Il colpo di grazia
Hermione si sentì triste nel trovare le tenebre banali. Dal quando era bambina, ne era sempre stata circondata. Ma, ironia della sorte, quando finalmente capì di stare dalla parte sbagliata e si avvicinò alla luce, l'oscurità s’intensificò ancora
di più. Ora, non vi era eccezione. Sentiva un leggero martellamento in testa, l'inizio di un’emicrania. Aveva freddo. Il suo corpo tremava e sentiva brividi sui nudi avambracci. Provò a muoversi ma il suo corpo le faceva male ad ogni piccolo movimento. Il pavimento sotto di lei era duro e scomodo, e stentava a credere di essere
rimasta incosciente per più di pochi minuti. Non era il tipo di persona che rimaneva a rilassarsi su una superficie dura. Con cautela, cercò di spostarsi nuovamente e si ritrasse quando ebbe un piccolo
spasmo alla schiena. Finalmente si appoggiò ad un muro vicino, stringendosi il fianco. Cercò in tasca la sua bacchetta così da poter illuminare la stanza per capire meglio dove si trovava
ma non riuscì a sentire nulla a parte il tessuto dei jeans. Brancolando, provò a sentire la familiare
sensazione del legno ma tornò al proprio posto a mani vuote.
Cercò
di mantenere la calma, e i suoi occhi cominciarono ad adattarsi al buio. Non era nero come la pece così che non ci volle molto tempo prima che lei potesse distinguere i contorni della stanza in cui si trovava. La stanza era grande quanto il dormitorio delle ragazze tagliato a metà, ma mancava il calore di sempre. Non era arredato ma pavimentato in pietra dura che l’avrebbe
urtata,
se non fosse stato per lei, o meglio per la
t-shirt di Harry. Harry!
Si
guardò intorno nella stanza cercando qualche traccia di Harry, ma non ne trovò. Era sola. La preoccupazione che aveva sentito prima, quando non aveva trovato la bacchetta tornò a imperversarle il corpo che sentì iniziare a tremare
ancora di più. Ma non era solo per il freddo. Si strofinò le braccia per cercare di calmarsi e cominciò a dondolarsi avanti a indietro. E la cosa non aiutava affatto. C'era una piccola parte di lei che sapeva di dover cercare di più e di non rinunciare. Non poteva essere sola. Erano arrivati lì, insieme, in
quel fascio
di luce!
"Harry?" Mormorò con voce rauca.
Niente.
"Harry?" Chiese più saldamente.
Niente.
Cominciò a perdere la speranza, mentre
chiamava il suo nome un'ultima volta. "Harry ..."
Il silenzio le fece venire le lacrime agli occhi. Poteva essere già stato ucciso. Se
non era lì, allora dove poteva essere? Essere stato torturato ... ucciso. Non voleva pensare che fosse morto, ma se era vero che
erano stati portati in un portale evocato dal Signore Oscuro, allora la cosa era inevitabile. Non sapeva nemmeno dov’era, figuriamoci se Harry era finito in un altro luogo, lontano da lei. Poteva essere stato con lei, ma prima era incosciente e non se n’era nemmeno accorta. Non era nemmeno riuscita a dirgli addio.
Tirò su col naso e si asciugò gli occhi quando si rese conto di aver pianto. Era strano con quanta facilità riusciva a piangere ora, quando lo faceva così raramente prima. Doveva esserci una diga o qualcosa nei occhi che dirompeva ogni volta che Harry era preoccupato. Quando era felice con lui, piangeva. Quando pensava fosse morto, lei piangeva. Qualsiasi cosa aveva a che fare con lui, piangeva! Che tipo di persona era? Una persona innamorata,
le rispose la sua mente. L’amore faceva schifo. Beh, quella era una bugia. Faceva schifo solo quando eri da solo. Se Harry fosse stato lì, non si sarebbe sentita così. Ma lui non era ...
"Adesso
puoi smettere di recitare."
Hermione voltò di colpo la testa, sentendo quella voce familiare. "Harry?"
"No, Fierobecco."
"Chi?"
"Non importa." Ci fu una breve pausa. "Comunque, puoi smettere di cercare di farmi sentire dispiaciuto per te. Non funzionerà."
