Tengo a precisare che è tutta colpa sua.
Felix e Jacomus: ardente passione
nell’arena dei gladiatori
“Giovani rampolli mai
mancaron
per estati,
inverni, giorni e notti
il talamo
mio, e rivisitaron
per gioir di
flompini e sdruffolotti”
(Lamento Erotico)
Quelli della sua razza erano piccoletti, di solito,
tarchiati e robusti come i tori loro compatrioti. Ne aveva sbudellati
parecchi e gridavano tutti allo stesso modo, alla fine, in quella
strana lingua cantilenante che pareva sempre una canzone. Anche quando
ti stavano sgozzando e tutto ciò che riusciva a uscirti
dalla bocca erano parole poco devote nei confronti degli dei.
L’ispanico aveva la testa china e le spalle
piegate dai ceppi con cui l’avevano condotto nel sotterraneo,
ma doveva essere all’incirca alto come lui. Forse un altro ex
soldato, forse un allevatore robusto o un ex schiavo in qualche
miniera. Il soldato che lo avevo scortato all’interno gli
tolse l’anello di ferro che gli curvava la testa in avanti:
senza impedimenti l’ispanico era alto proprio come il
Germano.
Nessuno fu sorpreso, di conseguenza, quando il lanista
spinse al centro della stanza il nuovo arrivato e poi fece un cenno a
Felix.
- Domami questo toro, ma non me lo ammazzare subito.-
Felix sorrise e si avvicinò con passi misurati.
L’ispanico era rimasto serio e vagamente
spaesato: il suo sguardo corse alle spade appese al muro, alla polvere
del pavimento e finalmente fissò gli occhi in quelli del suo
avversario. Felix avanzò ancora di qualche passo prima di
alzare gli avambracci a pararsi volto e sterno. A quel punto anche
l’ispanico sogghignò, strinse una mano a pugno e
con l’altra lo sfidò ad avvicinarsi.
Qualunque cosa fosse prima, non era un dilettante.
Fece una finta battendo la mano sul ginocchio e mirando
diretto al volto, ma l’ispanico non smise un attimo di
guardarlo negli occhi e parò il colpo con
l’avambraccio destro, mentre con l’altro mise a
segno un gancio sulle sue costole. Accusò il colpo, con i
polmoni che smisero per un istante di funzionare. Ma la testa
dell’ispanico era giusto sotto il suo braccio, la avvolse in
una ghigliottina e lo trascinò a terra. Gli tenne la testa
premuta contro la polvere, iniziando a stringere la presa attorno al
collo. Già dopo la prima pressione la maggior parte dei
novellini battevano una mano in segno di resa, ma lui
continuò a dimenarsi per tentare di liberarsi dalla presa.
Aumentò la pressione sul collo.
- Batti, stronzo, sennò all’arena non
ci arrivi nemmeno.-
Sulla schiena aveva una cicatrice sotto la scapola e alcune
strisce lasciate dalla frusta. Scomparvero all’improvviso
quando riuscì a torcere il busto e incastrargli la testa fra
le cosce. Felix dovette allentare la presa, giusto
quell’attimo che l’ispanico ci mise a divincolarsi
e rotolare fuori dalla sua portata.
- Basta così! Da domani va in scena anche lui.-
Il lanista si era messo in mezzo, sentì due
servitori che lo tenevano per le braccia prima che si scagliasse di
nuovo contro l’avversario. Poi il loro padrone
uscì assieme ai servi e rimasero soli tra gladiatori.
Prese un braccio dell’ispanico e lo
aiutò ad alzarsi.
- Non è la prima volta che combatti. Che
cos’eri? Un disertore?-
- Da quando ho memoria, ho tenuto in mano il remo di una
galera. Se prima ero qualcosa di diverso da un marinaio non te lo so
dire, soldato.-
Felix stava per chiedergli se avesse sparato azzeccandoci o
cosa, ma notò che gli occhi del nuovo erano fissi sul suo
vecchio tatuaggio di legionario.
