Titolo raccolta: They grew closer as Queen got older.
Titolo capitolo: I’d call that a bargain, the best I
ever had.
Album: Who’s Next
Cantante/band: The Who
Traccia: #2 - Bargain per il claim @ 3songfic
Fandom: Queen
Personaggi/Pairing: Freddie Mercury (comparsa), Brian May (comparsa),
Roger Taylor, John Deacon, Roy Thomas Baker (comparsa)
[Taylor/Deacon]
Rating: PG
Warnings:
Slash, Fluff, Songfic
Disclaimer: Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor, John Deacon
e chi altro è comparso in questa storia appartengono solamente a se
stessi. Se appartenessero alla sottoscritta, non starei di certo qui a scrivere
ff su di loro, gh. :'D
Note: Non penso che quanto ho raccontato sia
mai successo, ma me lo auguro vivamente. E sì, Roger potrà
sembrare leggermente OOC, ma secondo me sotto sotto
ha un cuore di panna :'3
Dedicata a Willie,
colei che mi ha fatto amare i Queen per la seconda volta.
They grew closer as Queen got older.
I’d call that a
bargain, the best I ever had.
1975.
-Ok ragazzi, facciamo pure
una pausa!-
Roger si lasciò
scappare un sospiro liberatorio, uscendo allo scoperto da quella che Brian
chiamava “la sua armatura”.
Poggiò le fidate
bacchette d’acero sullo sgabello e si avviò verso la porta che lo
avrebbe condotto da quella stanza insonorizzata al più confortante
ambiente dello studio. Più confortante perché c’era il
distributore delle bibite, s’intende, mica per altro.
Peccato che a quella
macchinetta lo scotch non venisse servito, e questo significava soltanto che si
sarebbe dovuto accontentare della birretta ormai
calda che Roy aveva abbandonato per aggiungere l’ennesima dose di
“Galileo, Galileo” che ormai usciva fuori dalle orecchie di tutti.
La situazione generale era
tra le più nere: il glorioso vascello della Regina stava per naufragare
miseramente, e l’ultima scialuppa di salvataggio rimasta era
quell’album che si stavano accingendo a registrare.
Da esso sarebbero dipese le
loro sorti, nel bene e nel male.
E pazienza se Freddie si ostinava a dire che erano i migliori in
circolazione e che il mondo era ottuso a non averlo ancora capito... a lui i
soldi non erano ancora arrivati, e non gliene sbatteva un cazzo se tutto
sarebbe andato inevitabilmente a puttane. Gli servivano i soldi per comprarsi
il pane… e la vodka, già.
Certo, gli sarebbe
dispiaciuto; d’altronde non era uno stronzo come tutti quanti credevano.
Un po’ gli sarebbe dispiaciuto dover buttare giù per il cesso
tutto quello che avevano costruito così faticosamente…
tutta quella figa persa per strada, ahia… E gli
sarebbe dispiaciuto non poter incrociare ogni giorno quel sorriso.
I’d
gladly lose me to find you,
I’d gladly give up all I had
Scosse la testa con foga: che cazzo vado a pensare? si disse tra
se e se, controllando se il bicchiere fosse vuoto e, contemporaneamente, causa
di quei vaneggiamenti.
Pieno.
-Brutto segno, Meddows-Taylor…- bofonchiò, trangugiandoselo
in una frazione di secondo, gli occhi stretti e la mente concentrata nel non
dipingere quel volto sulle palpebre
chiuse.
***
-Ciurma, la pacchia è
finita!-
Baker ritornò alla sua
postazione e allungò il braccio in direzione del piscio bicchiere
di birra che era stato costretto a lasciare in balia di se stesso. Quando la
sua mano non acciuffò nient’altro che aria sbuffò scocciato
e tornò all’opera.
Dall’angolino nascosto
che aveva trovato, Roger indugiava a tornare al lavoro e allungava il collo per
vederlo meglio quando sarebbe
passato.
Passarono la figura
longilinea e i folti ricci di Brian, e i passi lunghi e frettolosi di Freddie, ma di lui nemmeno una traccia.
