L'amore guadagnato

di Vivien L
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Il fatto è che tutti gli uomini che gettano uno sguardo sulle loro rovine passate credono – per evitare le rovine future – che sia in loro potere ricominciare qualche cosa di radicalmente nuovo. Fanno a se stessi una promessa solenne e attendono un miracolo che li tiri fuori dal baratro mediocre in cui il destino li ha sprofondati. Ma non accade nulla. Tutti continuano a essere gli stessi, modificati soltanto dall'accentuarsi di quella tendenza a decadere che è il loro marchio.
-Cioran-
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Stringeva tra le mani un foglio spiegazzato. Liscio, levigato, sottile ed impalpabile. I suoi occhi brillavano. Saettando impazziti intorno a lui, catapultandosi sul foglio, scrutandolo. Un velo d'incredulità si addensò in quelle iridi fangose. Lo avvicinò al naso, abbassò lo sguardo, sopraffatto. Lo annusò, e una scarica di adrenalina lo percorse tutto. Pensò persino di assaggiarlo, di leccarne la superficie, per essere certo che no, non stava sognando, non era frutto della sua immaginazione. Il profumo di quel foglio era inconfondibile: soldi. Tanti, tantissimi soldi. Lo strinse fra le mani, ancora e ancora, delicatamente, le dita ne percorrevano i bordi, frementi, eccitate. Si guardò intorno, dicendo addio al piccolo, ma dignitoso appartamento in cui lui, sua moglie e i suoi tre figli abitavano. Posò gli occhi sul televisore vecchio di vent'anni, sulle poltrone bruciate di fumo di sigaretta, sul tavolo di quercia che i suoi genitori gli avevano regalato quando lui e Gemma si erano sposati. Lo avevano pagato a rate, avevano rinunciato alle vacanze per comprare quel tavolo che, adesso, gli sembrava così vecchio, antiquato, puzzava di miseria, di stantio. Si vergognava. Si era sempre vergognato della sua povertà. Non avrebbe mai voluto fare l'operaio, il suo sogno sarebbe stato studiare, diventare qualcuno d'importante, farsi conoscere, essere amato, ammirato, invidiato. Ma, fino a quel momento, era sempre stato soddisfatto della sua vita. Aveva una moglie che amava. E tre figli meravigliosi. Lavorare in fabbrica non era così male, dopotutto. E con i soldi che guadagnava riusciva a mantenere più che dignitosamente la sua famiglia. Ma aveva sempre ambito a qualcosa di meglio. Quando faceva l'amore con sua moglie, sognava di poterla ricoprire di diamanti, di farne una regina, non solo la regina del suo cuore.  E quando guardava i suoi figli accucciarsi di fronte alla vetrina di un negozio di giocattoli, i nasi schiacciati contro il vetro; si voltavano verso di lui, osservandolo con occhi prima speranzosi, poi imploranti. Infine, rassegnati. Ed ecco che arrivava Gemma, che sapeva sempre come fargli tornare il buonumore. Li prendeva in braccio, li cullava dolcemente, a volte li scuoteva, trascinandoli in quella gelateria in cui andavano da sempre, e le lacrime si trasformavano presto in schiamazzi di gioia. Era quella la sua vita, e lui la amava. La amava davvero. Ma avrebbe potuto fare di meglio. Guardò ancora il fogliettino color salmone. Sudò, ansimò, macinando respiri strozzati. Si contorse, pianse persino. Era ricco. Fottutamente ricco. Quei soldi sarebbero stati la sua salvezza.
 
