Sempre i soliti, quei
due…!
“Corri, corri!” James Potter
stava correndo all’impazzata per la stazione di King’s Cross verso i binari 9 e
10, il carrello che spingeva sbandava in ogni direzione.
“Sta a vedere che sta volta lo
perdiamo sul serio il treno.” Sirius Black correva dietro il suo amico.
Erano in mostruoso ritardo,
ancora un minuto e l’espresso per Hogwarts sarebbe partito, lasciando quei due
Grifondoro di settimo anno alla stazione.
“Dai che ce la facciamo!” con un
ultimo scatto, James e Sirius si trovarono al di là della barriera che separava
il binario 9 ¾ da quelli babbani, giusto in tempo per vedere il treno
allontanarsi.
“Cazzo, se n’è andato senza di
noi!” esclamò Sirius, si sedette sul suo baule.
“E ora come ci arriviamo a
Hogwarts?!” anche James si lasciò cadere sul suo bagaglio.
“A piedi?” propose Sirius.
“Naaa…” rispose l’amico, “Troppo
lontano.”
“Ehi, abbiamo diciassette anni”
riprese l’altro, “Possiamo smaterializzarci!”
“Sir, non sappiamo
smaterializzarci” gli ricordò James.
“Oh, giusto” il ragazzo si
concentrò un attimo, “Usiamo la polvere volante.”
“Con quale camino?”
“Ma perché devi sempre rovinarmi
tutti i piani?” Sirius era di nuovo in piedi e spingeva il carrello oltre il
binario magico, per tornare nel mondo comune.
“Semplice” rispose James
seguendolo, “Perché sono uno più stupido dell’altro.”
“Allora tu cosa proponi, saggio e
potente Ramoso?” chiese Sirius facendo un mezzo inchino.
L’amico si passò una mano tra i
capelli pensieroso, “Tu sai dove si trova Hogwarts, più o meno?”
“Più o meno in Scozia, visto
quanto ci vuole ad arrivare, ma per l’ubicazione esatta dovresti chiedere a
Lunastorta.” rispose Sirius.
“Scozia, eh?” James diede
un’occhiata al tabellone delle partenze dei treni, poi si avvicinò ad uno
sportello chiedendo alla signorina alla cassa, “Due biglietti per Edimburgo, per
favore.”
Mentre la ragazza stava
preparando i biglietti, Sirius trascinò l’amico da una parte, “Jamie, come hai
intenzione di pagarli?”
Il ragazzo tirò fuori dalla tasca
un mazzetto di banconote babbane, “Mi sono dimenticato di scambiarli alla
Gringott, ma come vedi sono tornati utili.” Dopo che ebbero i biglietti in
mano, si diressero al binario 4, il treno sarebbe partito non prima delle undici
e trenta, almeno stavolta avevano qualche minuto di anticipo.
“Ma che ci andiamo a fare a
Edimburgo?” chiese Sirius, “Non vorrai raggiungere Hogwarts con un treno
babbano!”
“Certo che no” rispose Ramoso,
“Però siamo un po’ più vicini alla nostra meta di quanto non lo siamo qui, non
ti pare?”
Sirius alzò le spalle, “E una
volta lì? Non abbiamo idea di dove andare!”
James sogghignò, “Non ti sembra
una cosa emozionate? Due Malandrini in giro per la
Gran Bretagna per raggiungere la scuola.”
Anche Sirius sghignazzò, “Già,
una cosa molto Malandrina!”
Intanto, sull’espresso per
Hogwarts, Remus Lupin aveva lasciato il vagone dei prefetti per andare a
raggiungere i suoi amici, ma con sua somma sorpresa, invece di tre, ne trovò
solo uno.
“Ciao Peter” gli disse
sedendoglisi di fronte, “Dove sono James e Sirius?”
“Non ne ho idea” rispose il
ragazzo, “Credevo fossero con te o in giro per il treno.”
