And the satellites are falling
prepare
for ascension
Save our souls we’re
splitting atoms
Go tell Eve and go tell Adam
Liberate your sons and daughters
Some are gods and some are monsters
Un
tappo cadeva sul
pavimento, tintinnando come una moneta. Mathias avvicinò la
bottiglia alle
labbra e bevve un sorso di birra fresca, prima di tornare alla sua
poltroncina:
un crepitio diffuso usciva dalle cuffie poggiate sulla scrivania, non
parole,
né grida. Avvicinò il microfono alle labbra,
cercando di regolare l’apparecchio
radio.
« C’è nessuno?
Antonio…»
Un’altra scarica, mentre
Mathias trangugiava un altro sorso di birra nella stanza scura.
«… tiene los…
los ojos… Matías, ellos son…
ojos… rojos!» gracchiò la
voce di Antonio, a chilometri di distanza. Il ragazzo cambiò
stazione, ma era
tutto silenzioso, come una tomba; l’aria era pesante e non
poteva uscire:
doveva rimanere incollato alla radio, anche se dubitava ci fosse ancora
qualcuno in grado di rispondergli.
Aprì il frigorifero e aprì un’altra
birra. Visto che era la sua ultima notte, poteva passare il tempo
ripensando
agli ultimi giorni: il futuro non era che un buco nero verso cui
camminava di
sua spontanea volontà.
Don’t let the hungry
serpent see you no
No, no, no, no, no
She’ll let you fall asleep and eat you whole
Sembrava
un film di America:
grandiosi effetti speciali e colonna sonora gradevole. Erano in
quattro, come
era stato predetto, con i loro cavalli ed i loro eserciti smisurati.
Nessuno,
tranne forse Vaticano, ci aveva creduto.
Le pecorelle candide salirono
al cielo, le Nazioni rimasero a terra, perché erano troppo
diverse, come pezzi
di vetri appiccicati con il nastro adesivo nella parvenza di una figura
umana
con un’anima umana.
Che stupido era stato Spagna,
a camminare verso il Terzo Cavaliere, la donna dai capelli e gli occhi
e il
destriero di fuoco; Krieg aveva portato con sé soldati
coperti di sangue, con i
capelli incrostati di carne secca e bruciata.
Che triste era stato vedere
Italia consumato, in ginocchio in mezzo ad un campo morto, grigio,
mentre il
secco Famine stritolava una spiga di grano floscia nella mano destra ed
agitava
la bilancia nella mano sinistra: e vedeva la carne sciogliersi sotto la
pelle
cerea di Feliciano, gli occhi affondare nelle orbite e le labbra
spaccarsi.
Che spavento, quando la
portiera dell’auto si era aperta e Germania ne era rotolato
fuori, le spalle e
il tronco sull’asfalto freddo e le gambe nel veicolo. La
gente giaceva
mollemente sul posto di lavoro, in casa, gonfia di liquami e malattia,
le
bocche enfiate e livide, i bozzi neri sulle braccia e sotto il mento.
Pest era
pulitissima, l’abito bianco e neppure un capello fuori posto:
« Il diavolo è tedesco.»
disse.
Erano caduti tutti, uno dopo l’altro,
e lui passava le notizie a chi viveva ancora.
The
odds of probability
Of losing all capacity
To function is hereditary
No antibiotic can save us now
Che
buio, che freddo. Leggermente
ottenebrato dai fumi dell’alcool, Mathias era uscito dal suo
ufficio, lasciando
volutamente la porta aperta. Era stanco e terrorizzato e il pensiero,
forse il più
sciocco di tutti, andava alle sue cose, alle birre che sarebbero
rimaste nel frigorifero
spento per anni, secoli, finché la natura o
l’Apocalisse stessa non lo avesse
stritolato.
Il cammino tra gli alberi bui
e fruscianti non gli era mai parso così lungo: trascinava le
gambe pesanti come
piombo, battendo i denti come un bambino, l’ascia che lo
colpiva alla coscia
per gli spasmi. Voleva morire? Voleva davvero farla finita? Poteva
rimpiangere
la sua scomparsa o sarebbe evaporato, come se non fosse mai esistito?
Era solo,
aveva paura. Provò un fortissimo senso di nausea.
Tod era alle sue spalle.
No,
no, no, no, no
We are the virus that we talk about
It’s like a bullet to the head
Cercava
di scavare un buco
nel muro? Che pensava di fare? Mathias scosse la testa e
poggiò le spalle sui
graffi impressi nella parete, le unghie spezzate e sanguinanti. La mano
di Tod,
quella verde, viscida crosta morta si agitava nell’aria, a
pochi centimetri dal
suo volto. Riusciva a sentirne il tanfo.
« Perché hai paura, Mathias?
Dimmelo, dimmelo.»
Voleva ucciderlo, era chiaro,
era il suo compito, ma lui non voleva morire, non voleva morire subito!
Tenne la
bocca chiusa, anche perché era senza fiato. Cercò
di convincersi che smettere
in fretta di soffrire sarebbe stato un sollievo, per non dire una gioia.
« Dimmelo, dimmelo.»
Cominciò a respirare piano,
piano, guardando il cielo più chiaro. Un paio di occhi
bianchi presero il suo
posto. Le mani del Quarto Cavaliere erano sgorbi ricurvi, tagliati a
metà da
cicatrici grigiastre. Mathias registrò a malapena una
pulsazione, quasi una
scossa elettrica all’altezza del cuore, vide
l’indice di Tod ritrarsi lucido di
sangue e scivolò in avanti, battendo la testa sulla terra
scura.
Un ultimo guizzo di paura,
poi si rilassò.
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