Roba da Callen

di Vagabonda
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Fu quasi un’ora dopo esservi entrati che uscimmo da quella piccola stanza segreta. Il tramonto era passato da poco e una luce soffusa illuminava cose e persone. E fantasmi, apparizioni o quel che erano.
Guardai Bella, che mi restituì uno sguardo stanco ma soddisfatto.
Speriamo che il piano funzioni… pensai. Ero la più scettica a riguardo. Strano: era stata proprio Bella ad avere quell’idea.
Funzionerà, mi rispose con la mente, sorridendomi. Ci vediamo dopo, Elisabetta.
La guardai scomparire, imitata dai suoi compagni. Rimanemmo di nuovo in cinque.
-Sapete cosa fare- disse Umberto, guardando Nicolò, Giorgio e Rosaspina.
Loro annuirono; Giorgio e Rosaspina si diressero verso l’uscita posteriore, dove il mio amico aveva parcheggiato la moto; Nicolò, dopo avermi lanciato un’ultima occhiata, mi superò e scomparve. Sapevo che, come me, anche lui era piuttosto scettico sul piano di Bella.
-Funzionerà-
Per un attimo pensai che fosse stata di nuovo Bella a ripetermi quella parola, poi mi voltai verso Umberto e capii che era stato lui a parlare. Ancora una volta, sembrava proprio che mi avesse letto nel pensiero.
Lo guardai intensamente. Il muro di domande e di incertezze che si era erto fra noi in quei giorni era ancora lì, più solido e ingombrante che mai.
Perché non possiamo tornare ad essere la coppia spensierata di una volta? Mi chiesi disperata. Sperai che quel pensiero raggiungesse non solo la sua mente, ma anche il suo cuore.
Umberto mi prese per mano e insieme uscimmo dal parco. Arrivati davanti alla sua moto, mi passò il casco, che allacciai con facilità, salii sul veicolo e con un rombo partimmo.
Fu un viaggio silenzioso, entrambi eravamo concentrati sul nostro obbiettivo. Avrei voluto parlare col mio ragazzo, rivelargli i miei dubbi, ma capii che non era il momento adatto. Sbirciai il suo viso, o almeno, quello che potevo vedere sotto la visiera. I suoi occhi erano seri e assorti. Il mio stomaco fece una capriola: era davvero bellissimo. Mi strinsi ancora più forte a lui. Umberto interpretò il mio gesto come un’esortazione a muoverci, e accelerò. Fummo i primi ad arrivare.
Scesi dalla moto e tolsi il casco, alzando lo sguardo sulla casa della mia amica. Da dove eravamo, riuscivo a vedere il balcone su cui affacciava la sua camera. Il posto dove avevo visto Bella…
-Sai, non era la prima volta che mi appariva- dissi, senza distogliere lo sguardo. Con la coda dell’occhio, vidi Umberto bloccarsi e voltarsi verso di me.
-L’avevo già vista, tempo fa. Era comparsa in camera mia- continuai, ricordando –non volevo crederci. Penso di non averci creduto, perché ho dimenticato l’accaduto. L’ho archiviato in un angolo della mente. “Ci sarà tempo per pensarci” mi sono detta. Ma non è stato così-
Tacqui, girandomi verso Umberto –Noi non abbiamo tempo. Non possiamo permetterci di lasciare cose in sospeso, e io…io non voglio che ci siano malintesi tra di noi-
-Nemmeno io lo voglio- disse lui, debolmente. Non mi stava guardando negli occhi.
-Allora sono solo io ad avvertire della tensione fra noi?-
Quando non rispose, continuando a fissare un punto imprecisato dietro di me, trattenni l’impulso di prendergli il viso e voltarglielo.
-Cosa è successo? Non…non mi ami più?- chiesi, la voce rotta. Sapevo di essere prossima a crollare.
-Certo che ti amo!-
-E allora guardami, porca puttana, guardami e dimmi cosa c’è che non va!-
Finalmente alzò lo sguardo e i nostri occhi si incontrarono. E fui sorpresa di trovare solo tenerezza in quelle splendidi iridi verdi, e tanto, tanto amore.
-Non c’è niente che non va, semplicemente ci sono momenti in cui due persone si allontanano, senza un perché, senza un motivo valido. Ma sono attimi che si superano a testa alta, e un’amicizia, un amore, ne escono ancora più saldi e forti di prima. Sono sicuro che sarà così per noi-
I miei occhi si riempirono di lacrime. Attraverso quel velo lattiginoso, vidi la sua mano prendere la mia.
