***
Per chi mi ha aspettato fino ad ora.
Per chi
magari si è dimenticato di me e di questa piccola storia.
Per chi
mi ha aiutato fino ad ora, e a cui dedico tutto il mio affetto. Vi
voglio bene.
Grazie
<3
***
CAPITOLO
27
Vite
intrecciate
Mahel
si fermò, non appena vide Pixel sfiorare con le dita la
superficie liscia e
fredda del cristallo, mentre Velleda al suo interno rendeva lo sguardo.
Le
sembrò che entrambi si rivolgessero uno sguardo servile,
disperato. Amorevole.
Era
molto tentata nel considerare che quel piccolo essere, anche
più basso di lei,
fosse molto più di ciò che era portata a pensare.
Ma quando sentì la mano di
Lagharta sulla sua spalla, e un suo incitamento al silenzio,
annuì
silenziosamente.
-Stai
molto attenta a come ti muovi. E tieni Vie con te- le
sussurrò porgendole
l'arco, pesante a tal punto che cadde a terra rimbombando sonoramente.
Lagharta
trapassò con lo sguardo il volto di Mahel, che sorrideva
come a scusarsi.
Sentirono entrambi lo sguardo di Pixel posarsi su di loro, anche se
voltandosi
non videro altro che la stanza deserta, le luci pronte a spengersi.
-Andiamo?-
disse una voce davanti loro, che mostrò essere proprio Pixel.
Qualche
passo ed entrambi i giovani ebbero la sensazione di qualcosa di
distorto
avvolgergli, come un pericolo. Una prigione.
“Spero
che abbiate con voi tutto il potere che possa servirvi.
Perché ce ne sarà
bisogno...” sussurrò a sé stesso Pixel,
mentre scortava i due alla stanza del
suo padrone.
Il
forte odore di umido iniziò a permeare l'aria, saturandola
al punto che Mahel
sentì i suoi capelli e la sua pelle bagnati di una
sgradevole sensazione.
Lagharta
picchiettava ritmicamente sull'allacciatura della spada, contando sul
fatto che
Saluss rimanesse concentrata su quel suono. Qualsiasi magia stesse per
colpirli, se fosse stata sulle linee del loro pensiero non li avrebbe
colpiti.
-Mahel...-
sussurrò Lagharta alla ragazza, tirandola a sé di
un poco.
-Che
c'é?- rispose sussurrando Mahel, un po' confusa -Che
succede?-
-Rimani
attentamente concentrata su questo ticchettio. Non farti distrarre da
nessun
altro suono tu possa sentire, ok?-
-Perché?-
chiese timidamente, non capendo la serietà di quel gesto
–Qualcosa non va?-
Lagharta
scosse la testa, improvvisamente preoccupato di quella persona davanti
a lui
–Tu fai come ti dico, per favore-
Mahel
arricciò le sopracciglia, finendo con l’annuire,
pur non capendo fino in fondo
ciò a cui stava per andare incontro.
Pixel
esitava, davanti a quell’enorme porta di legno intarsiata
d’oro.
Aveva
già una vaga idea di ciò che lo aspettasse, di
ciò che aspettava i suoi ospiti,
ma aveva timore che non avrebbero superato quel muro impossibile da
abbattere.
Sospirò
impercettibilmente, lasciando che gli stipiti della porta si aprissero
e
mostrassero la stanza all’interno.
Un
enorme senso di disgusto lo avvolse improvvisamente, non appena il suo
sguardo
dorato si posò su quello nero e impenetrabile del suo
padrone.
Orribile.
Appena
entrò nella stanza, Lagharta cercò di non
respirare con il naso, per via del
fortissimo odore di zolfo e di altri composti chimici
dall’odore ripugnante. Ma
non appena vide la persona davanti a lui, l’unica parola che
trovò per
definirlo fu orribile.
