Autore:cdm
Titolo:Ciclico
Introduzione:agli immortali è vietato entrarci, ai mortali
uscirne
Avviso: Tutti i personaggi di questa storia sono
maggiorenni, i fatti e i personaggi non sono esistiti o esistenti.
Il ghiaccio diventa
acqua.
L’acqua diventa aria.
Io rimango qui da
solo in questa landa
col ricordo di te
e con la dolcezza di
me.
È questo pensai
quando vidi quella tomba davanti a me.
La tomba di colui che
si ama.
Tua.
Freddo, il mio cuore
è ghiacciato, sto morendo, no, non è vero , ma qualcosa di me è morto, cosa mi
hai rubato dolce pensiero, canzone di straziante romanticismo.
Romanticismo?
Ma dove?
Eravamo molto più
ruderi, quasi come i protagonisti di quel film, ma non altrettanto stupidi,
però alla fine come quella pellicola uno dei due sopravvive e l’altro invece è
in pace, bello e morto.
Sei uno stronzo.
Tipico tuo.
Il più bello, oltre
che bono, nelle fantasie di tutte le donne, di alcuni uomini e nella mia
realtà.
E come al solito mi
hai lasciato per una bella donna, dalle vesti neri e da una prepotente falce.
Addio, perché
piangere?
Per chi?
Tu non hai nessuno
diritto di far piovere il distruttore, malinconico amore, dal mio volto.
Abbandonato, come al
tuo solito, dovevi sparire con qualcuno, altrimenti non saresti stato tu.
Ti amo.
Dopo tutto ciò che ti
sto dicendo, non riesco a dirti altro che ti amo, sempre di più, probabilmente
ti perdonerò anche per questa tua ultima umiliazione verso colui che ti
sopportava.
Mi sento solo.
La vita continua,
ignorandomi, nessuna spalla consolatrice, nessuna parola per rompere questo
silenzio mancante di ogni tua frustrante lemma e piena delle mie lamentele.
Ricordo quando ti ho
visto.
La prima, l’ultima
non importa, mi ricordo di te seduto su una panchina con i tuoi occhi fissi su
ogni passante, tu amavi l’essere umano.
Le tue mani
gigantesche trattenevano un libro che non hai mai apprezzato, il tuo petto
muscoloso a malapena coperto da quella “stupida” camicetta bianca.
Elegante quel poco,
per darti l’aria di playboy, ma non solo quella era; ogni giorno respirarti è
stato assuefacente, se anche alla fine io cadevo in un baratro degno di un
drogato.
Tu bellissimo, io cretino.
Avvicinarmi a te
sedermi, giocare, provarci, cadere in quella disperazione in cui avevo fatto
cadere, altrettante anime dannate.
Sei stato la
punizione per le mie colpe, sei stato il mio dolore più lussurioso, sei
esistito.
Colpe, pieno di colpe
sono, tue, mie e solo io, ora,devo renderne atto.
Solo, sia tu che io,
tu sei insofferente a ciò vero?
Io invece ne patisco
tutte le controindicazioni, normale,perché io non dovrei essere qui, non mi
sarei dovuto mai presentare, mai entrare in contatto.
Col fuoco ci si può
bruciare, quindi devo bruciare, peccante di vita, peccatore di morte.
Ti ringrazio di aver
condiviso la vita con me, almeno una parte.
Ora vivrò, seguirò la
strada, che mi hai battuto, esaudirò il nostro sogno, farò ascoltare il tuo
cuore al mondo, mio stronzissimo amore.
Iniziò a camminare,
lontano dal mondo, quella terra che gli uomini chiamano quotidianità,essa
moriva dietro ai suoi passi, un’altra ombra in un passato inesistente e come il
ghiaccio diventa acqua, quest’ultima diventa aria,e poi ritorna tutto come
prima, lui metteva altra cenere attendendo che diventasse una fenice, il
ciclo,però, non risparmia nessuno.
Neanche gli
immortali.
Perciò se non volete
fare la stessa fine, o voi angeli o voi diavoli, non toccate ciò che muore altrimenti
il tacito requiem vi colpirà.
Perché la solitudine
è il requiem di un anima morta.