Always.
Always.
A mia sorella, l'unica persona per cui rinuncerei ai miei sogni.
Io che vivo di sogni.
A mia sorella, che ama Conan molto più di me.
Heiji la guardava senza sapere cosa dire, come consolarla,
dove trovare le parole giuste. Non avrebbe dovuto accettare la sua proposta di
aiutarlo con il trasloco. In quel momento Ran era seduta sul tappeto della
nuova casa che lui avrebbe condiviso con Kazuha. In lacrime.
Non sopportava vederla così. Non sopportava sapere la verità da sette lunghi
anni e non poter dire nulla. Non sopportava aver perso anche quel bambino che
parlava come lui, ragionava come lui, sorrideva come lui... che era lui.
Vicino alla sua amica un vecchio album fotografico.
Le foto sono ricordi.
I ricordi sono lame affilate.
Era passata un’ora esatta da quando avevano incominciato a
sfogliare quelle pagine di passato trovate per caso in mezzo all’attrezzatura
per il Kendo. Non sarebbero dovute essere lì.
Ma un avvenimento quanto più è casuale, tanto più attira
l’attenzione.
Perciò lei se l’era poggiato in grembo ed aveva rivisto il
suo volto, dopo tanto tempo.
Heiji non avrebbe mai creduto che un’immagine morta potesse
apparire più viva di una visione reale.
Ma Shinichi, ormai, viveva solo in quelle pagine.
Era stato costretto a sparire.
Per sempre.
Tuttavia rideva indicando il cono gelato del suo migliore
amico che un cane aveva mandato giù mentre lui era distratto.
Eppure terrorizzava Ran sbucando all’improvviso da una via
laterale.
Shinichi e Ran davanti alla scuola. Shinichi e Ran che
litigavano in classe. Ran e Kazuha in piscina che si schizzavano l’acqua. Heiji
e Shinichi che giocavano a chi tratteneva di più il respiro. Tutti e quattro
che disturbavano Kogoro mentre dormiva. Heiji e la torta per il suo settimo
compleanno. Shinichi che, tutto rosso, apre il regalo di Natale di Ran.
Shinichi che offre lo zucchero filato a Ran.
Shinichi e Ran.
Ran e Shinichi.
Sempre.
Poi quella maledetta foto che aveva dato il via alle
lacrime.
Piante di ciliegio.
Shinichi che non guarda l’obiettivo ed ha una mano tra i
capelli e l’altra buttata con finta indifferenza dietro le spalle di Ran che
tiene la cartella e, leggermente imbarazzata, si fissa le scarpe.
Fiori di ciliegio.
- Shinichi, smettila!
Smettila.
L’aria di primavera
era palpabile e invadeva le narici, i polmoni, le iridi. Tutto appariva rosa
intorno e le figure di due liceali che si inseguivano risaltavano.
All’improvviso la ragazza inciampò e il ragazzo le finì sopra poiché non si era
reso immediatamente conto dell’accaduto. Scoppiarono a ridere e, insieme a
loro, altri due giovani che li guardavano da sotto un albero. Poi arrivò una
signora, anziana, dai capelli argentati e gli occhi ambrati, un sorriso stanco
e malinconico sul volto, il passo lento, la voce debole e forte al tempo
stesso.
- Siete una bella
coppia ragazzi, davvero.
Heiji sghignazzando
aveva scattato una foto ai due subito dopo che l’amico, scherzando o forse
sincero come mai prima, aveva rivelato alla vecchietta che lui, quella ragazza
lì, l’avrebbe sposata.
Ran era lì, senza una fede al dito. In lacrime.
Stringeva forte quella foto contro il petto e magari stava
pensando alle brillanti deduzioni del suo detective liceale che aveva risolto
ogni mistero tranne quello del suo cuore.
Non si può capire il
cuore della persona che si ama.
Oppure ricordava tutte quelle promesse mai mantenute.
Lui, Heiji, in cuor suo, aveva tanto desiderato che, al
posto di quel dannato silenzio, Shinichi le avesse concesso, per una volta la
verità. Non l’ennesima bugia.
Questo è un addio, Ran.
Vivrai meglio senza di me.
L’unica volta in cui era stato sincero, quando le aveva
rivelato che non sarebbe mai più comparso nella sua vita, avrebbe fatto meglio
a mentire.
Il resto aveva ucciso la ragazza, dentro.
Poi, sorpreso, l’aveva vista prendere un’altra foto.
Ritraeva il quartetto originale che per lei era modificato, ma che lui sapeva
essere invariato.
Ran. Kazuha. Heiji. Conan.
Ran. Kazuha. Heiji. Shinichi.
- Heiji?
- Sì? – si asciugava gli occhi.
- Mi manca, sai? – stava per rispondere che lo sapeva, che
il suo migliore amico mancava anche a lui, ma poi la vide puntare il dito
contro il bambino nella foto.
- Conan?
- Shinichi – Ran sorrise stancamente e Heiji non sapeva di
nuovo che fare.
- Manca anche a me – ammise con sincerità ciò che il suo
cuore urlava da quando Conan gli aveva rivelato che stava crescendo, che presto
sarebbe diventato riconoscibile, che sarebbe dovuto sparire, che non si
sarebbero mai più rivisti né sentiti. Non l’aveva nemmeno salutato. Si era
voltato ed era andato via infilandosi il cappello. Pensava che sarebbe tornato,
che stava di nuovo mentendo. Ma Shinichi aveva rifilato bugie a Ran, mai a lui.
Shinichi se ne era andato.
- Io lo amo, Heiji.
- Dopo tutto questo tempo?
- Sempre.
Angolo autrice:
La frase finale è un voluto richiamo ad un dialogo tra Piton e Silente in Harry Potter e i Doni della Morte.
Esprime l'idea di un'amore che, nonostante il tempo e la sparizione della persona amata, perdura.
Questa è la prima volta che mi cimento nel fandom del detective
Conan e ho voluto dare voce ai pensieri del mio personaggio preferito:
Heiji.
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