Light
and Darkness
Capitolo
17
~
Passò
qualche giorno di calma piatta a villa Salvatore. Elena non sapeva
dire perché, ma l’unica frase che le veniva in
mente per
descrivere quei giorni era la
quiete
prima della tempesta.
Si
odiava per questo. Avrebbe voluto essere rilassata, se fosse stata
più tranquilla forse avrebbe potuto aiutare Damon. Invece
no.
L’ansia era quasi palpabile in casa, come se l’aria
fosse
diventata pesante e di fuoco, quasi volesse spingerli furori di casa,
tanto era soffocante.
Elena
gironzolava da sola per l’enorme tenuta Salvatore, quel
mattino.
Damon, Stefan e Kassy erano da qualche parte nella villa, a fare
chissà-che-cosa. Ma c’era sempre qualcosa da
scoprire in quel
posto. C’era così tanta storia, così
tanto passato.
Elena
cercò di immaginarsi un piccolo Damon che correva per quei
corridoi,
spensierato allora, con i soli pensieri che un bambino può
avere.
Provava a creare quelle immagini nella mente, ma non ci riusciva
proprio!
Senza
quasi rendersene conto si ritrovò nella cantina. Essa si
estendeva
per tutto il perimetro della villa, e questo era tutto dire,
considerando quanto fosse enorme l’intera struttura. Mastodontica,
pensò Elena. Si sentiva l’odore di
umidità tipico delle cantine.
Laggiù non vi erano finestre e l’estetica delle
stanze non era
curata come nei piani superiori. Chissà per cosa erano usate
quelle
cantine, una volta. Forse per tenere i vini o per far stagionare
formaggi e salumi. O forse erano gli alloggi della servitù.
O magari
erano sale di tortura.
Elena
sogghignò di fronte alle mille possibilità che
poteva trovare.
Camminava lentamente sotto le luci tremule, sfiorando con le dita i
muri grigi in mattoni.
Fu
allora che sentì un rumore.
-
Saranno dei topi. - le comunicò il suo cervello
immediatamente. Ma,
non richiesto, il suo sesto senso si fece sentire. Qualsiasi cosa
fosse, doveva uscire da quel posto, subito.
Elena
si voltò, tornando sui suoi passi. Ora che il suo cuore
accelerava i
battiti e la consueta sensazione di ansia e pericolo tornavano a
farsi sentire, la ragazza maledì le luci tremolanti e il
silenzio
assoluto di quel posto. Se si fossero spente le luci, era perduta.
Improvvisamente
la cantina perse il fascino che aveva esercitato su di lei. Ora
sembrava una prigione. Una buia trappola dove avrebbe rischiato di
perdersi.
Elena
allungò il passo. Poi si fermò.
Erano
passi quelli che aveva sentito? Il panico montò dentro di
lei. La
ragazza iniziò a correre. Oddio, c’era qualcosa
laggiù. Qualcosa, o forse qualcuno, la stava inseguendo! O
forse si
trovava proprio davanti a lei, pronto a prenderla e ad ucciderla. La
ragazza iniziò a correre veloce, svoltando nei vicoli
soffocanti
della cantina, cercando di ricordarsi il percorso che aveva compiuto
poco prima.
Era
la sua immaginazione oppure le luci iniziavano a farsi più
soffuse?
Più opache?
-
Dannazione, no! -
Poi,
quando finalmente la ragazza si ritrovò di fronte al lungo
corridoio
che portava al piano di sopra, le luci si spensero del tutto. Elena
sentì freddo.
La,
di fronte a lei, c’erano i pochi gradini che conducevano
all’uscita. Poteva vedere il rettangolo di luce della porta
che
aveva lasciato aperta... la ragazza corse a perdifiato, salì
i
gradini ma...
Ma
la porta le si chiuse in faccia. Subito si mise a scuoterla, presa
dal terrore. Normalmente Elena non perdeva il controllo, cercava di
restare fredda e calcolatrice ma... ma quella parte riusciva meglio a
Meredith.
Elena
iniziò a battere i pugni contro la spessa porta di legno.
«Damon!»
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
«DAMON!»