Grasso,
quanto più avesse visto di qualsiasi persona al mondo, le
mani tozze e unticce,
come il volto e probabilmente il resto del corpo vestito di stoffe
pregiate e
pietre preziose. I capelli acconciati in modo scialbo e disordinato, di
un nero
sporco, e occhi gialli come quelli di un animale.
Era
seduto su un trono rialzato da terra, a cui si accedeva tramite una
scalinata
di una decina di scalini. Lontano da loro almeno una decina di metri,
il trono
era incorniciato da drappi di stoffe rilucenti di magia, che Lagharta
pensò
fossero incantate da qualche tipo strano di incantesimo. Il disgusto lo
avvolse.
Quando
poi provò a controllare lo stato di Mahel a quello
spettacolo disgustoso, spalancò
gli occhi per la sorpresa anche se, dopotutto, non poteva aspettarsi
niente di diverso
da lei…
Guardava
Pixel.
E
Pixel, dal canto suo, rendeva lo sguardo alla principessina.
Avevano
così tante domande l’una per l’altro,
così tante risposte a metà nella loro
testa che non poterono fare altro che guardarsi.
Lo
sguardo di Mahel si faceva sempre più penoso, dolce,
preoccupato. Sospettava
che in Pixel ci fosse molto di più di ciò che la
tenera creatura mostrasse
loro, percepiva il suo dolore nascosto e sperava che il suo sguardo,
che aveva
riportato la luce negli occhi di Lagharta e Alvexia, potesse aprire
quel
lucchetto del cuore che tentava disperatamente di tenere sigillato.
Ma
la voce stridula dell’uomo davanti a sé, che
ancora non aveva notato, la distolse
da quella conversazione silenziosa con Pixel, mentre
quest’ultimo abbassava lo
sguardo a terra. Mortificato per la prova a cui sarebbe stata
sottoposta la
ragazza con lo sguardo così dolce…
-Pixel
chi sono questi due stranieri?-
Mahel
si voltò per la prima volta verso di lui ed il suo sguardo
cercò di non tradire
un certo disgusto. Lagharta continuò a picchiettare sulla
spada, abbastanza
convinto che Mahel si fosse scordata di concentrarsi su quel suono.
L’uomo
davanti loro si alzò, irritato per non avere ancora avuto
una risposta –Pixel,
ti ho fatto una domanda!-
Pixel
alzò lo sguardo, fiero, cercando di tenere un atteggiamento
servile –Mi scusi
padrone, sono imperdonabile- si inchinò accompagnando le
mani un gesto ampio e
teatrale verso Mahel e Lagharta –Questo ragazzo è
l’eletto della spada sacra
Saluss- gli occhi guizzarono al suo padrone, che sorrise maligno sotto
l’apparenza di un volto cordiale –Mentre questa
signorina…- le parole gli mancarono.
Ebbe paura a pronunciarle, di mettere in pericolo quella fanciulla
dagli occhi
sinceri –Questa…é la divina Mahel,
erede di Vie-
A
sentire quelle parole, sia Mahel che Lagharta si voltarono verso Pixel.
Nessuno
di loro aveva parlato di Vie presentandosi davanti a
lui…eppure aveva capito
ugualmente.
-Dannazione-
esclamò tra i denti il guerriero, sperando che quella
creatura preziosa quale
era Mahel non brillasse agli occhi di quel mostro davanti a loro come
un trofeo
da ottenere assolutamente. Purtroppo, voltandosi verso
quell’uomo, non poté che
vedere con orrore quanto la sua preoccupazione fosse necessaria in quel
frangente.
-La
Mahel della Leggenda! Che onore-
esclamò il padrone del tempio, sottolineando la parola
“onore” con forse troppa
veemenza rispetto al necessario –Non pensavo che sarebbe mai
arrivata per Gaia
l’ora della salvezza…-
Mahel
arretrò di un passo, inorridita, sentendo il doppio-senso di
quelle parole –Non
penso di meritare queste lusinghe- un passo indietro, che il signore
del Tempio
prese come una sfida.
