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You can not die
running a dream
Idea di
Arwen297 – Personaggi di Naoko Takeuchi – Frasi:
Non conosco l'autore ma non sono mie, l'ultima
credo sia di Valentino Rossi ma non so se è realmente così.
"Si può morire in tanti
modi. Si può scegliere di farlo
e si può aspettare che
ti succeda: è la vita e va bene
così, ma non si può
morire "correndo" un sogno.
Addio Marco. Addio
Campione."
"Haruka è ora" la voce
del meccanico irrompe improvvisamente nei box, interrompendo il nostro discorso
mentre ti aiuto a sistemare come si deve la tuta nera da motociclista, che rende
ancor di più le forme del tuo corpo celate il più possibile, perchè una donna
non può correre nel motociclismo. O almeno così dice il regolamento.
Ma si sa, tu con quel
tuo ciuffo ribelle almeno quanto il tuo carattere te ne sei sempre fregata delle
regole, qualsiasi siano.
Le uniche che non
infrangi sono quelle che ti detta il cuore.
Ed è uno dei motivi per
cui mi hai fatta innamorare di te, uno dei motivi per cui a ogni gara
l'apprensione mi assale finchè non tagli il traguardo da vincintrice, perdon,
vincitore. E anche oggi l'inquietudine è la mia fidata compagna per queste due
ore scarse che ti vedono libera di correre come il vento. Per essere più libera
di quanto tu non possa essere nella vita di tutti i giorni, e io accetto il
tormento che mi avvolge, solamente per vederti felice. Mi stacco leggermente da
te dopo che ti ho chiuso la tuta, e ti passo il casco, nero anch'esso.
"Mi raccomando torna
tutta intera" ti sussurro in modo che tu sia l'unica a sentirmi, per non
rivelare il tuo segreto che ti comprometterebbe la carriera. Qualcuno da vicino
la moto nera e rossa ti chiama, dicendoti che è ora.
"Non è la prima gara
che faccio e non sarà neanche l'ultima, ci vediamo al prossimo traguardo" mi
rispondi sorridente, con quel sorriso sghembo che pian piano ho imparato ad
amare. Ti volti tenendo il casco sotto al braccio, e ti dirigi verso l'uscita
del box con il tuo solito atteggiamento spavaldo e straffottente. Sorrido.
Perchè in fondo tu non sei così, la tua è solamente una maschera. E questo io lo
so.
Noi lo sappiamo.
Sospiro lievemente
quando le mie orecchie vengono accarezzate dal ruggito di guerra della tua moto
impaziente di correre almeno quanto te, insieme come sempre a far mangiar
polvere a tutti quelli che osano anche solamente sfidarvi Siete quasi la stessa
cosa, un pò come me e il mio violino. Solo che tu ogni volta giochi con la
sorte. Anche se non vuoi mai pensarci, perchè altrimenti non saliresti mai in
moto.
E io da egoista quale
sono spero che ti fermi a pensare a ciò anche solo per cinque minuti, un lasso
di tempo relativamente breve se stiamo a guardare una vita intera. Un eternità
se si pensa ai millesimi di secondo con i quali hai a che fare in gara. Ma che
per me sono tutto ciò che la vita mi da in dotazione per salvarti da queste gare
ai miei occhi pericolose. Che minano la mia emotività alla radice e che non
riesco a vivere come tutte le persone che mi circondano sugli spalti, ne come le
nostre amiche che al contrario di me fanno un tifo sfegatato nei tuoi confronti.
No io non riesco a fare
neanche questo, io mi limito solamente ad incrociare le dita nell'attesa di
poterti riabbracciare alla fine di ogni gara. Ed è quello che faccio anche ora
mentre mi siedo insieme ai membri del tuo team tecnico nel box attenti davanti
agli schermi.
E non so perchè ma non
riesco a sentirmi a casa. Per la prima volta provo l'impulso di raggiungerti
alla griglia di partenza per dirti di scendere, il mio sesto senso ormai e
risaputo che a volte ci azzecca. Ma non lo faccio. Sto ferma qui impotente. Per
non coprire te di ridicolo, perchè tanto tu non mi ascolteresti "sei troppo
apprensiva, troppo esagerata" mi diresti.
Forse hai ragione.
Forse mi preoccupo per
nulla.
Se nulla si può
definire la vita della persona che più amo al mondo.
Osservo nello schermo
la griglia di partenza, in fondo la partenza e i primi giri sono i più temibili
perchè sono tutti attaccati e rischiano un effetto domino. Solo che per loro
sarebbe mortale. Non come per tessere dell'omonimo gioco.
Stringo la gonna sulle
mie gambe tesa come un filo del rasoio. E subito trovo nelle prime tre righe la
tua moto nera e rossa.
Nera come la morte.
Rossa come il sangue e
la passione che ci lega.
