occhi arrossati dalla fatica, i capelli
arruffati dalle dita che vi si erano infilate in mezzo troppe volte – e
sospirò. Gli strinse gentilmente un braccio. «Figliolo… non è colpa tua».
Dean chiuse gli occhi. Sì,
lo è, pensò. «Avrei dovuto saperlo. Avrei… avrei
dovuto capirlo, prestargli più attenzione… insistere».
«Ragazzo, so che ti piace pensarlo,
ma Castiel non è un moccioso. E tu non sei suo padre.
Quella creatura ha millenni sulle spalle, ha visto cose che tu ed io non
possiamo nemmeno immaginare – ai suoi occhi siamo noi i bambini – e ha fatto delle scelte».
«Tu non lo conosci come lo conosco
io, Bobby» s’intestardì Dean. «Nessuno lo conosce come lo conosco
io».
«Forse non lo conoscevi poi così bene, no?» fu la voce di
Sam, arrivato silenziosamente sulla soglia della cucina, ad
obbiettare.
Bobby lo osservò con attenzione. C’era qualcosa, negli occhi
di quel ragazzino, che aveva sperato di non vedere più, da quando avevano
recuperato la sua anima: una durezza spietata che non
lasciava scampo. Era pallido e, malgrado avesse dormito tutta la mattina e
buona parte del pomeriggio, aveva gli occhi cerchiati di viola e si sosteneva
allo stipite della porta per tenersi in piedi.
Il fratello maggiore sollevò su di lui uno sguardo ferito,
fin troppo vulnerabile; fu solo un attimo, ma Bobby e
Sam erano troppo allenati al Dean-watching per non notarlo.
Il vecchio cacciatore non lo aiutò; al momento, non era un
grande fan di Castiel. L’angelo aveva salvato il culo a tutti loro molte volte, ma negli ultimi giorni erano
saltate fuori troppe verità scomode sul suo conto. E poi aveva abbattuto il
muro che proteggeva Sam dai ricordi, e aveva ucciso Ellie.
No, decisamente Castiel non
era più sulla sua lista degli auguri di Natale.
Dean si sfregò una mano nulla bocca, come faceva tutte le
volte che era esausto e nervoso. «Cas ha sbagliato, sono il primo a dirlo e non lo scuso per
questo. Non lo perdono. Ma… io avrei dovuto fare
qualcosa». Strinse le mani a pugno, sopra le pagine del libro. «Ero troppo preso da me stesso, all’inizio, e poi da quello
che stava succedendo a Sam, e… e ho pensato che lui… lui è Cas, capite? È forte. Pensavo che
potesse cavarsela da solo. E che se avesse avuto bisogno di noi
ce l’avrebbe fatto sapere. Io…» s’interruppe e una risata amara gli sfuggi dalle labbra. «Ho fatto
esattamente quello che faceva nostro padre con me: l’ho dato per scontato. L’ho
abbandonato – a se stesso, a tutto quello schifo con cui doveva avere a che
fare. L’ho abbandonato».
«Lui sapeva dove trovarti, Dean.
Dove trovare tutti noi. Era solo troppo fottutamente orgoglioso per farsi vivo»
replicò il minore dei Winchester.
«E chi gli ha insegnato orgoglio e
testardaggine, Sammy? Siamo stati noi. Cas era estraneo a tutto questa merda, quando l’ho
conosciuto».
«Castiel
è un soldato di Dio. Orgoglio e tenacia sono tra le sue prime caratteristiche».
«Forse, ma non così. Questa
situazione le ha tipo… mandate in cancrena, quelle caratteristiche. E non
sarebbe successo se io ci fossi stato».
«Ti stai solo illudendo, Dean».
Bobby grugnì, lasciando i due bambini a bisticciare, mentre
si versava una tazza di caffè. «La ricreazione è finita» sbuffò poi, sedendosi
di fronte al maggiore. «Dobbiamo parlare» annunciò osservando entrambi.
