Don't you remember me?

di Little Dreaming Writer
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Italia. 25 Novembre. 23:00.
 
Era sera, tardi. La pioggia ticchettava sulla finestra della sua camera, come a tempo di musica. Una musica che non c’era, ma che suonava da ore ormai.
Lei non sembrava nemmeno essersene accorta.: da quando era entrata in camera non aveva pensato ad altro che alle sua valigia da preparare. Aveva messo dentro quanto più poteva, ma ancora non le bastava.
Non sapeva quanto sarebbe stata via. Non le importava più di tanto. Voleva solo arrivare là pronta per qualunque evenienza.
Un lampo illumino improvvisamente la stanza, facendola sobbalzare.
‘Allora sta piovendo…’ disse avvicinandosi alla finestra. Guardò di fuori e vide una coppia, seduta sotto un portico, scambiarsi un bacio.
Gl’occhi le si annebbiarono, e nella mente le balenò un ricordo.
 
*FLASHBACK*
 
Era una calda notte di Luglio. Erano sdraiati in un campo di grano. Guardavano le stelle.
“Eli…” la voce di lui aveva sovrastato il rumore dei grilli.
‘Sì Shawn?’
“No, niente…”
Lo guardò stupita. La sua voce, prima spensierata, si era fatta improvvisamente seria.
‘Che c’è che non va?’
“No, è solo che…” la sua voce si fece triste.
‘Shawn! Cosa ti è successo?’ gli chiese preoccupata, girandosi su un fianco.
“Niente. Stavo solo pensando che… domani devo ripartire.”
‘C-COSA?!’ disse mettendosi a sedere ‘Si può sapere perché non me l’hai detto prima?!’ Gli occhi le erano diventati lucidi.
Si mise a sedere anche lui “Non lo so… capisco che tu sia arrabbiata.”
La guardò negl’occhi e le sorrise dolcemente. Poi le si avvicino e le carezzo il volto, scostandole i capelli da davanti agl’occhi.
‘… Non sono arrabbiata. Solo non me l’aspettavo…’ Abbassò lo sguardo e due lacrime le rigarono il volto.
“No, ti prego, non piangere!” così dicendo la strinse forte in un abbraccio.
Ci fu un lungo silenzio.
‘…non voglio che tu te ne vada. Ti prego! Rimani!’
Tornò a guardarla negl’occhi. “Lo sai anche tu che non posso…” e così dicendo le prese le mani. “Ma ti prometto che ci rivedremo. E succederà prima di quanto pensi.” Le sorrise.
Lei fece lo stesso, poi appoggiò la testa sulla sua spalla. ‘Ti amo Shawn… forse per te non significo molto, ma tu per me sei importantissimo e…’
Non fece in tempo a terminare la frase che lui le aveva preso il viso tra le mani e l’aveva baciata.
Quello fu un lungo bacio. Il suo primo bacio…
Quando la lasciò riaprirono gl’occhi e tornarono a fissarsi, entrambi con un sorriso dolce e imbarazzato sul viso.
“Ti basta questo come risposta?”
‘Risposta a cosa?’ disse ancora scioccata da quel bacio.
Lui scoppiò a ridere e la abbraccio. “Ti amo anch’io, Elisa. Ti amo anch’io…”
Restarono abbracciati, sotto le stelle.
 
*STORIA*
 
Era passato più di un anno da quella notte.
Ma lei non lo aveva dimenticato, non poteva dimenticarlo. Come non poteva dimenticare quello che le aveva detto: “…Ma ti prometto che ci rivedremo…”
E ora, finalmente, aveva la possibilità di rivederlo.
Improvvisamente sentì una musica provenire da dietro di lei: il suo cellulare, affondato nel cuscino, stava suonando.
Sospirò e si stacco lentamente dal vetro appannato della finestra.
‘Pronto’
“Eli, sono io! Katy!” la voce squillante della sua miglior amica quasi la assordò.
‘Dimmi, che c’è Katy?’
“Volevo sapere quando parti per il Giappone.”
Si avvicinò alla scrivania e prese il biglietto aereo appoggiato sopra una pila di libri. Lo lesse attentamente: ‘Domattina alle 6:45 dall’aeroporto di Reggio, perché?’
“No, è che volevo venirti a salutare…”
‘E’ gentile da parte tua.’
…seguì un attimo di silenzio.
“Però, sei stata davvero fortunata: non capita tutti i giorni di vincere una borsa di studio e un viaggio di studio in una scuola straniera…”
La sua faccia si fece scura. ‘Sai bene che la fortuna no centra niente! Me lo sono meritata! E ci mancherebbe altro visto quanto ho lavorato.’
L’amica si mise a ridere, quasi a contrastare la freddezza della sue parole. “Mi ricordo. Stavi su quella tesina giorno e notte… ma alla fine hai ottenuto ciò che volevi. E ora stai per partire per Hokkaido…”
‘Già…’ era tornata a sorridere.
Ripensò a agl’ultimi tre mesi, passati a leggere e trascrivere, cancellare e riscrivere, all’infinito, senza mai fare una pausa… mai… a volte nemmeno aveva dormito. Ma era arrivata al suo scopo: aveva vinto; sarebbe andata in Giappone e, cosa più importante, lo avrebbe rivisto.
‘Ora ti lascio Katy. Devo finire la valigia…’
“Non ti preoccupare. Ci vediamo domani mattina.”
Mise giù in tutta fretta e, dopo aver nuovamente lanciato il telefono sul cuscino, termino di fare la valigia. Ci si sedette sopra per chiuderla ‘Avanti, stupida scatola! Chiuditi! Non ho tempo da perdere IO!’
Niente da fare. Lo sguardo le cadde sul suo piccolo computer nero, acceso sopra alla scrivania.
Scivolò lentamente giù dalla valigia, lasciando che questa si riaprisse, e si avvicino alla sedia di legno davanti al computer. Controllò la sua casella di posta… assolutamente vuota.
Sospirò tristemente, ripensando alle mail che gli aveva scritto, e alla sua risposta… che non era mai arrivata e che continuava a non arrivare.
’…forse non ha avuto tempo di guardare la sua casella di posta.’ cercò di rassicurarsi. Ma l’idea che lui l’avesse dimenticata le martellava in testa. Non riusciva a non pensarci.
Due lacrime le corsero giù per e guance, rigandole il volto di matita nera per gl’occhi, e caddero sulla scrivania.
“Non può avermi dimenticata… non dopo quello che è successo.”
Si alzò lentamente e guardò le foto appese alla parete: una ventina di foto di quell’estate, e di quele tre settimane… solo loro due.
Chiuse gl’occhi e, con la mano sinistra, strinse il braccialetto che portava al polso destro… non lo aveva mai tolto da quel giorno, all’aeroporto.
Accennò nuovamente un sorriso ‘… no. Ne sono sicura.’
Rimase immobile per qualche secondo; poi si sedette nuovamente sulla valigia e ci saltò sopra finche non riuscì a chiuderla. La alzo e la mise vicino al letto.
Tirando un profondo sospiro, si avvicinò al comodino, regolò a sveglia per le 3:30 del mattino e si infilò frettolosamente il pigiama.
Alzò le coperte e si mise sdraiata su un fianco, verso la finestra, facendo affondare la testa nel cuscino, tra i lunghi capelli castani lavati da poco.
Guardò la sveglia per l’ultima volta: 4 ore di sonno soltanto… le era già capitato, anzi. Aveva dormito anche meno…
‘Dormirò domani in aereo…’ si era ripromessa prima di chiudere gl’occhi.
Bastarono pochi minuti perché cadesse in un sonno profondo.




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