Sul muso il dodici
sempre in rosso con un contorno verde acqua.
Dodici come il giorno
che ci siamo conosciuti.
Verde acqua come i miei
capelli.
In fondo e come se
corressi anche io con te.
La gara ha inizio e io
non posso fare a meno che mordermi il labbro preoccupata, potrei comporre
qualcosa, o disegnare persino come tante altre volte. Ma questa volta non ci
riesco, l'inquietudine è troppo forte non riuscirei neanche a concentrarmi e
tanto vale non perdere tempo.
Osservo come ti pieghi
elegantemente ad ogni curva, come accelleri a ogni rettilineo che incontri, come
duelli con chi è dietro o davanti a te per evitare o fare un sorpasso. E
riconosco in tutto ciò che fai il tuo spirito battagliero, una sfaccettatura tra
mille del diamante del tuo carattere.
Il primo giro è
passato, e tu sei ancora in piedi, il gruppo lentamente si sta spargendo,
affusolandosi ma i due dietro di te non ti mollano neanche a morire, e prego in
cuor mio che non compi qualche azzardo nel tentativo di fargli perdere la tua
scia.
Riconosco Hiroshi
dietro di te, è uno dei tuoi migliori amici, strano che ti sta così alle
calcagna o forse sta solamente tentando di tenere a bada quello dietro di lui.
Iniziano nuovamente le curve.
Le tanto pericolose
curve che odio tanto.
Se fosse per me
sarebbero tutti rettilinei i tracciati.
A cosa servono le curve
a cavatappi, o a gomito? Assolutamente a nulla!!
Se non a far cadere
qualcuno.
Cadere.
Non avessi mai pensato una cosa del genere. Il
mio cuore perde un battito, all'improvviso mi sento oppressa dall'aria intorno a
me, sento la mia anima frantumarsi in mille pezzetti, qualcosa che si rompe
dentro di me. I miei occhi si sgranano mentre osservo impotente alla tragedia
che sta avvenendo in pista.
Haruka.
La mia Haruka, è caduta.
E anche se non sono un medico, solo per il
fatto che le sono piombate addosso due moto sono portata a pensare al peggio.
Anche gli altri due motociclisti cadono, vanno fuori pista ma se pur scossi per
la grande botta si rialzano.
Lei no.
E' immobile quasi fosse un pupazzo. E
quell'immobilità mi terrorizza.
La notizia che è stata proclamata bandiera
rossa non mi porta conforto, anzi se possibile aumenta ancora di più la mia
angoscia mentre cerco di cacciare indietro le lacrime. Devo essere forte. Fosse
semplice, non mi sono mai sentita così fragile in vita mia.
Il tempo sembra scorrere dilatato, sembra che i
secondi non finiscono mai. I soccorsi giungono quasi immediatamente in pista, i
dottori con loro. La caricano sul lettino che si usa in queste situazioni,
vorrei correre da lei, farle sentire che le sono vicina che non è sola. Che sono
pronta a lottare con lei. Ma servirebbe poi qualcosa? Nel box giungono anche i
suoi genitori, il loro viso è una maschera di dolore.
Il mio sarà esattamente come il loro, e non so
perchè odio quei visi così già rassegnati al peggio. Haruka non smetterà di
lottare, non lo ha mai fatto e non lo farà neanche ora ne sono sicura.
Avrà solamente qualcosa di rotto, eppure il
silenzio sceso nel box è così talmente inquietante.
Sa di morte.
Una morte così stupida. La notizia che la gara
è stata cancellata arriva alle mie orecchie da un punto imprecisato della
stanza, non so chi ha parlato. Non mi sembra una voce familiare, non credo sia
uno del team nostro.
"Quando la gara viene cancellata vuol
dire che c'è stato un incidente veramente grave che ha compromesso la vita di un
motociclista, ma stai tranquilla a me non succederà mai niente del genere, sono
sorella del vento...io!"
La sua voce risuona
improvvisamente nella mia testa, portando un ricordo che mi spezza il cuore. Non
è possibile che sia veramente successo tutto questo.
Avevi detto che non
ti sarebbe successo niente del genere.
Penso, mentre sento le lacrime rigare il mio volto, è impossibile. Così privo di
senso tutto ciò. Non posso crederci.
O forse non voglio?
Solo in quel momento mi accorgo di una presenza
nel box, un uomo dai capelli brizzolati, gli occhi grigio azzurro, è appena
arrivato e si è avvicinato immediatamente ai genitori di Haruka. Il mio dolce
amore. Sposta immediatamente lo sguardo verso il basso, in uno sguardo carico di
cordoglio per quelli che sono anche un pò i miei familiari ormai.
