We'll
find a place where the sun still shines
Le prime luci dell'alba illuminano una piccola pianta di gelsomino che,
mossa dalla leggera brezza settembrina, cosparge il suo profumo
nell'aria circostante; un passerotto vola nel cielo limpido e spruzzato
di soffici nuvole bianche che si rincorrono, instancabili; il guaito di
un cane che, in lontananza, cerca di richiamare l'attenzione del
padrone, spezza quell'alone di magia che solo la
tranquillità del mattino può donare; l'immensa
stanza color crema, irradiata da un sole che, piano piano, prende il
suo posto nel cielo, sembra non essere toccata dalla solità
e quotidiana frenesia che, allo scoccare delle sei comincia a
riprendere il suo corso.
Il parquet di mogano scricchiola rumorosamente al ritmo lento e
trascinato dei suoi passi che, come durante ogni singolo giorno,
soprattutto dopo una notte insonne come quella, vengono ostacolati da
una delle sue scarpe abbandonate provvisoriamente sul pavimento e dove
poi, successivamente, vengono ovviamente dimenticate.
"Ahia! Ma fuck!", mordendosi la lingua per evitare di scombussolare il
silenzio della casa, Darren tenta disperatamente e in tutti i modi di
raggiungere il ripiano della cucina sul quale, qualche attimo dopo, si
appoggia accasciandovisi letteralmente.
Un leggero strato di polvere ricopre la superficie della grande
penisola posta al centro della stanza; basta un soffio e tutto torna
alla normalità. In attesa dell'imput fisico necessario per
raggiungere e recuperare finalmente ciò che da tempo stava
cercando di mettere a fuoco, ovvero il suo pc posto all'estremo opposto
dell'ambiente, il ricciolo barcolla fino a raggiungere il luogo
desiderato e, allungando la mano verso il ripiano pieno d'ogni genere
di contenitore, agguanta una bella tazza e tenta di riempirla con
l'unico intruglio in grado di farlo ragionare in maniera più
producente: caffè, solo - ed esclusivamente -
caffè.
Dopo aver consumato con estrema soddisfazione la sua colazione e dopo
varie imprecazioni dovute ad aggiornamenti di programmi inutili,
finalmente Darren raggiunge il suo obiettivo: connessione remota,
wireless..insomma qualsiasi cosa in grado di connetterlo ad internet.
...
Dublino, 3 Luglio 2011.
Ore 20.
I preparativi per lo
spettacolo che, da lì ad un'ora, si sarebbe svolto in quello
stesso palazzetto, continuavano imperterriti tra corse a perdifiato,
urla e crisi di panico; in poche parole un covo di matti sarebbe
risultato più tranquillo e sereno di tutta quella frenesia.
Darren, nel frattempo, saltellava come suo solito voltandosi di tanto
in tanto solo per accertarsi che tutto andasse per il verso giusto e
che i suoi colleghi non sprofondassero improvvisamente in uno stato di
depressione acuta, tanto da non far più ritorno alla
realtà: quello sì che sarebbe stato un grave,
gravissimo problema. Lui era stranamente tranquillo anche se,
pensandoci bene, non era ancora riuscito nemmeno ad intravedere Chris e
stava cominciando a chiedersi dove si fosse cacciato; sentiva uno
strano bisogno di sentirlo accanto a sè, come se la sua
presenza fosse in grado di cancellare ogni minimo accenno di
preoccupazione.
E quel bisogno stava
aumentando, quasi fino a sentirlo chiaramente sulla pelle.
"Darren una
controllatina dall'otorino ogni tanto, no?", sarebbe potuto saltare in
aria per la delicatezza con cui, un'eccitata Lea, aveva cercato
d'attirare la sua attenzione, al momento persa in chissà
quale mondo parallelo; guardarla come se avesse della gomma da
masticare spiaccicata su metà del viso, in quell'istante,
gli sembrò la cosa più naturale del mondo.