Preferì evitare di
sporgersi ulteriormente, altrimenti sarebbe certamente cascato da quello
sgabello traballante, limitandosi a sbuffare in silenzio: da dietro la batteria
non ci vedeva un cazzo, e poi era troppo facilmente sgamabile! Che cazzo
avrebbe dovuto inventarsi il suo cervello se l’avessero beccato con gli occhi nel sacco?
Roy si accarezzò
pensoso il mento e premette il pulsante, avvicinandosi al microfono:
-John, fammi sentire di nuovo
quel giro che hai trovato per Sweet Lady…-
Il batterista saltò
sul posto, reggendosi a fatica su quel pezzo di legno marcio che aveva il
regale compito di sostenere le sue terga, e aguzzò la vista.
Sebbene fosse lontano,
poté comunque percepire l’espressione assorta ma allo stesso tempo
rapita che John assumeva quando suonava, quell’espressione che lo faceva
letteralmente impazzire.
Deaks, come lo chiamavano ormai tutti nel loro
entourage, aveva un modo di ridurre gli occhi a due fessure e di distendere le
labbra in un mezzo sorriso, che riusciva comunque a far intravedere qualche
spicchio di Sole, che Roger non poteva far altro che adorarlo, anche se era
costretto a farlo nell’ombra.
To
win you I’d stand naked, stoned and stabbed
Il bassista bloccò le
corde con una mano e, scostandosi la cuffia con l’altra, chiese al
produttore il suo parere.
-Direi che è molto
buono! Potreste usarlo, no?-
Brian si scambiò uno
sguardo d’intesa con Freddie, che sorrise
compiaciuto; era fatta.
-Per me va benissimo, ma… dov’è Roger?-
***
Roger sfilò a capo
chino, sotto lo sguardo divertito di Brian e quello severo di Freddie.
-Zuccherino, grazie per aver
alzato il tuo culetto d’oro e averci onorato della tua presenza!- gli
lanciò una frecciatina quest’ultimo, facendolo scattare.
-Che strano, stavo per dire
la stessa cosa!- gli si parò davanti il biondo, a pochi centimetri dagli
occhi scuri e gli zigomi alti.
-Lo sai benissimo che di
primadonna qui ce n’è una sola, e ce l’hai proprio davanti
agli occhi!-
-Veramente, più che primadonna, l’aggettivo che io
userei è rompicoglioni!-
-Bada bene, Rog; il nastro di quella tua fottuta canzone su eventuali
scopate con il volante ce l’ho ancora io, e potrebbe accidentalmente finire nel cesso!-
Il batterista vacillò
un attimo, riprendendo a fissarlo con occhi ancor più vitrei.
-Non ti permetteresti mai di
farlo!-
-Ohohoh, questo lo dici tu! Scommettiamo? Mettimi alla
prova e non ti deluderò!- sogghignò Freddie,
compiaciuto.
Nel frattempo Brian aveva
assistito al teatrino messo su dai due litiganti, e aveva ribadito la sua
convinzione che quei due sembrassero due galletti in calore prigionieri nello
stesso pollaio. John si era limitato a sorridere in segno di assenso, per poi
tornare con lo sguardo sul suo fidato strumento, le dita che scorrevano piano
sulle corde.
-Beh, vaffanculo!
Scordati altri miei “Bismillah, oooh”, coglione! Ne ho le palle piene di fare sempre
la parte dell’ eunuco!- Roger dette un calcio alla sedia vicina e si
allontanò mentre Freddie, dopo avergli rivolto
un dito medio di tutto cuore, si accomodò al pianoforte.
Il volto livido per la
rabbia, il batterista si diresse a grandi falcate verso la batteria, ma venne
fermato da John.
-Si sentiva la tua mancanza, Rog… C’era un silenzio atroce!- gli sorrise
l’amico, e lui non poté che ricambiare sinceramente rincuorato, il
passo più leggero e il cuore in gola.