Hermione desiderò che non avesse mai
parlato. "Io non sto cercando di fare nulla, Harry."
Lo sentì deriderla. "Per favore. E' ovvio che il tuo piano per tutto questo tempo è
stato quello di farmi innamorare di te così
che Tom mi potesse dare il colpo finale. Patetico,
davvero. Deve
essere ricorso a ordinare a uno dei suoi compari a fare il lavoro sporco per lui."
"Io non sono uno dei suoi compari." Ignorò quanto fosse ironico il fatto che stava usando lo stesso termine che aveva usato lei mentre
descriveva i suoi amici quando era iniziata la sua prima missione."Almeno non più."
"Non
cercare di
simpatizzare con me. Non funzionerà."
"Non stavo cercando di fare nemmeno questo." Disse con calma. "Non voglio la tua simpatia.”
"Puoi ancora ingannarmi."
Lei si ritrasse, suo malgrado. "Cercare di dire la verità non è un modo per comprare la tua fiducia." Lui rimase in silenzio e lei continuò a
spronarlo, sapendo che se non si fosse arresa, avrebbe potuto finalmente convincere Harry a capire la sua storia."Dovrai ascoltare la mia versione dei fatti prima o poi,
Harry."
"Comincia, allora, e deludimi."
Fu sorpresa dal
fatto che aveva
rinunciato così facilmente dopo aver affermato di non voler sentire le sue scuse. Non voleva chiedergli nulla né riflettere sul perché aveva cambiato idea, giusto per approfittarne. Pensò attentamente a come avrebbe dovuto
impostare il discorso. Doveva arrivare direttamente alla questione o ricominciare da capo? Meritava tutta la storia, così aprì la bocca e lasciò che il racconto della sua infanzia fuoriuscisse dalla gola. Gli raccontò il suo soggiorno a Villa Malfoy, Draco, e il suo rapporto con Dobby. Gli disse quanto lo aveva odiato e che voleva ucciderlo dal primo momento in cui lo aveva incontrato. Gli raccontò la sua formazione e della sua
partecipazione alle missioni. Fondamentalmente, tutta la sua storia prima di averlo incontrato. Fu solo quando ne parlò che si rese conto di quanto fosse veramente cambiata la sua vita.
Si fermò per la prima volta,
prendendo una piccola pausa. Aveva lasciato fuori la parte in cui il Signore Oscuro le aveva assegnato la missione. Sembrava un buon punto su cui smettere, perché fu allora che la sua vita era cambiata per sempre, anche se non lo aveva ancora ammesso. Parte di lei voleva
che Harry parlasse, ma un'altra parte voleva finire la storia prima di avere solo il tempo di pensarci. Quindi,
decidendo che la
seconda parte era molto più attraente che essere insultata, continuò prima
che Harry potesse anche solo pensare di parlare. Tutto sommato, aveva pausato per soli cinque secondi. Dopotutto, era comunque una Grifondoro.
"Quando
sono arrivata ad Hogwarts mi sono sentita così… a casa. Come se questo
fosse il posto giusto per me. Quando venni smistata, ciò che avevo pensato di fare era sedermi accanto a Draco e continuare la missione, con mia piena consapevolezza. Ma poi fui assegnata a Grifondoro e mi sedetti non sapendo
che fare, non credendo veramente di essere stata messa lì e desiderando di avere la possibilità di
dimostrare che ero degna dei Serpeverde. Ma poi, quando Ginny cominciò a parlare con me ... era così gentile nei miei confronti che non seppi cosa fare, quindi riuscì solo ad annuire. E poi ho visto te ... " Si fermò, decidendo di essere completamente onesta,"
Volevo ucciderti subito. Ma sapevo che la cosa avrebbe
probabilmente rovinato le mie possibilità di una esperienza in una
scuola vera e propria, così decisi il contrario. La prima volta che mi parlasti, seppi che
avrei gettato le mie pretese fuori dalla finestra, anche se ancora non lo capivo. Più tempo passavamo
insieme, più tu mi buttavi giù. Non so come hai fatto, ma in qualche modo ti sei sbarazzato della vecchia me e hai creato una persona completamente nuova. Non avevo mai evocato un Patronus prima e tu lo hai fatto succedere. E poi ... e poi mi hai baciato e questo mi ha mandato in un turbine. Non c'è mai stato un momento nella mia vita in cui mi sia sentita davvero completa e in quel momento, con te, ho finalmente avuto ciò che avevo letto per tutti questi anni. Ma si erano insinuate un sacco di emozioni in me che avevo
troppa paura di aprire. Avrei dovuto ucciderti e invece ho finito per... " Tirò su col
naso, sostenendo il peso delle emozioni,"innamorarmi di te."
