Destiny Islands
Destiny
Islands
Ritornare
a casa era
stato traumatico proprio come immaginava.
Trovarsi
improvvisamente
confinato nella stessa isola che già a quindici anni gli
sembrava minuscola,
ora che ne aveva trenta assomigliava quasi a una tortura.
Due anni di
peregrinazioni
per i mondi non erano bastati a Riku per saziare la sua
curiosità e fargli
venire voglia di tornare a casa, come invece era successo a Sora: la
sua anima,
semplicemente, non riusciva a stare in un posto per troppo tempo e ora
si
lamentava di vedere sempre la stessa spiaggia, lo stesso mare e lo
stesso cielo
tutti i giorni.
Ora che i
passaggi fra i
mondi si erano chiusi, sapeva che era impossibile
viaggiare anche
con la
Gummiship. Eppure l’occasione per continuare il suo viaggio
l’aveva avuta: Re
Topolino aveva istituito, appena la pace era stata ristabilita, il
cosiddetto gruppo
dei Difensori dei Cuori che intervenivano là dove gli
Heartless
attaccavano e
li respingevano, viaggiando per i mondi grazie a
speciali amuleti di Frammenti
di stella che li teletrasportavano dove ce n'era bisogno. Riku,
però,
aveva rifiutato il posto che il piccolo monarca gli aveva
offerto per paura che Sora
potesse seguire le sue orme e abbandonare la moglie.
Proprio
così, Sora si era sposato
qualche anno prima e, scherzando, diceva che Kairi era finalmente
riuscita a
mettergli il guinzaglio. Il loro matrimonio era, in seguito, stato
coronato dalla nascita
del piccolo Riku jr. e quando l’albino seppe del nome rimase
così sorpreso che
il Custode del Keyblade dirà sempre che quel giorno aveva
mangiato così tante
mosche da poter restare a digiuno per un mese intero.
Riku non fu
l’unico
stupito per la scelta del nome del primogenito del suo migliore amico,
ma anche
tutti gli abitanti delle Isole del Destino rimasero di stucco. Sora
era, per loro, il
Salvatore
dei Mondi, Custode della Chiave e un’altra
infinità di
nomi altisonanti che a elencarli tutti ci vorrebbe un pomeriggio
intero, mentre Riku era il reietto, il traditore: si erano ormai messi
in testa che fosse stata colpa sua se il loro mondo era andato
distrutto
durante quella notte di quindici anni prima.
Riku, dal canto suo,
non faceva
niente per dimostrare la sua estraneità all'attacco degli
Heartless.
La gente lo
evitava, se possibile, e lui evitava loro. In fondo per l'albino stare
da solo non era mai stato un problema.
Per questo gli
isolani trovavano così strano che Sora andasse
d'amore e d'accordo con Riku. Quei due erano come il giorno e la notte,
totalmente diversi, ma proprio perché diversi non riuscivano
a
stare troppo lontani. Semplice e puro magnetismo: gli opposti si
attraggono, è scientifico.
"Sono due facce
della stessa medaglia", se ne era uscita Kairi mentre
li osservava litigare, poi era scoppiata a ridere "Vuoi vedere che il
Papou se lo sono mangiato loro?", si rivolse a Selphie che la guardava
preoccupata e perplessa come se avesse preso troppo sole.
Il
piccolo Riku stravedeva per l'albino e cercava sempre di imitare il
più possibile
tutti i suoi comportamenti. Fisicamente, i capelli rossi erano l'unica
cosa che
aveva in comune con la madre, altrimenti era la copia sputata di Sora:
stessi occhi, stesso sorriso, stesso corpo minuto. Da grande sarebbe
diventato un grande spadaccino, data la sua naturale (o ereditaria)
propensione verso la scherma, anche se Kairi pregava con tutto il cuore
che non si ripetesse la stessa adolescenza del padre per il suo
bambino. Senza
contare che Sora non le dava una mano: per ben due volte l'aveva
beccato mentre stava per far toccare l'arma
maledetta
- così lei chiamava ultimamente il Keyblade - al suo piccino e per due volte Sora era dovuto
scappare a gambe levate per evitare di fare la fine di uno spiedino e
correre da Riku a farsi ospitare per un paio di giorni. E l'albino
rideva di lui: in fondo Sora non era mai cresciuto, forse un meccanismo
di difesa per tutti gli orrori che aveva dovuto affrontare in un
momento già abbastanza difficile e complesso come
l'adolescenza.
In fondo gli voleva bene anche per questo, ma un altro Sora in
miniatura, però, non poteva gestirlo!
Fortunatamente,
mini-Sora - come l'albino aveva ribattezzato l'omonimo
- sembrava più serio e posato del padre, un'indole
riflessiva e
acuta dietro gli occhi cobalto. Insieme andavano spesso sull'isola,
dove Riku
giocava da piccolo, per vedere il tramonto. Si sedevano sull'albero dal
tronco ricurvo a guardare il sole
inabissarsi nel mare blu intenso e spegnersi in quelle acque calde e
limpide.
