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La dura verità
L’altro giorno sono passata davanti a quella
cioccolateria che ti piaceva tanto, non so se ricordi, quella dove mi
hai detto
che c’era un’altra, mentre mi pulivo i baffi di
cioccolato.
Mi domando, se tra
tutte le cose che mi hai detto, ti viene in mente quella che proprio
quel
pomeriggio, mi hai sussurrato davanti alla tazza di
cioccolata al mou.
Ho
la memoria labile io, ma certe parole riesco a tenermele strette,
così da
usarle come cicatrizzante sulle ferite. Ora non so bene come ripeterle,
perché
erano parole pesanti, roba da sollevatori di pesi, e di certo non
facili per
un corpicino gracile e fragile come il mio. Però ci
proverò lo stesso, perché
tu ci sei riuscito senza stringere neppure la mia mano, quindi non
dovrebbe
essere tanto difficile no? In caso posso sempre annaspare e sperare che
qualcuno mi tiri fuori prima che anneghi, giusto?
Tu dici sempre di
buttare fuori quello che si pensa,
perché noi a differenza dei castori possiamo vomitare. E
allora io mi chiedo,
come posso fare per rimettere dal mio stomaco tutte le farfalle che mi
hai
fatto provare? Persino prima d’incontrare i tuoi occhi, avevo
già i bruchi
appiccicati sulle pareti dello stomaco.
Comunque, non
è per questo che ti scrivo, no signore.
Volevo solo farti tornare in mente quelle famose parole. No, non
pensare alle
ultime, quelle che mi hanno graffiato la pelle e tatuato sulle ossa. Io
mi
riferisco a ciò che hai detto prima, mentre entrava quella
signora con quel
buffo cappello giallo, quella che tu hai detto essere la sosia della
Regina.
Hai detto:
«Io ci proverò lo stesso, anche se so che dopo
ti metterai a ridere…»
Vorrei dire una cosa
prima di
continuare, non so se hai
notato che dopo tutto quello che hai detto, di parole non ce
n’erano più per nessuno. E che se
rievochi bene, non
ricordavo neppure più il mio nome. Ora mi chiedo, a distanza
di
quanto? Uno,
due mesi? Tre anni? Ricordi qual è stata la mia reazione?
«Perché
sai bene come sono fatto, le cose le dico sempre
quando ormai è tardi, ma stavolta no, voglio fare le cose
per bene...»
Ora aspetta un
momento, puoi farlo? Un secondo soltanto
prima di riprendere il tuo monologo. Vorrei farti notare che non sei
l’unico a
sbagliare, quindi non colpevolizzarti. Quello che ti chiedevo prima di
arrivare
a oggi, era semplicemente di promettermelo, tu non ci sei riuscito e
allora io
sono andata via. Ma tutto questo non c’entra nulla vero?
Forse la verità,
quella semplice, lineare, l’unica che riesco ad accettare
è quella di smettere
di domandarmi che cosa sarebbe successo, se quel pomeriggio io ti
avessi
risposto.
Tu questo puoi capirlo
vero?
«E lo so che
da grande tu vorresti solo essere
vergognosamente felice, ma io questo non posso assicurartelo, non con
me accanto.»
Ci avrei provato, se
solo tu me l’avessi permesso.
Se solo tu mi avessi lasciato abbastanza tempo per farti
capire quanto eri importante per me.
«Ora, sappi
che io ti amo, ma…»
Ma… se tu
fossi
stata bruna, ti avrei portata a conoscere i miei genitori.
Ma… non so se
ricordi che detesto le cravatte sopra le camicie.
Ma… tanto
l’amore
prima o poi si consuma e il corpo inizia a ferirsi a furia di
strisciare sulla
vita.
Ma chissà
se le conseguenze le hai mai prese in
considerazione. Credo di no, amore.
«Ma…
devo dirti la verità, anche se so che rovinerò
quello che di bello abbiamo
costruito.»
No, non farlo, tanto
sarebbe inutile ripeterlo no?
Però va
bene, se proprio dovevi farlo, prima potevi
avvisare, avrei indossato il paracadute, perché sai, da
certe cadute in pochi
sopravvivono.
«L'altro
giorno non sono uscito con Marco, non
sono neppure rimasto in ufficio a fare gli straordinari. Ho
semplicemente
portato a cena una ragazza e dopo l’ho baciata. Forse
perché ero un po’ brillo,
o forse perché tu non mi hai permesso di baciarti dopo il
primo appuntamento.»
Vedi? Era tanto
difficile dirlo?
C’è
un'altra.
Non ti amo
più.
Ho fatto sesso con una
vagina che non è la tua.
Lo vedi? Non
c’era mica bisogno di tutte quelle parole.
«E’
una settimana che mi domandò perché se ti amo ti
ho
tradito con un’altra?»
Io questo non lo so,
non lo so proprio. Però ti posso
dire che fa male e credo che dopo tutto, una bella risata di scherno in
quel
momento era proprio quello che ci voleva.
«Non mi
credi vero? Lo sapevo.»
In verità,
non ti credevo così capace di uccidere
qualcuno a sangue freddo. Mi hai sparato addosso la verità
per non rimanere
schiacciato dai tuoi sensi di colpa e ora guarda? Sono io quella sotto
terra.
«Però
ti giuro che non era mia intenzione ferirti e che
lo so bene di aver sbagliato. Per questo voglio chiederti scusa come si
deve,
ti ho confessato la verità proprio perché ti amo
e non voglio perderti.»
E chissà
perché hai pensato che una buona cioccolata
calda mi avrebbe addolcito l’anima, eh?
«Puoi
perdonarmi?»
Non l’ho
fatto, e tu questo lo ricordi bene.
Ora però
sai cosa? Una bella risata me la faccio, magari
proprio dentro la nostra cioccolateria.
Sai perché
ti ho scritto amore?
Perché non
posso fare a meno di congratularmi con te. Ho
saputo che sei riuscito a tenerti stretta la tua Ginevra per un solo
mese, poi
ne hai cercato subito un’altra e un’altra ancora.
Chissà, a me piace pensare,
che in realtà, cercavi me.
C’è
qualcosa che non quadra vero? Provaci tu a vomitare
che tanto il tuo stomaco è più grosso di quello
di un castoro.
Gli uomini sono tutti stronzi.
Mi sembra che questo commento spieghi abbastanza bene questa breve
shot. Non sono io la protagonista, ma dentro di lei ci sono entrata
abbastanza facilmente. Forse perchè alla fine in un modo o
nell'altro, l'altro sesso il modo per ferirci lo trova sempre.
Sophie.
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