Questa storia partecipa al Challenge 25 stories, Your Choice!
Prompt: Merendina Marinara- Paura del Sesso- Fallire.
Enjoy it!
Oh, non vedo l'ora!
Trovare un corridoio pressoché vuoto era una vera impresa ad Hogwarts.
Persino Tu-Sai-Chi poteva riscontrare problemi di intimità in
quel castello: un alunno scansafatiche qua, uno malato di là, un
fantasma che sbucava dalla parete, Pix e la sua simpaticissima
abitudine di ingigantire le cose in ogni dove, o, più
semplicemente, Gazza e la sua gatta inquietante dietro ogni angolo.
Per due giovani sopraffatti dagli ormoni era davvero dura!
Ma se uno si faceva ancora problemi di sorta, l’altra non aveva affatto chiaro il concetto di “pudore”.
Dopo averlo trascinato dietro una porta e sbattuto sulla sedia
più vicina, gli si era praticamente arrampicata addosso. Ci fu
un rumore di risucchio davvero poco romantico, mentre il ragazzo la
allontanava quel tanto che gli bastava per riprendere fiato e rendersi
conto che sì, era lei.
- Qualche problema, RonRon? –
Lavanda.
Non che avesse dubbi, ma la velocità con cui lo aveva afferrato,
l’aveva spiazzato. Da quando la sua ragazza era così
irruenta?
Gli tornarono alla mente tutte le volte in cui, nel bel mezzo del
corridoio, mentre chiacchierava tranquillo con Harry, si era ritrovato
due braccia avvinghiate al collo e due labbra a soffocarlo.
Per un attimo si chiese se gli piacesse quel trattamento. Ma fu solo un
attimo: la ventosa alla ciliegia di Lavanda era già tornata ad
impossessarsi della sua bocca, mentre i tentacoli che aveva al posto
delle mani – Miseriaccia! Ma quante ne ha?!- gli accarezzavano la chioma rosso fuoco.
Non poteva lamentarsi, però. Conosceva ragazzi che avrebbero
pagato oro per una simile intraprendenza. E per intraprendenza
intendeva il continuo dondolio della ragazza, che cominciava a
causargli non pochi problemi alle parti basse.
- RonRon…non credi che…- la ragazza interruppe la frase,
pronunciata con tono molto malizioso, per dedicarsi con precisione al
collo del ragazzo, che iniziava a diventare dello stesso colore dei
suoi capelli. -… dovremmo…- dal collo passò
all’orecchio sempre più rosso, dandogli un piccolo morso
nel tentativo di risultare il più seducente possibile. -…
passare ad un altro livello?- sottolineò la sua intenzione con
un colpo di bacino più forte dei precedenti, tanto da
sbilanciare anche la sedia e far entrare nel panico Ron.
-Oh miseriaccia! Miseriaccia! MiseriacciaMiseriacciaMiseriaccia! MISERIACCIA!-
Erano questi i pensieri confusionari e per nulla ripetitivi di Ronald Weasley.
Mentre il ragazzo si lanciava in profondi monologhi interiori, la sua
riccia fidanzata scoppiava in una risatina sciocca nell’appurare
che la sedia si trovasse ancora al suo posto e che il suo ragazzo fosse
così piacevolmente sorpreso della sua eccitazione, da non riuscire più a parlare.
- Oh Ron! Lo sapevo che avresti apprezzato!- Mentre il ragazzo
continuava a boccheggiare alla ricerca di qualche frase che non
comprendesse un bel “Miseriaccia!” piazzato a dovere,
Lavanda aveva di nuovo attentato alla salute delle sue labbra,
dicendogli che non potevano più stare nel loro nido
d’amore improvvisato perché la cena sarebbe iniziata a
breve : e lei odiava saperlo a digiuno!
-Ehm…Ron? Ti senti bene?-
Harry Potter in quei sei anni ne aveva viste di tutti i colori: cani a
tre teste, uomini con due volti, serpenti giganti, diari maledetti,
alberi che si muovevano; aveva addirittura assistito al ritorno
dell’uomo che aveva ucciso i suoi genitori e alla morte del suo
padrino. Ma se c’era una cosa, che davvero non riusciva a
comprendere, era il suo migliore amico che osservava il banchetto
disgustato.
Il rosso alzò la testa, mostrando due occhi blu a dir poco disperati, borbottando.
- Miseriaccia! Come faccio? Miseriaccia!-
-Lo prendo per un no…- Harry fece spallucce, afferrando una
coscia di pollo giusto in tempo per evitare il biglietto accartocciato
che era appena atterrato davanti a Ron. Il profumo dolciastro e la
carta rosa facevano ben intender di chi fosse.
Ron osservò il foglietto con occhi sbarrati, già intuendo il contenuto.
Harry allungò titubante la mano, certo di star rischiando le dita di fronte ad una reazione del genere.
Quando nel prenderlo non avvertì alcuna fitta di dolore, si decise ad aprirlo.
Con una calligrafia piena di ghirigori e cuoricini sopra le i, Lavanda dava appuntamento a Ron.
Domani nella Stanza delle Necessità, subito dopo la
fine delle lezioni pomeridiane.
Oh! Non vedo l’ora RonRon!
E capì.
Ron si rigirò nel letto per tutta la notte.
Non una sola idea per rimandare quanto più possibile.
Era così agitato che aveva ricominciato a sognare ragni
ballerini, per la somma gioia di Harry, costretto a svegliarlo per
dirgli che Aragog e famiglia non erano ancora riusciti ad entrare nel
castello.