Subito i due si zittirono e Sam prese
posto al lato libero del tavolo, poi lo fissarono in attesa, da bravi
soldatini. Oh, John li aveva educati proprio bene.
«Stanotte ho ricevuto una visita» esordì Bobby.
Sammy inarcò un sopraciglio. «In camera da letto?»
Il vecchio cacciatore sbuffò dal naso, seccato, affondando
bocca e barba nella tazza di caffè. «Sua Maestà Crowley
ha avuto un’idea» spiegò con sarcasmo. E subito lo sguardo di Dean s’incendiò
di rabbia.
«Che diavolo vuole ora quel figlio di puttana?» Crowley, Crowley, sempre Crowley! Personalmente, cominciava a considerarlo la
fonte di tutti i mali.
«Salvarsi il culo; nulla di nuovo»
Bobby poggiò con attenzione la tazza sul tavolo. «Pensa che se trovassimo Dio –
il vero Dio, intendo – Lui potrebbe
fare il culo a Castiel e
rimettere le cose a posto».
«E come pensa di trovarlo?» intervenne Sam.
«In realtà, vuole che siamo noi a trovarlo, fornendoci
l’amuleto».
«L’amuleto? Il mio amuleto?» chiese conferma Dean.
«Sì, proprio quello».
«L’ho buttato in un cestino secoli fa, sarà finito in
qualche discarica ed arrostito da chissà quanto
tempo!»
«Ho come la sensazione che Crowley
sarebbe in grado di recuperarlo comunque» osservò Bobby.
«Be’, sì, vaffanculo.
Non se ne parla» dichiarò il maggiore dei Winchester.
Sam e Bobby si scambiarono uno sguardo, poi il primo asserì
circospetto: «Potrebbe essere la nostra unica possibilità, Dean».
«Che diavolo sta succedendo, si può
sapere? Di recente fare patti con quel figlio di puttana è diventata l’ultima
moda ed i paparazzi hanno dimenticato di annunciarlo?»
allora sbottò lui «Noi non facciamo patti con i demoni – non più! –, l’avete
dimenticato?»
«C’è un’alternativa» disse suo
fratello, il volto privo d’espressione, lo sguardo vuoto. «Rivolgerci a Death».
Perfino Bobby sentì un brivido gelido rotolargli giù per la
schiena, a quelle parole, e Dean impallidì così velocemente che lui pensò
stesse per vomitare. Il ragazzo aveva un pugno poggiato sulla bocca e gli occhi
chiusi, le lentiggini risaltavano come pois al neon sulle sue guance. In uno
scatto di rabbia sbatté le mani sul tavolo e si alzò, dando le spalle a tutti
loro.
Si fermò davanti alla finestra, poggiando i palmi
sull’infisso, puntellandosi contro di esso. Fuori non c’era proprio nulla da
vedere, solo cataste di auto e terra spianata, ma ad ogni modo non era quello
che lui era interessato ad osservare. Era il cielo
quello che guardava. Death, pensò, Death che ha detto che un giorno si prenderà
anche Dio. La scelta era tra lui e Crowley.
Strano a dirsi, ma preferiva il Cavaliere dell’Apocalisse.
La sua testa crollò tra le spalle. «D’accordo.
Chiamiamo quel figlio di puttana». Per quanto Death gli stesse simpatico, non gli avrebbe lasciato Cas. Non così presto, almeno. Non senza lottare.
*°*°*°*°*
Bobby alzò lo sguardo al soffitto. Lì sopra si trovava la camera dove Sammy dormiva sempre
da bambino, quando John lasciava i piccoli a casa sua, la stessa dove l’aveva
spedito a riposare adesso, con la minaccia di tramortirlo e chiudercelo dentro,
se non l’avesse ascoltato.
Quel ragazzo lo preoccupava e non poco. Di recente aveva
degli sbalzi d’umore – o di personalità? – da vera prima donna. Un momento
prima era irascibile, quello dopo freddo, poi sembrava sforzarsi per sembrare normale, ma lui – e anche Dean, soprattutto Dean – l’aveva visto tremare
durante il sonno, e perfino piangere in un paio d’occasioni.
