Buona
sera miei cari! Sì, sono tornata con un'altra OS invece che
del capitolo di CrissColfer Live! Tour 2011, e mi dispiace, ma avevo
queste cose in testa, e finchè non mi liberavo la mente, non
potevo andare avanti! Prometto che da domani mi rimetto all'opera con
la long e ricomincio gli aggiornamente regolari!
Ora, parliamo di questa FF: non avevo mai scritto niente del genere,
perchè l'angst non è proprio il mio genere, sono
troppo sensibile. Però ho avuto l'ispirazione per questa FF
(ascoltando una canzone di cui nemmeno so il titolo e con un processo
mentale molto macchinoso) e ho dovuto scriverla, anche
perchè mi piace cimentarmi sempre con cose nuove, io credo
che un bravo scrittore debba essere capace di scrivere tutto.
Questa storia è tragica, tragica nel vero senso della
parola, ed è ispirata principalmente ad un canto della
Divina Commedia, citandone solo una volta un altro. Spero che siate
ferrati con Dante, in caso contrario, dopo aver letto la storia,
concentratevi sul commento e l'analisi della FF che ho fatto in fondo
al capitolo.
Che altro dire, spero abbiate dei fazzoletti a portata di mano!
Enjoy!
Amor
condusse noi ad una morte.
Il cellulare cadde con un tonfo ovattato sul tappeto, scivolato dalla
mano tremante del ragazzo seduto per terra, nel salotto del suo
appartamento.
Aveva le labbra rosee leggermente socchiuse per lo sconcerto,
l’espressione pietrificata e il respiro pesante, faticoso,
come se avesse avuto qualcosa di talmente opprimente sul petto da
togliergli il fiato.
Però, il veicolo principale di quell’immediato
dolore che lo stava soffocando, erano gli occhi.
Quegli occhi azzurri, limpidi, brillanti, che in quel momento erano
leggermente spalancati e fissi verso un punto che non vedeva,
completamente spenti.
Erano bastate quelle poche parole a far spegnere la luce dei suoi
occhi, a portargliela via brutalmente, senza preavviso.
In quel momento apparivano piatti.
Morti.
Perché la luce era stata appena portata via anche dalla sua
vita.
“Chris? Chris ci sei ancora?!” gracchiò
la voce dal telefono abbandonato per terra.
No.
Non c’era più.
Non c’era più niente.
Chris era rimasto tanto pietrificato che non si era nemmeno accorto
come e quando avesse cominciato a piangere.
Non sentiva le scie bagnate sulle sue guance e sul collo, non sentiva
gli occhi offuscati e pesanti, non sentiva la fronte cominciare a
scottare.
Non sentiva più niente.
Anche il dolore si era trasformato in una sorta di spaventosa e
asfissiante apatia, perché se avesse precepito in pieno
tutte il male che lo attanagliava, era certo sarebbe morto.
Chris non si mosse da quella posizione fino all’arrivo dei
suoi amici, che furono costretti a scassinare la porta, dato che il
soprano non sembrava sentire il loro disperato bussare e le loro
richieste di essere fatti entrare.
Non sentiva più niente.
Non sentì Lea buttarsi disperatamente fra le sue braccia
spaventata e preoccupata per la sua reazione, anche lei con gli occhi
gonfi e carichi di lacrime.
Non sentì i sussurri della sua migliore amica che cercava di
confortarlo, non sentì le carezze, il calore, il conforto.
Non sentì le richieste di parlare, di dire qualcosa, di dare
un qualche cenno di vita.
Non sentiva più niente.
Chris non si mosse e non pronunciò una sola parola per tutta
la sera, perché non poteva farlo. Sentiva come se,
ricominciando a muoversi, a parlare, a vivere, il dolore non sarebbe
stato sopportabile.
E non sarebbe stato giusto.
Non sarebbe stato giusto vivere quando lui non poteva più
farlo.
Alcuni dei suoi amici furono costretti a sollevarlo di peso e portarlo
a letto, sperando che riuscisse almeno a dormire qualche ora, per non
pensare, per non rendersi conto di quello che era successo.
Di quello che aveva perso.
Ma Chris non riuscì a chiudere occhio. Rimase steso sul
letto fino alla mattina successiva, con gli stessi occhi spenti e senza
smettere di piangere silenziosamente.