 
Non posso più continuare così, dice Gemma, e le labbra le tremano. I capelli freschi di permanente, una collana di perle le circonda l'esile linea del collo, un anello di diamanti le scintilla sull'anulare sinistro. E lui impreca, mentalmente, in silenzio. Il Dio denaro gli ha suggerito che non è elegante esplodere in esclamazioni d'ira. Il Dio denaro gli ha anche detto, tre anni prima, che sarebbe stato fantastico condurre sua moglie all'altare, ancora una volta. Ma questa volta ci sarebbero stati ristoranti eleganti, macchine di lusso, champagne e tartine, abiti firmati, diamanti veri e non le imitazioni che comprava nelle bancarelle di Porta Portese per cinque mila lire. Un sogno che si realizza, gli ha sussurrato il Dio denaro. Il Dio denaro gli ha detto che sua moglie sarebbe stata felice di partire per le Bahamas, e lui le ha regalato la luna di miele che vent'anni prima non avevano potuto permettersi. Il Dio denaro gli ha mormorato che, in quella stessa isola in cui ha portato Gemma per festeggiare il loro secondo matrimonio, non ci sarebbe stato niente di male se avesse avvicinato la ragazza di colore che ogni mattina gli serviva la colazione. E lui l'ha avvicinata. Il Dio denaro gli ha detto che quella ragazzina è orfana di genitori, che è costretta a fare la sguattera per mantenersi, e che lui sarebbe potuto diventare il suo benefattore. Non c'è niente di male, gli ha detto, se le tue labbra incontrano quelle di lei, giovani e calde, innocenti, profumate. E' bella, gli ha fatto notare il Dio denaro, molto più bella di tua moglie. E lui ha ceduto a quella bellezza acerba, così diversa dal fascino scolorito di Gemma. D'altronde, il Dio denaro gli ha spalancato le porte dell'eternità, e lui avrebbe avuto tutto il tempo di farsi perdonare. Ma il Dio denaro, una volta tornati a casa, gli ha suggerito che avrebbe potuto averne di più, sempre di più. Soldi, soldi, soldi. E lui ha aperto un'impresa, poi ne ha aperta un'altra, un'altra e un'altra ancora. E la sua bella casa, la sua bella moglie, i suoi tre figli gli sono divenuti completamente estranei. E intanto Gemma si sentiva sola, così sola, talmente sola che un giorno ha detto basta, e ha smesso di aspettare che suo marito si ricordasse di lei. Gemma ha detto basta, ed è uscita con le sue nuove amiche, puttane d'alto bordo, fresche di parrucchiere, e puttana d'alto bordo lo è diventata pure lei. Juan ha ventitré anni, è nato in Brasile e vive in Italia da tre. Per mantenersi, pulisce i giardini delle puttane d'alto bordo che occasionalmente diventano anche sue compagne di letto, e che disprezza segretamente, perché loro non sanno cosa sia la fame, non sanno cosa significhi vivere in una capanna sporca e che puzza di fatica e di escrementi e di sudore e di illegalità. Gemma è diventata la sua benefattrice; lo porta a cena, lo ama appassionatamente, un amore vile, perché gli amori nuovi sono sempre un po' vili, e Gemma vorrebbe tornare ragazzina, vorrebbe essere bella, giovane e fresca, perché Gemma sa di non essere abbastanza, sa che Juan si stancherà di lei, e la abbandonerà, lei e il suo amore nuovo, vile e inconfessabile. Gemma non vuole pensarci, e alterna momenti di follia a sprazzi d'improvvisa, lucida, crudele razionalità, e gli fa tanti bei regali, e lui nasconde il suo ghigno di disprezzo dietro una maschera di riconoscenza. Continuerà con questa farsa, Gemma, e forse non si renderà mai conto di quanto miserabile sia diventata la sua vita. Il Dio denaro l'ha accecata, e lei non tornerà mai più a vedere.
 

 

Suo marito continua a fare soldi, e a desiderarne sempre di più. Ogni tanto, nel suo cammino inciampa una modella straniera che tiene occupata la sua mente nei momenti in cui la voce del Dio denaro si fa più flebile, riducendosi a un indistinto ronzio . Sono passati tre anni da quando sua moglie lo ha abbandonato. Non ha mai davvero rimpianto la fuga di Gemma, o l'assenza dei suoi figli. Il Dio denaro lo ha reso cieco. Adesso ha una bella casa, delle fantastiche compagne di letto, ha soldi, potere, tutti lo stimano; è frutto della sua immaginazione ma non se ne rende conto, non vuole accettare il fatto che tutto questo è una chimera e in quanto tale destinata a scomparire. Non oggi, non domani e neanche il giorno dopo, ma prima o poi il Dio denaro lo lascerà in pace e troverà qualcun altro da tormentare, e lui sarà solo, ma adesso non importa, nient altro importa, il Dio denaro lo ha accecato e quando tornerà a vedere sarà troppo tardi.  E' sempre troppo tardi. 
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Gli amori nuovi sono sempre un po' vili; frase tratta dal libro Venuto al mondo, di M.Mazzantini.
Il fogliettino spiegazzato color salmone è un biglietto della lotteria. 
Grazie a chi ha letto e a chi vorrà lasciarmi una piccola recensione, Elisa. 




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