Ci fu una lunga pausa. Hermione sapeva di aver detto tutto quello che poteva per farlo passare
dalla sua parte. Non c'era nessuna intenzione di farlo sentire dispiaciuto per lei. Si sentiva già abbastanza male. Quindi tutto quello che aveva da fare era aspettare la sua reazione, se avesse scelto di farlo. Ma si sentiva un po’ meglio sapendo che adesso conosceva la sua storia. In tutta realtà, sarebbe rimasta contenta se lui non avesse parlato. Conosceva la sua storia e questo era tutto ciò che contava.
"Hai mentito."
"Ho dovuto."
Avrebbe potuto giurare di aver sentito un cenno. "Hai una minima idea di dove siamo?"
Fu
presa alla sprovvista dal cambiamento di argomento. Ma, sinceramente, era grata che avesse almeno parlato
con lei. Non
se l’era nemmeno aspettato. Decise di pensarci un attimo prima di rispondere. C'era qualcosa di familiare in quel posto, ma era troppo buio per dire qualcosa di specifico. "C'è qualcosa che non mi torna ..."
"La tua stanza dispone di una finestra?" chiese lui con cura.
Ruotò la testa per guardare intorno alla stanza e mentre guardava direttamente verso l'alto vide un piccolo foro appena sopra la testa. Decidendo di indagare ulteriormente, si costrinse ad alzarsi. Il dolore non era così forte come prima, così cercò di sollevarsi con più forza. I suoi piedi raschiarono
sonoramente contro il pavimento mentre si equilibrava con una mano contro il muro. Mentre strofinava la testa a riflusso di distanza, osservò la piccola apertura nel muro più vicino. Era
sicuramente una
finestra. Ma sembrava più di un foro con delle barre. Forse qualcuno aveva cercato di fuggire e lo avevano chiuso? Decise di mettere da
parte tutte le domande, spostando lentamente la testa per vedere cosa
ci fosse dall'altra parte. La cosa più importante era capire perché aveva quella sensazione di familiarità.
Direttamente parallela alla finestra c’era una lunga macchia di terra. Fuori c’era buio, così l'intera proprietà appariva spettrale. Gli alberi erano tutti o piegati o morti, a volte entrambe le cose. Ma ciò che davvero aveva catturato la sua attenzione era
un albero verso
il centro. Era piegato bruscamente a destra e aveva una corda appesa a uno dei rami più spessi. Alla fine della corda c’era una sbilenca tavola di legno che oscillava avanti e indietro nella brezza leggera. E fu allora che un pensiero la colpì.
"Siamo a Villa Malfoy." Disse dolcemente. "Nei sotterranei."
A volte era andata lì per aiutare con le torture e gli interrogatori degli
abitanti. Non
vi erano persone
di molta
importanza. Da quel che ricordava, erano per lo più nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma questo non le aveva mai impedito di torturare chi non rispettava gli ordini. Anche se tutto era
accaduto nel passato, si sentiva ancora inquietante. Aveva ucciso la gente in quella prigione. Forse anche in quella cella. Rabbrividì involontariamente e tornò a sedersi.
"Ci
avrebbero comunque portato qui." Disse lui freddamente.
Lasciò che la testa le ricadesse di lato, fingendo che lui fosse la parete. "Perché dici questo?"
"Beh, nessuno sa veramente dove si trova."
Lei
annuì. Da giovane aveva sentito una conversazione tra Lucius e Narcissa a proposito dei reparti di protezione sulla casa. Non aveva mai capito perché,
ma ora lo sapeva. Tutto veniva fatto affinché le persone portate lì non avessero alcuna possibilità di essere salvate. La sua mano procedeva lentamente verso la parete accanto e rimase lì. Non
sapeva perché,
ma sapendo
che Harry
era così
vicino a lei si sentì confortata. Forse non erano condannati. Ma anche se lo fossero stati, almeno lei era con lui. Cercò di immaginare che la sua mano era dall'altro lato del muro. Se solo avesse potuto vedere attraverso i muri.