I’d
pay any price just to win you,
surrender my good life for bad
***
Lo studio era praticamente
deserto, se si escludeva il ronzio degli amplificatori e quella luce rimasta
accesa in cabina. Roger poggiò in silenzio il tè vicino a John e
si sedette poco distante da lui, mentre quello lo ringraziò con un
sorriso.
-Era una canzone nuova?- gli
chiese il biondo, mentre il bassista annuì, da dietro la tazza.
-Sì, ho già
incominciato a buttare giù qualche parola…-
-Davvero? Fantastico! Allora
che aspetti a farmela sentire?-
John annaspò nel
tè, tossendo un po’ e diventando di tutti i colori.
-Ro-Rog… Lo sai che io non…
non so cantare.- tagliò corto,
poggiando la tazza sul tavolo e nascondendosi il volto con i lunghi capelli.
Così facendo, non era
riuscito a vedere il sorrisetto che era appena nato sulle labbra
dell’amico, intenerito da quella scenetta.
Roger avrebbe tanto voluto
scostargli quei capelli dal viso e accarezzarlo, dirgli che tutte quelle
ragazzine petulanti che lo assillavano quotidianamente erano sceme, erano
cieche, perché non si erano ancora accorte di quanto lui fosse bello, di quanto fosse
meravigliosa l’increspatura che le sue
labbra assumevano per ogni nonnulla, di quanto fosse fantastica la sua risata spensierata, e quanto fosse
dolce quel suo tono di voce, delicato
come una piuma.
I
know I’m worth nothing without you
Avrebbe tanto voluto
dirglielo, ma non lo fece: si limitò a scompigliargli un po’ i
capelli, ridendo.
-Eddai, non fare così! Siamo solo io e te, mica
ti vergognerai!-
John rialzò lo sguardo
e lo incatenò al suo: effettivamente in quella stanza erano rimasti solo
loro due, e ormai erano troppo amici perché
potesse vergognarsi di sicure eventuali stonature che sarebbero venute.
-Ok, e sia! Ma poi non
venirmi a dire che non t’avevo avvisato, intesi?- sentenziò con
tanto d’indice accusatorio, mentre Roger alzò le mani in segno di
resa. Quel gesto fece ridere di gusto il bassista, che si sistemò lo
strumento sulle gambe, per poi schiarirsi la voce.
-You’re my
sunshine, and I want you to know that my feelings are true… I really love you, you’re my best friend…-
Inconsapevolmente, il
batterista si trovò a trattenere il fiato: quelle parole… vuol dire che… io… lui…
-Rog, tutto ok? Hai una brutta cera…
Te l’avevo detto che era tutto a tuo rischio e pericolo, eh!- rise John,
e il biondo si trattenne dal mandarlo affanculo solo perché il cuore
glielo stava vietando con tutte le sue forze.
-Io… sì, sì, tutto ok… Mi è piaciuta un sacco…-
-Ok, ma, per favore,
eviteresti di dirmelo con quella faccia? Sai, risulti poco credibile…-
-Vaffanculo, Deaks.-
John scoppiò
nuovamente a ridere, ma s’interruppe quando l’amico gli porse una
domanda che lo lasciò un po’ perplesso.
-A chi è dedicata?-
-A Veronica…
non si era capito?-
And
like one and one don’t make two
Roger deglutì,
mandando giù un quantitativo di saliva pari a quello di un lama
incazzato nero.
-Sì, sì, certo!
Che domanda stupida, ehehehe!- ridacchiò
isterico, di un’isteria che perfino il placido Deacon
riuscì chiaramente a percepire.
Eccerto, che scemo, è
Veronica la sua migliore amica, no? Dai, Roger, sei un povero coglione… Questo è pure diventato padre da
poco, figurati se si mette a tubare con un finocchio come te!
-Rog, sicuro di stare bene? Te lo chiedo
perché è da un po’ di tempo che ti vedo strano…-
continuò John, avvicinandosi a lui con lo sgabello. Il batterista
indietreggiò un po’ con il corpo, ma tentò comunque di
rilassarsi.