"Abbiamo provato a rianimarla, ma purtroppo le
funzioni vitali erano irrimedialmente compromesse, mi spiace" mormora senza
sapere bene cosa aggiungere. A quelle parole non posso fare a meno di gettarmi
su di lui, con una rabbia che non è da me, con una disperazione che mi divora
dentro, mi sembra di cadere in una voragine senza fondo.
"RIDATEMI LA MIA HARUKA. RIDATEMELA. NON è
POSSIBILE CHE SIA SUCCESSO TUTTO CIO' NON A LEI. MI RIDIA LA MIA HARUKA" urlo
mentre aggreddisco il dottore. Lui non fa niente per evitare che io continui a
prenderlo a pugni, sembra devastato dall'accaduto quanto me.
Non so quanto tempo passa prima che le mie
lacrime finiscono, che i miei occhi si stanchino di esternare il mio dolore. Mi
sento vuota. Sento delle braccia avvolgermi all'improvviso, e per qualche
stupido motivo spero che sia lei, che mi dice "Piagnucolona era uno scherzo" ma
non è così. Il profumo che colpisce le mie narici non è il suo.
"Michi, basta vieni qui" la voce è quella di
Sidia, la nostra migliore amica, non che menager di Haruka, nello sguardo le
leggo tutto il suo dolore. Mentre non riesco a trattenere il mio, tutto li
dentro mi parla di lei, e sulla sedia ci sono ancora i suoi vestiti come li ha
lasciati. Dev'essere un brutto sogno, un terribile brutto sogno. Ma allora
perchè non sento la sveglia?
Sento solo i giornalisti, il rumore degli
spettatori che se ne vanno via, arriva tutto alle mie orecchie come un rumore
confuso, indistinto.
Sento anche qualcuno che dice che alcune
immittenti televisive fanno ipotesi scaricando la colpa a destra e a manca, alla
centralina della moto, alle gomme ancora troppo fredde.
Balle.
Mi viene da ammazzarli tutti.
Loro pensano solamente a chiacchierare, senza
guardare in faccia alla realtà. Una realtà crudele, una realtà senza senso
apparente. E che fa male. Troppo male.
Un dolore che mi è impossibile sopportare.
Non capiscono, loro che è morta una ragazza di
vent'anni. Come tutte quelle che puntualmente si incontrano per strada, che non
aveva nessuna colpa se non quella di seguire il suo sogno, la sua passione.
Incurante dei pericoli che quella stessa passione cela, e con cui destino si
diverte a giocare. Non importa che lei era un campione.
Era una semplice vent'enne.
Una vent'enne morta rincorrendo un sogno.
Per quanto tutto questo possa essere assurdo.
Lasciando tutte le persone che amava, lasciando
me.
Mi avevi detto che ci saremmo riviste al
traguardo, come sempre. Ma quale traguardo? L'unico traguardo che vedo è il
paradiso, mentre un altro angelo è rimasto attaccato all'asfalto.
Dopo essere stato strappato dalle braccia di
coloro che l'amavano.
Hiroshi, giunge nel box in lacrime, non si
capacita neanche lui di quello che può essere successo, mi viene vicino e mi
abbraccia.
E so che con quell'abbraccio mi sta chiedendo
scusa.
A me.
Ma sopratutto a lei.
"Ho deciso che ti
ricorderò con un sorriso..., con quel sorriso che avevi sempre.
Ti ricorderò con
quell'esclamazione che ho avuto oggi quando ti ho visto prima
di partire con quel
coso giallo in testa e gli occhiali da sole, ho detto
"minchia sic, fortuna
che sei simpatico, perchè sei proprio brutto".
Ti ricorderò come
quello che a Monza, quando ti ho visto è sceso dalla
macchina ha tolto il
casco... e incazzato come una iena se n'è andato
a piedi dopo aver
perso.
Ti ricorderò come "quel
bastardo di Sic" che stava diventando un mostro.
Ti ricorderò come
l'amico pazzo di Vale, quello del primo mondiale
125 cc, quello che a
inizio stagione lo volevano mettere nei casini
perchè "era violento".
TI RICORDERO' COME IL
CAMPIONE CHE SEI SEMPRE STATO..
SEI UN GRANDE E TI
PORTERO' PER SEMPRE NEL MIO CUORE."
Note dell'Autrice:
Credo che questa one shot non ha bisogno di parole. So solo che anche se io non
seguo il motociclismo, mi limito alle notizie che mi dona il mio ragazzo fan
sfegato di Rossi, sono rimasta tremendamente colpita da questa tragedia. Non ci
ho voluto credere, quando l'ho saputo dal mio ragazzo gli ho risposto: "Stai
scherzando spero" ma purtroppo nessun brutto scherzo. Addirittura ho pianto ad
un certo punto. Perchè non è giusto che un ragazzo di 24 anni muoia in questo
modo.
Addio Simoncelli.
Fatemi sapere –
se avete voglia – cosa ne pensate della One Shot.
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