Ancora
un Salto
[Pansy]
Solo Parole, Solo Rumore Capitolo Uno
Rumore.
Rumore, ecco cosa cercava ogni istante.
Il suono.
I suoni.
Vibrazioni colorate in grado di
portarla a toccare il soffito del suo minuscolo appartamento.
Vibrazioni soffocanti e deliranti che
la schiacciavano a terra e la colpivano fino all'ultimo respiro.
Fino all'ultima nota.
Quello che cercava Pansy non era altro
che un modo per tenersi aggrappata alla vita.
Aveva riempito ogni spazio della sua
casa di Cd e vinili, imparando a gustarli lentamente, intingendo un
dito nel mare salato dell'unica arte effimera.
Aveva imparato a smettere di
preoccuparsi del mondo e curarsi solamente di sé.
Aveva trovato un modo per non ferire il
suo animo, riuscendo a ricucirlo con fili impregnati di sangue e di
disperazione.
Aveva compreso quanto deboli fossero
le basi del suo universo.
Pansy era cambiata.
Passeggiava per la città Babbana
armata di cartina e di denaro, alla continua ricerca di altra musica,
di altre parole di cui innamorarsi.
I pomeriggi li bruciava sdraiata sul
tappetto, con le cuffie a coprirla e proteggere dalle urle afone
dell'universo di cui un tempo faceva parte.
E poi arrivava l'aria fresca della
sera.
Pansy indossava una qualunque camicia e un
paio di jeans, copriva i piedi con normalissime scarpe Babbane e si
preparava a rincorrere il rumore.
Girava per locali, da sola, beandosi
della sua unica compagnia, l'unica di cui avesse bisogno ormai.
Appena la musica riusciva a trascinarla
via, appena lei riusciva a gestire la corrente di emozioni che
provava, si liberava da ogni etichetta, da ogni rigido comportamento.
Saltava, Pansy.
Ballava, Pansy.
Giocava, Pansy.
Piangeva, Pansy.
Ma non le fregava nulla.
A lei interessava inseguire il rumore,
fino all'ultimo salto.
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A chiunque sia arrivato fino a qui a leggere, grazie! Clorinde
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