Bobby scosse la testa, notando ben due bottiglie di whisky
completamente consumate
riverse sulla scrivania. Si chiese chi le avesse scolate, Dean o
Sam? Una a testa?
«Buonasera, Duchesse. Dove hai
lasciato Bizet e Matisse?» La voce familiare comparve
dal nulla, facendolo sobbalzare.
Bobby fissò il Re dell’Inferno con sguardo stralunato, non
sapeva se essere più preoccupato del fatto che riuscisse sempre ad infilarsi in casa sua, malgrado tutte le precauzioni che
lui vi apponeva, o del fatto che lo paragonasse a mamma gatta. Propendeva più
per la seconda.
«Dean è nella rimessa, sta riparando l’Impala, e Sam sta dormendo» Spero,
terminò tra sé. «Quindi nessuno dei due verrà qui a
prendere a calci il tuo culo peloso, Romeo.
Allora, ce l’hai?» tagliò corto.
Crowley tornò finalmente serio. «Certo
che ce l’ho, che domande» storse il naso, porgendo al
cacciatore un piccolo involto di stoffa; un fazzoletto profumati di lavanda, in
seta.
Bobby inarcò un sopraciglio, aprendolo lentamente e
scoprendo il ciondolo, le fattezze del dio sumero luccicanti sotto la luce che
filtrava dai vetri opachi delle finestre. «Una confezione davvero di classe»
osservò.
«Quell’affare protegge dal male,
tra le altre cose, hai presente? Non posso toccarlo a mani nude» spiegò seccato. «Ma il fazzoletto puoi
tenerlo come mio pegno d’amore» ammiccò.
«Quindi è per questo che ti
serviamo. Tu non puoi indossarlo, altrimenti avresti fatto tutto da solo».
«Be’, non è che io sia tanto
impaziente di farmi una chiacchierata con il Signore, sai?» Non era mai stato
un Suo grande fan. «Lascio il piacere ai tuoi ragazzi; Dean potrebbe tentare di
prendere a calci perfino Lui, e quello
sarebbe divertente» sogghignò il demone. «Au
revoir, mon chere» concluse, prima di
sparire.
Bobby grugnì seccato, infilandosi l’amuleto – con fazzoletto
e tutto il resto – in tasca.
*°*°*°*°*
Il sole di mezzogiorno era sadico, un’autentica tortura
sulla pelle. Dean lo voleva, voleva tutto quello: il
calore che gli bruciava le braccia dove la canottiera non arrivava a coprirlo,
il tessuto che gli si appiccicava addosso per il sudore, la stanchezza che gli
appesantiva i muscoli e gli ottenebrava il cervello. Erano una benedizione.
Bobby entrò nella rimessa con circospezione ed osservò la macchina che lui stava riverniciando. I
finestrini distrutti non erano ancora stati sostituiti e la carrozzeria era
ridotta da fare schifo, ma fortunatamente il motore non aveva riportato grossi
danni, ed il ragazzo ci lavorava già da qualche giorno,
ormai. Ci lavorava quasi ossessivamente, in effetti, e – pur con tutto l’amore
che provava per quella vecchia ferraglia – non era normale. Quasi non mangiava
e non dormiva, per prendersi cura della sua bambina.
Bobby immaginava che il lavoro manuale gli impedisse si pensare. E immaginava
giusto.
«Come sta andando, figliolo?» gli domandò per spezzare il
silenzio, anche se di automobili ne capiva più di lui; era ancora un meccanico,
dopotutto, ed era stato lui – non John – ad insegnare
a Dean gran parte di quello che sapeva.
«È quasi a posto. Sto aspettando
che mi arrivino i pezzi di ricambio originali, ma una volta istallati sarà
bella come prima» gli assicurò il ragazzo,
accarezzando il tettuccio con affetto. Era bollente, quasi ustionante, sotto le
sue dita – meraviglioso.
