Disclaimer: I personaggi
non mi appartengono, appartengono solo a sé stessi; non intendo narrare fatti
realmente accaduti, non scrivo a scopo di lucro.
Buona
lettura
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Da quanto era lì? Gli sembrava una vita, ormai era abituato
a recarsi in quel luogo ogni sera.
«A cosa pensi?» chiese lei appoggiata ai cuscini.
«Niente» rispose lui stanco.
«Dovresti riposare … come sto facendo io» rise, lui però la
fissò serio.
«No devo rimanere qui prima che …» si bloccò con gli occhi
lucidi.
Lei sospirò «non ne abbiamo mai parlato ora però voglio che
mi ascolti» lo fissò seria stringendo una sua mano tra le proprie.
Lui avrebbe preferito strapparsi le orecchie, ma percepì
l’urgenza e la preoccupazione nella sua voce e così lottando faticosamente per
trattenere le lacrime annuì preparandosi a ricevere una stilettata diretta al
cuore, l’ennesima.
«Non so quanto mi rimane e fingere che tutto questo non stia
accadendo non cambierà le cose» il suo sguardo, posato sulle loro mani
intrecciate, si fissò nei suoi occhi neri «ti ho amato più di ogni altra cosa e
tu, ne sono certa, hai fatto lo stesso però ora … voglio che tu mi prometta che
andrai avanti, lo so che è crudele chiedertelo, ma questo è il mio ultimo e più
grande desiderio».
«Dovresti desiderare di guarire!» esplose lui mentre le
prime lacrime iniziavano a rigargli le guance.
«L’ho fatto, ma non è servito perciò ora voglio che almeno
questo mio desiderio si avveri perché davvero è l’unica cosa che adesso voglio
con tutta me stessa; ogni altra cosa l’ho ricevuta da quando tu sei entrato
nella mia vita … ti prego vivi anche per me» sorrise amara «sai prima l’idea
della fine mi spaventava ora invece mi spaventa molto di più la sorte di chi
rimane».
«Basta, smettila di dire queste cose» lui scosse la testa
«tu … guarirai, troveremo un modo» strinse forte le sue mani.
«Certamente, viaggeremo in qualunque luogo per trovare una
cura»
«Non prendermi in giro … io come farò senza di te?»
Rimasero in silenzio, un silenzio pesante.
«I morti non ritornano … e se lo fanno … scappa!» disse
improvvisamente lei sorridendo divertita.
Lui la fissò assimilando le sue parole e dopo gli venne
quasi spontaneo ridere «sei la solita, non sai fare la seria» sorrise tra le
lacrime.
«Perché amo vederti sorridere» sciolse la morsa dalle sue
mani e gli appoggiò le dita sottili sul volto bagnato.
«Non lasciarmi, rimani con me» lui voltò il viso verso quel
palmo sfiorandolo appena con le labbra.
«Se potessi lo farei, non vorrei andare via … ma non dipende
da me» chiuse gli occhi un momento, si sentiva così stanca «ti ringrazio per il
tuo amore, so che non sarà semplice però infondo io sarò sempre con te … qui»
portò un dito dell’altra mano sul petto di lui, dove c’era il cuore «morirò
solo quando tu mi dimenticherai»
«Non accadrà mai» la fissò sottolineando la decisione nella
sua voce con lo sguardo.
«I ricordi sono importanti, ma non aggrapparti ad essi
facendoli diventare il tuo futuro perché per quanto importante io sono un capitolo
della tua vita e ci saranno altri bellissimi momenti insieme a persone
splendide. È inutile che scuoti la testa, io non vorrei mai vederti triste, amo
il tuo sorriso, amo la tua risata, amo quando fai lo scemo, amo la tua allegria
e non mi darei pace se tu perdessi tutto questo perciò voglio che tu mi
prometta che continuerai a vivere, sorridere, amare. Non voglio che tu rimanga
solo con te stesso ti distruggerebbe. E come questo lo voglio io, lo vogliono
tutti coloro che ti amano».
Lui non sapeva cosa rispondere così lasciò solamente che le
lacrime fossero libere di scorrere e strinse a sé quel corpo debole e sciupato
sentendolo tremare mentre braccia esili cingevano il suo collo: lei, nonostante
tutto, aveva paura.
«Suona per me» disse lei con la voce rotta dal pianto e lui
promise che il giorno dopo l’avrebbe accontentata.
Quando fu ora di andarsene si premurò che tutto fosse a
posto, le rimboccò le coperte provocandole una leggera risata e baciandola
delicatamente le sussurrò che sarebbe tornato sentendosi rispondere che lei da
lì non si sarebbe mossa. Rise a quelle parole e solo quando lei lo esortò a
riposare decise di tornare a casa.
