Titolo:
Special # 1 - The princess Miyo of the Kingdom of the Light
Autore:
Liberty89
Genere:
fantasy, guerra, triste
Rating:
arancione
Avvertimenti:
Missing moment, One-shot, Spoiler (per chi non segue la fic "Sclero di
una notte di mezza estate")
Note: Questa
fic è uno Spin-off dei capitoli 59-60-61-62 di "Sclero di
una notte di mezza estate", in cui viene narrata a grandi linee la
storia dei primi custodi, per cui contiene degli spoiler per coloro che
non seguono la long-fic da cui è stato ispirato. I
personaggi sono originali, meno Terra e Ventus (che hanno l'aspetto di
quelli che tutti conoscono tramite KH: BBS). E' un esperimento, e
quindi un azzardo, per un modo diverso di presentare una storia. Questo
è il primo special di una serie di sei, che mi auguro di
portare a termine. Spero possa piacervi! Buona lettura!
Disclaimer: i personaggi originali
di questa
fic mi appartengono, mentre il contesto è
proprietà della Square Enix. La fic non è stata
scritta a scopo di lucro.
Special
# 1 - The princess Miyo of the Kingdom of the Light
Sailor
Moon S Movie Memorial Soundtrack OST 26
Una bambina correva
allegra per i lunghi e immensi corridoi della sua casa. Dal momento in
cui era venuta al mondo, sette anni prima, li percorreva con gli occhi
colmi di pura meraviglia, come se ogni giorno li vedesse per la prima
volta, perché quelle pareti erano così bianche e
splendenti da sembrare fatte di luce pura.
I suoi leggeri passi
risuonavano tra quelle candide mura di cristallo, producendo un suono
leggero e soave, che nemmeno una delicata arpa avrebbe saputo replicare
ed era appena udibile il fruscio del suo abito del colore delle pesche
mature.
Una voce e una nuova eco
di passi veloci la distrassero dalla sua corsa, facendola voltare.
-Principessa!
Principessa Miyo!- urlò la balia, avvicinandosi alla bimba
dalla corta chioma bionda.
-Oh no!-
esclamò lei, spalancando le grandi iridi color delle
ametiste più preziose prima di riprendere a fuggire.
-Principessa Miyo! Non
avete ancora finito l’ora di studio!-
-Ma non mi serve
studiare tutte quelle cose!- rispose convinta, senza voltarsi.
-Come farete a diventare
una regina se non studiate come si deve?-
-Non serve studiare! E
poi è più divertente vedere come fa
papà! Imparerò da lui quello che mi serve!-
spiegò la biondina, voltandosi per salutare la donna dai
capelli bruni che la stava inseguendo con tanta apprensione. -A dopo
Brigida!-
-Principessa Miyo!-
La giovane principessa
riprese la sua corsa per i luminosi e candidi corridoi della Sacra
Reggia, dirigendosi alla sala del trono, dove suo padre, il re,
riceveva le visite dei suoi sudditi, poiché preferiva di
gran lunga “fare esperienza diretta” piuttosto che
leggere un mucchio di enormi e impolverati libri.
Chiuse gli occhi e rise
la piccola Miyo, trasmettendo la propria felicità e
spensieratezza di bambina alle pareti di cristallo, che riecheggiarono
come i campanelli di una slitta, mentre girava l’angolo
dell’ultimo corridoio che la separava dalla sua meta e non si
curò del fatto che qualcuno sarebbe potuto arrivarle
incontro.
Così, per un
capriccio del destino o per un semplice e fortuito caso, Miyo
andò a sbattere contro qualcuno che come lei aveva una certa
fretta.
La bionda si
ritrovò seduta a terra con gli occhi stretti per la botta
subita. Svelta come la corrente di un fiume, la sua rabbia crebbe ed
era pronta a urlare contro la persona che l’era finita
addosso, ma quando riportò le sue iridi viola alla luce del
castello, lo stupore illuminò il suo dolce viso di bambina
dalla chiara carnagione.
Un bambino dai capelli
castani e il viso abbronzato, tipico di chi lavorava la terra, le
sedeva di fronte, mugolando per il dolore della caduta improvvisa.
-Tu chi sei?- chiese la
principessa, alzandosi in piedi e porgendo la mano allo sconosciuto.
Il bambino
riaprì gli occhi, prima stretti, rivelando due chiare iridi
color legno e afferrò senza indugio l’aiuto che
l’altra gli stava porgendo.
-Mi chiamo Stefano,
stavo cercando la sala del trono, ma non la trovo…-
-Ti ci accompagno io!-
esclamò allegra la bimba, prendendo il nuovo compagno per
mano. -E’ la prima volta che vieni qui vero?-
Una cascata di domande e
di risposte prese immancabilmente il via, legando i due in
un’amicizia salda e indistruttibile.
.: [-------] :.
Un affondo fu
immediatamente seguito da un fendente obliquo verso l’alto,
dopodiché compì un giro su se stessa e
sferzò l’aria con un attacco orizzontale, che
avrebbe trapassato il nemico, se questo non fosse stato immaginario. La
principessa abbassò il lungo bastone che fino a quel momento
era stato la sua arma e si diresse verso il limitare dello spiazzo in
terra brulla, per riporre l’attrezzo e recuperare un telo per
asciugarsi il sudore.
Alcune ciocche bionde,
sfuggite all’imposizione della coda alta, le circondarono il
viso da adolescente, ma attraversato da una maturità rara
nelle ragazze della sua età. Con stanchezza evidente si
sedette sulla panca di pietra che le stava accanto e si
spolverò distrattamente i grigi pantaloni, ormai consunti
dal continuo utilizzo, mentre alzava lo sguardo al cielo limpido di
quella mattina di primavera, stranamente quieta.
Infatti, un silenzio
innaturale avvolgeva ogni cosa, persino gli animali tacevano in quei
giorni lugubri, in cui una grave epidemia minacciava di decimare la
popolazione del Regno della Luce. La principessa era preoccupata per la
sorte dei suoi sudditi, che cadevano uno dopo l’altro, come
le foglie in un rigido autunno, sotto la forza di quel male, il quale
pareva senza freno. Strinse i pugni, sentendosi impotente,
dopodiché sollevò la mano destra e se la
passò dietro al collo, sotto la cascata d’oro
della sua chioma. Quel livido violaceo sulla sua pelle diafana, era
l’unica cosa che restava del passaggio della malattia a cui
per miracolo era sopravvissuta.
-Quando
finirà quest’incubo?- pensò con
tristezza e un fondo di disperazione, pregando Kingdom Hearts di
aiutare la sua gente.
Il rumore di passi
frettolosi e sconnessi la riportò alla realtà e
abbassò il viso per osservare l'arcata di pietra che faceva
da ingresso a quella piccola regione della reggia, lontana dalla sua
vita solitamente frenetica. Un giovane dai capelli castani, raccolti in
un codino, e il fiato corto irruppe nell’area, volgendo
rapidamente lo sguardo a destra e a manca alla disperata ricerca di
qualcosa o di qualcuno.
-Stefano!-
esclamò la ragazza, alzandosi e andando incontro
all’amico, che si avvicinò a sua volta,
mostrandole il volto pallido e tirato, e le spente iridi lignee, che
sovrastavano due pesanti occhiaie. -Cos’è
successo?- chiese preoccupata, posandogli la dritta sulla spalla.
Incapace di proferire
alcun suono, il castano la strinse a sé con forza, come se
temesse di vederla svanire da un momento all’altro, e
affondò il viso nella sua spalla prima di iniziare a essere
scosso da un leggero tremore.
Dapprima confusa da quel
comportamento, dopo un istante, Miyo sgranò gli occhi
poiché un pensiero nefasto, che mai avrebbe voluto
concepire, le attraversò la mente, gettandola in subbuglio.
-Stefano… tuo
padre è…?-
Non riuscì a
terminare la frase, perché un singhiozzo soffocato le giunse
all’orecchio e le braccia dell’altro aumentarono la
loro stretta di conseguenza. La bionda abbassò le palpebre
per poi avvolgere l’amico in un abbraccio di conforto,
ascoltando il suo sfogo colmo di dolore senza dire nulla,
poiché sapeva che la sua sola presenza valeva molto
più di qualsiasi parola, che comunque sarebbe risultata
inutile e scontata.
Rapidi e lenti al
contempo, i minuti passarono inesorabili e il sole si alzò
sempre di più nell'azzurro del suo immenso regno, silente e
ignaro osservatore del dolore di un figlio, già orfano della
figura materna, rimasto senza padre e quindi solo al mondo. Miyo
trattenne la sua tristezza e le sue lacrime per non aggiungere altra
sofferenza a quella del castano, che piangeva in silenzio sulla sua
spalla, considerata l'ultima ancora per rimanere coi piedi nella
realtà. La ragazza attese con pazienza che fosse Stefano a
sciogliere l'abbraccio, lasciandogli il tempo che riteneva necessario.
Dopo lunghi e interminabili istanti, il ragazzo rilassò la
presa sul corpo dell'amica e prese un profondo respiro per allentare la
tensione del suo animo, che aveva rischiato un profondo crollo.
Sollevò il viso e andò alla ricerca delle iridi
violacee della principessa, trovandole immediatamente e leggendovi
dolore, ma anche comprensione e forza. La bionda a sua volta,
scrutò gli occhi gonfi e arrossati dell'altro, cogliendo il
suo smarrimento e la sua richiesta di aiuto.
-Vieni.-
mormorò, prendendolo per mano e guidandolo verso la panca di
pietra.
Senza lasciarlo, gli
sedette accanto e non proferì parola, aspettando nuovamente
che fosse lui a dare il via a qualsiasi cosa. Poco dopo, Stefano
liberò un sospiro e si passò la mano libera sul
viso, dopodiché puntò lo sguardo sul terreno
brullo dello spiazzo che stava accanto ai suoi piedi, senza vederlo
realmente.