Bobby approvò con un secco cenno del capo. «Prendi» lo
avvisò, prima di lanciargli l’amuleto.
Il maggiore dei Winchester lo
afferrò al volo, poi rimase per qualche minuti in silenzio ad osservarlo,
poggiando il culo sul cofano, dove non aveva ancora passato la vernice. Il vecchio
cacciatore lo affiancò, sedendosi accanto a lui, in silenzio.
Dean si leccò nervosamente le labbra. «L’ultima volta che
l’ho visto, è stato quando Cas ha perso la fede e me
l’ha restituito» ricordò tracciando le fattezze del dio con il pollice. «Era
così ubriaco» un lieve sorriso gli incurvò la bocca. «Così distrutto» chiuse la
mano attorno al ciondolo.
Bobby non era certo di sapere cosa rispondere, forse non
c’era proprio nulla da dire. Quando Dean iniziava a torturarsi in quel modo,
c’era ben poco che loro potessero fare.
«Se n’è andato, Bobby. Quello…
quell’essere non è lui. Mi ha fatto
paura. E Cas non mi ha mai, mai fatto paura. Nemmeno ai primi tempi, nemmeno quella volta che
mi ha fatto a polpette» confessò, abbassando il capo,
il sole che luccicava sulla sua nuca sudata. «Non c’è,
Bobby. Non è qui attorno» Dean non sapeva come
spiegargli la sensazione che provava e che lo stava corrodendo dall’interno.
Fino a quel momento Castiel c’era sempre stato, anche
quando lui non ne era cosciente, perfino quand’era da Lisa e Ben. E se ne stava
rendendo conto solo ora, ora che sentiva quel vuoto divorante. Cas era sempre stato intorno a lui per proteggerlo e ora
non c’era più. «Io… lo avvertivo. Lui mi teneva al
sicuro, e da qualche parte nel subconscio io lo sapevo. Ora non c’è. So che non
c’è. Sento la sua assenza» Come un punto vuoto
all’angolo dell’occhio – sul fondo del cuore. «Se n’è andato».
Bobby non gli offrì parole vuote,
ma un laccio nero a cui attaccare l’amuleto. «Lo riporteremo a casa, ragazzo»
gli assicurò.
«E se non fosse più quello di prima?» Finalmente Dean trovò
la forza di esprimere il dubbio che opprimeva tutti loro.
Bobby non aveva risposta. Che
tornasse quello di prima o no, Castiel andava
fermato.
«Lo riporteremo a casa comunque,
no? È questo che si fa con la famiglia».
*°*°*°*°*
«Allora… da dove iniziamo?» domandò Sam quella sera, in
soggiorno, con i capelli ancora arruffati dal sonno e gli occhi cerchiati. Si
sentiva così stanco, così
fottutamente stanco. Ma non
l’avrebbe dato a vedere più del necessario, no.
«Non lo so. Cas
poteva svolazzare qua e là a suo piacimento e perfino per lui era come cercare
un ago in un pagliaio» osservò Dean, inforcando una
sedia e poggiando le braccia incrociate sullo schienale.
«Dobbiamo stilare una lista di posti più probabili» disse
Bobby, versando tre dita di whisky in una tazza sbeccata.
«E chi ci dice che Dio non si sposti spesso, anziché
prendere il sole in Messico?» obbiettò il maggiore dei
Winchester. «Ammettiamolo: non abbiamo la più pallida
idea di come gli piaccia passare il suo tempo o di che segni lasci al suo
passaggio – sempre se ne lascia.
Potrebbe essere morto, o in letargo, per quello che ne sappiamo».
«Ha resuscitato Castiel un paio di
volte, quindi è vivo e non del tutto indifferente, o all’oscuro, di quello che
succede» gli ricordò il vecchio cacciatore, prendendo
posto dietro la scrivania ingombra di carte.
«Sì, be’, non sembra nemmeno
troppo preoccupato, però» sbottò Dean. Sì, Lo avrebbe preso a calci volentieri.