Il giorno dopo sembrava un giorno assolutamente normale, ma
lo squillo di un cellulare annunciava che tutto stava per cambiare.
«Pronto?...Cosa?....Quando?...Io … io … sto arrivando …»
appena chiuse la chiamata si precipitò fuori ignorando le voci dei suoi amici
che gli chiedevano cosa fosse successo.
Non era possibile, era una bugia, lei non era … quasi
rischiò un incidente, se fosse stata lì lei lo avrebbe rimproverato; sì appena
sarebbe arrivato lei lo avrebbe accolto come ogni giorno sorridendo, lui gli
avrebbe raccontato la sua giornata e sarebbe stato sgridato perché era stato
incosciente … sì era così … sarebbe andata proprio così.
Quando arrivò all’ospedale vide i genitori di lei: sua madre
piangeva soffocando i singhiozzi in un fazzoletto mentre il padre la
abbracciava tentando di calmarla piangendo a sua volta. Lui li guardò smarrito
ed entrò nella stanza … lei era lì, dove l’aveva lasciata ieri solo che ora un
panno bianco le copriva il volto.
Le sue mani iniziarono a tremare forte e a fatica scostò
quel lembo di tessuto permettendogli di vederla in volto: le labbra serrate che
non si sarebbero più tese in un sorriso, gli occhi chiusi non lo avrebbero più
guardato. Crollò a terra iniziando a singhiozzare … da quel momento non ricorda
più nulla, non ricorda come tornò a casa, non ricorda il giorno del suo
funerale, non ricorda che giorno o che ora siano.
«Lo so che è dura, ma … devi cercare di riprenderti … lei
avrebbe …» la mano gentile del suo amico gli carezzava i capelli.
«Tu non sai niente! Né di me, né di lei … come faccio ad
andare avanti se la lascio indietro?» urlò con gli occhi rossi «lasciami stare,
vattene via».
Sentì l’amico sospirare e andarsene, ormai erano settimane
che andava avanti così, era distrutto e non riusciva a fare altro che piangere
… cosa avrebbe dato per scoprire che tutto quello che stava vivendo era un
sogno … a volte sentiva quasi delle dita fredde intrecciarsi nei suoi capelli,
un sospiro e una voce triste che diceva “Non stai mantenendo la promessa”, ma
quando si voltava era solo …
I mesi erano passati e lui aveva ricominciato pian piano a
uscire, a vivere, esortato più volte dai suoi amici che non lo avevano mai
lasciato. All’inizio gli sembrava così atroce continuare a vivere mentre lei
non avrebbe più potuto farlo poi però un giorno si ritrovò come ad osservarsi
da fuori e notò la preoccupazione di tutti coloro che aveva intorno;
guardandosi allo specchio sembrò che il suo riflesso lo stesse rimproverando e
le parole di lei lo fulminarono come se solo in quel momento stesse davvero
capendo cosa intendesse. Pianse e, ne era sicuro, sentì una mano tiepida
posarsi sulla spalla, guardando lo specchio per un brevissimo istante la vide
al suo fianco che gli sorrideva gentile. Quando sbatté le palpebre era svanita,
scosse la testa temendo di stare diventando pazzo e annunciando a sé stesso che
da quel momento avrebbe realizzato il suo ultimo desiderio...
Si sdraiò nel letto d’albergo, si era scatenato quella sera
sul palco ed ora era a pezzi; si accoccolò di lato aspettando che Morfeo lo
accogliesse tra le sue braccia. Sentì una mano calda sfioragli i capelli e una
risata familiare.
«Gran bel concerto» disse una voce entusiasta.
Lui spalancò gli occhi, non poteva essere vero eppure
sembrava proprio lì. Titubante voltò il capo e la vide seduta al suo fianco.
«Sono fiera di te» sorrideva.
«Sei … sei … davvero qui?» chiese lui stupito mettendosi a
sedere.
«Credo di sì … oppure devi aver bevuto troppo» sembrava
ponderare seriamente la questione.
«Sempre la solita … come … come stai?» sapeva che era
strano, lei non doveva essere lì eppure anche se razionalmente sapeva che era
impossibile egoisticamente desiderava che fosse nuovamente accanto a lui.
«Bene credo» alzò le spalle mostrandosi incerta.
«Com’è … di là?» doveva smetterla, lei era morta e lui
doveva accettarlo, ma era così difficile.
«Non lo so» scosse la testa «però sembra essere un bel
posto» sorrise appena.