“Io ho controllato buona parte
degli scompartimenti, ma non li ho visti da nessuna parte.” disse Remus.
“Forse hanno perso il treno?”
azzardò Peter.
“No” fece l’amico, “Non credo…non
sarebbe da loro” neanche il tempo di finire la frase che spalancò gli occhi,
“Invece sarebbe esattamente da loro!”
“Magari James è dalla Evans e
Sirius è con loro” fece Codaliscia letto il terrore sul volto di Remus.
“Va bene” disse infine,
“Andiamola a cercare e speriamo bene.”
“Jamie” fece Sirius in tono
lagnoso, “Questo viaggio mi annoia.”
“Annoia anche me” rispose James
stiracchiandosi, “Che facciamo?” ”Una partita a sparaschiocco?” propose
Felpato.
“Siamo su un treno di soli
babbani” gli ricordò l’amico, “Lo sai che dopo il Ministero ci fa nuovi, e noi
due abbiamo già dei precedenti riguardo la magia in pubblico!”
“Dobbiamo passare tutto il
viaggio a guardarci in faccia?”
James gli sfilò il cappello che
portava in testa e se lo calò sul viso, “Fai un po’ tu. Comunque il viaggio non
dura molto, questo gioiellino superrapido di alta tecnologia babbana ci mette
circa un quarto di quanto ci mette il nostro espresso, saremo a Edimburgo nel
primo pomeriggio. Nel frattempo, perché non conti le pecore fuori?”
Dieci minuti dopo…
“James” lo chiamò Sirius
ridestandolo dal sonno in cui era caduto pochi minuti prima, “Non ci sono
pecore.”
“E allora conta le mucche!” fece
James e richiuse gli occhi.
Altri dieci minuti più tardi…
“Mi spiace Jamie” fece Sirius,
“Niente mucche.”
“Ho capito” James si rimise a
sedere composto, lanciò il cappellino sul sedile vuoto accanto a lui, “Giochiamo
a carte, ma solo una partita!”
“Evans scusami” Remus era sulla
soglia dello scompartimento della ragazza, “Posso parlarti un attimo?”
Lily annuì e lo seguì in
corridoio, “Che c’è, Lupin?” gli chiese.
“Ehm…non è che tu hai visto
James?”
“Grazie al cielo no” rispose Lily
tirando un respiro di sollievo, “Certo, però è strano che ancora non sia venuto
a rompermi le scatole.”
“Credo che non sia sul treno”
disse Remus.
“Che vuol dire non è sul treno?”
anche se cercava di non darlo a vedere, era seriamente preoccupata.
“Io e Peter lo abbiamo cercato
dappertutto, ma non siamo riusciti a trovarlo.” spiegò il ragazzo.
“Perché non avete chiesto a
Black?”
“Perché non troviamo neppure
lui!”
“Secondo te si accorgeranno della
nostra assenza?” chiese James addentando il panino che teneva in mano. Lui e
Sirius erano arrivati a Edimburgo da circa mezz’ora e, in quel momento, erano
accomodati sui gradini della stazione pranzando con ciò che avevano comprato al
bar poco prima.
“Remus e Peter di sicuro” rispose
Sirius, “Poi credo che stasera, sempre se riusciamo ad arrivare per stasera,
la McGranitt
tenterà di ucciderci, Gazza invece sarà una pasqua!”
“Ci spera sempre che noi non
torniamo, mi sa che sta volta la prenderà peggio che negli altri anni!” I due
scoppiarono a ridere, poi James tornò serio, “E la Evans se ne sarà accorta?”
“Sicuramente si” gli disse
l’amico, “Anzi, in questo momento si starà chiedendo perché non le stai
gironzolando intorno come al tuo solito!”
James sorrise, accartocciò la
carta del suo panino e la lanciò, centrando in pieno il cestino.
Il grande orologio della stazione
suonò le quattro del pomeriggio.