-Questa mattina mi sono
svegliato accanto al suo letto e ho subito controllato se la crisi che
l'aveva travolto ieri sera fosse passata…- disse, mantenendo
gli occhi vacui. -…quando l'ho visto tranquillo, ho pensato
che l'avesse superata, ma poi mi sono reso conto che era fin troppo
quieto… Sembrava che dormisse… la mia mente ha
voluto illudermi e ho pensato che fingesse di dormire per prendermi in
giro.- proseguì, con una punta di severità verso
se stesso e la voce appena incrinata. -L'ho chiamato, gli ho detto di
smetterla di scherzare… ma quando ho appoggiato la mano
sulla sua spalla, l'ho sentita talmente fredda che l'ho tolta come se,
invece di gelarmi, mi fossi scottato. A quel punto l'ho guardato bene e
l'ho visto fermo, simile a una roccia, e poi… ho visto il
suo sorriso…- s'interruppe perché le lacrime, con
la loro prepotenza, avevano preso di nuovo il posto delle parole,
soffocando anche i pensieri.
La bionda intervenne
immediatamente e raccolse il suo viso fra le mani per costringerlo a
guardarla. -Stefano, per favore, calmati.- disse con
tranquillità.
-Lui sorrideva
Miyo… perché? Perché?!-
urlò il castano, serrando i propri occhi.
-Forse perché
sapeva di non doversi preoccupare per te.- rispose lei, ignorando il
suo tono. -Perché sapeva che ormai sei grande abbastanza per
poter andare avanti con le tue forze e che non saresti comunque rimasto
solo.-
Trattenendo il respiro,
Stefano rialzò le palpebre e incontrò il sorriso
gentile della sua principessa, sormontato dalle brillanti ametiste, ora
lucide a causa delle lacrime a cui non fu permessa l'uscita.
-Sì,
però…-
-Niente
“però”.- sentenziò lei,
interrompendolo. -Credo anche, che tuo padre sia orgoglioso di te e di
ciò che vuoi diventare, quindi non lasciarti andare.
Reagisci e fai in modo che il suo ricordo non ti abbandoni mai.-
Il ragazzo chiuse
nuovamente gli occhi per riaprirli un secondo più tardi,
mentre un lungo sospiro gli sfuggiva dalle labbra socchiuse, dando
prova della sua profonda stanchezza e momentanea fragilità.
-Hai ragione
Miyo… e grazie…- mormorò, rispondendo
al sorriso dell'amica. -…per tutto.-
-Sciocco… Tu
avresti fatto lo stesso per me.- replicò la ragazza dopo
aver scosso lievemente il capo.
.: [-------] :.
Lentamente, il cuore
nero che aveva dato vita a quella lugubre eclissi si
allontanò, lasciando nuovamente il posto al sole nel limpido
cielo azzurro del mezzodì. Più rapidamente,
invece, il panico si diffuse tra coloro che avevano assistito a
quell'evento senza precedenti, annunciatore di un nuovo pericolo per
gli abitanti del Regno della Luce. Uomini e donne urlavano la loro
paura e fuggirono alle loro case, in cerca di un riparo, che comunque
non sarebbe mai riuscito a fermare l'avanzata delle creature
dell'Oscurità. Solamente tre individui rimasero immobili in
quel venefico caos, oltre a lei.
Miyo sollevò
le proprie confuse iridi dall'arma che teneva ancora stretta nella mano
destra e andò alla ricerca del suo migliore amico, che
ricambiò lo sguardo con altrettanto smarrimento. Tuttavia,
fu costretta a voltarsi con un sussulto, quando una mano si
posò con una certa forza sulla sua spalla sinistra, e si
ritrovò ad affrontare gli occhi celesti del prescelto del
Giorno, del quale ancora non aveva memorizzato il nome.
-Principessa Miyo, non
possiamo restare qui, la folla rischia di travolgerci!- urlò
il giovane, cercando di far udire la sua voce sopra alle grida delle
persone attorno a loro.
-Ha ragione lui Miyo!
Dobbiamo tornare dentro e parlare con tuo padre! Forza!- aggiunse
Stefano, catturando la sua attenzione.
La bionda
annuì distrattamente, completamente in balia di mille e
più pensieri, mentre l'amico la circondava con un braccio e
scambiava una parola veloce con il loro futuro compagno. Chiusa nella
sua mente in subbuglio, alle sue orecchie non giunsero più i
suoni esterni e i suoi occhi sgranati non vedevano realmente quanto
stava loro di fronte, poiché udiva solamente le parole
pronunciate poco prima da Kingdom Hearts e da se stessa, mentre l'unica
immagine chiara in quel limbo di caos era la figura dell'ormai suo
keyblade, candido come una colomba e puro come la Luce.
Non seppe dire come,
né perché, ma all'improvviso, nel profondo del
suo cuore prese vita un'immensa onda d’incertezza,
sommergendolo e prendendo il posto della sicurezza che l'aveva travolta
poco prima, quando il Regno Supremo l'aveva scelta come custode di una
delle sue chiavi.
A quel pensiero, la
principessa si risvegliò un istante dal suo torpore mentale
e calò lo sguardo, alla ricerca dell'arma, che
però non si trovava più nella stretta delle sue
dita.
-Che fosse un sogno?-
domandò a se stessa la bionda, chiudendo la dritta e
aprendola ancora, come per cercare la consistenza del sacro oggetto che
le era stato affidato. -Che il keyblade non fosse reale?-
pensò dubbiosa, per stupirsi subito dopo e fermare la sua
inconsapevole avanzata nei corridoi della reggia, a causa
dell'improvvisa comparsa della Shining Star nella sua mano.
-Come hai fatto a
richiamarla?- le chiese Stefano, guardandola incuriosito.
-Non so… ho
solo pensato alla chiave e lei è comparsa.-
spiegò la giovane prima di guardarsi attorno e riconoscere i
candidi battenti dell'entrata della sala del trono di fronte a
sé. -Quando siamo arrivati qui? Che ne è stato di
tutte le persone che avevamo intorno?- domandò confusa,
puntando le sue iridi color lavanda in quelle dell'amico, che la
fissò interdetto.
-Non ti sei accorta
della strada che abbiamo percorso?-
-No… Ero
persa nei miei pensieri e non me ne sono resa conto…- disse
lentamente. -Scusami Stefano, credo di dover ancora assimilare quanto
è successo…- aggiunse con un sospiro, portandosi
una mano alla tempia. -Non so cosa mi sia preso… Prima,
davanti alla manifestazione di Kingdom Hearts non avevo alcuna
incertezza, nessuna preoccupazione, invece ora non sono più
tanto sicura di ciò che dobbiamo fare d'ora in
avanti…-
-Non scusarti, siamo
tutti nella stessa situazione.- replicò il castano. -A
nessuno di noi è passato per la mente di poter rifiutare il
dono e il ruolo che Kingdom Hearts ci ha dato e solo ora cominciamo a
renderci conto del fardello che ci è stato affidato.-
-Stefano ha ragione
Vostra Altezza.- intervenne il più giovane dei quattro.
-Tuttavia, anche se il fardello sarà pesante, saremo insieme
perché ora siamo compagni e ci sosterremo l'uno con
l'altro!- esclamò poi, mostrando un luminoso sorriso pieno
d'incoraggiamento. -Ah, dimenticavo, il mio nome è
Alexander! Alexander Blackeagle! Lui è mio fratello Terra!-
aggiunse, posando un braccio sulla spalla del consanguineo che
sospirò di rimando.
-Il mio fratellino
è parecchio esuberante, perdonate il suo eccessivo
entusiasmo.- replicò l'altro Blackeagle con una risata.
La bionda rise appena a
quelle parole, notando come i due fossero diversi tra loro nonostante
il loro legame di sangue. -Non preoccuparti Terra, anzi, tuo fratello
ha lo spirito giusto per intraprendere l'impresa che ci attende.-
rispose con un sorriso. -Come ha detto Alexander da questo momento
siamo compagni, perciò dimenticate le formalità e
datemi del tu.-
I fratelli sussultarono
per un istante a quella richiesta. -Ma principessa, noi non
possiamo…- tentò il maggiore dei due.
-E' inutile provare a
dissuaderla, vi ordinerebbe di fare come ha detto e otterrebbe comunque
quello che vuole.- lo informò Stefano. -Ho ragione o no
Miyo?-
-Esatto.-
affermò convinta la principessa.
-Visto?-
domandò divertito. -Comunque, il mio nome è
Stefano Fiervento e spero che oltre ad essere compagni, saremo anche
buoni amici.- disse, porgendo la mano destra a Terra, che sorrise e la
strinse con la propria.
-Sicuramente.-
Miyo allargò
il suo sorriso e sentì il suo spirito placarsi e ricaricarsi
di una nuova energia, mentre il castello delle sue certezze e delle sue
convinzioni tornava in piedi, più saldo e incrollabile di
quanto fosse all'inizio.
.: [-------] :.
Osservò con
occhio critico la carta della regione in cui si trovavano, notando con
sollievo che la situazione per le truppe della Luce cominciava a farsi
più rosea, in quella guerra che ormai da dieci anni scuoteva
il regno in ogni suo angolo, come un violento terremoto.
Ripensò con orrore e rammarico alle perdite subite, per lo
più avvenute per mano sua e dei suoi tre compagni,
poiché molti soldati erano caduti, una volta divenuti parte
delle ombre che dovevano sconfiggere.
Udì uno
sbuffo seccato e un'imprecazione di dolore, che la costrinsero ad
abbandonare quei pensieri e a sollevare lo sguardo per puntarlo sul
custode che si trovava dall'altro lato del tavolo, seduto sulla sua
branda, concentrato nel tentativo di sistemarsi la fasciatura sulla
spalla destra con l'unico ausilio della mancina, fallendo miseramente.