Il
tempo passava lentamente e prima di saperlo, Hermione stava
cominciando a stancarsi. Sapeva che non sarebbe
riuscita ad addormentarsi se non avesse lanciato un incantesimo di ammorbidimento sul pavimento. E anche se avesse potuto, era quasi convinta che c’era una sorta di sistema di sicurezza
che sarebbe
andato in
tilt al minimo
accenno di magia. Naturalmente non sapeva se questo era vero, ma nella sua esperienza di Mangiamorte, aveva visto precauzioni simili utilizzate per assicurare che i prigionieri restassero dov'erano. Harry dovette avere la stessa idea perché non provò a far nulla. Era pienamente consapevole che avrebbe potuto fare la magia senza muri così come poteva aver considerato l'opzione.
Erano bloccati.
Era strano esser confortati dal pensiero di sapere di dover morire nello stesso luogo in cui si era stati
allevati? Beh,
lei la pensava così. Sentiva un eccessivo conforto della situazione e, al tempo stesso sentiva il panico. Ora che il Signore Oscuro sapeva
che lei era
viva, non immaginava ciò che era in serbo per lei. L’avrebbe uccisa? L’avrebbe costretta a guardare la morte imminente di Harry? Qualunque cosa avesse
scelto di fare
di lei, entrambi sarebbero comunque
morti. Non c’era speranza di sopravvivenza nei prossimi giorni. Voleva almeno aver potuto toccare Harry un ultima volta. Ma anche in questo aveva una piccola possibilità di successo.
Irrigidì
la schiena quando sentì l’eco di alcuni passi nelle vicinanze. Rimase in silenzio mentre sentiva aumentare il volume. Ogni stanchezza provata venne strappata via mentre il suo corpo si paralizzava contro la parete di fondo della cella. Mentre i passi si avvicinavano, riuscì a distinguere almeno due o tre coppie. Venivano a prendere lei e Harry, lo sentiva. Desiderò averli sentiti in precedenza così da aver avuto almeno la possibilità di dire addio. Dubitò che l’avrebbero lasciata parlare. No, sapeva che
non le
avrebbero permesso di parlare.
Improvvisamente,
regnò il silenzio
e lei trattenne
il respiro così da poter verificare la presenza di qualsiasi segno di movimento. Sentì il rumore delle chiavi nel buco e l’apertura della porta in ferro. Non era la sua, ma quello di fianco a lei.
"Beh, Potter, è tempo di andare incontro al destino." Riconobbe la fredda voce di Bellatrix Lestrange.
"Piuttosto preferirei vederti morta sul
pavimento."
"Crucio!"
Lo
sentì gridare
in modo terribile quando venne colpito dalla maledizione. Capì che stava cercando di contenere le urla. Invece, emise gemiti profondi che le spezzarono il cuore. Perché tentava ancora
di resistere? Era così doloroso. Avrebbe voluto gridare insieme a lui, ma sapeva che il suo tempo sarebbe comunque arrivato e sarebbe stata in grado di vederlo. Durante le sue visite
di sotto, non
aveva mai visto torture fuori tempo. Facevano sempre tutto alla perfezione. Così le vittime erano
in grado di vedere quale sarebbe stato il loro destino. E se la cosa li avrebbe
ristorati, gli omicida avrebbero reso la morte molto più dolorosa.
La
resistenza di Harry ebbe fine e lei sentì che lo stavano trascinando fuori dalla cella. Si preparò quando li sentì vicini alla sua cella, sbloccando la porta. Scorse la sagoma di tre alte figure. Una delle quali teneva in mano la figura dinoccolata di Harry. Bellatrix era chiaramente davanti ed Hermione vide che stava andando verso di lei. La stronza ne avrebbe goduto. Ma lei non avrebbe
parlato. Non le avrebbe dato una scusa per farla soffrire. I passi leggeri si fermarono ed Hermione riuscì a distinguere
la sottile figura di Bellatrix. Dal momento che era seduta, la strega più grande si inchinò leggermente e parlò con una superbia che Hermione volle toglierle di
bocca.