-Io ti amo, Elisabetta, e so che è lo stesso per te. E ti perdono per non avermi parlato di Bella, perché comprendo i tuoi timori. Ma, ti prego, non dubitare più del mio amore. Non penso di averti mai dato motivo di farlo-
-No, certo- dissi io, trattenendo i singhiozzi. Sbattei le palpebre, e due grosse lacrime rotolarono sulle mie guancie. Umberto alzò un dito e le raccolse.
-Non devi soffrire, amore mio. Tutto si sistemerà- aveva parlato con una voce dolcissima. Lo abbracciai forte, decisa a non farlo andare mai più via.
-Perdonami se non mi sono fidata di te-
Lui sorrise, alzando il mio mento e intrecciando i nostri sguardi. Qualcosa dentro di me si sciolse, quando le nostre labbra si toccarono. Fu un bacio lento e profondo, un bacio che scandagliò gli angoli più intimi delle nostre anime.
-Ehm ehm-
Ci separammo velocemente, entrambi rossi e col fiato corto. Guardai Rosaspina con un misto di vergogna e rabbia. Lei ricambiò la mia occhiata con una di disgusto.
-Mi sembrava che avessimo qualcosa da fare-
-Vi stavamo aspettando- disse Umberto, la voce calma e un sorriso sul viso. Sembrava molto più sereno. Sorpresa e compiaciuta, mi accorsi che anche io mi sentivo più leggera.
-Bene, ora siamo qui. Dov’è la ragazza?- chiese Rosaspina, brusca. Nel frattempo, Giorgio e Nicolò ci avevano raggiunti, il primo nervoso, il secondo senza smettere di guardarsi attorno.
-Non penso che troveremo Alessia qui- replicò Umberto.
Rosaspina lo guardò spazientita –E allora per quale assurdo…-
Le sue parole furono coperte da un urlo di sorpresa di Nicolò. Il mio amico aveva estratto dalla tasca il cellulare, e lo guardava con sguardo allucinato.
-È…è il numero di Alessia!-
Umberto annuì. Sembrava l’unico a non essere sorpreso. Nel mio petto, il cuore batteva velocemente.
Nicolò rispose e mise il vivavoce.
-Siete stati bravi-
Sentendo quella voce, un brivido gelido mi attraversò la schiena. Sentii la rabbia montarmi dentro.
-Ma avete fatto male i vostri calcoli-
-Non abbiamo mai pensato che ti fossi nascosto qui- disse Umberto. Dal suo sguardo trapelava ira e disprezzo.
La voce rise –Bene! Allora saprai cosa fare-
Il mio ragazzo strinse le mano a pugno –Dove ti nascondi? Non ti vedo-
-Perché non voglio farmi vedere. Non ancora. Appena metterò giù, mi mostrerò a voi. Ho con me la ragazza, non fate scherzi-
La mano che teneva il cellulare tremò. Gli occhi di Nicolò erano gonfi di lacrime. Subito, afferrai la mano libera e la strinsi.
-Vi aspetto-
La comunicazione si interruppe, e subito Umberto corse alla moto. Lo imitammo tutti, e feci appena in tempo ad allacciare il casco, prima che una lucida moto blu elettrico comparisse all’orizzonte. Umberto mise in moto, partendo al suo inseguimento. Alle mie spalle sentivo dei rombi di motore, segno che anche gli altri si erano uniti a noi.
Strizzai gli occhi per vedere meglio: sulla moto blu c’erano due persone. Il conducente ci dava le spalle, mentre davanti a lui…
Con un sussulto, riconobbi la mia amica. Non la vedevo bene, ma sapevo che era lei. Daniele non aveva mentito.
-Fa sul serio- sentii dire da Umberto. Sbirciai il suo viso: per la prima volta, lessi tutta la preoccupazione che provava.
-Noi siamo tanti, e siamo uniti. Non può farcela-
Non potevo credere di aver pronunciato davvero quelle parole, proprio io, che trovavo il nostro piano azzardato e traballante! Ma appena lo ebbi fatto, sentii che era la cosa giusta da dire. Umberto annuì, lo sguardo un po’ meno cupo.
Dentro di me, c’era Bella. Non ero sola, non eravamo soli.
Potevamo farcela.
Potevamo salvare Alessia.




Capitolo di passaggio, lo so.
Manca poco alla fine, ogni riga può essere decisiva. Perciò…non prendetevela con me! E poi, questo capitolo non è proprio inutile. Dopotutto, Elisabetta e Umberto hanno finalmente chiarito, no? Ci voleva un bel chiarimento!
Consolatevi, e preparatevi per il prossimo capitolo: sarà il culmine della storia!
Un bacio, a presto, e non dimenticatevi di recensire! U.U
Elena




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