-Deaks, io e te cosa siamo?- disse a voce bassa, ma
non abbastanza perché l’amico non sentisse e non sussultasse per
quella domanda improvvisa.
-Che… che intendi?-
-Intendo… Io e te che cazzo siamo? Conoscenti? Amici?
Colleghi? Migliori amici? No, chiedo così, giusto perché mi
è un po’ difficile capirlo…-
One
and one make one
-Andiamo, Rog! Non te
la sarai mica presa per il fatto che non sei tu il migliore amico di cui parlo
nella canzone, dai! Sapevo che non avrei dovuto cantarla…-
-Sì che me la sono
presa, cazzo! Perché non dovrei essermela presa, scusa? Passi la maggior
parte del tempo con quella donna e, quando non sei con lei, te ne stai a
scrivere canzoni da dedicarle! Ma robe da pazzi…-
-Si chiama amore, deficiente.-
-Eh no, eh! Non venirmi a
raccontare la storiellina dell’amore e bla bla bla, perché io ti
mando a fanculo, eh John! Non azzardarti nemmeno a
tirarmi fuori ‘sta scusa del cazzo!-
Per tutta risposta il bassista
si alzò di scatto dallo sgabello e si allontanò di qualche passo:
-Si può sapere che ti prende?! Hai preso qualche pasticca?! Fai paura!
Io me ne vado, cazzo!-
Detto ciò fece per
andarsene dalla stanza, ma l’altro lo chiamò.
-No, fermo! Ti prego…-
Roger sospirò:
già dire quel ti prego gli era
costato un’immensa fatica, che ora sarebbe aumentata
all’inverosimile.
-Non andartene.-
I passi di John morirono
sull’uscio, così tornò a sedersi al proprio posto. Non
seppe spiegarsi il perché avesse obbedito alla supplica
dell’altro: era stato un gesto meccanico, più che altro. Solo meccanico, già.
Seguì qualche minuto
di profondo silenzio, quasi religioso, e a Roger la religione non piaceva
affatto.
-Grazie.- si limitò a
balbettare, i lunghi capelli biondi che lo facevano rassomigliare ad una
scolaretta delle elementari.
John ignorò la sua
voce flebile: -Mi hai chiesto cosa siamo noi due, vero? Vuoi la verità?
Siamo due cretini, ecco cosa siamo: vogliamo un rapporto esclusivo con
l’altro e non riusciamo a capire che già lo abbiamo…
Non serve eliminare tutto quello che ci circonda, Roger; lo capisce anche un
cane che io e te siamo legati, ed eliminando altre “distrazioni” o
“perdite di tempo”, come le chiami tu, non risolveremmo nulla, il
rapporto non migliorerebbe… Stiamo già
bene così, non trovi?-
Il batterista strinse i pugni
fino a far diventare le nocche bianche e, reprimendo la voglia matta di
scoppiare in lacrime, lo fissò dritto negli occhi, le iridi più
glaciali del solito, e provò a mantenere un tono di voce calmo:
-John, a me non sta bene
così, non ce la faccio più: io
ti amo.-
And
I’m looking for that free ride to me
Stette a fissarlo, in attesa
di una reazione, fosse un “vaffanculo,
finocchio!” detto ridendo o una sberla stampata a cinque dita piene.
Ma John rimase in silenzio,
quel suo silenzio che Roger detestava fino alla nausea, perché avrebbe
tanto voluto poter leggere facilmente nella mente contorta di mister
“sto-zitto-ma-in-realtà-sto-pensando-a-come-conquistare-il-mondo”.
Poi, quando la speranza era
ormai andata a farsi fottere e il batterista aveva distolto lo sguardo, quello
aveva parlato e, com’era nel suo stile, non certo per dire delle parole a
caso.
-Anch’io ti amo, Roger, ma non nel modo in cui
intendi tu. O meglio… non quanto intendi tu. Il mio non è un amore esclusivo, non
è il mio modo d’intendere i sentimenti, questo.-
Taylor lo fissò con
gli occhi sbarrati, irrealmente grandi e, quando riuscì a riprendere
fiato, balbettò confuso:
-… cosa aspettavi a dirmelo?-
L’amico si
appoggiò al tavolo con i gomiti, accomodandosi meglio sulla sedia.