Più che volentieri.
«Potremmo chiamare Chuck»
intervenne Sam, aggiustando la propria posizione sul divano, mentre una molla
tentava di forargli i reni.
«Il Profeta?» grugnì Bobby scettico.
Il ragazzo annuì, soffocando uno sbadiglio. «Potrebbe avere
qualche dritta».
Dean sbuffò. «Tentare non nuoce».
Così Sammy prese il cellulare e
compose il numero in memoria. Attese qualche minuto, ma il telefono continuò a
squillare a vuoto ed infine entrò la segreteria. «Non
risponde» comunicò, chiudendo la chiamata.
«Forse è in bagno» il fratello scrollò le spalle,
regalandogli uno dei suoi sorrisi storti.
Ma per quante volte riprovarono a
chiamarlo e per quanti messaggi lasciarono in memoria, Chuck
continuava a non essere reperibile.
Ed infine Sam diede voce al
pensiero comune: «Qualcosa non va».
«Dobbiamo andare a cercarlo» convenne Dean, in tono grave. «Partirò
domani mattina».
«Non da solo» lo placcò il minore, tirandosi su di colpo.
Ignorò le vertigini che gli fecero girare la testa, non era
proprio il momento di prestargli attenzione. Più tardi, avrebbe dormito più
tardi.
«Non sei in condizioni da andare da nessuna parte» replicò
l’altro, fulminando con un’occhiataccia.
«Verrò io con te» sì offrì Bobby.
Sam si accigliò. «Non mi lascerete indietro come una brava
mogliettina».
Quindi Dean e Bobby si scambiarono uno sguardo significativo. «D’accordo, allora andremo tutti» annunciò il
primo. Uno dei due l’avrebbe sempre tenuto d’occhio.
*°*°*°*°*
La casa di Chuck era deserta, i
vetri delle finestre tanto sporchi da impedire quasi di vedere all’interno, la
cassetta della posta così piena di lettere da essere sul punto di scoppiare;
bollette, rifiuti di pubblicazione, lettere dei fan, pubblicità – erano tutte
lì, tutte ammucchiate, da più di un anno. Quando Dean scassinò la porta,
trovarono ad accoglierli un velo di polvere spesso come un sudario. Sulla
scrivania il laptop era ancora aperto, la batteria esaurita ormai da tempo. Attorno nessun segno di
colluttazione. La macchina era nel garage, intoccata.
«Che diavolo è successo, qui?» ancora una volta fu Sam a
dare voce a quello che stavano pensando tutti e tre.
«Sembra che il Profeta sia semplicemente… andato» osservò
Bobby «Come se si fosse alzato dalla scrivania per uscire a fare una
passeggiata e non fosse più tornato».
«Tutto questo non ha senso» borbottò Dean. «Non si è più
fatto sentire, quindi io pensavo…» una sensazione orribile gli gelò il sangue
nelle vene. «Cazzo!» sbottò, dando un pugno al muro. «Un
altro che ho dato per scontato. Merda!»
«Dean, non è colpa tua, nemmeno a me è venuto in mente di
chiamarlo» disse Sam, posandogli gentilmente una mano sulla spalla, il senso di
colpa che gli attanagliava le viscere. Chuck era un
tipo bizzarro, okay, ma era loro amico.
«Tu sei stato senza anima per un
anno. Avrei dovuto essere io a
preoccuparmene» replicò il fratello, scrollando le
spalle per scacciarlo, arrabbiato con se stesso.
«Non ci sono tracce di zolfo» intervenne Bobby, cercando di
riportarli alle cose veramente importanti. Poi tirò fuori il rilevatore CEM, ma
non ottenne nulla. «Angeli?» propose quindi.
«Ma perché? Era un loro protetto»
obbiettò il maggiore dei Winchester.
«Anche voi lo eravate – di alcuni di loro. Il Cielo era diviso in
fazioni ed il ragazzo sognava il futuro. Poteva essere
molto comodo averlo a disposizione» gli fece allora
presente il vecchio cacciatore.
