A
Roxanne Potter.
Nique,
non sarà la flash del secolo,
non sarà scritta benissimo ma spero ti aggradi.
Per
i tuoi 14 anni cucciolina, spero tu sia felice.
Ti
voglio bene, Nique, spero ti piaccia.
1# ; Randagia.
La strada è rimboccarsi le maniche e cavarsela da
soli anche
quando si è nel pericolo maggiore.
Non mi è mai piaciuto vagare senza una meta, sentirmi
rincorsa da qualcosa a cui non sapevo dare né forma, né nome, con la
paura fissa di essere rinchiusa nell'auto che tormenta le notti di
tutti i cani selvatici, randagi.
Con le zampe sul freddo asfalto, cercavo un posto in cui nascondermi
per dormire qualche ora e poi, tornare alla solita monotona vita a
passeggio in un giardino, a rincorrere sogni dispersi, ormai, tra le
nuvole nel cielo che spesso contemplavamo.
La "banda" di solito non ti aiutava quando ti trovavi nei guai; le
zecche di Shiba erano le zecche di Shiba, accentuando
soprattutto le
ultime due parole.
Shiba, così mi chiamo, ero una randagia, una meticcia
randagia; la razza più vezzeggiata dagli umani e dalla banda
stessa.
Nata in casa e abbandonata poco dopo, la mia vita si era sempre svolta
sulla strada ove il mio destino
era incerto.
Quando ero più giovane, nel primo anno di età, il
mio sogno di correre libera per i prati, senza regole, si realizzava al
fianco della banda.
Nessuno che mi dicesse come mangiare, quando fare il bagno, quando
smettere di abbaiare per il troppo chiasso durante la notte. La luna mi
chiamava quando finiva il suo giro, diventava piena e subito dopo nera
e oscura come ciò che mi aspettava.
Gli occhi mi si chiudevano dalla stanchezza: anche se ero randagia, le
mie zampe cedevano sotto il peso delle corse per il cibo.
La vita per la strada
bucava la pelle e il pelo in
profondità, più di mille spine di un rovo.
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