"La tua esaltazione mi
spaventa e mi urta allo stesso tempo, quindi se, per cortesia, riesci a
concludere il tuo monologo entro i prossimi due minuti mi faresti un
graaaandissimo favore. A proposito sai dov'è Chris per caso?
Non l'ho ancora visto oggi e la cosa è piuttosto strana", le
chiese lui tentando di non far capire quanto poco poteva interessargli
tutto ciò che avrebbe dovuto dirgli.
"Se invece d'insultarmi
gratuitamente m'avessi semplicemente fatto parlare t'avrei spiegato che
è proprio Chris il motivo per il quale son venuta a
cercarti", rispose lei, stizzita.
"Allora spiegami,
avanti", disse lui, stavolta pronto ad ascoltarla.
"Ha finito la sua scorta
di diet coke e pertanto s'è barricato nel suo camerino
minacciando di rimanerci fino a quando qualche anima buona - tu in
questo caso - decida di portargliene almeno una lattina" , disse lei
per poi andarsene con la stessa velocità con cui era
comparsa.
Cercò di
riordinare le idee e, come prima cosa, corse per l'intero backstage
alla ricerca di quell'unico intruglio capace di rimettere in sesto i
neuroni di Chris; una volta trovato ciò che, disperatamente,
andava cercando, invertì il senso di marcia e si diresse, a
passo svelto, verso la zona occupata dai camerini. Non gli ci volle
molto per capire che la diet coke era solo un pretesto, un
diversivo per nascondere la chiara e semplice verità: era
preoccupato; e le calde note provenienti dall'interno della stanzetta
da cui, da più di mezz'ora, non intendeva uscire, ne erano
la prova inconfutabile.
Stava cantando e, il
fatto che lo facesse proprio ad un'ora dall'inizio dello spettacolo,
non faceva altro che convincerlo che, sì, era preoccupato.
"Chris apri, sono io!",
disse battendo delicatamente le nocche della mano destra sulla
superficie della porta; aspettò qualche secondo, ma niente,
continuava a cantare senza accorgersi di nulla.
"Avanti, ti ho portato
quello che volevi, apri!", ripetè, stavolta alzando
ulteriormente il tono della voce; ancora nessuna risposta dall'interno.
"So che sei
lì dentro e che non hai intenzione di uscire, ma almeno
aprimi Chris!", disse quasi spazientendosi per il modo in cui l'amico
lo stava bellamente ignorando.
"Potresti bussargli per
giorni, ma credo che non ti sentirà mai dato che sta usando
le mie cuffie per non essere disturbato dalle prove. Faresti meglio ad
aprire la porta, a costo di farlo incavolare come una iena per non
averlo avvisato prima di entrare!", lo avvertì Mark,
passandogli accanto.
Il suo viso
s'inclinò in una smorfia di disappunto; e da quando le prove
erano un disturbo? Sì, aveva perso qualche passaggio, non
c'era altra spiegazione.
Posò il palmo
aperto sul pomello d'ottone della porta, lo girò con
decisione ed aprì finalmente la porta; e Chris
continuò a camminare, troppo preso dall'intro di Defying
Gravity - dal quinto intro di Defying Gravity, ad esser precisi.
Indeciso sul da farsi, rimase appoggiato allo stipite in attesa di un
segno da parte sua, qualsiasi cosa gli facesse capire che, in un modo o
nell'altro, s'era, anche solo vagamente, accorto di lui.
"Da-Darren..ch-che ci
fai qui?", chiese Chris voltandosi spaventato.
"Veramente è
da un po' che t'osservo..Che c'è che non va?", chiese a sua
volta, ignorando la domanda.
"Nulla. Assolutamente
nulla", rispose schivo, abbassando appena lo sguardo.
"Non mentirmi Chris, sai
che non ne sei capace..", disse lui avvicinandosi quanto bastava per
scorgere ogni suo minimo pensiero; i suoi occhi non erano in grado di
nascondere nulla, non a lui che li sapeva leggere benissimo,
più di chiunque altro.