«L’arcangelo che lo proteggeva era Raphael»
ricordò Sam.
«Fantastico. Davvero fantastico»
ringhiò Dean frustrato. «E adesso che facciamo?» domandò, osservando la
desolazione attorno a loro.
«Ci serve aiuto da qualcuno più in alto» rilevò Bobby.
«Non lo spaventapasseri, vi prego» ribatté il maggiore dei Winchester non appena intercettò i loro sguardi.
Ricevette in cambio un’occhiataccia. «’Fanculo»
borbottò poi, intuendo l’antifona.
Ma per quante volte pregarono Balthazar di raggiungerli, lui non si fece vivo. Così,
imprecando e borbottando – be’, Dean imprecava e borbottava, gli altri due per lo più
sopportavano in silenzio –, tornarono in albergo per evocarlo con il solito
rito. Nemmeno quello parve funzionare, e non è che
fosse esattamente un invito cortese, fino a quel momento l’angelo era sempre
stato costretto a presentarsi all’appello, volente o no.
«Nell’ultimo periodo Balthazar era
dalla nostra parte, non sarà che Castiel…»
iniziò Sam.
«Non dirlo!» lo fermò subito il fratello, puntandogli un
dito contro. «Cas ci teneva a lui, non l’avrebbe mai
fatto».
«Ah, sì? Come non si sarebbe mai
alleato con Crowley, o non ci avrebbe mai nascosto la
verità? O non ci avrebbe mai ordinato di inginocchiarsi
al suo cospetto?» sbottò il minore, più violento ad
ogni interrogativo che poneva. Perché, cazzo, perché Dean continuava a
difenderlo così?
«È diverso, okay? Per quanto poco
mi piaccia, Balthazar è un fratello per Cas.
Voglio dire un vero fratello. Cas ha pianto quando lo credeva morto»
ribatté lui sullo stesso tono.
«Sì, e voleva abbracciarmi quando hai recuperato la mia
anima, ma ha comunque fatto a pezzi il muro di Death!» gli urlò contro Sam,
esasperato.
«Voleva abbracciarti?» chiese Dean stupito, perdendo il tono
aggressivo.
«Ragazzi» li richiamò Bobby in un
ringhio. «Restate concentrati. Dobbiamo trovare Dio»
ricordò ad entrambi.
«Sì, be’, lanciamo una freccetta
su un mappamondo, allora, perché per quanto mi riguarda
ho esaurito le idee» sbuffò il maggiore dei Winchester.
«Anche io» dovette ammettere il
vecchio cacciatore. «Dormiamoci su. Domattina
rientreremo a casa e decideremo cosa fare».
*°*°*°*°*
La notte, sorprendentemente, portò davvero consiglio.
«So come trovare Dio» annunciò Sammy
la mattina dopo, mentre facevano colazione in una tavola calda.
«Come?» lo interrogò subito Bobby, abbassando la tazza di
caffè nero in cui stava tentando di affogarsi.
«Cercando i miracoli» rispose il minore dei
Winchester, soddisfatto, infilzando una frittella.
«Miracoli?» ripeté
Dean scettico. «Ma la maggior parte dei miracoli a cui
inneggia la gente non sono veri, sono patti con il diavolo, o semplici trucchi,
o visioni di psicopatici» obbiettò storcendo la bocca.
«Ma ogni tanto c’è qualcosa di vero»
dovette ammettere Bobby, considerando la questione.
«È un’altra ricerca d’ago in un pagliaio» sbuffò Dean.
«Hai un’idea migliore?» replicò il fratello.
«No» sospirò lui.
«Allora è deciso, rientriamo a casa e diamo la caccia ai
miracoli, ragazzi» concluse il vecchio cacciatore.
*°*°*°*°*
Iniziando le ricerche, venne fuori che vi erano molti più
“miracoli” al mondo di quanti avessero immaginato, specie dopo l’Apocalisse.