«Cosa? Non sei … » era confuso e non capiva.
«Ero così preoccupata per te che non sono riuscita a passare
dall’altra parte, ti sono rimasta accanto per tutto questo tempo … non hai
mantenuto la promessa e dire che non sei un bugiardo» si imbronciò incrociando
le braccia e voltando la testa di lato fingendosi offesa.
«Scusa … ora però ci sto provando» lui la guardò chiedendosi
se avesse potuto toccarla o se nel farlo sarebbe sparita.
«E stai andando alla grande» disse allegra sorridendo in
quel modo felice che lui amava «credo che ora potrò andarmene».
«Devi proprio?» disse lui quasi disperato cercando di
toccarla, ma la sua mano passò attraverso il suo braccio e solo allora capì.
«Sai è doloroso rimanere così e poi sul serio vuoi che
rimanga in questo stato per sempre?» disse lei guardandolo tristemente.
Lui sapeva che aveva ragione, che avrebbe dovuto lasciarla
andare perché potesse riposare finalmente in pace e accettarlo avrebbe anche
donato un po’ di sollievo al suo cuore che ormai sanguinava da così tanto tempo
e la teneva incatenata a sé.
«Scusa hai ragione sono un egoista, io manterrò fede alla
nostra promessa» disse guardandola e cercando di sembrare risoluto.
«Ti conviene farlo o ti tormenterò per tutto il resto della
vita» rise «Io continuerò a vegliarti da lì» indicò con il dito in alto «Però
sappi che in ogni momento potrai ritrovarmi … qui» gli indicò il cuore «Bene è
ora di andare» disse alzandosi e sorridendo nel modo più dolce che conosceva
«mi raccomando prenditi cura di te».
Si svegliò di soprassalto, era solo come sempre tuttavia
sentiva un forte calore lì dove lei lo aveva sfiorato e così sorrise mentre
calde lacrime gli rigavano il volto. Sarebbe tornato se stesso e avrebbe
ripreso in mano la sua vita, lo promise a lei, ma soprattutto a sé stesso.
Gli anni erano passati e, sebbene la ferita nel cuore non si
fosse del tutto rimarginata, era tornato come un tempo; anche se a volte la
tristezza lo sopraffaceva lui riusciva a sconfiggerla. Il ricordo di lei non lo
tormentava più anzi era qualcosa da ricordare con un sorriso, le sue ultime
parole non erano qualcosa che lo facevano piangere, ma lo accompagnavano e gli
davano forza. Ora si rendeva conto di cosa aveva cercato di dirgli e cosa
rischiava di perdere. Sorrideva finalmente in modo sincero, felice perché
c’erano i suoi amici, c’era la musica e ovunque guardasse c’era qualcuno pronto
a sostenerlo. Era certo che lei ora fosse serena e qualunque cosa avesse deciso
di fare lo avrebbe sostenuto.
Il nuovo tour era ricominciato e lui era carico, dava il
meglio di sé non risparmiandosi nulla e nel momento di ringraziare il pubblico
al termine del live guardando tutte quelle persone qualcosa lo colpì … Di chi
erano quel sorriso e quegli occhi che ora vedeva tra la folla?
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Angolino di Oreo:
Allora io non volevo scrivere una cosa del genere, per Aoi mi sarebbe piaciuta una cosa più felice e leggera. Non
so perché una mattina sia nata questa storia con protagonista proprio lui (voi
ovviamente potete immaginare chiunque altro ecco perché non ho messo nomi),
forse perché visto che mostra il suo lato più allegro ho voluto vedere quello
serio? Non lo so e sinceramente non so se sono riuscita ad esprimere o a
descrivere in maniera “corretta” (in fondo ognuno la vive a modo suo no?)
un’esperienza così dolorosa che certamente non auguro né a lui né a nessuno.
In questa storia forse ci sono un po’ di miei pensieri, ma
non fateci troppo caso. Ah ci tengo a precisare alcune cose: la frase finale è
una specie di finale aperto potete credere che sia la ragazza della storia
oppure un nuovo futuro; poi anche se la ragazza sembra fare dell’umorismo fuori
luogo lo fa per cercare di rendere il loro distacco meno difficile, sì lo so
che è impossibile però vuole provarci lo stesso per i motivi che spero sia
riuscita a comunicare, la frase “i morti non ritornano” appartiene a Junjou Romantica e infine, spero si capisca, ogni pezzo ha
una sua collocazione cronologica (volutamente non specificata ovvero se si
svolge ai giorni nostri o se è accaduta molto tempo fa).
Spero di farmi perdonare in futuro scrivendo qualcosa a
lieto fine.
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