Gli sorrise. "Avevo
bisogno di stare solo, tutto qua", improvvisò il
più piccolo, facendo spallucce.
"Andiamo Chris, se
proprio devi trovare una scusa riflettici per bene. Prima ti chiudi qui
dentro, da solo e poi ti metti a cantare con le cuffie nelle
orecchie..insomma, non è da te!", disse cercando nuovamente
i suoi occhi, la conferma a tutto ciò che pensava.
"E' l'ultima data
Darren, ho i nervi a fior di pelle, serve altro?", chiese quasi
sbuffando.
Sorrise, ancora.
"Intanto siediti qui, forza! - lo invitò battendo
delicatamente il palmo sullo sgabello vuoto accanto al suo - E adesso
dammi la mano..", concluse porgendogli la sua, senza una sola parola in
più.
"Non capisco. Che
significa tutto questo?", chiese spalancando gli occhi, il suo cielo.
"Urla..",
sussurrò semplicemente, avvicinandosi.
"Come prego?", chiese
Chris aggrottando le sopracciglia.
"Non chiederti il
perchè, fallo e basta. - disse svelto, stringendo
la sua mano - Lo farò anch'io insieme a te", concluse poi,
con un sorriso.
E lui lo fece.
Intrecciò la sua voce con quella di Darren, per l'ennesima
volta; si liberò di tutta l'ansia, di tutta la
preoccupazione accumulata che, dopo quell'urlo, magicamente, scomparve.
Sospirò
sollevato. "Sai sempre come fare", ammise sereno, appoggiando il capo
sulla sua spalla sinistra. "Sarà
perchè..perchè..", balbettò Darren,
osservandolo. "..perchè sei un amico", concluse Chris,
sorridendo.
"No, sarà
perchè ti amo", pensò lui, invece.
...
"Sono sveglio DC, non mi fissare", pigola Chris aprendo prima un occhio
e poi, successivamente, anche l'altro.
"Ma come? Tu lo fai sempre con me eppure non mi sembra di essermene mai
lamentato e poi m'hai guastato la sorpresa: volevo portarti la
colazione a letto, ma se le cose stanno così..", tenta di
dire l'altro sedendosi sul materasso dandogli, però, le
spalle.
"..se le cose stanno così, tieni a freno quella lingua ed
utilizzala per scopi più piacevoli come..mmh..un bel
buongiorno come si deve, ecco!", sussurra piano, avvicinandosi e
posando un bacio sulla sua clavicola.
"E sentiamo, per caso dovrei anche perdonarti?", chiede guardandolo di
sottecchi.
"Perdonarmi? E per cosa?", domanda a sua volta strabuzzando gli occhi.
"Ieri sera ti sei addormentato durante..durante..aaaaah sì,
insomma lo sai benissimo..", risponde in evidente difficoltà.
Seguono attimi di silenzio in cui Darren attende una qualsiasi parola
di scuse da parte di Chris e in cui Chris, perso in chissà
quale ragionamento, lo osserva senza aprir bocca.
"Perchè sei tutto rosso?", chiede il più piccolo,
innocentemente.
"E perchè tu sei tanto cieco da non capirlo?", domanda
l'altro, piccato, alzandosi in piedi e raggiungendo la porta.
"Abbiamo registrato tutto il giorno, cantato e ballato. Ero stanco,
mica l'ho fatto apposta e, a dirla tutta, sarei anche uno scemo se
così fosse. Dai, ti prego, scusami..", strilla Chris,
addolcendosi nel finale.
Darren sorride abbandonando la stanza; sa che è dietro di
lui, la sua presenza è facilmente percepibile. Saprebbe
riconoscere l'elettricità di quegli occhi tra
migliaia di altri occhi.