Dopo una notte insonne per tutta la camerata, la situazione non era migliorata.
Ogni volta che vedeva dei capelli ricci, correva a nascondersi dietro
qualcuno. Probabilmente avrebbe funzionato se non fosse stato alto due
metri e dotato di capelli fluorescenti.
Alla seconda ora di pozioni, dopo una serie di sussulti isterici e sguardi esasperati, Harry non ne poteva più.
- Sei o no un prefetto? Inventati una ronda!- Borbottò
esasperato il moro. Lumacorno naturalmente non si accorse di nulla,
troppo impegnato a lodare le capacità di Hermione e ad
assegnarle la bellezza di 10 punti.
- Lei sa che oggi tocca ad
Hermione! Quando la tua amica la volta scorsa mi ha sorpreso a coprire dei ragazzi
con prodotti Weasley, mi ha di nuovo lanciato contro quegli uccellini
malefici. Non mi lascerà mai più fare le ronde!- si lamentò, sbattendo la fronte sul tavolo tra una
coda di rospo e un rametto di valeriana.
Harry si illuminò.
- Che prodotti erano?-
- Merendine Marinare, per lo più. C’era anche qualche Mou
Mollelingua.- elencò con noncuranza le invenzioni dei fratelli,
senza rendersi conto della salvezza che rappresentavano.
- A volte mi chiedo come hai fatto a prendere i GUFO.- Harry scosse la
testa con una risata, mentre il lume della comprensione ridava vita al
suo migliore amico.
Mancava un’ora alla fine delle lezioni e non c’era momento
migliore di quello per mettersi all’opera. Tutti gli studenti del
sesto anno stavano cambiando aula e il corridoio che portava
a quella di Incantesimi si sarebbe riempito nel giro di pochi
istanti.
Un Ron verdastro si appoggiò teatralmente al muro, tenendosi con
forza una mano sullo stomaco e attendendo che arrivassero altri
Grifondoro.
La gomitata che gli arrivò nelle costole fu il segnale.
Non appena i passi si fecero più vicini e le prime persone
svoltarono l’angolo, lo stomaco di Ron si ribellò. Tra
urla e schiamazzi vari, il più forte e stridulo fu quello di una
certa Lavanda Brown, disperata non per la salute del ragazzo, quanto
per la sua serata andata in fumo.
-No! RonRon! Ti prego dimmi che stai bene! Oh mio piccolo batuffolo!-
Sembrava disperata.
Harry lo aiutò a sorreggersi, annunciando ai compagni che lo avrebbe scortato in infermeria.
- Mi devi un favore, amico.- affermò non appena ebbero raggiunto
il corridoio dell’infermeria, dopo una serie di soste dovute a
cause di forze maggiori.
- Già, ti devo la vita.- annuì, sdraiandosi sul primo
letto disponibile non appena varcate le porte. Per fortuna c’era
solo un letto già occupato e sembrava che lo studente fosse in
coma profondo.
- Non credi sia un po’ troppo? Solo per un po’ di ses-
- NON dire quella parola!- lo interruppe di scatto Ron, causandosi una nuova crisi di vomito.
- Si, come vuoi. Prima o poi dovrai affrontare questa fobia, se vuoi
avere dei figli.- disse ridendo Harry, avviandosi verso
l’uscita.- Devo andare, altrimenti Hermione riuscirà dove
i Mangiamorte hanno fallito.- aggiunse con tono lugubre. Ron
rabbrividì al ricordo degli uccellini imbestialiti e
annuì convinto.
Dovette passare l’ora successiva a rigurgitare anche il pranzo di Natale, ma ne era valsa la pena.
Almeno così credeva, finché una furente Lavanda Brown non
strappò le tendine del suo letto e gli piantò in faccia
un involucro troppo familiare.
- Intossicazione alimentare, eh?- la voce stridula gli ricordava quella della Umbridge, segno che era davvero arrabbiata.
Si raggomitolò sulla testiera del letto, iniziando a balbettare e indicando la carta della merendina.
- Io…Io non sapevo di averla mangiata! C-cosa ti fa credere che
sia mia?- tentò di negare, imbastendo un’espressione da
cucciolo bastonato davvero pessima.
- Il fatto che l’ho trovata nella tua borsa insieme ad altre
Merendine!- Il tono salì di diverse ottave, costringendolo a
farsi sempre più piccolo sotto le coperte.
- Sono di Harry! Ehm …Gliele …Gliele ho sequestrate ma
deve essermene sfuggita una e…e… me l’ha data per
vendicarsi, certo!- tentò, tanto ormai era fregato.
-Stai cercando di dirmi che Potter te l’ha fatta mangiare con l’inganno?- chiese con molta più calma.
- Eeeeeeeeeeeeeeh!- il ragazzo sospirò. Forse ce l’aveva fatta.
Passò qualche istante prima che Lavanda gli gettasse le braccia al collo piangendo.
-Oh RonRon! Credevo non mi volessi! E invece… Ma ci pensi? Siamo
ancora in tempo per la nostra seratina speciale…-iniziò a
far passare le mani sopra il suo petto, mal interpretando il battito
accelerato del suo cuore.
Le si illuminarono gli occhi e afferrando una Pasticca Vomitosa ancora
integra, gli ficcò in bocca la parte viola contenente
l’antidoto.
E mentre veniva buttato giù dal letto, Ron si rendeva conto che aveva fallito miseramente.
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