- Diciamo che ho dato fastidio una volta di troppo. Mi hanno
cacciato qui per liberarsi di me, coglioni… Ero a digiuno da
giorni e con una ferita infetta sulla coscia, quindi diciamo che sono
rimasti tutti un pochino sorpresi quando spezzai il collo del primo che
mi mandarono contro. Dovevo essere uno di quelli buoni a morire, sono
diventato uno di quelli bravi a uccidere. Sono Felix, ma sentirai che
mi chiamano germanico. E tu?-
- Jacomus, ma per uno schiavo non vale nemmeno il fiato di
pronunciare il nome intero, quindi chiamami Tiago.-
- Se avessi saputo che il tuo regalo era portarmi a vedere
queste cose, ti avrei potuto avvertire in anticipo che ho una grande
passione per le commedie di Plauto. Non certo per questo.-
Davanti a Cora, nell’arena, un gruppo di uomini
con la pelle scura e vestiti con pelli di leone stava attaccando una
tigre legata a un palo. Prima c’erano stati leoni veri contro
un toro. Cominciava a nausearsi per tutte le budella e gli schizzi di
sangue che macchiavano la polvere del recinto. Lucilla e le sue idee di
“divertimento” la facevano puntualmente finire in
situazioni sgradevoli.
- Come sei impaziente! Non è questo il tuo
regalo, fanciullina casta. Questo è una specie di anticipo.-
- Oh, immagino che dopo tu mi abbia noleggiato un gonnello e
un paio di caligae e mi manderai in arena in uno spettacolo chiamato
“L’attacco delle amazzoni” o qualcosa di
altrettanto esotico che questo “Numidi a caccia nella
foresta”. Ah, che peccato, già finito…-
Con uno sbadiglio molto accentuato accennò al
cadavere della tigre, stramazzato sotto le lance dei numidi. Passarono
degli inservienti a ripulire l’arena e ricoprire il sangue
con altra sabbia.
Vicino al palco imperiale, il munerario si era alzato di
nuovo in piedi per annunciare il prossimo spettacolo. Secondo
l’opuscoletto che Cora teneva in mano, si sarebbe trattato de
“I dioscuri”.
- Bene, altre povere bestie al massacro. Cosa saranno, orsi
contro lupi?-
Lucilla le mise un dito davanti alla bocca e le
indicò il munerario, che aveva finito di schiarirsi la voce.
- Il nostro beneamato e munifico imperatore si diletta di
offrirvi ora un grande spettacolo! Quali Castore e Polluce, figli di
madri differenti ma col sangue di Giove nelle vene.
Quest’oggi affronteranno l’esercito di Teseo!-
Nell’arena era entrato un piccolo drappello di
uomini vestiti approssimativamente alla greca, evidentemente il
fantomatico esercito di Teseo. Sentì una presa sul braccio e
vide Lucilla che guardava fremente il cancello di fronte al drappello
di gladiatori. Quando si aprì e dall’ombra si
stagliarono due figure, il pubblico esplose in un boato di trionfo.
Cora distinse sopra il resto acclamazioni due nomi scanditi,
“Germanico” e “Ispanico”.
Dall’ombra intravide due uomini muscolosi, uno biondo e
l’altro bruno. Sollevarono i gladi verso
l’imperatore e verso la folla adorante. Quando
cominciò il combattimento, schiena contro schiena, Cora
notò come fosse affascinante il contrasto tra la pelle
chiara dell’uno e quella scura dell’altro. Alla
prima testa mozzata che rotolò a terra, lo schizzo di sangue
bagnò i muscoli dei due. I sorriso sardonico scomparve dalla
faccia di Cora, che non si unì alle grida di incitamento ma
non staccò gli occhi dal combattimento nemmeno per un
secondo. Sussultò quando Lucilla le mise una mano sulla
spalla e le sussurrò all’orecchio.
- Vedo che il regalo ti piace.-
- Cosa?-
Lucilla ammiccò in direzione dello scontro, dove
i due, in sincrono, falciavano i loro avversari uno dopo
l’altro.
- Casta fanciullina, ti ho comprato una notte con i
Dioscuri.-
Si gettò addosso una bacinella d’acqua
ghiacciata e con l’olio profumato cominciò a
sfregarsi i capelli e il viso per togliere l’odore del
sangue. Felix passò alle sue spalle e gli frustò
un asciugamano bagnato sulla schiena.