Subito
quell’uomo si stagliò in piedi, mostrandosi
sì grasso ma alto più di Lagharta.
Percorse gli scalini con una velocità incredibile per un
uomo della sua stazza
e subito si inginocchiò a Mahel, prendendole la mano e
baciandogliela sul dorso
–Una ragazza così bella…avrei dovuto
accorgermene subito che eri molto più di
ciò che sembravi…-
Mahel
vide e sentì odori che mai avrebbe creduto capaci di
esistere. Ma prima che
potesse dire o fare qualsiasi cosa, i suoi occhi guizzarono su Lagharta
e la
bloccarono da qualsiasi azione…
Era
rigido. Lo sguardo era furente, i suoi occhi scintillavano dalla rabbia
che
provava.
Le
nocche delle mani erano bianche, tanto forte era la presa che
effettuava sul
manico della spada e anche Saluss era uscita, non sentendo
più il suono ritmico
rimbalzare sulla pietra. E anche lei strinse gli occhi in fessure, non
appena
vide il gesto che l’uomo stava compiendo verso Mahel.
-Come
si permette…?- furono le sole parole, in un sibilo, che
Lagharta ebbe la forza
di dire in quel momento, abbracciando la poca calma che aveva in corpo.
-Che
cosa vuoi, tu, ragazzo?- chiese il signore del Tempio, alzandosi in
piedi e
superando il guerriero di molti centimetri –Qualcosa non va?-
Mahel
capiva dallo sguardo di Lagharta che la cosa sarebbe degenerata se non
avesse
fatto qualcosa. Quindi si avvicinò al guerriero e gli
afferrò la manica della
maglia, guardandolo con occhi supplichevoli
–Lagharta…ti prego…- sibilò
con un
filo di voce –Smettila…-
Lagharta
si tuffò negli occhi smeraldo della ragazza e si
calmò all’istante.
Come un mare
tiepido che ti abbraccia e
ti rilassa, dandoti tranquillità…
La
presa sulla spada si fece improvvisamente più leggera, gli
occhi si
addolcirono, il volto intero si rilassò: era il potere degli
occhi di Mahel.
Ma
incontrando lo sguardo del signore del Tempio riprese la sua voce seria
e
impertinente, contando sul fatto che Mahel gli avrebbe dato manforte a
quella
piccola scenetta che li avrebbe distratti da qualsiasi incanto egli
avesse
preparato loro.
-Lei
ha baciato direttamente la mano della divina Mahel. Con quale
impertinenza ha
osato fare una cosa simile?- chiese Lagharta, aspettandosi una reazione
che non
arrivò.
Lo
sguardo del signore del Tempio rimase impassibile –E allora?-
L’irritazione
di Lagharta superò i livelli di guardia, ma la mano di Mahel
ancora ben
piantata alla sua manica lo tenne tranquillo quanto bastava a non
sfoderare la
spada –Hai osato baciare le mani di
un’entità divina…eppure conosci bene la
tua
posizione…-
Mahel
osservava senza capire. Che fosse qualcosa di collegato a quello strano
saluto
del baciare i capelli?
Il
signore del Tempio non rispose, si limitò a fare spallucce e
fare un ghigno
maligno -È soltanto una donna…-
La
furia gli si accese negli occhi.
Non
importava che la mano di quella ragazza gli tenesse ben salda la
manica, poco
importava di fronte a quell’affermazione sacrilega.
Nessuno,
tanto meno quell’essere
davanti ai
suoi occhi, poteva permettersi di bestemmiare in modo così
plateale nei
confronti della divinità assoluta, quale era Vie.
Parlare
della sua natura femminea in termini così offensivi era una
bestemmia nei
confronti della stessa religione che permeava Gaia. Persino in quelli
del suo
stesso potere.