Piogge di pesci, guarigioni improvvise, eredità inspiegabili, statue piangenti
dei santi, icone trasudanti olio sacro, bambini che piegavano cucchiai con la
mente, uomini che camminavano sull’acqua, donne che guarivano le persone
tramite imposizione delle mani… per qualunque sciocchezza si inneggiava
al miracolo.
Quando la prima notizia davvero interessante venne dal New
Mexico, Dean rise così tanto da rischiare di cadere
dalla sedia. Si trattava di un uomo che viveva sulla spiaggia, si era sparsa la
voce che anche solo toccando i suoi abiti si potesse
guarire da qualunque malattia.
«Non c’è un episodio del genere nel
Vangelo? Un donna toccò l’orlo della veste di Gesù e guarì
da una qualche malattia…» osservò Bobby, sfogliando la Bibbia. «Trovato:
Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni,
gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Pensava infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello,
sarò guarita”. Gesù, voltatosi, la vide e disse: “Coraggio, figliola, la
tua fede ti ha guarita”. E in quell'istante la donna
guarì».
«D’accordo, andiamo a vedere» decise Dean,
animato da un filo di speranza.
Quando arrivarono, l’uomo in questione era sparito.
«Pensi…?» esordì Sam.
«Che potesse essere davvero Lui? Forse.
O forse era tutta una cazzata. Chiamiamo Bobby, chiediamogli se ci sono altre
notizie di un tizio del genere in giro per il mondo. E se riesce anche a
trovarci una descrizione» propose.
La notizia c’era: in Canada un uomo si era fatto una nuotata
in un lago chiuso da anni per inquinamento ed al
successivo controllo l’acqua era risultata bonificata. Il custode asseriva di
non essere riuscito a fermarlo, l’intruso gli aveva toccato la fronte e lui era
svenuto.
«Cos’è, la moderna trasmutazione dell’acqua in vino?» Sammy inarcò un sopraciglio perplesso.
«Non so. C’è perfino una
descrizione: maschio, caucasico, tra i venticinque e i trent’anni, capelli e
barba scuri, occhi chiari e… un costume da bagno degli X-Men?
Sembra che Dio abbia il senso dell’umorismo» ironizzò
il fratello.
Di nuovo, quando arrivarono, di lui non c’era più traccia. La
pista era ormai fredda.
«Stiamo giocando a guardia e ladri con il Signore?» sbuffò
Sam, alzando le braccia al cielo e lasciandole ricadere in segno di resa.
«Sembra che il bastardo non abbia voglia di compagnia»
concordò Dean, scrutando i suoi occhi cerchiati. «D’accordo, torniamo in motel».
«Non sono stanco» obbiettò il fratello.
«Io sì, però. Ho bisogno di una
doccia e da qui non ne caviamo piede. Domani mattina decideremo
dove andare» decretò.
In realtà, malgrado le lunghe ore passare
in macchina, non si sentiva più stanco del solito, quello che lo preoccupava
era Sam. Il suo aspetto non era affatto migliorato, ne
il suo sonno o il suo umore, e aveva notato che beveva molto più del solito.
Dean era ben lungi dal biasimarlo, insomma lui aveva fatto anche di peggio, ma non aveva idea di come aiutarlo. Suo fratello
l’aveva spinto a parlare quando era stato lui a trovarsi in quella situazione,
ma la cosa non l’aveva affatto aiutato, quindi
dubitava che potesse funzionare, anche se… be’… Sammy era diverso da lui.
Il problema era che Dean non era proprio portato per le
chiacchierate a cuore aperto. Ma magari per il suo
fratellino poteva fare un tentativo. Lungo la strada accosto su una piazzola di
sosta, dove gli alberi si aprivano regalando una splendida visione delle
montagne al tramonto.
«Che succede?» gli domandò Sam.
«Nulla, ho solo bisogno di
sgranchirmi le gambe. Tu no?» rispose, scendendo dalla macchina, ed allungò le braccia sopra la testa per stiracchiarsi.