"DC fermati! E non ignorarmi, sai?! Lo so benissimo che mi stai
ascoltando! Eddai, ti ho già chiesto scusa, non basta?",
esclama volteggiandogli attorno nella speranza di essere calcolato,
almeno in parte; ma Darren ha ben altro per la testa, qualcosa che,
qualche attimo dopo, si presenta chiaramente agli occhi di entrambi.
"Non ho fatto altro che guardare e riguardare questo video, per tutta
la mattina", sussurra voltandosi e, sfiorando impercettibilmente la
mano destra di Chris, un sorriso increspa - ancora una volta - le sue
labbra.
"Avevi intenzione di farmi morire quella sera, dì la
verità", ribatte avvicinando, spontaneamente, il suo viso a
quello di Darren.
"No, volevo farti capire
che t'amavo, già da prima, già da sempre",
confessa lui, annullando, definitivamente, la distanza rimasta.
...
Dublino, 4 Luglio 2011.
Ore 2.
Si accasciò,
stanco, sulle candide e fresche lenzuola del letto che lo accolse,
appena varcata la soglia della sua stanza d'hotel. Nelle orecchie
ancora le urla che, fino a qualche ora prima, lo avvolgevano in tutta
la loro forza ed energia; si portò, inconsciamente, una mano
all'altezza del cuore e, sorridendo, si leccò
impercettibilmente le labbra. Avevano ancora il suo sapore, la sua
essenza. Zucchero filato; e nel buio lo immaginò, ancora
incredulo, con quegli occhi capaci di far invidia al cielo
più sereno. "Ho fatto la cosa giusta", si disse,
convincendosene definitivamente. Non poteva più mentire, non
poteva più far finta di non provare ciò che, da
qualche mese a quella parte, si era reso conto di sentire; quei brividi
s'erano insinuati in ogni più piccola parte del suo essere
ed era diventato impossibile ignorarli; ed ogni suo minimo tocco non
faceva altro che ingigantire quel sentimento, perchè ormai
di quello si parlava. Si era innamorato; e quel bacio, così
inaspettato, ne era stata la prova.
Si voltò,
quasi meccanicamente, verso il comodino sul quale il cellulare, qualche
attimo dopo, lo avvisò dell'arrivo di un messaggio. Chris.
« Ho bisogno di sapere, adesso
»
E se lo
immaginò, ancora, seduto a gambe incrociate su quel letto
troppo grande e vuoto, con la consapevolezza che, in un modo o
nell'altro, l'unica persona in grado di rispondere alle mille domande
affollate nella sua mente era proprio colui che, senza troppi giri di
parole, aveva afferrato saldamente il suo viso scatenando lo
sbigottimento generale del pubblico e di lui stesso.
Cercò di
riordinare le idee pur sapendo che, una volta giunto nei pressi della
sua stanza, si sarebbe automaticamente dimenticato ogni singola
sillaba. S'infilò le scarpe precedentemente abbandonate sul
pavimento e, uscendo nel corridoio, perse un battito; era
lì, sul ciglio della sua stanza, appoggiato al muro
adiacente.
Si scostò
appena per poi chiudersi la porta alle spalle ed appoggiarvisi
delicatamente. C'era silenzio, ma i loro sguardi carichi di parole
annullavano tutto il resto.
"Sei pentito? No,
perchè se è così, puoi anche
andartene..", sussurrò torturandosi le mani ed abbassando lo
sguardo.
"Vuoi smetterla, per
cortesia?", lo ammonì lui, avvicinandosi e cercando i suoi
occhi.
"Di fare cosa?", chiese
Chris, storcendo lo sguardo.
"Di dire cavolate.. -
rispose lui sorridendo sghembo - ..stammi bene a sentire, lo rifarei
altre mille volte, anche adesso. Non sono più capace di
fingere, questo sentimento sta diventando più grande di
me..di te. Io..io ti amo Chris", sputò fuori con tutta la
sincerità di cui era capace.
"E allora
fallo..baciami", concluse fiondandosi tra le sue braccia.
...