“Secondo te da che parte dobbiamo
andare?” chiese Sirius guardando da una parte e dall’altra della strada, “Mi sa
che qui abbiamo sbagliato tutto.”
“Tutto cosa?” fece James.
“Hogwarts non è nel bel mezzo di
una città di babbani” spiegò Sirius.
“Allora andiamo alla fermata dei
pullman e vediamo se ce n’è qualcuno che porta fuori città” disse Ramoso, si
alzò e trascinò il suo baule giù per la scalinata.
“Ma tu lo sai quanti fuori città
ci sono?!” esclamò Sirius, “Credo che ci possiamo proprio sognare la
scuola!”
Dopo aver vagato inutilmente per
un’ora intorno alla città, riuscirono a raggiungere la fermata dei pullman,
controllando nelle tabelle si accorsero che Sirius aveva proprio ragione,
c’erano almeno tre mezzi che portavano in altrettante diverse direzioni, tutte
ugualmente fuori Edimburgo.
“Posso prendere la scopa e fare
un giro qua in zona” propose James.
“Vola qua, piuttosto” Sirius era
ancora intento a leggere gli orari, “Lo vedi l’ultimo rigo?” James si sistemò
gli occhiali sul naso e lesse, “Stella
Cadente, giro turistico per le maggiori città magiche inglesi, scalo a Londra,
Hogsmeade, Edimburgo. Per fermare il bus battere per tre volte con la bacchetta
qui”
“È uno scherzo?” chiese James
voltandosi a guardare Sirius che stava già trafficando col baule, cercando la
sua bacchetta, sotto lo sguardo di qualche curioso.
“Non credo” rispose lui, “Sai
benissimo che ‘noi’ siamo capaci di cose ben peggiori…e sai cosa intendo con
‘noi’. “
“Ma non possiamo chiamarlo ora”
disse James, “Ci sono troppe persone.”
“Dovremmo aspettare che se ne
vadano tutte.” fece Sirius e mise la bacchetta al sicuro nella tasca interna del
mantello.
Erano quasi le nove di sera
quando, finalmente, anche l’ultima navetta partì, lasciando soli James e Sirius.
“Esci quella bacchetta” disse
Ramoso all’amico, “E speriamo che questo pullman non ci metta una vita ad
arrivare.”
“Di questo passo possiamo
scordarci, non solo la cena, ma anche le lezioni di domani” fece Sirius, prese
la bacchetta e seguì le istruzioni sul cartello.
Improvvisamente una luce
abbagliante illuminò la strada di fronte a loro, il rumore di un clacson
riecheggiò nel silenzio.
Un enorme autobus arancione si
arrestò bruscamente davanti la fermata, su di una fiancata spiccava una scritta
giallo fosforescente che diceva ‘Stella Cadente ’, il mezzo era a due piani,
quello di sopra scoperto per una vista panoramica.
Un mago abbastanza giovane andò
incontro ai due ragazzi, che nel frattempo si erano alzati e si trascinavano i
bagagli dietro.
“Salve” disse il mago, “Siete
stati voi a chiamare?”
James e Sirius annuirono
contemporaneamente.
“Benvenuti sullo Stella Cadente,
vi porteremo a visitare le meraviglie delle città magiche inglesi, sono la
vostra guida turistica e…”
“Fermo un attimo” lo interruppe
Sirius, “Scende a Hogsmeade, vero?”
“Certo che scende a Hogsmeade”
esclamò la guida, “È l’unica città interamente magica, mi sembra ovvio.”
“Benissimo” fece James, “È
proprio lì che dobbiamo andare.”
“Allora a bordo” il mago sbatté
le mani e comparve una scala che portava al piano superiore del bus, “Non ci
sono più posti dentro, ma in panoramica c’è ancora qualcosa.”
Pagarono due biglietti,
caricarono i bauli e si accomodarono al piano di sopra.