-Lascia che ti aiuti.-
disse tranquilla, aggirando il tavolino per avvicinarsi all'altro.
-Faccio da solo,
grazie.- rispose il ragazzo con voce asciutta, senza distogliere lo
sguardo dal suo lavoro.
-Se continui
così farai saltare i punti, poi altro che cambiare le bende,
dovrai tornare da Efren e farti ricucire quello schifo.-
-Io da quel mago da
strapazzo non ci torno!- esclamò il bruno con una punta di
terrore nella voce e sul viso, finalmente girato nella sua direzione.
-Allora lascia fare a
me, che ho due mani.- ribatté decisa la bionda.
-Assolutamente no!
Aspetterò che torni mio fratello.- sentenziò con
tono che non ammetteva repliche.
-Ah! Fai un po' come ti
pare!- esplose la principessa, ritornando alle sue riflessioni
strategiche in preparazione al nuovo confronto tra i due schieramenti.
Tuttavia, i suoi
pensieri scelsero indipendentemente di concentrarsi su ben altri
argomenti.
Durante quei due lunghi
lustri di battaglie, i quattro ragazzi si erano fatti sempre
più vicini l'uno all'altro, legati sin nel profondo dal loro
destino di prescelti, però, nel frattempo, nel cuore puro
della principessa Miyo si era mosso qualcosa, che continuava ad
aumentare senza freno.
Un qualcosa
d’indefinito e difficilmente gestibile, ma che, con grande
sforzo, la fanciulla dalle iridi d'ametista ancora celava ai suoi
compagni, anche se il suo amico d'infanzia, le aveva fatto capire
più volte di aver notato quel
“qualcosa”. Arrossì un istante, pensando
ai suoi sentimenti verso il burbero Blackeagle, che, a parte qualche
sporadico gesto di cavalleria, non aveva mai fatto intendere di provare
interesse per lei.
La ragazza taceva i suoi
sentimenti, mantenendo un comportamento a suo parere normale, per non
creare disagi e non insospettire nessuno, ma anche per paura di una
delusione.
-E se gli piacessi e
stesse facendo un ragionamento identico al mio?- si chiese, alzando di
poco gli occhi per osservare il viso abbronzato di Terra, concentrato
sull'operazione che ancora cercava di compiere. -Saremmo due imbranati
totali…- pensò abbattuta, abbassando le iridi
sulla carta geografica.
-Come siamo messi?-
domandò il bruno, alzandosi per chinarsi anch'egli
sull'enorme mappa.
-Non così
male, ma nemmeno così bene da poterci rilassare. Abbiamo
recuperato molto terreno da quando siamo qui, la mia paura è
che con tutta questa neve il nostro vantaggio, già piccolo
di per sé, sia annullato di nuovo con la presenza del
custode oscuro…- spiegò la ragazza con voce cupa,
spostando una corta ciocca bionda dietro l'orecchio sinistro.
-Non abbatterti, sono
sicur- Ah!- esclamò all'improvviso il prescelto del Giorno,
stringendosi la ferita con la mano e serrando gli occhi.
Miyo sospirò
rassegnata. -Io te l'avevo detto che sarebbero saltati i
punti…- disse, mentre nello stesso istante il lembo della
tenda si sollevava, mostrando i due compagni mancanti all'appello.
La principessa
avvertì lo sguardo intenso di Stefano su di sé,
ma non avvertiva fastidio, poiché sapeva che gli occhi del
suo amico erano quelli che le guardavano le spalle in battaglia. Dietro
di lui comparve il più giovane di loro, Alexander, ancora
visibilmente affannato dalla corsa a cui l'aveva costretto per andare
alla ricerca del custode dell'Alba all'interno dell'accampamento.
-Eccoci!-
esclamò il ragazzo dagli occhi scuri. -Ma non ti avevo detto
che dovevi cambiare le bende?- chiese con cipiglio severo all'altro
Blackeagle, che rispose con una specie di grugnito.
-Tuo fratello
è un testone!- disse la principessa seccata. -Non ha voluto
che gliele cambiassi io, voleva che fossi tu a farlo… Ancora
non ho capito perché…-
-Perché le
tue mani hanno lo stesso tocco delle zampe di un cavallo
imbizzarrito…- sbuffò il bruno, tornando a
sedersi.
-Villano!-
ribatté offesa lei, voltandosi.
-Megera…-
rispose Terra, facendo ridere il fratellino.
-Dai state
calmi…- s’intromise il custode della Via per
l’Alba, cercando di evitare spargimenti di sangue. -Non si
può fare nulla con la magia per la tua spalla?-
-Purtroppo no.- rispose
Alexander. -La ferita si è infettata, dobbiamo prima curarla
con le erbe mediche.- spiegò, mentre con mani esperte si
occupava della spalla del consanguineo.
-Non preoccuparti
Stefano, posso combattere lo stesso…- replicò
Terra, fissando gli occhi azzurri in quelli dell'amico. -Ma non
è di questo che dobbiamo discutere.-
-Appunto…- si
fece avanti Miyo. -Pare che sia giunto il momento di confrontarci con
le chiavi forgiate dall’Oscurità.-
-Ma siamo sicuri che sia
così?- chiese Stefano, con la voce e l'espressione del viso
avvolti nel ben visibile velo del dubbio.
-Una fanciulla in
armatura, che non reca armi al seguito, nel bel mezzo
dell’esercito nero credo che sia una certezza chiara persino
ai sassi.- affermò la ragazza.
-Una fanciulla?-
domandarono in coro i tre, uno più stupito dell'altro.
-Sì, ero
lì quando il capitano Silversoul l’ha avvistata e
ho potuto verificare io stessa.- confermò la principessa.
-Una donna è scesa a capo delle forze oscure, finora guidate
da una mano invisibile ai nostri occhi.- disse con sicurezza,
poiché ricordava nitidamente il momento in cui le sue iridi
si erano posate su quella scura e sottile figura, avvolta da un
mantello scuro più di una notte priva di luna, notandone le
forme tipiche di un corpo femminile nonostante fossero protette da uno
spesso strato di armatura.
-E non è
stato visto nessun altro?- domandò Alexander. -Kingdom
Hearts aveva accennato al fatto che i custodi fossero più di
uno…-
-Nessuno, ma non
dobbiamo abbassare la guardia, perché potrebbero arrivare
altri prescelti…- terminò la bionda, tornando ad
osservare quella muta carta che ricopriva il tavolo, mentre gli stessi
quesiti posti dal giovane Blackeagle si fecero rapidamente strada nella
sua mente in subbuglio.
Miyo ricordava
perfettamente quel giorno di dieci anni prima, in cui la luna a forma
di cuore era comparsa improvvisamente, sovrastando il sole di
mezzogiorno, conferendo a lei e ai suoi compagni il titolo di custodi e
affidando loro il compito di proteggere il Regno della Luce, che
nonostante le loro sudate vittorie, era stato messo a ferro e fuoco
dall'esercito dell'Oscurità in quasi ogni regione.
Si risvegliò
dai suoi pensieri all'udire un lieve russare, così
sollevò le ametiste che brillavano sul suo viso per trovare
il custode della Catena Regale tranquillamente assopito, probabilmente
a causa della debolezza portata dalla ferita. Lo osservò
incantata, facendo scorrere lo sguardo sulla parte superiore del suo
corpo, libera da qualunque vestiario e per un istante, sentì
le gote farsi infuocate.
-Terra… cosa
sono io per te? Solamente un'amica con cui bisticciare?- chiese la
bionda a se stessa.
All'improvviso, un
tumulto di voci attirò la sua attenzione e quella dei suoi
amici, che voltarono il capo verso l'entrata della tenda.
-Che sta succedendo?-
domandò, dirigendosi all'esterno per controllare di persona.
Ciò che vide
la fece sussultare e il sangue si gelò nelle sue vene,
mentre il respiro si smorzava per un attimo soltanto. -Santo
cielo…-
A velocità
sostenuta, l'esercito di Heartless e Nessuno che fino a poco prima era
rimasto stranamente quieto oltre la piana, si stava avvicinando
pericolosamente al loro accampamento, simile ad una macchia d'olio che
continuava ad espandersi senza alcun freno.
A guidare quelle
creature prive di ogni sembianza o segno di umanità, testa
di quel corpo informe grigio e nero, una figura sottile chiusa in una
luccicante armatura nera come le piume dei corvi, portatori di
sventure. Miyo serrò i pugni così forte da far
crepitare i guanti di pelle scura, mentre il suo viso s'incupiva e i
suoi occhi color violetta divenivano seri e decisi, come mai lo erano
stati.
-Il momento che abbiamo
atteso per dieci anni è finalmente arrivato…-
pensò turbata, osservando il pericoloso e inevitabile
avanzare delle truppe avversarie.
Risoluta,
girò i tacchi e ritornò nella tenda, incrociando
gli sguardi preoccupati di Stefano e Alexander.
-Ci attaccano.-
-C'è anche il
custode?- chiese Stefano.
-Sì, con il
suo esercito alle spalle punta dritto su di noi.- rispose, rivedendo
davanti agli occhi la scena con le creature in movimento alle spalle
della prescelta, come un mantello svolazzante nel vento di tempesta.
La battaglia infuriava
attorno a lei e ai suoi compagni, dai quali era stata separata quasi
all'inizio dello scontro, a causa dell'apparente infinita
quantità di nemici che si erano fatti avanti in quella
plumbea giornata, che ancora piangeva leggeri fiocchi di neve candida.
La lama della chiave bianca calava veloce e brutale sulle creature
dell'Oscurità, sterminandone a decine, una dietro l'altra.
