Un
po’ di sano fluff. Che con i tempi che corrono non solo ci vuole, è proprio
obbligatorio.
Non
ho mai scritto su Glee, non ho mai scritto su loro due. Ma Kurt e Blaine mi fanno
venire gli occhi a cuoricino e mi riempiono il cuore e quindi da qualche parte
nella mia testolina bacata (ascoltando i Maroon 5, vediamo se li trovate, non è difficile) si è creata questa immagine, questo scorcio della
loro vita e come al solito ho pensato “Perché no?”… In fondo è da tanto che
niente mi ispirava così. Quindi… buona lettura, spero che vi piaccia anche se è
solo un fluff banale e sconclusionato.
Non
è ambientato in un momento o in un luogo particolare. Potreste anche
immaginarveli su una nuvoletta rosa a forma di cuoricino con tanti unicorni e
minipony e arcobaleni attorno, funziona lo stesso.
P.S. I dialoghi (ok, le due frasi che si dicono) sono in inglese, perché seguendo
Glee in inglese quando mi immagino Kurt e Blaine e gli altri che parlano (mai)
me li immagino che parlano in inglese. Comunque in fondo c’è la traduzione. :)
i like my body when it is with your
body. It is so quite new a thing.
Muscles better and nerves more.
i like your body. i like what it does,
i like its hows. i like to feel the spine
of your body and its bones, and the trembling
-firm-smooth ness and which i will
again and again and again
kiss, i like kissing this and that of you,
i like, slowly stroking the, shocking fuzz
of your electric fur, and what-is-it comes
over parting flesh… And eyes big love-crumbs,
and possibly i like the thrill
of under me you so quite new
E.E. Cummings
Sdraiato accanto
a lui, Kurt ancora non ci crede che sia successo davvero.
Che sia successo
proprio a lui. Proprio con lui, che è semplicemente perfetto. Che è
sdraiato pochi centimetri più in là, eppure sembra lontano chilometri. E Kurt
pensa che quando si sta troppo vicini poi dev’essere questo l’effetto che fa
non essere a contatto costantemente, pelle contro pelle.
Blaine dorme
beato a pancia in giù, il viso affondato per metà nel cuscino. Nonostante la
posizione non proprio elegante, sembra un angioletto imbronciato, con la bocca
schiacciata lievemente da una parte. Ha anche i capelli un po’ arruffati sul
davanti, perché, anche se lui lo nasconde con quel taglio corto, sono in realtà
ricci e di tanto in tanto le punte si ribellano, creando un effetto che Kurt,
uno dei pochi a conoscere questo segreto, definirebbe “delizioso”. E questo gli
succede solitamente dopo un esercizio fisico intenso, pensa con un sorriso
malizioso, arrossendo appena. Gli passa un dito leggero sulla fronte,
scostandogli un ciuffo che arriva quasi fino agli occhi, e ha una visione della
notte appena passata.
Quegli occhi
di solito limpidi, sinceri, quasi da cagnolino, ma sempre fermi e decisi, che
si annebbiano, si scuriscono quasi, tremano. Che lo guardano fissi, indecisi
sul da farsi, stretti in un limbo tra ragione e sentimento, tra rimorso e rimpianto,
tra colpa e desiderio.
Occhi che poi
cedono. E si arrendono e si chiudono e con una lentezza estenuante e dolce si
avvicinano, per permettere alle labbra di sfiorare altre labbra. Prima che
tutto diventi buio e calore ed emozione pura e semplice.
Per la prima
volta, solo loro due.
Kurt non può
fare a meno di rabbrividire mentre ripensa a quello sguardo e a tutto quello
che è successo la sera prima.
E non può fare a
meno di notare un cambiamento in se stesso, mentre si tira su a sedere con
cautela, lentamente, per non svegliare Blaine.
È vero, c’è
qualcosa che manca. Ci mette poco a capire cosa.
È quella sua maledetta
energia nervosa che lo fa sempre parlare in modo veloce e cinguettante, che lo
fa saltellare invece di camminare e correre invece di camminare un po’ più
veloce, che gli fa lanciare gridolini di gioia quando è felice e che lo fa
piangere a dirotto quando è triste, non importa dove o con chi sia, senza un
briciolo di quello che gli altri chiamano “ritegno”. Quell’energia insomma che
lo rende così Kurt, ora, sembra essere sparita. O meglio, sembra essersi
placata.