Eppure,
per quanto la sua collera fosse probabilmente indicata in quel
contesto, anche
Lagharta era un uomo. E, come tale,
non
aveva il diritto di fare giustizia alla Dea.
-Eletto
di Saluss, fermo!- lo fermò la voce autorevole di Pixel,
portando anche il
signore del Tempio a voltarsi verso di lui –Non è
suo diritto, fare ciò che ha
intenzione di fare-
Fu
un secondo.
La
mano di Lagharta aveva già impugnato la spada e
l’aveva già portata al collo
grasso e flaccido di quell’uomo davanti ai suoi occhi. E ne
prese coscienza.
Il
guerriero impallidì di fronte alla consapevolezza di cosa
avesse scatenato, di
fronte alle conseguenze di quel gesto impulsivo. Per quanto orribile,
disgustoso e arrogante, quell’uomo valeva tanto quanto una
sacerdotessa di Vie
e, quindi, il suo gesto era considerato più sacrilego delle
parole di pochi
secondi prima.
Il
signore del Tempio rise di gusto, e ponendo una mano davanti a lui,
spedì
Lagharta lontano, all’altro capo della stanza. La spada gli
sfuggì di mano,
quando la testa sbatté contro la parete dura e fredda, e
roteò lontano,
lasciandolo scoperto.
-Io
posso dire e pensare ciò che mi aggrada- iniziò
lascivo il signore del Tempio,
prendendo Mahel per un polso e lasciando che le sfuggisse un gemito di
dolore –Tu, al contrario,
non puoi dire o fare
niente che la Dea non ti ordini esplicitamente di fare-
Una
smorfia apparve sul volto del guerriero, che stava cercando di tirarsi
in piedi
faticosamente, Saluss che gli era ai capelli, preoccupata. Mahel emise
un altro
gemito, stavolta preoccupata per la piega di quella situazione.
-Tu
sta zitta, stupida- impose cattivo, torcendo il polso della ragazza
finché lei
non si inginocchiò a terra –Voi donne siete
così fragili…-
sottolineò con la voce la parola fragili -…non
capisco
come possiate reputarvi responsabili di un potere così
grande…-
Il
signore del tempio si lasciò scivolare a terra, alzando il
volto di Mahel con
due dita e sorridendole lascivo –Non sei bella come la
Principessa dell’Acqua,
ma…neanche tu sei poi così male…- le
sue mani presero a toccare posti che non
avrebbero dovuto, mentre un Lagharta frastornato ed una Mahel in preda
al panico
non seppero fermarlo.
La
linea del collo era aggraziata e sottile, la pelle morbida come la seta.
Le
spalle erano piccole, come si doveva ad una donna, le braccia lunghe e
affusolate come le dita della mano. Il punto vita marcato, la linea del
seno
non troppo abbondante, bensì di forma perfetta. E le gambe
erano lunghe, magre,
toniche.
E
poi c’era il volto.
Non
era bellissima, in verità, più la guardava e
più trovava dei difetti che nel
volto della Principessa dell’Acqua non aveva scorto,
però era carina. I capelli
erano scompigliati, lunghissimi come quelli di una Dea, gli occhi
incredibilmente brillanti, le labbra piene e rosee, morbidissime al
tocco. Le
guance erano appena velate di imbarazzo, ma non era dovuto a lui. Per
lui aveva
riservato quel ghigno di terrore e paura, disgusto. Lo aveva cercato di
ignorare, come in passato. Ma lo aveva scorto ugualmente…e
lo aveva irritato.
Perciò
quello schiaffo di rabbia aveva colpito la guancia di Mahel
all’improvviso…
Era
doloroso. Niente a che vedere con lo schiaffo di Emerald, quello lo
aveva
colpito all’orgoglio. Questo era solo un dolore fisico,
tangibile.
I
suoi occhi improvvisamente bruciarono. Ma non voleva piangere.