Piccole ferite si
aprirono sulle parti del suo corpo non protette dalla leggera ma
resistente armatura, tuttavia non vi fece caso, poiché
sapeva che se si fosse fermata, nessuno sarebbe potuto accorrere in suo
soccorso. Attorno a sé scorgeva solamente un mare nero
striato di grigio e bianco in continuo tumulto, però non
trovò tracce della Signora di quell'immensa distesa
infernale.
All'improvviso, in quel
buio attraversato da immacolati e gelidi cristalli, i suoi occhi viola
colsero un luccichio d'argento e uno spruzzo d'acqua che
s'innalzò violento verso il cielo. Una bambola priva di
cuore s'impadronì però, della sua visuale e Miyo,
lesta, compì un tondo con la Shining Star,
dopodiché cominciò a correre in direzione
dell'amico per coprirgli le spalle, facendosi strada a suon di
fendenti. Man mano che si avvicinava, tuttavia notò che il
compagno era immobile e il suo sguardo era fisso, come catturato da
ciò che si trovava innanzi a lui.
Protetta da un'armatura
d'antracite e il keyblade stretto nella mano destra, quella donna
avanzava con passi lenti, muovendosi a proprio agio tra le creature
uscite dal più oscuro degli antri, che si fecero indietro al
suo passaggio, se per rispetto o per timore, questo la principessa non
lo comprese. Dalla sua posizione, Miyo non riuscì a cogliere
i tratti della loro avversaria, ma le sue iridi spostarono velocemente
la loro attenzione su un guizzo rapido e sinuoso. Un Simile, che
strisciando in silenzio tra i suoi compagni, si era avvicinato al
custode dell'Alba per balzargli addosso.
-Stefano!-
gridò Miyo con tutto il fiato che aveva in corpo, per
avvertire l'amico del pericolo che correva.
Lo sentì
urlare e lo vide portarsi la dritta sulla guancia offesa per poi
gettarsi con rabbia sul nemico che l'aveva ferito e farne polvere, che
si confuse presto con la neve agitata da un vento improvviso.
Preoccupata, cercò di avvicinarsi, ma le ombre dai brillanti
occhi gialli e le bambole dai corpi vuoti si misero per l'ennesima
volta sul suo cammino e le impedirono di ascoltare la conversazione dei
due custodi.
L'istante seguente, i
guerrieri della Luce e gli esseri provenienti dall'Oscurità
si fermarono ad osservare quella grande fiamma rossa come il sole al
tramonto fronteggiata dalla maestosa fenice fatta di acqua pura, mentre
un grido di dolore si diffuse nell'etere, senza trovare ostacoli nel
silenzio che ricopriva tutta la piana. Il cavaliere cadde all'indietro
e la sua fedele compagna si fece avanti per proteggerlo, producendo
un'onda d'incredibile ampiezza che si legò al fuoco
scarlatto, ricacciandolo indietro dalla sua evocatrice.
La prescelta
dell'Oscurità si allontanò rapidamente,
avvertendo il pericolo e la minaccia provenienti dal leggiadro volatile
e gli gettò uno sguardo irritato, prima di svanire in un
fascio di tenebre, che si chiuse su se stesso celando agli occhi dei
presenti la via che recava con sé. Poco dopo, i Nessuno e
gli Heartless seguirono il loro comandante, attirati da un muto
richiamo.
In un battito di ciglia,
i semplici mortali, abitanti di quel luminoso Regno in lento ma
progressivo declino, rimasero i soli ad occupare quella piana coperta
di neve e rinfoderarono le armi, lasciandosi sfuggire uno stanco
sospiro di sollievo, per la fine di quell'ennesimo e violento scontro.
Miyo non perse tempo, e prima ancora che il keyblade fosse svanito
totalmente dalla sua mano destra era già inginocchiata al
fianco dell'amico privo di sensi, osservando con orrore la ferita
aperta sul suo ventre.
-Omi!- chiamò
la principessa, voltandosi verso la fenice. -Omi devi guarirlo! Ti pre-
La frase si
spezzò e le iridi d'ametista si dilatarono per il terrore:
l'essenza dell'acqua si tramutò in innumerevoli gocce che in
un attimo fecero ritorno nel loro talismano appeso all'arma del custode
dell'Alba. La ragazza riportò lo sguardo sulla lesione da
cui continuava a sgorgare sangue, che velocemente imbrattava l'armatura
d'argento e la candida distesa sotto il corpo del cavaliere,
dopodiché tornò a guardare il viso del compagno
trovandolo pallido e contratto.
-Stefano…-
sussurrò la bionda, scuotendo appena il castano per una
spalla. -Stefano!-
Il prescelto dell'Alba
tremò e tossì sotto le sue dita, dandole un
piccolo sollievo e un barlume di speranza, dopodiché la
principessa iniziò a trafficare con i lacci dell'armatura,
cercando di recuperare il suo consueto autocontrollo.
-Miyo!- gridarono i due
fratelli Blackeagle, arrivando alle sue spalle. -Come sta Stefano?!-
chiese il più giovane, preoccupato e con il respiro
affannoso.
-Vai a chiamare Efren!-
ordinò la bionda senza distogliere lo sguardo dal suo
lavoro. -Che aspetti?! Muoviti!- urlò, voltandosi per un
istante e mostrando i suoi occhi lucidi ma determinati.
Il ragazzo dagli occhi
scuri scattò come una molla e corse come il vento in
direzione dell'accampamento, dimenticandosi della stanchezza e delle
ferite di piccola gravità che aveva riportato. Al contrario,
Terra aggirò il corpo del ferito sedendogli accanto, pronto
ad intervenire in caso di bisogno, mentre la compagna poneva le mani
sulla lacerazione per cercare di mettere freno all'emorragia, fino
all'arrivo del mago.
Sentì il suo
sguardo fisso su di sé, ma non se ne curò e
mantenne la concentrazione su ciò che stava facendo, per
evitare di scatenare l'effetto opposto a ciò che voleva
realizzare. La luce smeraldina dell'incantesimo illuminava appena i tre
corpi sui quali si riversava, come una candela ormai alla fine della
sua effimera esistenza. Improvvisamente vacillò, come scossa
dal vento, e s'indebolì per un istante, prima di tornare
viva, spinta dall'ultimo barlume di forza e dalla testardaggine della
principessa.
-Miyo fermati sta
arrivando Efren…- avvertì il custode del Giorno,
senza però essere udito dalla bionda che non si accorse
dell'arrivo del mago e del custode della Catena Nobile.
-Principessa Miyo,
lasciate fare a me!- esclamò l'incantatore dai corti e
sbarazzini capelli turchini, gli occhi color paglierino e la carnagione
pallida, come la superficie della luna, ma mai come quella del
cavaliere steso al suolo che era il centro dell'attenzione della
giovane al punto tale da escluderla da tutto ciò che le
accadeva intorno.
Il nuovo arrivato
cercò di scansarla e prendere il controllo sulla sua debole
magia di guarigione per sostituirla con la propria, più
forte ed efficace in quel momento, ma lei non cedette. La voce di
Alexander le urlò a sua volta di fermarsi e farsi da parte
ma Miyo la ignorò anche quando le sue mani presero a tremare
e l'alone color smeraldo iniziò ad affievolirsi, diventando
sempre più debole. Non voleva arrendersi, poiché
nella sua mente sarebbe equivalso alla resa del suo amico
più caro, del fratello che non aveva mai avuto.
Una mano calda sulla
spalla ruppe la sua concentrazione, infrangendola in mille pezzi, e una
voce la costrinse a voltarsi. Le sue iridi color violetta si tuffarono
in quelle celesti di Terra, che lentamente e con un'incredibile
delicatezza la allontanò dal corpo del custode dell'Alba.
-Calmati Miyo, non
è portandoti allo stremo che aiuterai Stefano.- le disse,
sedendole accanto. -Non preoccuparti, si salverà
sicuramente.- aggiunse, aumentando la presa su di lei per portarla
contro il suo petto e stringerla tra le braccia.
La principessa
ricambiò appena quella stretta, mentre le forze cominciarono
a venirle meno e tutto attorno a lei iniziò a farsi scuro e
silenzioso, fino a spegnersi totalmente nell'oblio dell'incoscienza.
.: [-------] :.
Quando si
svegliò, avvertì le membra pesanti ma stranamente
riposate, come se avesse dormito per giorni senza muoversi di un
millimetro dalla posizione in cui si era assopita.
Immediatamente riconobbe
il soffitto di tela verde della sua tenda, illuminato dalla fioca luce
di una lampada a olio, dopodiché abbassò lo
sguardo alla sua sinistra e sussultò quando vide il custode
del Giorno, seduto su uno sgabello, sicuramente scomodo, con le braccia
conserte e il capo penzolante sul petto, che si muoveva lentamente. Lo
osservò dormire, quieto e col viso disteso, trovandolo bello
ed elegante, come quello di un dio. Arrossì al pensiero
appena formulato, ma non esitò ad allungare una mano verso
il corpo del suo compagno, per accarezzargli il volto con la punta
delle dita. Dalla sua posizione, però, riuscì a
malapena a sfiorargli il mento e il profilo della guancia, pungendosi
lievemente con il corto strato di barba che la copriva. Spinse
nuovamente i polpastrelli in avanti per sfiorarlo ancora e
tentò di arrivare più in alto, volendo
raggiungere lo zigomo, ma fallì e ritirò il
braccio, ormai stanco nonostante lo sforzo minimo a cui era stato
sottoposto, e mantenne lo sguardo su di lui.
Non seppe dire per
quanto tempo i suoi occhi semichiusi rimasero posati sul compagno
assopito, studiandolo con attenzione, come non aveva ancora osato fare
in quei dieci anni in cui erano stati tanto vicini da poter respirare
la stessa aria. Passò le iridi color ametista sugli affilati
lineamenti del ragazzo e senza rendersene conto, la sua mente
vagò in una strana fantasia, in cui le sue labbra ne
assaggiavano ogni porzione di pelle con dei piccoli e lenti baci. Dopo
quella che le parve un’eternità, il bruno
sussultò nel sonno, facendola trasalire a sua volta. Lo
guardò ad occhi semi chiusi, mentre allungava le braccia per
stirarle ed emetteva un lungo sbadiglio colmo di stanchezza, subito
sostituito da un grugnito di dolore e dal ritrarsi del braccio destro,
probabilmente ancora indebolito dalla ferita.
