CAPITOLO 14.
-Buone notizie!-
La porta del mio ufficio si apre rumorosamente e Edgar irrompe con un
sorriso stampato sul volto
-Che genere di buone notizie?- gli chiedo
-Ma che razza di domanda è?! Le buone notizie non possono
essere altro che buone!- mi risponde seccato, adoro far arrabbiare Edgar
-Parla.-
-Ti ho trovato un lavoro interessante!- esclama, battendo le mani
-Se si tratta di un sondaggio, non lo voglio!- dico io
-T mando a lavorare qualche giorno al Boston P.P.!- mi risponde, sempre
sorridendo
-Il Boston Public Press?!- esclamo io, incredula -Il famoso giornale di
Boston?!-
-No, il Boston Pizza Point- mi risponde lui, con sarcasmo -Ti mando a
lavorare in una pizzeria d'asporto!-
Mi alzo in piedi e corro ad abbracciarlo:
-Grazie, Eddie! Grazie, grazie, grazie!-
-Su, su, da brava...- mi dice lui, allontanandomi
-Grazie!- gli dico, sorridendo come una scema
-Prepara le valige! Parti domani!-
-Non riesco a capire perché tu debba partire!- mi dice
Carrie, seduta sul mio divano
-So che è un vocabolo che non conosci, ma si tratta di lavoro- le
rispondo, cercando di chiudere la mia valigia
-Ma io e David ci sposiamo fra poco più di due settimane!-
esclama, lamentandosi
-E allora? Io sto via tre giorni!- esclamo, sedendomi sulla mia povera
valigia
-E se ci volessimo sposare in anticipo?- mi dice lei
-Non lo farete...- mi limito a risponderle
-E tu come fai a saperlo?- mi chiedo
-Hai invitato trecento persone e prenotato tutto, non puoi cambiare
all'improvviso!- Carrie mi guarda e sbuffa
-Fai la brava!- mi dice, schioccandomi un bacio sulla guancia e
scomparendo dalla porta.
In questo preciso istante, un istante che ricorderò per il
resto dei miei giorni, sto facendo il mio trionfale ingresso al Boston
Public Press.
Entro, una valanga di voci, suoni e oggetti mi si catapulta contro con
la violenza di una bomba nucleare.
Non è per niente simile ai nostri uffici, o almeno non al
Piano 7, che ha la stessa attività di un cimitero in disuso.
Tutto questo è semplicemente fantastico!
-L'Ufficio Principale del Signor Masters?- chiedo ad una ragazza
all'ingresso
-Trentaduesimo Piano!- mi risponde, senza neanche guardarmi in faccia,
continuando a mettersi lo smalto sulle unghie
-G-grazie...- mormoro, dirigendomi verso l'ascensore.
Busso timidamente alla porta dell'ufficio del signor Masters.
-Avanti!- esclama una voce profonda, prendo un bel respiro e mi decido
ad entrare
-Salve!- lo saluto, con uno dei miei migliori sorrisi
-Lei è Adrienne Wright, da New York?- mi chiede
-Sì, sono io...- rispondo
-Finalmente, la aspettavamo! Come sta il vecchio Eddie?-
-Bene...- rispondo
-Edgar ed io abbiamo studiato insieme al college!- mi dice.
Edgar conosce il mitico John Masters?!
-Venga, ragazza... Le faccio vedere il piano...- e detto questo usciamo
dal suo enorme ufficio.
Cammino con passo svelto accanto al mio idolo John Masters, (so di aver
ripetuto il suo nome miliardi di volte, ma non posso farne a meno!!)
con lo sguardo orgoglioso puntato dritto davanti a me.
Masters mi conduce fino al mio piccolo ufficio aperto con un sorriso, e
mi spiega il lavoro che dovrò fare.
-E se ti dovesse servire una mano chiedi pure a Jake...- mi dice,
indicandomi un ragazzo che avrà sì e no un anno
in più di me, molto carino, con i capelli neri e due grandi
occhi verdi; che mi sta sorridendo.
Ricambio il suo sorriso.
Mi siedo alla mi nuova e temporanea scrivania, con la stessa sensazione
che Di Caprio ha provato sul ponte del Titanic:
Sono la padrona del
Mondo!
Sono già un paio di volte che ho intercettato
lo sguardo di Jake, è così carino!
Questa è la mia ultima sera a Boston, domani mattina
dovrò ripartire per la Grande Mela.
Sono seduta al bancone di un Pub, in compagnia di una birra rossa, con
lo sguardo rivolto verso il vuoto.
-Ciao!-
-Ciao... Jake, giusto?-
-Sì, sono io.- mi risponde
-Come va?-
-Bene, bene... mi posso sedere?-
-Certo...- rispondo io, indicando lo sgabello accanto al mio
-Allora, ti è piaciuto stare al P.P.?- mi domanda
-Oh, da morire!- gli rispondo, con gli occhi che mi brillano
-Tornerai domani a New York?-
-Sì...- dico tristemente
-E' un vero peccato...- dice lui
-Probabilmente tornerò!- dico con un sorrisetto
-Speriamo... Ti posso offrire da bere?- mi chiede, accennando al mio
boccale di birra, ormai vuoto
-C-certo...- mormoro.
Jake chiama il barista e ordina altre due birre, poi mi sorride:
-A te!- esclama, levando in aria il boccale
-A me...!- rispondo, levando il boccale a mia volta, sorridendo.
Jake è un tipo molto gentile, divertente e simpatico, e mi
dispiace doverlo lasciare proprio ora:
-Scusa, ma è tardi... Domani devo prendere l'aereo...-
mormoro, tristemente
-D'accordo- mi risponde lui -Posso accompagnarti all'albergo?- aggiunge
-Ma certo!- gli dico, con un sorriso.
Usciamo insieme dal locale, vicini, facciamo ancora due chiacchiere,
finché non arriviamo davanti all'ingresso dell'albergo in
cui ho alloggiato in questi tre giorni..
-Beh, Jake. E' stato un piacere conoscerti...- gli dico, sempre con un
sorriso
-Anche per me...-
Jake mi si avvicina lentamente, mi posa le mani sui fianchi, e mi bacia.
Io mi lascio baciare.
Siamo sempre più vicini, sento le sue mani sotto la mia
maglietta, ci stiamo sempre baciando
-David...- mormoro.
Jake si allontana:
-David?! E chi è?!- mi domanda, stupito
-Io, nessuno... Scusa!- farfuglio, mortalmente imbarazzata
-Non mi avevi detto di avere un fidanzato!- esclama lui
-Ma io non ce l'ho un fidanzato!- ribatto
-Senti, Anne... Non fa niente, colpa mia...- mi sussurra lui
-Davvero, Jake... io...- cerco di spiegargli
-Ci si vede...- mi sorride e si allontana.
Sono una stupida.
Stupida, stupida, stupida!
Mi stavo baciando con un altro e ho detto: "David..."!
Che voglia di eclissarmi che ho!
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