“Visto?” disse Sirius, “Ce
l’abbiamo fatta, saremo a Hogwarts prima di domani!”
Proprio davanti a loro erano
sedute due ragazze che stavano ridacchiando e, di tanto in tanto, lanciavano
occhiate furtive in direzione dei due Malandrini.
“Sciao” disse infine una delle
due con un forte accento francese, si era definitivamente girata e poggiava le
braccia incrociate sulla spalliera del suo sedile.
“Ciao” risposero i ragazzi.
“Io sono Sophie e lei è
Charlotte” disse presentando se stessa e l’amica.
“Sirius e James” presentò il
ragazzo.
“Ah” fece Charlotte, “Siete onglesi, che sci fate
in un pullman per turisti?”
“Cerchiamo di tornare a scuola”
rispose James.
“Hogvarts!” esclamò Sophie, “Noi
voniamo da Beauxbatons.”
“Siete qui in vacanza?” chiese
Sirius, le ragazze annuirono, “E vi state divertendo?”
Entrambe ridacchiarono, “Ora
descisamonte di più.”
“Professoressa McGranitt” Remus
era riuscito a fermare l’insegnate prima di entrare nella sala grande.
“Mi dica, signor Lupin” fece la
professoressa.
“Sul treno non siamo riusciti a
trovare James e Sirius” spiegò il ragazzo, “Credo che…non siano saliti.”
“Cosa?!” esclamò la McGranitt, “Oh cielo, non
ci posso credere! Sempre loro, sempre quei due! Spero che abbiamo avuto il buon
senso di aspettare alla stazione…ma che dico! Si tratta di James Potter e Sirius
Black, è ovvio che non ce l’hanno avuto!”
“James, non puoi farmi questo!”
erano arrivati da pochi minuti nel paesino magico di Hogsmeade, i ragazzi erano
scesi dal bus per raggiungere i cancelli di Hogwarts a piedi. Sirius continuava
a salutare le ragazze ancora a bordo, “Potevamo chiedere almeno
l’indirizzo!”
Per loro fortuna, i cancelli
della scuola erano ancora aperti, così poterono entrare indisturbati, posarono i
bauli insieme a quelli di tutti gli altri studenti.
Le porte della sala grande erano
ancora chiuse, questo voleva dire solo una cosa…
“Stanno ancora mangiando” disse
James sistemandosi il nodo della cravatta rosso e oro.
“Pronto per il nostro ingresso
trionfale?”
I due Malandrini spalancarono le
porte della stanza, ritrovandosi immersi nella confusione della sala grande
all’ora di cena.
Gli occhi degli studenti delle
quattro case e anche dei professori furono puntati su di loro, calò un
improvviso silenzio, prima dell’applauso dalla tavolata dei Grifondoro e da
qualche altro fan dei Malandrini.
Sorridendo apertamente, James e
Sirius si sedettero accanto agli amici nel tavolo dei grifoni.
“Ma che diavolo avete
combinato?!” esclamò Remus.
“Non ci crederai mai, Rem”
rispose Sirius, “Ti raccontiamo tutto in dormitorio.”
“Ehi, Evans” James era tornato a
perseguitare la ragazza dei suoi sogni, “Di la verità, ti sono mancato sul
treno?”
Ma non ebbe il tempo di sentire
la risposta perché la professoressa McGranitt si stava avvicinando proprio a
loro e non sembrava per niente contenta.
“Potter! Black! Immediatamente
nel mio ufficio!”
Poco più tardi, nel dormitorio
del Grifondoro…
“Che punizione vi ha dato?”
chiese Remus.
“Niente di terribile” rispose
James, era sdraiato sul suo letto con le braccia dietro la testa.
“Dovremmo pulire circa mezza
scuola senza usare la magia” spiegò Sirius.
“Però ne è valsa la pena, non ti
pare?” chiese Ramoso.
“Assolutamente si!”
Fine
Commentino? ^^
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