Improvvisamente
la porta si aprì, cigolando. Elena non sapeva come o chi
l’avesse
aperta, tutto ciò che sapeva era che voleva uscire da li. Si
sentiva
soffocare.
Mosse
qualche passo nel corridoio, immersa nel silenzio. Sembrava deserto.
Possibile
che si fosse immaginata tutto?
Forse
erano davvero degli animali, dei topi quelli che aveva sentito. E
forse le luci, che parevano essere già instabili da prima,
avevano
esalato il loro ultimo respiro. E forse la chiusura della porta era
dovuta a della semplice corrente... Forse Elena era troppo ansiosa.
Si sentiva tirata come una corda di violino e...
Le
parve di sentire di nuovo un rumore. - Stai calma... Calma Elena... -
Si disse prendendo un profondo respiro.
Ma...
credeva davvero di sentire qualcosa. Era... era forse una risata?
***
Damon
passeggiava avanti e indietro nello studio della mansarda, pensando,
pensando... La soluzione era vicina, lo sapeva. Lo poteva sentire.
Dopo
tutti quegli sforzi, stavano per arrivarci. Solo che...
Damon
sentì un suono in lontananza. Non un suono, una voce. Una
voce che
urlava.
«Elena.»
Sussurrò quando finalmente la sentì nitidamente:
la sua Elena
urlava il suo nome. Damon si fiondò contro la porta,
spalancandola
con forza. Corse giù per le scale, saltando parecchi
gradini. In
lontananza, credette di sentire una porta sbattere. Era al piano
terra, era da li che veniva la voce.
Damon
arrivò davanti al portone d’ingresso. Era chiuso.
Poi
sentì un sospiro. Si voltò di scatto, in allerta,
ma subito si
rilassò. Elena era la, davanti alla porta che dava sulla
cantina.
Respirava affannosamente e lo fissava, ma sembrava stare bene.
Il
vampiro si avvicinò con aria guardinga.
«Elena,
stai bene?»
La
ragazza sembrava avere il fiatone.
«Sì...» sussurrò con voce
bassa. «Ma c’è qualcosa in casa.
C’è qualcuno qui. L’ho
sentito. Qualcuno mi stava seguendo.»
Damon
la fissò in silenzio, mentre Stefan e Kassy lo raggiungevano.
«Che
succede?» Chiese suo fratello.
«Presto,»
rispose Damon, con voce fredda e determinata, senza perdere di vista
Elena. «C’è qualcuno in casa. Dobbiamo
trovarlo.» Stefan lanciò
uno sguardo d’intesa al fratello, prima di partire come un
missile.
«Kassy,
tu resterai con Elena, chiaro?» La ragazza annuì,
sapendo che era
inutile contestare con lui, soprattutto quando si trattava della sua
Elena. Kassy si avvicinò alla ragazza, allungando una mano
con
l’intenzione di prenderla per un braccio, ma quella
indietreggiò,
come se Kassy avesse cercato di bruciarla con una fiammifero. Kassy
la guardò con espressione interrogativa.
«Che
ti prende?» Chiese.
Elena
scrollò le spalle. Forse si era spaventata.
Le
due ragazze si incamminarono all’esterno della villa, con
aria
circospetta, cercando di notare qualcosa che non fosse al proprio
posto. Qualcosa di sospetto.
Ma
tutto sembrava normale la fuori.
Kassy
si rilassò.
«Sicura
che ci fosse qualcuno?» Osservò Elena, i quali
occhi erano
inespressivi, mentre fissavano da tutt’altra parte. Non
rispose.
«Ti senti bene?»
«Mai
stata meglio.» Elena sorrise.
***
Damon
e Stefan perquisirono ogni millimetro della villa, ma non trovarono
assolutamente nulla. Controllarono più volte la cantina, ma
tutto
ciò che trovarono furono delle lampadine bruciate.
I
due fratelli tornarono al piano superiore. La porta
d’ingresso era
aperta ed Elena era li davanti, da sola.
«Dov’è
quella Kassy?» Chiese Damon, spazientito. «Le avevo
detto di stare
con te.»
Elena
si strinse nelle spalle. «E’ andata a controllare
il giardino.»