"E' già passato un anno", ammette Chris con lo stralcio di
un sorriso osservando, ancora una volta, lo schermo del pc aperto su
youtube sul loro primo vero bacio.
"E la promessa io non l'ho scordata, quindi svelto, vestiti prima che
cambio idea!", pigola Darren alzandosi e posando le mani sui fianchi.
"No, aspetta un attimo..oddio, dimmi che non è uno
scherzo!", esclama l'altro strabuzzando gli occhi, felicemente sorpreso.
"No che non lo è..Ci ho messo una vita e mezza per trovare
quel disegno (*) che avevi fatto quella notte. Poi un giorno mi
spiegherai il motivo per il quale l'avevi nascosto nel mobiletto in
bagno", chiede con la classica espressione di disappunto dipinta sul
viso.
"Lunga, anzi lunghissima storia, ma adesso non c'è tempo,
dico bene?", domanda Chris già diretto verso la camera da
letto.
...
Dublino, 4 Luglio 2011.
Ore 5.
Si voltò con
l'impressione di essere osservato e, quando riuscì ad aprire
gli occhi e ad abituarsi alla flebile luce della lampada,
trovò i suoi, il suo sorriso; era seduto a gambe incrociate,
tra le mani un piccolo taccuino ed una semplice matita. Lo
guardò di sbieco per poi tornare a portare la sua attenzione
a ciò che, fino a qualche prima, stava facendo.
"Perdonami, non volevo
svegliarti", sussurrò piano, lasciandogli un tenero bacio
sulla tempia sinistra.
"Non è
sicuramente questa la cosa che mi preoccupa maggiormente. Che ci fai
sveglio a quest'ora?", chiese sporgendosi tanto quanto bastava per
sbirciare tra quelle pagine.
"Non riuscivo
più a prender sonno, mi son messo a scarabocchiare qualcosa
e m'è venuta un'idea", rispose lui, raggiante.
"Sentiamo, son curioso
adesso!", pigolà l'altro, pronto ad ascoltarlo.
"Tra un anno esatto, se
noi saremo ancora qui..cioè, voglio dire, insieme..voglio un
tatuaggio, uno uguale per entrambi, voglio questo. Un modo per
ricordarci da dove è cominciata. - disse porgendogli il
libretto - Me lo prometti?", chiese infine, posando il capo sulla sua
spalla.
E nonostante avesse una
fottuta paura di tutto ciò che riguardava aghi e simili,
osservandolo, non seppe dirgli di no.
"Sì piccolo,
te lo prometto", concluse sorridendo.
...
"Posso essere completamente sincero, adesso?", domanda Chris,
sorseggiando il suo caffè, con una leggera smorfia di dolore
dipinta sul viso.
"Ti ha fatto male, non è così?", ridacchia
l'altro sfiorando impercettibilmente la sua mano.
"Da morire..Però ora, più che mai, sono convinto
di una cosa", afferma con sicurezza sotto lo sguardo confuso di Darren.
"E di che cosa? Se posso saperlo, ovviamente", chiede sporgendosi verso
il lato opposto del tavolino.
"Di aver trovato il
posto dove il sole splende ancora, con te", conclude
incatenandosi al connubio perfetto delle loro labbra, unite.
Note dell'autrice:
(*)
Il disegno citato nella storia, ossia il tatuaggio, è
questo: http://i39.tinypic.com/u515v.jpg
Oh mamma, ancora non ci credo..Ce l'ho fatta :3
La mia prima CrissColfer, che emozione :')
Non ho niente di troppo importante da dire. Spero solo
che vi sia piaciuta e, vi prego, siate clementi, è pur
sempre la prima xD
Dedicata ad Alis,
la piccola - ma grande - donna che con taaanta forza e coraggio m'ha
aiutato fin dagli inizi (e fidatevi ero parecchio in crisi LOL)
Detto questo, basta, grazie. Semplicemente grazie a tutti
:)
Un bacio.
Martì.
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