Sbatté
impercettibilmente le palpebre per riflesso ma quel movimento
bastò ad attirare l’attenzione del custode della
Catena Regale, che sgranò gli occhi e
s’inginocchiò immediatamente al suo fianco,
causando la caduta dello sgabello su cui aveva inconsapevolmente
dormito.
-Miyo!-
chiamò con ansia. -Miyo mi riconosci?-
La bionda
annuì piano. -Terra… cos’è
accaduto?-
-Fatichi a ricordare,
è comprensibile… ieri, alla fine dello scontro in
cui è apparsa la custode dell’Oscurità,
sei svenuta dopo aver cercato di risanare la ferita di
Stefano…-
Ascoltò la
spiegazione, assimilando pian piano ogni parola, finché non
capì il senso dell’intera frase e
scattò a sedere, mentre la preoccupazione e la paura
esplodevano senza riguardi nel suo cuore puro.
-Come sta Stefano?!
Dov’è?!-
Il castano le sorrise,
posandole le mani sulle spalle per farla tornare sdraiata. -Non temere,
Stefano sta bene e in questo momento si trova nella sua tenda.- le
spiegò con calma. -Efren ha richiuso la ferita, ma non
è stato in grado di guarire l’ustione provocata
dalle fiamme di quella donna. Questa mattina aveva ancora la febbre
alta, così Alexander si è offerto di vegliare su
di lui per dare il cambio al nostro mago da strapazzo. Comunque puoi
stare tranquilla, Stefano non corre alcun pericolo.-
A quel punto, la
principessa si rilassò, affondando tra le coperte che la
avvolgevano, come l’abbraccio rassicurante di una madre
premurosa e senza che se ne accorgesse, delle lacrime fuggirono dai
suoi occhi viola, scivolandole lentamente sulle guance, come le gocce
di rugiada sui fili d’erba al giungere dell’aurora.
-Non piangere Miyo,
Stefano è un osso duro, si riprenderà presto.-
disse, passandole la mano sulla guancia più vicina.
-Lui è come
un fratello per me… Ho avuto tanta paura di averlo
perso…- mormorò la bionda, incapace di frenare
quelle gocce saline che ancora si rincorrevano sulla sua pelle.
-Ma non è
accaduto…- replicò il giovane, sedendosi accanto
a lei sulla branda e chinando il capo sul suo, fino a sfiorarle la
fronte.
Le iridi viola della
principessa si specchiarono in quelle color cielo del castano e vi
trovarono una luce diversa, nuova, che mai vi avevano scorto, anche
perché non si erano mai soffermate su di loro per
più di qualche istante. Miyo arrossì per la
vicinanza del compagno e trattenne il fiato quando egli ridusse
ulteriormente la distanza.
-…e per
fortuna, anche tu sei salva.- ammise con sollievo il custode del
Giorno. -Ieri, quando hai perso i sensi, il tuo cuore era
così debole che ho faticato a sentirne le pulsazioni. Hai
rischiato tantissimo e io ho avuto il terrore che non avresti
più riaperto gli occhi.-
Ancora incredula di
fronte alle parole del compagno, la principessa lo osservò
chiudere i propri e prendere un lungo e profondo respiro.
Sentì indistintamente il cuore batterle
all’impazzata nel petto e di sfuggita, si chiese come fosse
possibile che il giorno prima si fosse quasi ridotto al silenzio.
-Miyo, ti prego, non
commettere più un’imprudenza simile.- disse il
castano, tornando a guardarla e sorridendo per un motivo a lei
sconosciuto. -Non potrei sopportare di vederti ancora una volta in
quello stato…- sussurrò. -Non voglio rischiare di
perderti.-
La principessa
avvertì i sensi di colpa farsi largo nel suo cuore e nella
sua anima. Nuovamente percepì quei sentimenti che da tanti
anni celava nel profondo di se stessa e si chiese come aveva potuto
fare qualcosa di tanto avventato davanti agli occhi del suo compagno.
Quello stesso compagno che amava, ma a cui non voleva rivelare nemmeno
una parola di quel che provava nei suoi confronti.
-Terra…
io…- mormorò, prima di essere interrotta
dall’improvviso contatto delle labbra del ragazzo, che si
erano posate sulle sue.
Sgranò gli
occhi color ametista e per l’effimera durata di quel bacio,
la sua mente si rifiutò di produrre anche solo un pensiero.
Quando si separarono, si rese conto di avere il viso in fiamme,
manifestazione del suo imbarazzo, e voltò lo sguardo per non
incrociare quello dell’altro.
-Guardami Miyo.- le
chiese, carezzandole una guancia rossa come il crepuscolo. -Per
favore…-
Tornò a
guardarlo e rimase incantata dal suo sorriso, luminoso come il sole di
mezzogiorno, prima di stupirsi per le sue parole.
-Principessa Miyo,
l’avervi in fin di vita tra le mie impotenti braccia,
incapaci di aiutarvi… e il puro terrore scatenato dal solo
pensiero di potervi perdere, mi hanno fatto capire che non sono stato
altro che un vigliacco e un povero stolto ad aver taciuto per tanto
quel che provo per voi.- ammise, senza mai abbandonare il contatto con
i suoi occhi viola. -Principessa Miyo, potrete mai accettare
l’amore di questo vostro stupido suddito?- domandò
sempre con quel suo sorriso dipinto in viso.
.: [-------] :.
Sgranò gli
occhi quando udì quella domanda.
Era stata posta con
innocenza e sincerità, ma lo stupore per lei fu immenso,
considerando chi l’aveva pronunciata.
-Come sarebbe a dire che
non sai cosa sono effettivamente gli Heartless e i Nessuno?-
domandò a sua volta. -E’ impossibile che proprio
tu non lo sappia…- aggiunse, sempre colma di sconcerto.
La mora scosse il capo
con un sospiro. -A me è stato detto che erano soldati e che
avrebbero obbedito ad ogni mio ordine, non mi sono mai interrogata
sulla loro provenienza o sulla loro natura, finché non ho
conosciuto voi.- spiegò. -Pensa, Stefano ha dovuto spiegarmi
cos’è la Luce che voi amate tanto… Da
quando sono stata creata, ho vissuto tra le tenebre più
scure e fitte e non sapevo esistesse qualcosa di diametralmente
opposto.- ammise, abbassando lo sguardo sul pavimento verde della
tenda. -Mi sento una tale ignorante!-
La principessa le
posò una mano sulla spalla. -Anike, non dirlo nemmeno per
scherzo. Spiegarti queste cose non è un problema per me,
anzi, potrebbe aiutarti a capire meglio il perché ci
battiamo per la salvezza del Regno della Luce.-
La keyblader del
Tramonto mostrò un piccolo sorriso e annuì,
pronta ad ascoltare le parole della nuova compagna, che sorrise a sua
volta, pensando a quanto si era affezionata a lei in quelle due
settimane. Il giorno in cui l’aveva vista uscire da quel
varco profondo e buio era stata istintivamente diffidente nei suoi
confronti, poi però, osservandola meglio, in lei aveva visto
solo una creatura smarrita, che non aveva idea di quale e dove fosse la
sua casa.
Spinta dalla convinzione
di Alexander, Miyo si fece coraggio e cercò di avvicinarsi a
quella ragazza che fino a pochi giorni prima era stata sua nemica. Quel
compito, che in principio le era parso tanto difficile, si era rivelato
semplice e gratificante, poiché la prescelta
dell’Oscurità s’impegnò a sua
volta per stringere un legame con lei e per rafforzarlo sempre di
più, facendole capire di essere convinta della sua decisione
di unirsi alla Luce e di combattere al loro fianco.
Così, la
istruì sul procedimento che metteva al mondo i componenti
delle fila oscure. Tuttavia, man mano che proseguiva, notò
la preoccupazione e il senso di colpa nelle sue verdi iridi, portate
dalla comprensione di qualcosa che a lei risultava estraneo. Quando
terminò, la custode dalla pelle scura si guardò
le mani con disgusto e paura.
-Cosa
c’è Anike?-
-Che cosa ho fatto Miyo?
Come ho potuto essere così cieca?-
-Ma cosa stai dicendo?
Tu non hai colpe quindi…-
-Non ho colpe?!-
urlò all’improvviso la mora, guardandola negli
occhi. -Miyo, tu non capisci! Gran parte di quelle creature sono nate a
causa mia! A causa del mio potere tutte quelle persone…-
disse, fino a che la voce non le morì in un sussurro.
La vide mettersi le mani
tra le agitate ciocche corvine e stringerle, quasi volesse strapparsele
via, mentre nella bionda nacque e crebbe uno strano ed inquieto timore.
Deglutì per riprendere padronanza della sua voce.
-Anike, di che potere
parli? Del fuoco che controlli?- chiese, anche se in fondo sapeva
già che, purtroppo, così non era.
-No…
è qualcosa di ancora più devastante…
Ogni soldato che è caduto per mano mia è entrato
a far parte dell’esercito oscuro.- asserì,
tornando a guardarsi le mani. -Finora non sono stata altro che un
burattino nelle mani dell’Oscurità. Un burattino
che non aveva idea di quel che stava facendo.- proseguì,
serrando le dita a pugno. -Ora però, so cosa devo fare.-
sentenziò, alzandosi in piedi.
Miyo la
imitò, mettendole una mano sulla spalla destra.