Il
vampiro sbuffò, spazientito. «Abbiamo controllato
la casa. Non
c’era nessuno. Stefan.» Disse Damon con voce da
perfetto
comandante, rivolgendosi al fratello. «Resta con lei. Torno
tra
poco.»
Damon
lanciò un ultimo sguardo ad Elena, uno sguardo molto
più dolce che
pareva dire ‘‘mi dispiace per tutto questo.
Sistemerò ogni
cosa.’’
Un
istante dopo, era scomparso.
«Forza,
vieni dentro.»
Stefan
fece passare Elena, chiudendole la porta alle spalle. La ragazza si
diresse in salotto e iniziò ad osservare i mobili di mogano
che
contenevano migliaia di libri.
«Credi
che fosse un vampiro?»
«Probabile.»
Rispose Elena con una voce bassa e appena udibile. Stefan la
osservò:
si era raccolta i lunghi capelli biondi ed indossava dei semplici
jeans e una maglietta nera. Sembrava strana, ma come poteva sentirsi
un’umana perseguitata da dei vampiri sanguinari che volevano
ucciderla? Stefan la capiva perfettamente.
Elena
continuò a passeggiare per la sala, sfiorando con le dita i
dorsi
dei vecchi tomi impolverati. Stefan non disse nulla, incapace di
interrompere quella visione. Perché anche se Elena era la
ragazza di
suo fratello, anche se Kassy era la sua ragazza... non poteva
impedire a se stesso di provare qualcosa per lei. Gli riportava alla
mente così tanti ricordi... tanti sentimenti.
Anche
se, Stefan lo sapeva bene, la ragazza non era realmente collegata a
tutto ciò che stava riaffiorando nella sua mente. Lei era
diversa,
era qualcosa a parte... ma era meravigliosa e lui non riusciva a
smettere di guardarla, anche ora, mentre prendeva un libro dallo
scaffale, le dita sottili che si posavano sulla rilegatura in pelle
marrone rovinata dal tempo, lo apriva e ne sfogliava le pagine
ingiallite con delicatezza. Si fermò guardando intensamente
una
pagina, poi un sorriso si dipinse sulle sue labbra rosee. Rimase
così
per qualche istante, poi chiuse il libro di scatto, riponendolo al
suo posto.
Improvvisamente
parve accorgersi che Stefan la stava fissando. Il vampiro distolse
immediatamente lo sguardo, imbarazzato. Pochi istanti dopo Elena era
di fronte a lui.
«Stefan.»
Lo chiamò.
Il
vampiro alzò lentamente gli occhi, lasciando che si
incatenassero a
quelli azzurri di lei. Non avrebbe dovuto farlo, perché i
suoi occhi
erano come una prigione per lui. Sapeva che i sentimenti che stava
provando erano del tutto proibiti e che presto si sarebbe sentito in
colpa per Kassy. Per Damon.
«I
tuoi occhi... sono sempre così tristi, Stefan. Come se
fossero privi
della loro luce vitale.» La mano candida di Elena si
poggiò sotto
il suo mento. «Come se non fossi felice. Tu sei felice,
Stefan?»
Il
vampiro provò ad allontanarsi, ma Elena non glielo
consentì,
tenendolo imprigionato in quei suoi occhi lapislazzuli.
«Elena...
che ti succede? Stai bene?»
«Non
rispondere con un altra domanda. Tu sei felice, Stefan? Sei
soddisfatto della tua vita? Così tanti anni da vivere,
così tante
possibilità che si aprono davanti a te... ma sei comunque
infelice.»
Stefan
non rispose, colpito da quelle parole. Come poteva dire
così? Come
poteva comprendere così profondamente la sua anima? Aveva
sempre
saputo che Elena era una ragazza speciale. Ma in quel modo lo stava
torturando.
«Non
mi rispondi. Vuol dire che è vero. Perché passi
la tua vita con una
donna che non ami? Vedo come la guardi, come ti comporti con lei. Tu
non la ami.»
Stefan
fece un passo indietro, allontanandosi da quell’Elena che lo
spaventava. «Basta così, Elena.
Dovresti...»