Ma non è
spiacevole, non è come aver perso una parte di sé. È più come… essere più
liberi.
Perché forse il
suo continuo ciarlare e il suo piroettare sulle punte solo di passaggio nelle
vite altrui è solo paura. Di fermarsi un attimo, di riprendere fiato, di
guardarsi finalmente intorno e… forse paura di constatare che niente va come
dovrebbe. Il suo stare sempre su una nuvola colorata, più in alto di tutti, il
guardarli dall’alto in basso, senza avvicinarsi mai troppo è solo un modo per
non rischiare di essere ferito.
O meglio, lo
era.
Kurt è
cresciuto, è cambiato. Piroetta ancora, ma lo fa con più grazia e ogni tanto si
ferma anche ad ascoltare, ma solo quando ne vale la pena. Ha capito cosa vuol
dire “fare la differenza”. Prima con Karofsky e poi a poco a poco anche con
Rachel si sono aperti dei varchi nella sua nuvola, sono crollati dei muri. In
più occasioni ha dimostrato di avere coraggio per davvero. Di essere diverso,
sì, ma non per via delle sue preferenze sentimentali.
Ma questo è
tutta un’altra cosa. Non ci sono muri che crollano facendo baccano. Non c’è
nessun frastuono provocato da barriere che vanno in mille pezzi. C’è calma e
silenzio, colori tenui e occhi annebbiati d’amore ed è tutto soffice, ovattato.
Eppure così limpido.
Come i suoi
occhi.
Kurt non è più
lo stesso e non solo per quello che ha fatto quella notte. È diventato la
versione migliore di sé, così, come dopo un colpo di bacchetta magica, come
Cenerentola.
Anche se non è
stato un attimo, ma un percorso: in realtà tutto è iniziato quando ha incontrato
quel ragazzo gentile e pacato sulle scale della Dalton che l’ha preso per mano
per mostrargli una scorciatoia; e quel “tutto” è continuato quando l’ha visto esibirsi
e trasformarsi quasi in un’altra persona che tra l’altro gli piaceva ancora di
più; e ha raggiunto livelli sempre più alti ogni volta che l’ha sentito cantare
con quella voce assurdamente sexy; e si è rafforzato avendolo intorno ogni
giorno e semplicemente chiacchierando con lui; e si è palesato quando è stato
geloso di lui per la prima volta; ed è poi diventato incommensurabile quando
lui gli ha detto esattamente le parole che avrebbe voluto sentirsi dire, da
sempre. Da lui.
Forse bastava un
po’ d’amore.
E da allora quel
tutto non è mai finito ed è diventato davvero tutto per lui. E Kurt è
troppo felice per pensare che non finirà mai, perché sa che quel pensiero
porterebbe inevitabilmente a mille dubbi, quelli che la sua razionalità non
riuscirebbe a placare. Crogiolarsi nel momento è molto più facile… fin troppo
facile.
Sta ancora
osservando Blaine con lo sguardo perso nel mare ormai calmo dei suoi pensieri,
quando questo si muove un po’ tra le lenzuola e poi apre gli occhi.
Occhi che, dopo
il primo momento di sconcerto infantile per il brusco passaggio dal sogno alla
realtà, si posano su Kurt e si ammorbidiscono, si riempiono di luce, sorridono.
E il calore che sprigionano è reale, si sente sulla pelle e quasi scotta.
«Hey, you»
sussurra Kurt, un po’ perché non vuole rovinare il suo risveglio e un po’ perché
quella visione gli ha tolto il respiro.
«Mmmm,» mugola
Blaine stropicciando la faccia contro il cuscino. Kurt rimane immobile e ha
ancora gli occhi spalancati e lo sguardo perso quando poi Blaine si tira su
stiracchiandosi, gli si avvicina, lo guarda dritto negli occhi come per
fissarsi quel momento nella memoria e per permettere a lui di fare lo stesso e
poi lo bacia.
«I’m never gonna leave this
bed, you know that, right?*» sussurra poi a due centimetri dalla sua bocca. E Kurt sorride mentre si avvicina per un
altro bacio e poi per un altro ancora, perché sente che, anche se non potranno davvero
stare in quel letto per sempre, andrà tutto bene.
*«Non
lascerò mai più questo letto, lo sai, vero?»