- Bellezza, pulisciti bene che stasera ci sarà da
fare.-
Jacomus con due mani si portò i capelli via dalla
faccia. Prese un raschietto e si pulì dei rimasugli
d’olio, prima di raggiungere Felix nella vasca termale. Le
labbra gli si assottigliarono in un sorriso che arricciò in
su solo un angolo della bocca.
- Da fare… in che senso?-
- Un servitore è passato di qua stamattina per
conto di una certa Gaia Lucilla. Ha comprato a Postumo una notte dei
nostri servigi.-
- Capita spesso a Roma una cosa del genere? -
- Siamo le puttane delle nobili matrone annoiate. Immagino
che abbiano poche occasioni di conoscere veri uomini nella loro vita.-
- Bene puttanella, se ti azzardi ancora una volta a
lasciarmi la schiena scoperta durante un combattimento, stanotte la
signorina Lucilla non sarà l’unica a ricevere una
sculacciata.-
- Vaffanculo, dovevi starmi dietro tu stavolta. Se hai il
culo pesante non è colpa mia.-
Una ventata d’aria fredda li distrasse: sulla
porta c’era Postumo.
- Mettetevi qualcosa addosso, la domina ha chiesto di
vedervi prima dell’incontro di stasera.-
Jacomus si asciugò sommariamente con un telo di
lino che poi si cinse in vita. Felix fece lo stesso. Percorsero il
breve corridoio fino a una stanza, dove ad aspettarli c’erano
due ragazzine, una rossa di capelli che rideva di cuore e
un’altra, bassina e con i capelli nerissimi, che pareva poco
a suo agio in quel momento. Quando notarono il loro arrivo, la prima
sorrise maliziosa, guardandoli entrambi… in faccia.
L’altra avvampò e abbassò la testa.
Chinarono entrambi il capo in segno di rispetto. La rossa prese l’altra per mano e
si avvicinò.
- Gladiatori, io sono Gaia Lucilla.-
Quindi la loro compratrice era lei. E l’altra?
Forse una dama di compagnia o qualcosa del genere. Nonostante tenesse
la testa bassa, vide che scoccava loro a turno occhiate incuriosite.
- E lei è Livia Cornelia Cora, figlia del
senatore Cornelio. Desidero che per lei questa serata resti un ricordo
indelebile.-
- Lucilla!-
- Cora, lasciami finire. Vi troverete entrambi fuori di qua
appena calato il sole. Vi attenderanno due cavalli e un mio servitore,
che vi scorteranno in una casa. A dopo, gladiatori.-
La ragazza coi capelli neri, Cora, si infilò in
fretta nel vano della porta, ma non prima di aver gettato loro
un’ultima occhiata quasi di scuse.
Non riusciva a toglierseli dalla testa. Da lontano,
nell’arena, erano solamente due figure impolverate e letali.
In quella stanzuccia, così vicini a lei… Si diede
alcune pacche sulla fronte. Forse un giro in giardino le avrebbe fatto
bene.
Si sedette accanto alla fontanella, vicino alla scultura di
Eracle. Quello biondo era più muscoloso della statua, con
quelle spalle larghe e le mani grandi come badili. Le ricordava ancora
quando aveva sollevato un uomo per la testa prima di trafiggerlo. Il
sangue aveva schizzato i pettorali, scorrendo giù fino
al…
- Stupida statua!-
Corse verso il corridoio, da dove la fissavano severa i
busti degli antenati. Il suo trisavolo la guardava attraverso i ricci
sulla fronte, i ricci che durante lo scontro gli andavano davanti agli
occhi, che scostava col bicipite per liberarsi la visuale, che erano
così definiti dall’acqua e ondeggiavano quando
camminava, nella stanz…
- Possibile che bastano due bestioni - due notevoli
bestioni, eh, per carità - e mi metto a pensare come
l’ultima delle sgualdrine?-
- Chi è la sgualdrina con i bestioni?-
Cora sussultò. Lucilla era alle sue spalle, in
mano un mantello scuro.