Non un singhiozzo, non un tremito, non un lamento.
Solo lacrime.
Lea rimase al suo capezzale per tutta la
notte, addormentandosi di tanto in tanto, e pregando
incessentemente il soprano di dire qualcosa, qualsiasi cosa.
Ma non ottenne risultato.
Quando, fattosi giorno, tornarono anche gli altri per accertarsi delle
condizioni di Chris, pensarono tutti che fosse rimasto profondamente
shockato dall’accaduto, ed era più che
comprensibile.
Perdere una persona tanto cara, e tanto giovane, sarebbe stato
traumatizzante per chiunque.
Ma loro non potevano capire che dietro a tutto quello, c’era
qualcosa di diverso, di più profondo. Non sapevano quello
che era davvero successo e cosa Chris avesse davvero perso.
Non sapevano che aveva perso tutto.
La quiete della stanza, creatasi dopo che tutti si erano arresi
all’evidenza che avrebbero dovuto soltanto aspettare, venne
rotta dall’acuto squillare del cellulare di Lea.
La ragazza rispose cercando di schiarirsi la voce, divenuta roca e
graffiante a causa del pianto e delle preghiere, e trasalì
all’istante, quando riconobbe la voce dall’altro
capo del telefono.
La sua espressione tramutò da sorpresa a confusa, e
sì limitò ad annuire per tutta la durata della
breve conversazione.
“Faremo del nostro meglio per farle sapere” rispose
Lea, e la signora dall’altro capo del telefono
riagganciò senza dare il tempo alla ragazza di ricambiare il
suo saluto, probabilmente spaventata dall’idea di ricevere le
ennesime condolianze.
Anche se Lea non gliele avrebbe fatte comunque.
Non c’è condolianza per una madre che perde un
figlio.
“Era la mamma di Darren” disse Lea, facendo
sobbalzare tutti nella stanza.
Anche Chris, che comunque era rimasto immobile, percepì un
minimo stimolo sentendo quel nome.
“Ha detto che ha trovato dei messaggi sul suo
cellulare” continuò la ragazza, voltandosi poi a
guardare il soprano.
“Messaggi di Chris” disse stirando le labbra in un
sorriso tanto triste che soltanto a vederla gli occhi di tutti si
fecero lucidi.
In quel sorriso c’era una tenera consapevolezza, smorzata
dalla tagliente sensazione di perdita, che avrebbe fatto sciogliere il
ghiacciaio più solido.
La ragazza si inginocchiò davanti al letto del soprano e
posò una mano sul suo braccio, senza smettere di sorridere
in quel modo straziante.
“Chris, tesoro…mi ha appena chiamato la mamma di
Darren. Se lei riesce a parlare, puoi farlo anche
tu…” gli disse la ragazza, facendo scendere la
mano per intrecciare le sue dita con quelle del suo migliore amico.
“Mi ha detto che hanno recuperato il suo cellulare, rimasto
intatto, e che ha letto i tuoi messaggi…che
cos’è successo, Chris? Che cosa ci avete tenuto
nascosto?” sussurrò quasi Lea, cercando di fare
leva sul soprano, nonostante sapesse che lo avrebbe ucciso.
Ma dovevano sapere, era giusto che almeno i genitori di Darren
sapessero.
Chris sbattè velocemente le palpebre, sentendosi come
trascinato da dei tentacoli invisibili verso il mondo da cui si era
isolato, il mondo in cui non aveva più senso vivere.
Rimase ancora in silenzio, ma avvertì forte il modo in cui
tutto ciò che era si stava dilaniando.
“Chris…Chris, lo devi ai suoi genitori. Gli devi
la verità” insistette Lea, stringendo la presa
intorno alla sua mano.
Passarono altri vari minuti in cui il soprano si rese conto di essere
tornato a ragionare, a pensare e a ricordarde.
Era stato riattirato alla realtà e aveva assimilato le
parole della sua migliore amica, a cui dovette, inevitabilmente, dare
ascolto.
Ma
s’a conoscer la prima radice
del
nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò
come colui che piange e dice.
“Stava venendo da me” mormorò Chris con
un fil di voce appena udile.
La sua gola era affaticata a causa del silenzio, e gli
bruciò al vibrare delle corde vocali, ma nemmeno ci fece
caso. Non era quello il dolore che doveva affrontare.