-Quel tanto di tempo che
sarebbe servito a te per farti avanti, se mai ce ne fosse stata
l’opportunità e se mai avessi avuto motivo di farlo…
Non sono una bruna mozzafiato, e no, l’omosessualità non rientrava
nei miei ordini del giorno, diciamo. C’ho messo un po’ prima di
realizzare tutto quanto.-
Roger si accasciò
sulla sedia girevole: -… e adesso che cazzo si
fa?-
-Non lo so, Rog. Non lo so.-
-Cristo, sono fottuto. F-o-t-t-u-t-o, capisci? Passo mesi e mesi a rincorrerti e,
quando finalmente riesco a raggiungerti, mi scompari da davanti agli occhi!
È allucinante, John! Io… Io non riesco a
crederci, mi sento male…-
Il volto di John assunse
un’espressione triste, ma il ragazzo riuscì a scacciarsi di dosso
quell’aria grigia e, tirato un bel respirone,
si sporse verso Roger e gli prese le mani nelle sue.
-Non ti sto dicendo che non
si può far nulla… È solo che non
potrà essere esattamente come
vuoi tu, ma ci si avvicinerà molto, te lo prometto.-
-Credi che possa bastarmi,
John? Credi che io possa riuscire a farmelo bastare?- il tono della voce di
Taylor si era nuovamente incrinato, e sapeva bene che di lì a poco non
sarebbe riuscito a trattenersi e sarebbe scoppiato a piangere di fronte a lui.
Quanto cazzo
sono patetico?
-Non ho detto questo… Non posso sapere di cos’hai bisogno, ma
sono il tuo migliore amico e un po’ ti conosco, no?-
I’m looking for you
-Ma vaffanculo,
va’!- sbottò il biondo e, detto quello, gli prese il viso nelle
mani e lo baciò.
John fu colto un po’
alla sprovvista ma, inconsapevolmente, le sue labbra si piegarono presto in un
sorrisetto: in un modo o nell’altro, dentro di sé sapeva che prima
o poi sarebbe andata a finire così, e la cosa non poté che fargli
piacere.
In quel momento non c’erano
Freddie, Brian, Veronica o Robert in giro:
c’erano solo loro due, e le labbra di Roger che suonavano incredibilmente
dolci e morbide.
Scacciò via quei
pensieri e incatenò le sue a quelle dell’angelo che lo stava baciando.
Era il
miglior affare che avesse mai fatto.
***
-… John?-
-Sì?-
-Ti chiedo scusa: non è una fottuta canzonetta…-
John sorrise.
-Lo so.-
You make me live,
whenever this world is cruel to me.
Ommioddio, ce l’ho fatta.
Ce l’ho fatta, cazzooooo!
Non ci credo çç *si commuove*
Ma bando alle ciance e
riordiniamo le idee: era esattamente dal 6 dicembre dell’anno scorso che
non pubblicavo sui Queen (pubblicavo, sì; quella storia la scrissi ad
agosto e mi decisi a pubblicarla solo a dicembre, il che significa che era da
più di un anno che non scrivevo sui miei beniamini ;__;).
Forse vi chiederete come mai
sono sparita all’improvviso dal fandom e cosa
mi ha spinto a ritornare… Probabilmente non ve
ne fregherà un emerito cazzus, ma io ve lo
dico lo stesso :P
Con i Queen è successo quello che ora mi sta succedendo con i Beatles,
anche se con questi ultimi l’impatto è di minor gravità, lo
devo ammettere: un anno fa mi sono incazzata da matti per la scarsezza di
qualità delle fic e per come cani e porci si
guadagnassero chili e chili di recensioni scrivendo un paio di stronzatine dedicate a Freddie
(perché sì, quando si parla di ff sui Queen
in realtà si parla di fic su Freddie; un po’ come Morrison e i Doors, per capirci.), quando c’era gente in
circolazione che scriveva capolavori e non se li filava nessuno.