-Cos’hai intenzione di fare?-
-Sigillerò il
mio potere, è l’unica cosa che posso fare per
redimermi e anche per evitare che possa finire, insieme al mio
keyblade, nelle mani sbagliate se dovessi morire.-
La bionda
annuì, ma la trattenne, poiché non aveva ancora
risposto alla sua prima domanda. -In cosa consiste il tuo potere
Anike?- chiese, fissandola nelle sue iridi verdi come i germogli in
primavera.
-Te lo dirò
quando saremo insieme agli altri, ma non ora.- la frenò.
-E’ qualcosa di terribile che forse non sarete in grado di
accettare. Per questo, prima di parlarvene, preferisco trovare un modo
per sigillarlo, per darvi la sicurezza che non dovrete averci a che
fare.- spiegò.
La giovane principessa
cercò di immaginarsi in cosa potesse consistere quel potere
che era riuscito a gettare nel panico persino la sua proprietaria. La
custode del Tramonto però, frenò i suoi pensieri
richiamandola e prendendole le mani, per stringerle appena tra le sue.
-Miyo ti prego, non dire
niente agli altri. L’unico che potrebbe sapere già
qualcosa è Stefano, perché ci siamo scontrati, ma
non parlare nemmeno con lui.-
Incapace di negare di
fronte a quello sguardo disperato, la principessa della Luce
annuì. -Va bene, rispetterò la tua decisione.-
-Grazie Miyo. Grazie
mille.-
.: [-------] :.
Quando i tre saggi le
avevano chiesto di radunare i custodi nella sala delle udienze, le era
venuto da pensare che dovessero rivelare qualcosa riguardo allo scontro
finale. Tuttavia, mai avrebbe immaginato una simile sentenza.
Miyo si strinse
maggiormente al petto del suo compagno e lo guardò un
istante in viso, trovandovi il suo stesso sconforto, prima di riportare
la propria attenzione sui due custodi che si trovavano al centro della
stanza.
Stefano piangeva
silenziosamente il suo dolore e di tanto in tanto le sue spalle si
esibivano in un sussulto, mentre Anike, tra le sue braccia, mostrava
uno sguardo vacuo, perso in chissà quali pensieri, ma vi si
poteva leggere anche la consapevolezza della donna, riguardo
ciò che l’avrebbe attesa al tramonto del giorno
seguente.
Spostò lo
sguardo sul giovane custode della chiave gemella e, se fosse stato
possibile, il suo cuore si sarebbe stretto in una morsa ancor
più soffocante. Nonostante gli occhi scuri fossero rivolti
al pavimento, sul viso di Alexander era fin troppo chiaro quanto fosse
grande il dolore che lo stava lacerando e, per certi versi, la
principessa riuscì a comprenderlo. Nella custode oscura, il
ragazzo aveva trovato una figura femminile, che mai aveva potuto
conoscere, a cui appoggiarsi e chiedere consiglio, e quando era in sua
compagnia, la felicità era così evidente sul suo
viso, da far tenerezza a chiunque. E ora, tutto quello che aveva
finalmente ottenuto, era andato in frantumi.
La voce di Anike la
riscosse dai suoi pensieri. -Noi ci ritiriamo…-
-Va bene…-
soffiò la bionda, osservando l’amica lasciare la
sala, affiancata a Stefano.
Miyo faticò a
trattenersi dal correre dall’amico per abbracciarlo e dargli
conforto, perché in quel momento, le sembrò di
rivivere quel terribile giorno di tanti anni prima, quando il castano
era giunto da lei con l’anima straziata dalla perdita del
padre.
Dopo che la coppia di
custodi fu sparita dalla sua vista, la prescelta della chiave bianca
riportò l’attenzione delle sue ametiste sul
compagno accanto a lei, ma si preoccupò ancora di
più, quando vide che i suoi occhi erano rivolti sul
Blackeagle più giovane.
-Alexander non ricorda
quasi niente di nostra madre, ma Anike in qualcosa le
assomiglia… e credo che ora, la consideri tale.-
mormorò. -Io avevo otto anni quando la mamma è
morta e il dolore per la sua perdita è stato enorme.-
-Va da lui, Terra. Tuo
fratello ha bisogno di te adesso.- affermò decisa.
-Sei sicura?-
domandò con apprensione.
-Certo. Ora vai, io vado
in biblioteca, mi troverai lì.-
Il ragazzo
annuì, donandole un rapido bacio a fior di labbra. -Non so
quanto ci metterò, non so cosa potrò
fare…-
Per un istante, Miyo
sorrise davanti allo smarrimento momentaneo dell’altro.
-È facile. Devi solo stargli accanto, fargli capire che non
sarà mai solo e che andrà tutto bene, anche se
sarà difficile.-
Il maggiore dei
Blackeagle ricambiò il sorriso e le donò un
secondo bacio. -Grazie Miyo.-
La bionda lo
guardò allontanarsi per avvicinarsi al fratello, che lo
fissò per pochi secondi, prima di gettarsi sul suo petto,
invocandone il nome; dopodiché, prese un profondo respiro e
uscì da quella sala maledetta.
.: [-------] :.
Non vi era neve questa
volta.
Al contrario, il cielo
sereno aveva l’aspetto di un quadro perfetto, dipinto da mani
ultraterrene. Il blu della notte era così profondo e
intenso, che pareva in grado d’inghiottire ogni cosa, le
stelle erano i suoi occhi, ed erano così splendenti, che
sarebbe stato impossibile per loro perdersi anche solo un movimento di
quella terribile battaglia, infine c’era lei, la luna a forma
di cuore. Kingdom Hearts. Silente guardiano di quello scontro affogato
in una pozza di sangue cremisi, cominciato all’alba di quella
notte luminosa e buia al contempo.
Quando
l’ultima custode era comparsa di fronte a loro, Miyo
tremò.
Percepì
istintivamente che quella donna non aveva nulla di umano. Era la copia
perfetta di Anike, come se si fosse trovata davanti ad uno specchio,
differivano per pochi ma sostanziali particolari. I capelli della
prescelta della Notte, anche se agitati come le acque di un fiume in
piena, erano candidi come la superficie della luna e i suoi occhi, che
dovevano mostrarsi neri, erano rossi e traboccanti di odio.
Le due figlie del fuoco
si erano guardate per un effimero momento, prima di lanciarsi
l’una contro l’altra, dando inizio alla conclusione
di quella lunga guerra.
Heartless e Nessuno si
erano fatti avanti uno dietro l’altro, dandole appena il
tempo di respirare. Si susseguivano senza sosta, sempre allo stesso
ritmo, e dopo tante ore, la principessa del Regno della Luce cominciava
a sentire le forze che le venivano meno. Distrutto l’ennesimo
Ballerino, alzò lo sguardo e poco distante vide il custode
della Catena Nobile, circondato da un gruppo di ombre che minacciavano
di aggredirlo tutte in una volta sola.
Con le poche forze che
le restavano, la bionda prese a correre, volando come una freccia
appena scoccata, colpendo i nemici che le intralciavano la strada.
Giunta a pochi passi dal giovane compagno, puntò il keyblade
avanti a sé.
-Lux Sacra!-
Una decina di sfere di
luce, attorniate da lame di prezioso argento, fu scagliata contro i
componenti dell’esercito avversario che, investiti da tanta
purezza, svanirono diventando polvere e liberando i cuori che li
avevano generati.
-Stai bene Alex?-
domandò, avvicinandosi al bruno.
-Eh…
insomma…-grugnì il Blackeagle, alzando il viso
sull’amica e portando la mano sinistra sul fianco dello
stesso lato, per coprire una ferita. -Sono stato peggio, ma questa mi
dà fastidio e non ho più magia per
curarmi…-
-Nemmeno io…-
ammise la principessa, prima di affiancare l’amico per farlo
appoggiare a sé. -Dobbiamo trovare Stefano, Omi
potrà guarirti…-
-E’ un
po’ che non vedo la fenice d’acqua…-
disse il ragazzo, ansante.
-Non abbatterti. Se ho
trovato te, troveremo anche gli altri in questo macello!-
sentenziò risoluta la ragazza.
-Ai suoi ordini,
principessa!- rise Alexander.
-Spiritoso, davvero
spiritoso.- s’imbronciò lei, guardandosi attorno
alla ricerca dei compagni, ma trovando solo nemici in rapido
avvicinamento. -Maledizione, ma non finiscono mai questi cosi?-
Impugnò la
Shining Star e caricò una sfera di luce sulla punta.
-Tieniti pronto a correre.- informò, prima di lanciare
l’attacco sul gruppo di bambole bianche e ombre che avevano
davanti, respingendoli e gettandoli sui compagni, che furono travolti e
mandati indietro.
-Andiamo!-
Giravano come trottole
da molti minuti, quando finalmente trovarono il maggiore dei Blackeagle.
Il custode del Giorno
respirava rapidamente e quando si voltò, mostrò
l’occhio destro chiuso e coperto di sangue.
-Terra!- gridarono
entrambi, facendosi faticosamente largo a deboli colpi di keyblade.
Il castano
andò loro incontro, falciando ogni avversario che si trovava
sulla sua strada. Una volta uniti, i tre ragazzi si diedero la schiena,
coprendosi a vicenda.
-Come state?- chiese,
gettando rapide occhiate a destra e a manca, con l’unica
iride che ancora poteva usare.
-Siamo dei fiorellini
appena sbocciati… non vedi fratellone?- scherzò
il ragazzo, tenendosi la mano sul fianco ferito e cercando di regolare
il respiro.
-Da quanto tempo sei
conciato così?- domandò l’altro,
guardandolo di sbieco, prima di eliminare un Simile che si era
avvicinato troppo.
-Non ne ho
idea…-
-Terra hai visto
Stefano? Abbiamo bisogno di Omi per curare Alex.- intervenne Miyo.