“La prima volta che vidi Darren, mi resi conto che il mondo
non mi era mai apparso tanto luminoso. Improvvisamente, intorno a me,
tutto sembrava dipinto di colori brillanti e vivi. Quel ragazzo era
vita, era felicità, era amore. Tutto intorno a lui sembrava
sprizzare vitalità, e ne fui travolto, come si è
travolti da una tempesta. Mi ci volle davvero tanto per ammettere a me
stesso di essere innamorato di Darren, quando la verità era
che me ne ero innamorato dal primo momento”
Amor,
ch’a nullo amato amar perdona,
mi
prese del costui piacer sì forte.
“Me ne innamoravo ogni giorno di più, me ne
innamoravo come un fringuello s’innamora della primavera.
Darren era quel qualcosa che era sempre mancato dalla mia vita:
qualcuno che riuscisse a capirmi. Non che provasse a farlo, ma che
guardasse dentro di me con la stessa facilità di qualcuno
che guarda il fondo di uno stagno limpido. Fra noi due tutto era
intesa, tutto era sintonia, tutto era chimica”
Amor,
ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese
costui de la bella persona
che
mi fu tolta;
“Ed è stato così spontaneo il modo in
cui anche Darren si è innamorato di me. Non ha mai avuto un
pensiero, un dubbio, una paura. Non gli importava che fossi un ragazzo,
non gli importava dell’etichetta che avrebbero potuto
mettergli: lui era innamorato di me, per tutto ciò che ero e
non ero, per il modo in cui riusciva a parlare con me, per il sarcasmo
con cui cercavo, invano, di frenare la sua prorompente esuberanza, per
il modo in cui riuscivo sempre a sapere quello che stava pensando. Io e
Darren ci amavamo in tutti i modi possibili. Eravamo amici, amanti,
confidenti, fratelli, eravamo tutto quello di cui avevamo
bisogno”
Quando
leggemmo del disiato riso
Essere
baciato da cotanto amante,
questi,
che mai da me non fia diviso,
la
bocca mi basciò tutto tremente.
Galeotto
fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel
giorno più non vi leggemmo avante.
“E ci amavamo in un modo così ovvio che ancor mi
stupisco se penso a quanto tempo abbiamo impiegato per dichiararcelo,
per fronteggiare i nostri sentimenti e affrontarne le conseguenze. E,
ancora una volta, dopo averci fatti conoscere, ci hanno aiutato Kurt e
Blaine. Una mattina, Darren si precipitò a casa mia euforico
come non lo avevo mai visto, parlava a raffica e saltellava contro ogni
resistenza umana. Gli era appena arrivato il copione di Original Songs,
ed era corso da me per poterlo leggere insieme. Io non capivo come mai
di tanta eccitazione, così mi sedetti sul divano con lui e
cominciai a sfogliare le battute. Lessi ad alta voce la prima scena, e
Darren mi seguì leggendo la parte di Blaine. Arrivati a
metà, ogni forma di esaltazione era sparita; entrambi
eravamo immersi nell’atmosfera dell’episodio,
persino l’aria intorno a noi sembrava carica di emozione per
quello che stava per succedere. Di tanto in tanto incrociavamo gli
occhi riconoscendo in quelli dell’altro gli stessi
sentimenti, le stesse sensazioni, e quando leggemmo di Blaine che si
sporgeva per baciare Kurt, Darren, esitando, si avvicinò a
me con incertezza e timore, e sfiorò le mie labbra con le
sue, in cerca di conferma, e di amore. E io non glielo negai. Le altre
battute, le leggemmo soltanto il giorno delle riprese”
Amor
condusse noi ad una morte.
“Io e Darren avevamo deciso di non rivelare il nostro amore,
perché ne eravamo troppo gelosi, e sapevamo che nessuno
avrebbe potuto capire il legame che ci univa. Ma il clima stava
diventando sempre più teso, nascondere una cosa tanto grande
è difficile, è stressante, è
insopportabile. Volevamo essere spontanei, volevamo concederci la
libertà di non dover calibrare ogni gesto e parola.
