This time
Gli oggetti del
passato sono strani. Questo cappello che ormai ha il suo posto
nell’angolo del cassetto una volta era quello che mettevo di
più. Questo giocattolo impolverato una volta era il mio migliore
amico.
Forse che il
tempo passa si nota proprio da queste piccole cose, da una maglia che
prima adoravi ed ora non puoi nemmeno credere d’aver comprato o
da posti che ricordavi grandissimi, aule dalle sedie giganti e i banchi
chilometrici, quando invece eri tu ad essere più o meno un
chicco d’uva e il mondo ti sembrava sproporzionato.
Il mondo è sproporzionato.
Ritrovo in una
scatola i diari di quella ragazzina che la sera annotava minuziosamente
gli avvenimenti della giornata, chiacchiera e blatera su litigi a
scuola, su invidie, gelosie, cotte dramatizzate fino allo stremo,
sciocca ed inesperta a giocare con parole che non sapeva sarebbero
diventate poi tanto importanti.
Mi capitano
sotto gli occhi i quaderni scarabocchiati di un’adolescente a
metà, ancora fragile ma sempre più forte, piccola come
sarebbe dovuta essere completamente, ma cresciuta perché il
dolore non fa distinzione, prima di arrivare, non controlla che tu sia
abbastanza grande per poterlo conoscere. Scorgo tra le righe
un’adolescente che talvolta, guardando un film o leggendo un
libro, pensava che l’amore l’aveva già toccata sotto
tanti aspetti, si era mostrato a lei sotto innumerevoli forme ed un
giorno l’avrebbe raggiunta del tutto.
L’amore è sproporzionato.
Ora sono qui ad
aspettarti, seduta tra mille scatole che hanno l’ingrato ed
insostenibile compito di riempirsi della mia vita e di contenerla per
un po’, senza sciuparla, finché tutto ciò che di me
è stato fino ad ora non troverà una nuova collocazione,
in casa nostra.
Nostra,
perché il compagno di una vita ora non è più
soltanto una speranza anche se no, non sei e non sarai mai lo stesso su
cui fantasticavo ascoltando una canzone d’amore.
Lui una volta
sapeva cantare ed era alto e moro, l’altra suonava il pianoforte
ed aveva gli occhi verdi, quella dopo ancora era incasinato quanto me e
portava sulla pelle le cicatrici che su me stessa non riuscivo a vedere.
Non sarai mai
nessuno di loro, ma in realtà è come se fossi tutti
questi sconosciuti, tutte queste fantasie, come se tu fossi la sintesi
di desideri lasciati crescere che, scontrandosi con la realtà,
ti hanno generato.
Il futuro è sproporzionato.
Compari sulla
soglia della porta e con uno sguardo mi recuperi dal turbinio di
polvere dei ricordi. In un solo attimo mi riporti ad oggi, a questo
tempo, a scoprire che chi ero è chi sono e ciò che volevo
mi ha permesso di raggiungere ciò che ho.
Mi sorridi come
se ancora cercassi di conquistarmi, mi parli come se fossi un tesoro
appena scoperto ed io ti vivo, in ogni attimo, come se tu fossi stato
con me anche quando non c’eri.
Perché
forse mentre speravo, tu mi sentivi, forse mentre ti pensavo senza
sapere chi fossi, mi pensavi anche tu. Forse trovarsi era scritto da
sempre e forse anche questo senso di appartenenza è
sproporzionato, ma solo perché, perdonami, non ho altro modo per
spiegarmi.
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