-Reflex!- urlò poi, avvolgendo se stessa e i compagni con
una barriera rosata, che li difese da una coppia di sfere di fuoco. -E
anche per avere un aiuto, ormai siamo sfiniti!- affermò,
mentre lo scudo s’infrangeva in infiniti frammenti e liberava
la strada alla chiave bianca, che fu lanciata contro il Jazz Cremisi,
autore di quell’attacco.
L’Heartless
però, fu più rapido dell’arma
leggendaria e la schivò, lasciando che lo oltrepassasse e
svanisse per fare ritorno tra le dita della sua proprietaria.
-Quando è
cominciata la battaglia, era poco distante da Anike e non credo che si
sia allontanato.- spiegò. -Possiamo provare…- il
prescelto della Catena Regale si fermò, incredulo e confuso
di fronte a ciò che stava accadendo.
Uno ad uno, Nessuno e
Heartless si ridussero in polvere, sbriciolandosi come statue di sale
bagnate dall’acqua.
In breve tempo,
l’intera valle si ritrovò vuota e silenziosa, come
un inospitale deserto, con i soli custodi a popolarla. Un tonfo sordo,
improvviso come un tuono, attirò l’attenzione
delle iridi viola, che si spalancarono con terrore, quando scorsero il
giovane Alexander a terra con il fiato corto.
Gli fu subito accanto,
scuotendolo e chiamandolo, per cercare di capire se fosse sveglio o se
avesse già ceduto il passo alla stanchezza e alla debolezza
portata dalla ferita.
-Alex!- il bruno la
imitò immediatamente, inginocchiandosi per girarlo e poterlo
guardare in viso.
Pallido e sudato, il
volto del custode della chiave gemella era solo un pessimo segno, come
il suo respiro affaticato e debole.
-Andiamo fratellino,
svegliati!- urlò Terra, dandogli dei leggeri colpi alle
guance.
-…fratellone…
sono stanco, non sordo…- mormorò il giovane
Blackeagle, schiudendo di poco le palpebre.
-…cos’è successo…?-
-Non lo
sappiamo…- disse la bionda. -I nemici sono spariti,
ma…-
S’interruppe
la giovane principessa, gelando sul posto, a causa di un grido disumano
e inascoltabile, che la fece rabbrividire. Straziante e traboccante di
rabbia, dolore e rancore, si diffuse nell’aria come una nube
tossica, giungendo in ogni anfratto della vallata e zittendo persino il
lieve fruscio del vento.
Quando si riscosse e
riportò lo sguardo sui due compagni, trovò
Alexander privo della parte superiore dell’armatura e il
fratello che rapidamente lo liberava del resto, per dedicarsi poi a se
stesso.
-Non abbiamo tempo per
raggiungere Stefano e Omi.- spiegò brevemente, prima di
strappare un lembo della propria camicia e porgerlo alla ragazza.
-Fagli una fasciatura stretta Miyo, anche se si lamenta.- aggiunse,
dopodiché sollevò delicatamente il busto del
fratello.
Già compreso
ciò che doveva fare, la custode della chiave bianca si mise
subito in moto per posizionare al meglio la benda improvvisata.
Ignorò i gemiti di dolore dell’amico e strinse
quanto poté, per evitare di portare più danno che
beneficio.
-Altro che cavallo
imbizzarrito…- soffiò il giovane. -Hai il
tocco… di un elefante…-
-Se hai la forza di dire
certe scemenze, significa che stai benissimo.- sentenziò
Miyo, mettendo un finto broncio.
Terra rise appena a
quella scena e scosse il capo. -Adesso sarà meglio muoverci,
quest’apparente tranquillità non mi piace per
nulla…-
Steins;Gate OST - GATE OF
STEINER piano
Assicurato Alexander
sulle spalle del Blackeagle maggiore, i tre custodi si avviarono in
direzione est, seguendo l’energia del compagno mancante.
Tutt’intorno a loro, era calato un silenzio soffocante, che
li stringeva in una morsa d’ansia e paura, con la stessa
forza di un boa che stritola la preda per poi divorarla. Ad ogni passo
compiuto, quella pressione aumentava, come la sabbia che lentamente
scende nella parte inferiore della clessidra, granello dopo granello,
trascinata dalla forza di gravità, e un inafferrabile peso
iniziò ad accomodarsi sul cuore di Miyo, con
un’ampia soddisfazione.
Oltrepassata una
collinetta, le iridi viola della principessa scorsero la figura del
custode dell’Alba, in quel momento occupato a dare istruzioni
frettolose ad un giovane soldato, che poco dopo scattò in
direzione del campo. Il sollievo di vederlo ancora in piedi, sano e
salvo, fece sì che le sue labbra rosee si allargassero in un
sorriso di gioia, ma questo si spense quasi immediatamente, quando la
prescelta della chiave bianca vide ciò che stava oltre il
suo compagno. Un’enorme cupola rossa e al suo interno le due
custodi gemelle, una di fronte all’altra immobili, impegnate
in una conversazione che loro non potevano udire. Tuttavia, fu solo
quando raggiunse il cavaliere dall’armatura
d’argento, che notò quel braccio reciso poco
distante dalle due sorelle, e tra le dita ancora serrate,
l’ultimo keyblade.
Lo fissò ad
occhi sgranati. Ora che l’aveva visto, che ne aveva percepito
il potere oscuro, così contrastante con la sua luce pura e
benefica, non avrebbe mai più potuto dimenticarlo. Quella
fiamma nera alla base e quei candidi artigli all’apice, in
grado di ghermire un cuore e strapparlo al proprietario,
s’impressero nella sua mente, come un marchio indelebile.
-Miyo?-
chiamò Terra, mettendole una mano sulla spalla. -Che ti
prende?-
La bionda scosse appena
il capo. -Stefano, quel braccio…- mormorò,
accennando all’arto inerme che giaceva in una pozza di sangue
cremisi.
-E’
dell’altra custode. Anike gliel’ha tagliato via
poco fa e subito dopo, tutti gli Heartless e i Nessuno sono spariti.-
spiegò affiancandola insieme al prescelto dagli occhi scuri.
-Alex come ti senti?-
domandò confusa, squadrandolo da capo a piedi.
-Bene! La ferita non
è del tutto a posto, ma Stefano ha fatto in modo che potessi
almeno stare in piedi!- esclamò il giovane, con un sorriso
rassicurante.
-E Omi? Che fine ha
fatto?- chiese ancora.
L’amico dagli
occhi lignei la fissò stralunato. -Miyo, ma non mi hai
sentito prima? Ho detto che ho dovuto richiamare Omi perché
era al limite…-
-No… non ti
ho sentito, scusami…- disse, tornando a posare lo sguardo su
quell’arma terribile.
Ne era attratta e allo
stesso tempo sentiva di doverne stare alla larga. Sentì una
stretta alla spalla sinistra e si voltò, tuffandosi
nell’unica iride visibile del custode del Giorno, che la
guardava senza nascondere la sua preoccupazione.
-Miyo cos’hai?-
-Quel
keyblade… emana Oscurità solo a
guardarlo…- soffiò, deglutendo.
I tre ragazzi rivolsero
l’attenzione alla chiave oscura, ma un movimento della
custode del Tramonto attirò i loro occhi e quelli della
principessa della Luce. La donna aveva levato il braccio destro,
puntandolo contro la sua presunta sorella, dopodiché ci
furono solo le fiamme.
All’interno di
quella salda barriera semi-trasparente, s’era acceso un
incendio vorace, che in un istante aveva celato le due contendenti tra
le sue fameliche lingue. I quattro custodi erano illuminati dalla luce
scarlatta di quel fuoco e ne percepirono la forza distruttiva, che al
suo passaggio non lasciava neanche le ceneri di ciò che
aveva incrociato. Simile ad una bestia che da tempo non viene sfamata,
il rogo non sembrava intenzionato ad estinguersi con la stessa
velocità con cui era nato, e come un fiero leone ruggiva e
ruggiva, nella speranza di farsi udire anche all’esterno di
quella strana gabbia senza sbarre.
Miyo si destò
da quella strana ipnosi, quando il prescelto della Via per
l’Alba annullò con una rapida corsa quei pochi
metri che lo separavano dalla cupola, ignaro contenitore di
un’infernale manifestazione.
-Anike!-
urlò, battendo il pugno destro sulla parete. -Anike!
Fermati! Anike!- continuò, alzando sempre di più
il tono di voce, che man mano si tingeva di disperazione.
La bionda corse e
chiamò l’amico, ma questo non la udì e
continuò ad invocare il nome della compagna, creatrice di
quello spettacolo terrificante. Allora gli afferrò il
braccio, costringendolo a girarsi verso di lei.
-Stefano…-
sussurrò, sconcertata dall’angoscia che
trovò dipinta sul suo viso.
-Devo fermarla Miyo!
Nemmeno Anike può sopravvivere se non richiama il fuoco!-
affermò, tornando a tempestare la barriera di pugni. -Anike!
Consumerai anche te stessa! Ti prego! Fermati! Anike!-
La morsa, che ancora
intrappolava il cuore della principessa, si serrò
ulteriormente. Guardò il custode al suo fianco e i due
fratelli, ancora alle sue spalle, per un istante, prima di voltarsi di
nuovo e cominciare a colpire il muro rossastro, chiamando
l’amica.
Poco dopo, Terra fu al
suo fianco, insieme ad Alexander, che per via della poca forza si
limitò a gridare il nome di colei che considerava parte
della sua famiglia.
Non seppe dire quanto
tempo passò, ma all’improvviso,
l’incendio si estinse.
Lentamente, le alte
fiamme si ritirarono, come gli arti di una tartaruga che si nasconde
nel guscio, e rivelarono il corpo tremante della keyblader del
Tramonto, col capo rivolto all’arma dell’avversaria
e al braccio che ancora vi era attaccato, unica testimonianza della sua
esistenza. Infatti, dell’ultima custode, non vi era
più alcuna traccia.