Così, ieri sera abbiamo un po’ litigato, al
telefono…non una vera e propria discussione, ma io ero
stanco, e suscettibile, e avrei semplicemente voluto che tutto fosse
semplice. Non avrei dovuti riattaccargli, perché Darren si
è spaventato. Erano giorni che non ci vedevamo, e lui
è corso da me. E’ corso, capite? E’
stata tutta colpa mia. E’ stata tutta colpa del nostro
amore”
Chris non disse altro, si limitò ad abbassare lo sguardo
sulle proprie mani, mentre fitte lacrime gli solcavano il viso
affaticato e spento.
Nessuno ebbe il coraggio di commentare, nessuno ebbe il coraggio di
avvicinarsi a Chris, anzi, dopo una veloce occhiata complice, tutti se
ne andarono dalla stanza, lasciando il soprano solo con quello che era
rimasto di lui.
Ma di lui non era rimasto niente.
*
Anche quella notte, non riuscì a dormire.
Crollava di tanto in tanto per l’umana stanchezza, ma subito
veniva destato da spaventosi incubi, nonostante ognuno di quelli fosse
migliore della stessa realtà, a cui Chris ormai non si
sentiva più di appartenere.
La mattina, Lea arrivò a casa sua per portarlo al funerale,
e il soprano riuscì a mala pena a vestirsi e camminare.
Non aveva toccato cibo dalla sera dell’incidente di Darren, e
non era intenzionato a farlo. Lea non gli dette troppa importanza:
Chris aveva appena perso l’amore della sua vita, a soli 24
anni, era il minimo che gli fosse passata la fame. Ma gli sarebbe
tornata, prima o poi.
Per quanto crudele e assurdo, il corpo sopravviveva al dolore
dell’anima.
Arrivato al cimitero, non si sedette insieme agli altri partecipanti,
ma rimase distante, praticamente nascosto, perché non
avrebbe sopportato di vedere anche il dolore degli altri, e
perché tutti avrebbero parlato di Darren senza conoscere
davvero quello che gli stava succedendo, quello che stava provando,
quando era morto.
Quando finalmente tutti se ne furono andati, Chris pregò Lea
di lasciarlo da solo, e lei non potè che acconsentire.
Una volta che si fu allontanata anche la sua migliore amica, il soprano
si avvicinò finalmente alla tomba di Darren,
inginocchiandosi davanti e passando due dita sulla foto del suo amato.
Come sempre, come in ogni momento della sua vita, stava sorridendo, con
quel suo sorriso tanto raggiante da essere capace di far brillare
l’oscurità.
Io suoi inseparabili occhiali rosa erano stati appoggiati davanti alla
lapide, e Chris sfiorò anche quelli, timoroso; timoroso che
gli dessero l’impressione, l’illusione che Darren
fosse ancora vivo, quando non lo era.
Darren era morto, gli era stato strappato via brutalmente, e nessuno
gliel’avrebbe restituito.
Nessuno gli avrebbe restituito la luce e l’amore di cui
Darren gli aveva fatto dono, perché nessuno avrebbe mai
potuto capire cosa c’era fra loro.
E Chris in quel momento si concesse finalmente di piangere disperato,
di lasciarsi cadere sulla tomba del suo amato con le braccia conserte
al petto che lo stringevano in una morsa senza via di fuga e la febbre
che iniziava a salirgli per gli spasmi.
Si concesse di invocare il nome di Darren, con un ululato tanto
straziante che avrebbe spezzato il cuore di chiunque l'avesse ascoltato.
Sì concesse di desiderare la morte, nonostante si sentisse
già morto, nonostante si sentisse già annientato.
Non era più niente.
Chris pianse tutto il suo dolore, pianse per tutto quello che aveva
perso, pianse per l’ingiustizia, per la crudeltà,
per il senso di colpa, pianse cercando di esternare, di scacciare, di
buttare fuori tutto questo, ma non poteva riuscirci, non ci sarebbe
riuscito neanche se avesse continuato a piangere per sempre.
Però ci provò.
Pianse per quelle che sembrarono ore.
Pianse finchè non si svenne.
E
caddi come corpo morto cade.
Quando riaprì gli occhi, per la prima volta in quei due
giorni, provò qualcosa di diverso dalla pura e atroce
sofferenza.
Chris provò sorpresa.
Era sorpreso di essere ancora vivo.
Non poteva esserlo.