- E’ ora di smetterla di fantasticare,
c’è la tua portantina qui fuori.-
- Lucilla, perché non vai tu se ci tieni tanto?-
- Cora! E’ il tuo regalo, fanciullina, quindi
usalo come ritieni meglio. Se vuoi passare la serata a
discorrere delle ultime mode su come drappeggiare un peplo non
sarò certo io a impedirtelo. Ora fai la brava e sali sulla
portantina.-
Le mise in testa il mantello e la spinse fino alla porta sul
retro. Durante il tragitto si disse che non era una cattiva idea
chiacchierare, chissà quante cose da apprendere su Hispania
e Germania, o sulla vita dei gladiatori. Per esempio, per ottenere
bicipiti simili che allenamenti bisognava… e dagli.
La portantina si fermò fuori da una villetta dove
la periferia si stemperava nella campagna: almeno il pensiero fisso dei
due fu soppiantato da una morsa allo stomaco. La sala principale dava
sul giardino, una bella stanza con triclini, un tavolo di cibo, cuscini
ovunque. Era ancora tutto vuoto, a parte un’ancella che aveva
portato nella stanza un piatto di fichi e un altro di pernici. Si
sedette su un triclinio e cominciò a piluccare una
ciambellina al miele. Un trottare di cavalli le annunciò che
i suoi due ospiti erano arrivati.
- Certo, in penombra sono tutti buoni a sembrare attraenti,
o quel giorno ero ancora confusa dai giochi. Ora entreranno nella
stanza due uomini normalissimi e…-
La prima cosa che notò fu la sicurezza del passo,
poi che i muscoli non erano affatto come li ricordava.
Erano molto meglio.
Cercando di darsi un contegno prese un fico e
cominciò a sbucciarlo molto lentamente. I due si inchinarono
e aspettarono un suo cenno per fare qualcosa.
- Ah, bella serata stasera, vero? E’ ancora caldo
per essere a ottobre, forse è per questo che avete deciso di
venire qua con poco addosso, sì…-
Il tono da donna sicura che voleva darsi era uscito
più come un pigolio, il tutto completato dalla sua
linguaccia.
I due stettero ancora un attimo inginocchiati con la testa
china, ma vide che prima le spalle del moro, poi quelle
dell’altro furono prese da piccole scosse. Poi tutti e due
cominciarono a ridere.
- Domina, facciamo che intanto approfittiamo di questo ben
di Dio, poi vediamo coma va avanti la serata.-
L’ispanico prese dal tavolo una brocca di vino e
ne colmò una coppa davanti a lei.
Cora lo bevve quasi d’un fiato. Quando lo
riappoggiò sul tavolo, si accorse che avevano appena
svuotato la quarta brocca. Doveva essere passato del tempo, ma si
sentiva bene e stava ridendo a una storiella del biondo, Felix aveva
detto di chiamarsi.
-…e gli faccio: “cazzo, rimettiti
dentro quella specie di arnese che fai tristezza a un bambino di dieci
anni!”-
Era reclinata sul triclinio a ridere, anche se non aveva
capito perfettamente la battuta. Poi le venne
un’illuminazione.
- Ho deciso che cosha voglio che facciate per me
sh..stanotte.-
Fu soddisfatta del tono solenne con cui lo disse, col ditino
indice alzato. Anzi, era così buffo che rise di nuovo prima
di spiegarsi.
- Combattete per me!-
- Ottima idea, domina.-
Tiago, quello moro, si versò il fondo della
quinta brocca e lo tracannò senza colpo ferire. Fece cenno
all’altro e si alzarono in piedi.
Corin si tirò in piedi sul triclinio, rischiando
di inciampare qualche volta nell’orlo della tunica, e
alzò le braccia.
- Il nostro beneamato e divino imperatore si diletta di
offrirvi questo spettacolo di pancrazio. Ecco davanti a voi Achille dal
pettorale guizzante e Patroclo dal culo marmoreo! Via, picchiatevi.-
Felix spaccò a terra una brocca vuota, di cui si
era versato metà contenuto in deliziosi rivoletti sui
muscoli. I due si studiarono un attimo, poi Tiago si abbassò
per caricarlo allo stomaco. Felix indietreggiò di qualche
passo, ma senza cadere. Iniziò a pestare pugni sulla schiena
di Tiago, che però non accennava a mollare la presa. Allora
lo afferrò a sua volta con le braccia e con un saltello
staccò le gambe dal pavimento e si buttò sopra
l’avversario con tutto il suo peso. Si girò in
modo da stargli a cavalcioni sulla schiena, poi gli tenne le braccia
inchiodate al pavimento. Cora ammirò i muscoli tesi sotto lo
sforzo: Felix strinse le cosce di Tiago tra le sue, in modo che non
potesse colpirlo con un calcio. Nella foga del combattimento,
notò Cora, i gonnellini striminziti si stavano arrotolando
su se stessi, mostrando due dei sederi più belli del mondo.