Il
suo sguardo, fiero, gli occhi seri e determinati, incrociarono gli
occhi
scialbi e cattivi del signore del Tempio. Fece una cosa che non aveva
mai
fatto.
-Toglimi
le mani di dosso!-
Si
allontanò di un passo da lui, con aria di
superiorità. Non le aveva mai visto
quegli occhi.
Di
solito così gentile, così
comprensiva…adesso furiosa.
-Non
osare toccarmi, lurido uomo- disse sprezzante, le labbra contorte in
una
smorfia cattiva che non le si addiceva –Mi disgusti-
Il
signore del Tempio restituì lo sguardo, ridendo
–Non farmi ridere, donna-
-Lagharta-
chiamò a gran voce Mahel, cercando di nascondere la sua
paura per quel
comportamento inusuale –Fermalo. Subito!-
Un
sorriso contorto apparve sul volto del guerriero, che fu subito accanto
a lei.
La spada tratta davanti a lui, appena davanti il collo del signore
–Non ti
avvicinare-
A
quelle parole, il signore del Tempio scoppiò in risa
gutturali. Lagharta e
Mahel lo guardarono confusi, senza capire il perché di
quella reazione.
Quando
Mahel guardò verso Pixel, lo vide a sguardo basso. E
capì.
-Siamo
in trappola, Lagharta…-
Qualcosa
la avvolse. Una luce, azzurrina e fredda.
Un
gelido peso la schiacciava, si sentiva umida.
Lagharta
le era vicino ma non riusciva a toccarlo. Sentiva le braccia e le gambe
pesanti. Si sforzava, ma i suoi occhi vedevano appannati, non riusciva
a
respirare. Era bloccata, come immobile, vicino a quei occhi blu
così
preoccupati…
Il
suo sguardo vagò nella stanza, incrociò gli occhi
di tutti.
Quelli
terrorizzati del guerriero e della piccola Saluss, davanti a lei.
Quello
spocchioso e altezzoso del signore del Tempio, che si accorgeva adesso
aveva
tra le mani una staffa di legno con una pietra rossa brillante e
luminosa.
E
poi c’era lo sguardo colpevole di Pixel. La guardava,
aspettandosi
probabilmente di essere incolpato. Ma non fu così.
Mahel
gli sorrise, dolce. Come a volergli dire di non preoccuparsi. Con
fatica portò
la mano a quello che, ormai, aveva capito essere il cristallo nel quale
la
Principessa dell’Acqua era imprigionata. Le sue labbra si
mossero come a dirgli
qualcosa.
“Troverò
il modo di salvarvi. Troverò il modo di liberare te e la
Principessa
dell’Acqua. Te lo prometto…”
Prima
di perdere completamente l’ossigeno…prima di
morire, pensò sconsolata, vide
qualcosa che la spaventò a morte.
Nonostante
il suo destino segnato, come quello della Principessa
dell’Acqua, gli occhi di
Pixel divennero rabbiosi. Terrificanti.
-Non
ti permetterò di farle del male. La salverò. Non
ho potuto con Velleda, ma
giuro sulla mia vita che la salverò!-
***
Mi spiace di essere sparita. Ma non è stato un bel periodo.
E non sarò presente come prima.
Ho attraversato un blocco creativo incredibilmente lungo e complesso, e
non so quanto sarò presente d'ora in avanti.
Scriverò sicuramente, ma non potrò più
rispondere a tutti voi come prima. Mi spiace tanto...
Però sappiate che leggo tutti i vostri commenti e ognuno
prende un posticino speciale, nel mio cuore. Grazie.
Vi chiedo scusa...vi chiedo scusa immensamente.
Tenterò ogni volta di spendere almeno due paroline per voi,
a piè di pagina. E chiunque volesse mi contatti in privato,
posso dare a chiunque lo desideri il mio contatto msn.
Grazie per avermi sostenuto. Vi ringrazio dal più profondo
del mio cuore <3
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