Non esisteva al mondo che fosse sopravvissuto ad una cosa del genere.
Non esisteva al mondo che potesse sopravvivere quando Darren non lo
aveva fatto.
Si tirò su stancamente, a fatica, e puntò i suoi
occhi gonfi e sfiniti sulla foto sorridente del suo amato.
E allora capì.
Capì che era proprio vero: di dolore non si muore.
Poscia
più che 'l dolor potè 'l digiuno.
Spazio dell'Autrice.
...
*alexa si soffia il naso rumorosamente e si asciuga gli occhi*
Ok. Un attimo per riprendersi xD
Questa cosa è discretamente atroce, lo so, ne sono
consapevole. Però, prima di lasciarvi alla disperazione che
traspare da questa storia, devo giustamente spiegarvi un po' di cose
per chi non masticasse la Divina Commedia.
Già, è molto strano accostare una FF alla Divina
Commedia, ma io ho subito una specie di lavaggio del cervello xD Mia
mamma è una Dantista, e invece delle favole da piccola mi
leggeva la Commedia, quindi sono cresciuta male...
Il canto citato praticamente per tutta la storia, è il canto
V, quello dedicato al girone dei lussoriosi, e alla storia di Paolo e
Francesca. Ho cercato di ricollegare tutte le mie parti preferiti al
racconto di Chris, come se in questo caso lui impersonificasse
Francesca.
E' chiara la differenza, ovvero che Chris è vivo, ma in
realtà, è come se fosse morto anche lui,
perchè senza Darren, dice di non sentire più
niente.
Non lo specifico, perchè sinceramente non ho trovato
l'occasione spontaneamente, ma Darren muore in macchina, mentre va a
casa di Chris.
La storia del loro primo bacio ricalca proprio quella di Paolo e
Francesca, che si baciano leggendo di Lancillotto che bacia Ginevra, ho
ripreso la scena perchè mi sembrava un bell'accostamento, e
una cosa fattibile.
Il verso su cui dovete porre più attenzione di tutte
però, è l'ultimo:
"Poscia più che 'l dolor potè 'l digiuno"
Questa è l'unica citazione che non ho preso dal canto di
Paolo e Francesca (che non so se avete notato, ma è il mio
preferito xD), ma dal canto del Conte Ugolino.
Questa in particolare è una delle frasi più
controverse della Divina Commedia: per farvela breve, il Conte Ugolino
viene imprigionato con i suoi figli in una torre, finchè non
muoiono di fame, e i figli propongono al padre di mangiarli per
sopravvivere (macabro, lo so).
Ora, questa è la frase con cui si conclude il racconto che
fa lo stesso Ugolino, ed è una frase molto ambigua.
Considerando che Dante mette tanti piccoli indizi e rimandi all'interno
del canto, riguardanti l'area semantica del mangiare, molti hanno
pensato che questa frase voglia dire: "poi, più che il
dolore, vinse il digiuno, e per questo li ho mangiati". Nel senso, il
dolore di padre, venne surclassato dalla fame.
Ma, molti critici l'hanno interpretata in modo diverso, ed è
una cosa che mi ha colpito, perchè effettivamente quando io
ho letto per la prima volta questa frase, ho pensato quello che anche
altri critici hanno ipotizzato: "più che il dolore, vinse il
digiuno", nel senso che più che di dolore, sono morto di
fame. Perchè di dolore effettivamente non si muore, e anche
se era quella la cosa per cui sarebbe stata più logica
morire, sono morto di fame perchè è il corpo che
comanda.
Dunque l'interpretazione che io gli ho dato, anche in questa storia,
è "più che di dolore, sono morto di fame".
...che cosa vuol dire questa frase messa in fondo alla FF?
Beh, ora che l'ho spiegato, sembra chiaro, no?
Chris si suicida. Si lascia morire.
Non volevo scriverlo esplicitamente, mi sembrava troppo, ma credo sia
l'unica fine adatta per una FF del genere.
Bene, dopo tutta questa allegria, vi lascio...non mi viene in mente
nient'altro da spiegare, se avete dei dubbi, chiedetemi pure ^^
Spero nonostante i temi tragici vi sia piaciuta!
Un bacione, e grazie di cuore a tutti quelli che leggeranno e
recensiranno!
Buona notte! <3
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