Ma
la ragazza lo raggiunse di nuovo, incalzandolo con nuove parole
affilate come coltelli. «So che non la ami. Perché
io so cosa vuol
dire amare. Vedo come Damon mi guarda, come i suoi occhi brillano
quando si incrociano con i miei. I tuoi occhi sono sempre spenti e
lontani. Perché tu ami un’altra donna.»
«No...
smettila...»
«Chi
è, Stefan?»
Il
vampiro cercò di indietreggiare ma ogni volta che lo faceva,
Elena
avanzava. «Era quella vampira, vero? Quella uguale a me.
Quella che
è morta a causa tua e di Damon, non è
così? Tu la ami ancora, e
quando guardi me, vedi lei. E ti struggi.»
«No!»
Urlò Stefan. «Elena, lascia perdere!»
Ma
la ragazza gli posò una mano sulla spalla, avvicinandosi
troppo.
«Dimmi Stefan... ti piacerebbe baciare di nuovo la tua amata?
Sarebbe come se stessi baciando davvero lei...»
Le
labbra di Elena si avvicinarono lentamente alle sue, e Stefan non
poteva scappare, perché i suoi occhi erano ancora
intrappolati in
quello scorcio di cielo azzurro e non riuscivano a fuggire.
Riuscì
solo a sussurrare un flebile no, prima che le labbra di Elena si
posassero sulle sue. Poi tutto non ebbe più senso. Il tempo
parve
fermarsi e scorrere all’indietro. C’erano solo loro
due. Non
c’erano più né Kassy, né
Damon, né il senso di colpa. Solo loro
due e dei sentimenti che non potevano essere descritti.
Tutto
rimase così, fino a quando una voce non lo
riportò alla realtà.
«Allontanati
da lei.»
Stefan
sobbalzò, preso alla sprovvista.
«Mi
hai sentito? Ho detto allontanati da lei, prima che ti
strappi il
cuore.»
Il
paradiso che si era formato dentro e attorno a lui prese
repentinamente fuoco, trasformandosi in un inferno di fiamme e
disperazione. Non si era mai sentito peggio di così, non
c’erano
giustificazioni per quello che aveva appena fatto. Lanciò
uno
sguardo ad Elena, che guardava Damon con espressione apparentemente
impassibile.
«Mi...
mi dispiace.» E un secondo dopo, non era più li,
ma correva.
Correva veloce lasciando che il senso di colpa e il dolore, suo
fidati compagni nel corso dei secoli, lo invadessero.
D’altronde
era giusto così.
Era
quello che meritava.
***
Quando
Elena aprì gli occhi, sentì una dolorosa fitta
alla testa. Non
vedeva nulla, solo oscurità e puntini di luce confusa. La
seconda
cosa che notò era quella di avere i polsi legati.
Quando
finalmente riuscì a mettere a fuoco qualcosa,
realizzò di trovarsi
al chiuso in una stanza. Si trovava per terra in un angolo, poteva
sentire il pavimento freddo anche attraverso i vestiti. Di fronte a
lei distinse un tappeto e una poltrona. La parve di sentire il rumore
del legno che bruciava quindi suppose che la poltrona si trovasse di
fronte ad un camino acceso.
Dalla
finestra filtrava solo qualche debole raggio di luce, essendo
oscurata per metà da delle pesanti tende in velluto rosso.
«Finalmente
vi siete svegliata, signorina.»
La
voce la prese talmente alla sprovvista da farla sobbalzare. Poi
ricordò. Si trovava a casa Salvatore, questo le diceva il
suo ultimo
ricordo. Stava fuggendo... da qualcosa. In cantina. Era riuscita ad
uscire e aveva creduto che si fosse trattato solo della sua
immaginazione, invece...
Invece
aveva sentito una voce. Una voce che rideva. Poi c’era stato
il
buio.
La
voce che aveva parlato era di una donna, ma Elena non seppe dire
altro.
«D-dove
mi trovo?» Chiese cercando di alzarsi.
«Questo
non ha importanza.» Disse la voce. Elena intravide la testa
della
donna che aveva parlato e realizzò che quella si stava
alzando
lentamente dalla poltrona.