Sono sempre stata molto
gelosa riguardo i Queen: sono stati il primo gruppo rock che ho scelto d’ascoltare
con la mia testa, e che non ho sentito per sbaglio dallo stereo di mia madre o
dal pc dei miei fratelli…
Per questo quando ho visto quella spazzatura su di loro ho deciso di mandare a
puttane la mia voglia di scrivere su questa band e di non azzardarmi più
ad aprire questa sezione.
Per fortuna Thief_ mi ha fatto cambiare idea e ho
potuto leggere la sua meravigliosa Spread your
little wings and fly away. di cui
sono innamorata all’istante. Ancor oggi, a distanza di mesi, ritengo che
sia una delle migliori storie di tutta EFP (e la Willie
è d’accordo con me o/)
Mi era quindi tornata voglia
di leggere su di loro, ma di scrivere non se ne parlava manco per l’anticamera…
Poi, è successo.
Io e Willie
abbiamo incominciato a parlare sempre più spesso dei Queen, io ho
ricominciato ad ascoltare le loro canzoni e così via, fino al giorno in
cui lei mi ha suggerito di guardarmi il fantastico documentario Days Of Our Lives, e lì
è stata la fine. O meglio, il nuovo inizio.
Alla fine del filmato avevo
praticamente inzuppato la tastiera e realizzato finalmente che, qualunque cosa
dovesse succedere, i Queen resteranno sempre il mio primo amore.
Mi era tornata la voglia di
scrivere, finalmente, solo che non sapevo come canalizzarla.
Poi, quasi per caso, sono
capitata nella community 3songfic, che
ringrazio davvero di cuore per la bellissima idea che hanno avuto, e ho avuto
così modo di unire le canzoni di una delle mie band preferite ad un pairing che mi porto nel cuore praticamente da sempre ma su
cui non ho mai avuto il coraggio di scrivere.
Roger e John insieme erano
fantastici, io li adoro alla follia e credo che siano una delle coppie
più belle del Rock n’ Roll (generalmente
batterista e bassista insieme fanno faville, basti pensare ad Entwistle e Moon
che mi fanno sciogliere sempre *Q*, oppure Adler e McKagan
che oddio, insieme sono l’apoteosi della tenerezza, o anche Grohl e Novoselic, gaaaaaaa- ok, basta. Mi fermo, per il vostro bbbene.)
E, per la vostra
incolumità, ci tengo ad avvisarvi: questa
è la mia prima slash sui Queen.
So che lo slash
di loro non è apprezzato, l’ho sperimentato sulla mia pelle tre
annetti fa e non è stata per nulla una bella esperienza, ma ho imparato
a sbattermene e tirare dritta per la mia strada.
Per cui, se non vi piace lo slash e state per lasciarmi una recensione colma d’insulti,
sappiate che il mio indice supremo sta già per cliccare “segnala”.
: D
Che altro dirvi? Ah
sì, i capitoli di questa raccolta in tutto saranno tre, e credo che ne
ambienterò uno per decennio: Settanta, Ottanta e Novanta, quindi.
Il titolo di questa raccolta
è uno spezzone di una frase bellissima che Brian ha detto su Roger e
John, e che ha contribuito a farmi iniziare questa fic.
“John and
Roger were very close, being the youngest ones in Queen.
In
the early days they would always make fun of the stupidest things and laugh
constantly.
They
were best friends, and they grew closer as Queen got older.”
Direi che non occorre
aggiungere altro, eh? :’)
Il titolo di questo capitolo,
invece, è un verso della canzone-tema di questa fic,
Bargain
degli Who, che vi consiglio di ascoltare mentre
leggete. (Il titolo viene ripreso nei pensieri finali di John, se avete notato
LOL)
Ok, la pianto di fare quella
che scassa la minchia con note d’autore chilometriche, e che lo fa
principalmente per non andare a studiare Hegel e i
lipidi, e vi auguro una buona domenica.
Grazie a tutti e grazie a te,
Willie, mia love
of my life.
Dazed;