Il fratello lo imitò, poi si appoggiò contro il cofano
dell’Impala. «L’aria è davvero migliore qui» osservò,
innamorato della natura come al solito.
Dean si sedette al suo fianco e colpì leggermente la sua
spalla con la propria. «Nerd» borbottò.
«Fesso» sbuffò Sammy.
«Puttana» rilanciò il maggiore, come sempre, sorridendo
appena. «Ehi…» disse dopo un momento «Vuoi parlarne?»
Suo fratello lo osservò sorpreso, chiaramente non se lo
aspettava da lui. «Be’… penso che tu abbia già un’idea di cosa mi è successo»
osservò dopo qualche attimo di silenzio, la voce improvvisamente roca. «E… sul
serio, ti sono grato per la pazienza che mi stai dimostrando, so che
ultimamente sono stato… una gran rottura di palle» ammise abbassando il capo. I
capelli scesero ad ombreggiare il viso, nascondendolo
alla vista.
«Ehi! Non fare il cazzone» lo riprese Dean.
Sam scosse la testa e chiuse gli occhi. «A volte, non era
così male… soprattutto all’inizio» esordì e poi le parole vennero fuori tutte insieme, come una cascata di orrori. «Lucifer e Michael passavano un
sacco di tempo a litigare tra loro. Sembravano non averne mai abbastanza. Poi Lucifer è… uscito dal mio corpo – non saprei come altro
spiegartelo – e ha iniziato a prendersela con me» un sorriso amaro gli incrinò
la bocca «Ovviamente era incazzato perché lo avevo fregato. In quei momenti
Michael stava sulle sue o lo derideva, non gli interessava accanirsi su di me, ne su Adam. E Adam,
lui… quando Michael lo ha finalmente liberato era parecchio
incazzato, gli ha detto che l’aveva ingannato e allora il grande arcangelo ha
perso il controllo» Il modo in cui disse grande
arcangelo grondava sarcasmo. «L’ha prestato a Lucifer
per i suoi giochi, e lui ci ha torturati entrambi.
Ogni giorno ci faceva la stessa proposta – sembra che Alastair
non fosse poi così originale, deve aver imparato dal maestro: “Impugna la
frusta, usala su tuo fratello ed io ti lascerò stare”. E quanto ci godeva, oh, quanto! Non ne hai idea. Penso che lo
facesse per ferire Michael, oltre che noi. Il primo a cedere è stato Adam. A quel punto erano già passati cinquanta o
sessant’anni, non ne sono certo. Ed io… vorrei solo riuscire a chiudere gli
occhi e smettere di vederlo – di vedere tutti loro» la
sua voce s’incrinò, spezzandosi mentre Sam si accasciava in avanti e si copriva
il viso con le mani.
Dean si morse l’interno di una guancia, cercando di non
piangere insieme a lui. Un secolo e mezzo nella
Gabbia… Cristo, era un miracolo che non fosse già uscito fuori
di testa. Gli mise una mano tra i capelli e se lo tirò addosso, come
faceva quand’era bambino. Sammy
poggiò la fronte contro la sua spalla, grande e grosso e così fottutamente fragile,
stringendo tra le dita un lembo della sua maglietta.
«Adam è ancora là sotto, Dean» gemette
e lui chiuse gli occhi.
«Troveremo una soluzione, Sammy. Te lo prometto» sussurrò. Perché è questo che fa la famiglia: riporta
tutti a casa.
Non
posso credere di aver detto che avrei lasciato perdere
il nostro amore,
ma non importa perché mi sono riconciliato,
perdonami adesso
Ogni giorno che passo lontano,
la mia anima è al rovescio,
dev’esserci un modo per fare pace
con te adesso, in qualche modo
ormai lo sai che
Verrei
per te
nessun altro che te,
sì, verrei per te
ma solo se me lo dicessi tu.
Combatterei per te,
mentirei, è vero
darei la mia vita per te
Tu sai che verrei sempre per te.