Dopo qualche istante che si dimenava, Tiago riuscì a
rivoltarsi schienando Felix. Quello gli cinse il collo con una mano e
con l’altra gli tirò i capelli. Tiago
riuscì a girare di poco la testa verso quella di Felix. Cora
seguiva la scena con estremo interesse, nonostante cominciasse a notare
come la sua vista fosse svasata rispetto al movimento degli occhi, e
come se tutti gli oggetti avessero i contorni diluiti
nell’aria.
Era sicura, ad esempio, che Tiago stesse cercando di mordere
l’avversario per avere un attimo di respiro…
sì gli stava mordendo l’orecchio. Dovette essere
poco efficace, perché dopo mirò alla giugulare.
Se non fosse stata certa di assistere a un combattimento, Cora avrebbe
giurato che la mossa assomigliava parecchio a un succhiotto sul collo.
Era tutto parecchio interessante. Prese un altro bicchiere
di vino, poi si alzò in piedi e caracollò verso i
due sul pavimento.
- Voglio provare a combattere anche io…-
La luce del sole le arrivò con una fitta
dolorosa: sentì un cerchio stringersi attorno alla sua testa
e come se dietro gli occhi qualcuno stesse battendo ritmicamente su un
tamburo. Si girò dall'altra parte tirandosi addosso la
coperta, ma cadde a terra con un tonfo attutito. Si alzò di
scatto e vide che non si trovava in camera sua, ma su un triclinio
circondato da avanzi di cibo e brocche vuote. Nuda. Qualche anima pia
le aveva buttato addosso il mantello con cui si era travestita la sera
prima. Si alzò barcollando, il martello nella testa estese
la sua cattiveria alla fronte.
- Cora!-
Alla voce sobbalzò e si mise addosso alla meglio il mantello.
- Non entrate! No, io...-
- Valà fanciullina, sono solo io.-
La testa rossa di Lucilla comparve nel vano della porta. Cora emise un
sospiro di sollievo e sorrise. Poi si ricordò di chi era la
colpa se lei si era svegliata in quel modo.
- Tu! Non sai nemmeno cosa...-
- In realtà, guardandoti, direi che è abbastanza
evidente: hai discorso delle stretegie di politica estera del senato
con due bravi giovanotti.-
Cora stava per rispondere, ma un giramento più forte degli
altri la costrinse ad accasciarsi sul triclinio.
- Quando mi rimetto vedrai!-
- Oh, che sciocchina esagerata. Dai, domani ti porto a vedere i ludi
gladiatorii. Ci sono anche i tuoi due amici!-
La coppa passò volando sopra la testa di Lucilla. La ragazza
rise e aiutò Cora a rimettersi in piedi.
- Ti odio.-
- Esagerata! Allora, per domani?-
Cora stiracchiò un sorriso.
- Passami a prendere dopo colazione.-
Doverose spiegazioni, ovvero il senso di Otto per lo slash:
questa fanfic è uno spin off della meravigliosa Slash
Fiction. L'idea è tutta di Corin, a cui perdoniamo
una piccola self inserction nella trama. In quanto a me, non ho mai
scritto slash e non lo immagino proprio, questo è il massimo
che riesco a fare XD Con questa storia potete giocare a tante cose:
contare i doppi sensi, apprezzare la finezza narrativa che mai cade nel
volgare o nel becero fan service, o dare una mano a Felix (di cui ormai
si sentono i bestemmioni fino a Forks).
Credits: dal film "il gladiatore" vengono l'ispirazione per le scene di lotta, il nome di Lucilla, l'urlo "Ispanico!" della folla. La canzone citata all'inizio è un capolavoro dei "Nanowar of Steel".
Prendendo due piccioni con una fava, questa fic è anche una
Felix/Santiago/Corin, un abbinamento crack che mi era capitato a suo
tempo :)
Grazie a chi passa di qui, ci sono pettorali guizzanti per tutti!
OttoNoveTre
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