"Quanti mondi
ci sono là fuori, zio?", gli aveva chiesto a un certo punto
il piccino con il naso all'insù.
Di solito
guardare il tramonto era un momento di religioso silenzio in cui ognuno
poteva perdersi nei propri pensieri e mai prima di allora era stato
interrotto.
"Vedi le stelle
nel cielo notturno?", Riku alzò la testa, riuscì
a trovare una stella che brillava nello sfondo rosso infuocato della
volta celeste e la indicò al nipotino acquisito "Ecco, a
ogni stella corrisponde un mondo, piccolo o grande che sia. Anche le
Isole appaiono come una stella a un abitante di un altro mondo".
Riku jr. rimase
a bocca aperta pensando alle migliaia di mondi lassù
rappresentati da un piccolo puntino di luce.
"Non ti piace
proprio il nostro mondo?", il bambino, con aria serissima, lo
fissò dritto negli occhi.
"E' piccolo",
disse semplicemente tornando a guardare l'orizzonte "Ci sono mondi
così grandi che i suoi abitanti non ne conoscono nemmeno
tutti i luoghi"
"Ma la bellezza
non sta nelle piccole cose?", diretto e schietto come il padre, ma ogni
sua domanda era ben studiata per carpire ogni più piccola
informazione. A volte dimostrava il triplo dei suoi sette anni...
"La bellezza
è soggettiva".
Un minuto di
silenzio fece riordinare le idee a entrambi mentre il sole
affondò definitivamente nel mare.
"Sei
claustrofobico?", Riku jr. divise in sillabe l'ultima parola per
pronunciarla bene, ma lentamente.
"Forse
sì", sorrise l'albino guardandolo.
"Mi riporti a
casa? Mamma vuole che torni in tempo per cena se no non mi fa
più tornare qui con te", cantilenò lui
dimostrando, finalmente, la sua vera età.
Riku lo prese a
cavalcioni e si avviarono verso la barca.
"E tu conosci
una medicina per farmi passare la claustrofobia?", sogghignò
dolcemente lui.
Il piccino,
ancorato saldamente ai suoi lunghi capelli argentati, ci
pensò su. "Beh, la mamma dice sempre che c'è un
rimedio speciale per tutto".
"Ah
sì? E quale?", il suo sorriso era più ampio.
"L'amore".
Riku rimase
colpito dalla verità di quella parola. Scoppiò a
ridere come a deridersi per non averci pensato prima: era stata proprio
Kairi a ripetergli, tante di quelle volte da fargli venire il mal di
testa, che lei e Sora sarebbero stati sempre con lui, come una vera famiglia. "Poco
importa se quegli ottusi non vedono quanto tu abbia sofferto per
liberarti di quelle tenebre", gli aveva posato la mano sulla guancia
"Noi siamo una famiglia, lo sappiamo fin da quando siamo piccoli.
Resteremo uniti per sempre". Non aveva mai pensato a Sora e a Kairi
come a dei fratelli perché lo erano già, senza
bisogno di assurde definizioni. E se... E se accettasse quella
proposta? Di unirsi a quella famiglia a cui, in fondo, apparteneva
profondamente?
L'albino raggiunse il molo di corsa e saltò nella barca e,
posto a prua il piccolo, afferrò i remi.
"L'amore
dici?", ripeté.
Riku jr.
annuì.
"Ricorda: la
mamma ha sempre ragione", ghignò divertito e si mise a
remare.
Note dell'autrice:
In
realtà questa one-shot doveva nascere come primo capitolo di
una storia più lunga, ma mentre lo scrivevo pensavo che
sarebbe stato meglio da solo invece che come prologo della mia prossima
follia, perciò eccolo qui!
Non so cosa sia
venuto fuori (l'orologio segna l'una e quaranta e il mio buonsenso se
n'è andato a dormire da un po'), ma spero qualcosa di
leggibile, per lo meno!
Una piccola
recensione è sempre gradita e apprezzata.
Buona domenica a
tutti!
Niki_
P.S.:
so che la coppia KairixSora non piace molto (anch'io amo lo yaoi RiSo
*w*), ma concedetemelo! Da dove salterebbe fuori Riku jr. altrimenti? xD
P.P.S.: la fine, per come l'ho impostata, sembra non avere molto senso,
perciò cerco di spiegarla in poche parole: più
che l'amore fra partner, Riku necessita (a mio parere) un amore
più profondo come quello fra fratello e sorella. Kairi e
Sora lo sono sempre stati, anche se con genitori biologici diversi,
senza contare che Riku jr. adora alla follia l'albino e lo chiama
candidamente "zio". Insomma alla fine Riku accetta l'amore di Sora,
Kairi e loro figlio per completarsi e vivere più serenamente
sulle Isole. E vissero tutti felici e contenti :D
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