One body, two souls.

di JoAngel
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Prologo.

 

Correva.
Correva a perdi fiato.
Correva senza sapere dove stesse andando.
Correva.
I tacchi delle sue scarpe scandivano il tempo nel quale lui l’avrebbe raggiunta.
Il suo respiro era affannoso.
I passi di lui che si facevano più vicini, mentre lei cercava una via di uscita da quel tunnel di due pareti, umide e di pietra.
Gocce di acqua scendevano e ticchettavano il pavimento, anch’esso di pietra.
L’edera rampicante sulle pareti.
Ancora passi.
Vedeva la luce fioca della luna schiantarsi contro il muretto pietroso.
Ancora qualche passo, e sarebbe stata libera, al sicuro da quel mostro.
Ma non fu così.
Un sibilo.
Lei si voltò di scatto.
La sua espressione esprimeva un chiaro sgomento e terrore alla sua di quell’essere.
Più che alla vista, alla sua presenza.
Era tutto nero.
Alle sue spalle, la luce della luna si era fatta più accesa.
Un grido.
Un tonfo.
Altri veloci passi.
Un corvo, rannicchiato su un ramo di quell’albero, vigile, vicino al muro, tutto secco, aveva visto tutto.
Era l’unico che avrebbe potuto descrivere l’orrore che, in quella notte scura di un lontano novembre, aveva scrutato e udito, fermo e impassibile.
Una pozza di sangue si allargò pian piano sul pavimento.
La testa inclinata della giovane.
Il sangue che sgorgava come un fiume in piena dalla gola di lei.
Le labbra socchiuse, ormai viola.
La pelle bianca.
Gli occhi ancora spalancati.
Erano pieni di paura.
Paura di ciò che, un momento prima del dolce richiamo della morte, avevano visto.
Il corvo si alzò in volo, e planò sul corpo inerme della donna, steso a terra.
Iniziò a zampettare nella chiazza di sangue, per poi salire sulla sua fronte.
Gracchiò rumorosamente.
Negli occhi neri come la pece dell’animale balenò una strana luce.
Un altro gracchio.
Sbatté le ali, e volò via, velocemente, come se anche lui avesse visto la morte vicina.
Tornò il silenzio.
Il corpo non venne mai ritrovato.
Quel corpo apparteneva a una donna.
Quella donna si chiamava …





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