Continuarono a chiamare
l’amica, finché d’un tratto non si
voltò, mostrando loro un sorriso dolce, sincero, felice e al
contempo, dispiaciuto.
La barriera
andò in pezzi, che caddero al suolo in silenzio, come le
piume di un uccello trasportate dal vento, e permise a tutti loro di
andare incontro alla compagna sfinita, che ancora non aveva mutato
espressione.
Vedendo quel sorriso,
Miyo capì che avevano vinto e che il prezzo pattuito dalle
ingiuste mani del fato, stava per essere pagato.
.: [-------] :.
L’alto
battente girò sui suoi possenti cardini e alzò il
viso, curiosa di scoprire chi fosse il prossimo suddito in cerca di
consiglio. Un sorriso le allungò le labbra a quella vista e
si rilassò.
Il nuovo arrivato,
vestito con abiti da cacciatore, s’inchinò a pochi
passi dalla coppia di scranni. -Vostre Maestà.-
-Stefano Fiervento.-
tuonò la voce della regina. -Ti ordino di alzarti
immediatamente e di chiamarmi per nome, se non vuoi finire sotto
tortura.- proseguì, facendo ridere il suo
compagno, che le sedeva accanto.
-Cosa vorresti farmi
stavolta? Mandarmi in paese coperto solo dalla biancheria?-
domandò divertito il castano, alzandosi in piedi.
-In realtà,
pensavo di proclamarti insegnante di storia di mio figlio.- rispose
lei, con un ghigno.
-Miyo, amica mia, vedo
che sei sempre splendente come un raggio di sole!- esclamò
l’uomo, stampandosi un sorriso sulla faccia.
-Ruffiano…-
replicò lei, scendendo dal trono per avvicinarsi
all’amico e abbracciarlo. -È tanto che non ti fai
vedere, come te la passi?-
-Non
c’è male, trascorro le giornate a pescare,
intrecciare cesti, coltivare l’orto, spaccare legna e
rimandare indietro tutti i giovani che mi chiedono di insegnargli a
tirar di scherma.- raccontò, staccandosi e stringendo la
mano all’altro uomo. -E voi? Come state?-
-Bene, qui non ci si
annoia mai, dovresti saperlo!- rispose Terra, ricambiando la stretta.
-Hai ragione!-
affermò Stefano, ridendo con i due sovrani. -Il giovanotto
che fine ha fatto? Ero passato per salutare anche lui.-
La bionda regina
rifletté per qualche istante. -Se non ricordo male, a
quest’ora dovrebbe essere con Alexander ad allenarsi con
l’arco.-
-Mi piacerebbe che fosse
così, mamma!- si lamentò una voce, alle loro
spalle.
Voltandosi, Miyo
sospirò e osservò suo figlio farsi avanti a
grandi falcate, il volto attraversato da tanta -troppa per i suoi
gusti- irritazione e un’invisibile ma chiaramente
percettibile, nuvola di temporale sulle scompigliate ciocche bionde.
-Cos’è
successo?- domandò il re, stupito quanto lei di vedere il
giovane principe in quello stato emotivo.
-Zio Alexander mi ha
mollato neanche a metà della lezione.- spiegò
indispettito, guardando i tre adulti dal basso in su con i suoi
profondi occhi azzurri.
-E perché mai
di grazia? Hai detto o fatto qualcosa che l’ha fatto
arrabbiare? Anche se ce ne vuole per farlo arrabbiare.-
-Non ho fatto o detto
nulla!- sbraitò, incrociando le braccia sul petto.
-Ventus Blackeagle
Sunsky, abbassa il tono di voce e spiega una volta per tutte
perché Alexander se ne sarebbe andato…-
intervenne Miyo con severità, facendo scappare una risata al
cavaliere.
-Vedo che la faccenda
del “pronunciare il nome per intero” non la usa
solo con me.- disse Stefano, trattenendo l’attacco di
ilarità.
Il ragazzo di ormai
quattordici anni sbuffò. -Stavo per tirare quando ho sentito
che la corda dell’arco stava per spezzarsi, quindi mi sono
girato per avvertirlo che sarei andato a cambiarla, ma non
l’ho trovato seduto alla panca.- spiegò. -Mi giro
del tutto e lo vedo andarsene con una ragazza!- sputò
stizzito.
Il silenzio dei tre
adulti parve irritarlo ancora di più.
-L’ho chiamato
e gli sono corso dietro. Quando l’ho raggiunto mi ha detto
che la lezione era finita! Avevamo appena cominciato!- concluse,
mettendosi una mano tra i capelli. -Accidenti!-
-Era bionda o mora?-
domandò Terra, guadagnandosi un’occhiata incredula
e scioccata dal figlio.
-Papà, sei
serio?-
-Non dovrei?-
-…mora.-
soffiò, sedendosi su uno dei gradini che portavano agli
scranni.
-Dai campione, non fare
così!- esclamò Stefano, mettendo una mano sulla
spalla del ragazzo. -Visto che il sole è ancora alto, posso
riprenderla io la lezione interrotta.-
Il volto del principe
parve accendersi come una stella nel buio dell’universo.
-Davvero zio Stefano?!-
-Potrei mai dirti una
bugia?- chiese lui di rimando, donandogli un sorriso. -Su, precedimi e
vai a cambiare la corda a quell’arco, ti raggiungo subito.-
Il biondino
saltò in piedi come una molla, dimentico della rabbia e
carico di nuova energia da spendere. -Corro zio! Ti aspetto!-
esclamò, fiondandosi fuori dalla sala tramite una porta
laterale.
-Disgraziato
d’un figlio… non correre!- urlò la
regina, non venendo udita. -Quanta pazienza…-
sospirò sconsolata, prima di voltarsi verso il marito.
-Terra, ti consiglio di fare due chiacchiere con tuo fratello appena
torna.-
-Non preoccuparti, avevo
già in mente di farlo…- rispose il bruno.
-Stefano, ora vuoi dirci il reale motivo della tua visita? Non hai una
bella cera.-
L'uomo prese un profondo
respiro, chiudendosi per qualche istante tra i suoi pensieri, facendo
nascere una nota di preoccupazione nell'amica dagli occhi color
violetta. -Mi sono svegliato
all’alba come sempre, ma quando sono uscito per fare i miei
soliti esercizi, il keyblade e Omi sono comparsi davanti a me.-
-Significa
che…?- intervenne il sovrano, sgranando gli occhi.
-Già, non
sono più un custode, proprio come Alexander.-
confessò con amarezza, abbassando lo sguardo. -Omi mi ha
spiegato che il mio compito come prescelto si è esaurito, ma
ha voluto lasciarmi un dono per un futuro che ancora non
conosco…- proseguì, spostando una ciocca di
capelli dietro l’orecchio sinistro, mostrandone il lobo, su
cui brillava una piccola pietra di zaffiro.
-Mi
dispiace…- mormorò Miyo, prendendo la mano
dell’amico tra le sue.
L’ex custode
scosse il capo. -Ero preparato, sapevo che sarebbe accaduto,
però… è solo strano non avere
più la Via per l’Alba…- disse con un
sorriso sghembo. -Volevo che lo sapeste…- concluse,
ricambiando la stretta dell’amica.
-Stefano,
perché non rimani per un paio di giorni?- domandò
Terra, posandogli una mano sulla spalla.
-In realtà,
volevo chiedervi se potevo restare per la notte.-
-Puoi restare tutto il
tempo che vuoi, lo sai…- disse la bionda. -La tua vecchia
stanza è sempre lì e viene sempre tenuta in
ordine.-
-Questa notte
sarà sufficiente, però vorrei usare
l’altra stanza. È possibile?- chiese, guardando i
due e pregandoli con lo sguardo.
Miyo comprese e sorrise
dolcemente all’amico. -Ma certo Stefano, non preoccuparti.-
-Grazie.- disse,
esponendo la sua gratitudine a parole e con lo sguardo. -Ora
sarà meglio che vada, altrimenti finisce che vostro figlio
mi farà una lavata di capo!- rise, riacquistando il consueto
buonumore. -Ci vediamo a cena!-
La regina non tolse lo
sguardo dal compagno di tante avventure, finché non fu
sparito oltre la soglia imboccata poco prima dal figlio,
dopodiché si lasciò andare ad un sospiro. -Vado a
preparargli la stanza.-
-Come mai vuoi pensarci
tu?- le domandò il marito, anche se conosceva già
il motivo.
-Sembrerà una
cosa sciocca… ma non voglio che qualcun altro oltre a noi vi
entri, sarebbe come violare l’intimità che Anike
che ci aveva concesso.-
Terra annuì,
donandole un bacio sulla guancia. -Vuoi che ti accompagni?-
-Stai cercando di
fuggire dai tuoi doveri di sovrano?- chiese Miyo, gettandogli
un’occhiata furba.
-Forse…-
ghignò lui.
-E poi ci domandiamo
perché Alexander faccia ancora certe cose!-
esclamò ridendo. -Dovrò punirti per questa tua
negligenza…-
-Non vedo
l’ora…-
-Scemo…- rise
lei, prendendolo sotto braccio. -Andiamo.-
Pochi giorni dopo la
scomparsa della compagna, Miyo aveva fatto modificare l'intaglio sulla
porta di quella stanza. Ora, chiunque vi fosse passato davanti, avrebbe
potuto ammirare il seducente e oscuro filo dell'ultima arma, incrociato
a quello della Via del Tramonto, la cui ala era stata chiusa molti anni
addietro: il keyblade dell'Oscurità, che durante quella
limpida notte di luna piena, era passato nelle mani di una nuova
guardiana.
Ciò che
rimase della precedente proprietaria, quel braccio ormai privo di corpo
e vita, non si seppe mai che fine fece…
Spero che vi sia piaciuto! Alla prossima! ^^
See ya!
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