«Chi
è lei?» La paura le gelò il sangue. Era
sola, li dentro? Dov’era
Damon?
La
donna iniziò a muovere qualche passo verso Elena. Indossava
qualcosa
di lungo, una specie di grembiule da lavoro grigio e i suoi capelli,
notò la ragazza cercando di distinguere dettagli nel buio,
erano
scuri ed acconciati in una capigliatura elaborata.
«Non
sei tenuta a sapere nemmeno questo». Disse la donna, che
ormai
l’aveva raggiunta. La guardò un’istante
prima di chinarsi verso
di lei. Improvvisamente il suo viso occupò tutto il campo
visivo
della ragazza, che si trovò costretta a sbattere le
palpebre.
Elena
vide due dita accompagnate da lunghe unghie smaltate di rosso che le
si poggiavano sotto il mento, costringendola ad alzare il viso.
Gli
occhi azzurri di Elena, arrossati e lacrimanti, si fissarono in
quelli della donna, che erano invece di un colore verde scuro. Il
viso non era giovane, si poteva vedere qualche piccola ruga ai bordi
delle labbra eccessivamente rosse o attorno agli occhi magnetici.
Le
labbra sottili si incurvarono in un sorriso che avrebbe potuto
sembrare dolce, ma che invece la fece tremare. Quella donna era
cattiva,
Elena lo sentiva.
«Interessante»
disse quella esaminando con molta attenzione il volto stanco e
impaurito di Elena. «Davvero interessante»
«C-cos’è
interessante?» Chiese la ragazza con voce ferma e coraggiosa.
Molto
più di quanto si sentisse in realtà.
«Oh,
ma la vostra somiglianza, ovviamente! Oserei dire che siete
identiche.»
Un
campanello d’allarme si accese nel cervello di Elena,
echeggiando
in tutto il corpo.
«Chi
siete voi?» Chiese stringendo gli occhi e guardando la donna
con
sospetto. Quella le lasciò il mento, ma continuò
ad osservarla da
vicino.
«Dunque,»
disse rimettendosi dritta e ignorando la domanda di Elena.
«Siete
voi che avete fatto innamorare
il mio Damon, è così?» La donna le
diede le spalle. Sotto al
grembiule, notò distrattamente Elena, indossava un vestito
lungo dal
quale spuntavano scarpe eleganti.
Non
sapeva chi fosse quella donna. Cosa volesse da lei. Perché
l’avesse
rapita e dove l’avesse portata. Non sapeva cosa
c’entrasse Damon
con tutto ciò.
Sapeva
solo che non era nulla di buono e che qualcosa di terribile stava per
accadere. O forse stava già accadendo. Aveva paura per Damon.
«Interessante.»
Ripeté la donna, facendo baluginare nel buio un sorriso
tutto denti.
SPAZIO
AUTORE
Saaaalve!
So che ormai quelli che seguono la storia mi odieranno. Ci ho messo
di nuovo mesi e mesi per aggiornare! Solo che l’ispirazione
per il
finale stava praticamente svanendo e le idee che mi venivano erano
prevedibili e non mi soddisfacevano... poi invece, improvvisamente,
mi è venuto un flash. Ed ecco che un’idea ha preso
spazio nella
mia mente...
Spero
solo che abbiate gradito il capitolo e che questa idea fulminea possa
piacervi!!! xD Allora, questo è un capitolo un poco
misterioso, nel
senso che si capisce quello che accade, anche se non viene
effettivamente detto!
Perché voi avete capito quello che
è
successo ad Elena, non è così? Sono sicura si
sì! xD
Anche
se... vi chiederete chi è la donna... eh... è un
bel mistero, non è
così? Bene, la smetto di parlare prima di farmi scappare
qualcosa di
troppo! Spero solo che il capitolo sia stato di vostro gradimento e
di riuscir a scrivere al più presto il prossimo!!! ^^
Inoltre,
vorrei ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo: AriaSolis,
stellina_pallina, xbrokenarrow e soprattutto grazie a Ericuzza che mi
sollecita in continuazione per farmi proseguire questa storia! Grazie
cara! ;)
Vi
saluto e alla prossima!!!
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