"Bene, bene, bene. Guarda chi ha deciso di tornare dai morti."
Lei rimase in silenzio.
"Non riuscivi proprio
a starne lontano, vero? Volevi morire alla vecchia maniera. Come tutti gli altri traditori. Devo dire che sono impressionata. Sembra quasi che tu
sia ancora leale."
Hermione dovette mordersi il labbro per mantenere il suo mutismo.
Bellatrix fece un sorrisetto: "Sei in gamba, a tenere la bocca chiusa. Sai cosa facciamo a quelli che si oppongono al loro destino. Chi lo sa? Potrebbe essere la soluzione migliore. Il Signore Oscuro ha sempre avuto un debole per te. Stava per assegnarti
il secondo
in comando, ricordi? Ma ora che sei fuori dal quadro spero capirai che la posizione deve essere riempita. Spero tu non porta rancore."
Era quasi sicura che il suo labbro sanguinasse perché cominciò a gustare il liquido simile al rame delle gemme nella bocca.
"Pensi di essere forte? Beh, sono sicura che possiamo sistemare le cose." Si staccò lentamente e mise le mani sui fianchi. "Tiger, prendila."
Vide un grande ombra venire velocemente in contro a lei issarla
su un piede. Sentì le mani chiuse da un incantesimo vincolante e venne spinta
fuori dalla cella. Si trattenne dallo sbattere nel muro prima di essere spinta
in avanti. Tiger e l’altro Mangiamorte che non riusciva a vedere (probabilmente
Goyle) stavano dietro di lei ed Harry mentre Bellatrix stava praticamente galleggiando
davanti a loro. Hermione sapeva che questa era l’ultima possibilità che aveva per
parlare con Harry prima che entrambi affrontassero il Signore Oscuro, e scelse
di approfittarne. Si avvicinò ad Harry così da poter toccare la sua spalla. Lui
alzò debolmente lo sguardo verso di lei e lei menzionò il basso. Egli aggrottò la fronte in confusione e
lei alzò gli occhi al cielo, indicando con un dito la sua gamba per poi
toccarla gentilmente. Harry capì velocemente e raggiunse le sue dita per
intrecciare le mani. A causa della maledizione, solo alcune delle sue dita potevano
toccarsi senza destare alcun sospetto, ma ad Hermione non importava. La sua
calda pelle sulla sua, anche se erano solo poche dita, faceva la differenza mentre
continuavano a camminare sul lungo corridoio. In due anni aveva dimenticato
quanto fosse grande quel posto.
Mentre salivano la
serie di strette scale, la pressione nello stomaco di Hermione aumentò a tal
punto che ogni volta che faceva un passo pensava che un mattone sostituisse
l’organo digestivo. Era così che ci si sentiva quando si andava a morte? Le
altre persone che avevano percosso quei corridoi si erano sentite così? C’erano
così tante domande a cui non avrebbe mai più potuto dare una risposta. L’unica
cosa che le impediva di impazzire erano le dita di Harry intrecciate alle sue. Oh
quanto avrebbe voluto parlargli. Ma il rischio era così alto da non permetterle
neanche di pensarci. Era uno stato troppo fragile. Un Cruciatus in più ed era
già bell’ e morta. Avrebbe preferito salvare quei ultimi momenti.
Sentirono una pletora di voci mentre si avvicinavano lentamente alla sala da ballo. Anche se non
sembrava la sala da ballo che conosceva. Invece di essere illuminata con candele e potenti luci, era debole e rifletteva una strana luce verde che le ricordava una caverna
sotterranea. Non si era mai avventurata nella sala da ballo da giovane a
meno che non ci fosse stata una festa. Quell’aspetto era normale? Se questo era il caso, era contenta di non aver passato troppo tempo lì. Era sicura che anche la vecchia Hermione si sarebbe sentita un po' a disagio.
Le
voci si
zittirono quando si fermarono in mezzo alla stanza. Hermione lasciò andare la mano di Harry e subito sentì una corrente d’aria fredda
correrle fra i bracci. C'erano personaggi vestiti, disposti tutto intorno alla stanza in un grande cerchio,
ognuno una
replica esatta della persona accanto. Era impossibile dire chi era chi e chi no, non che le importasse molto. Ogni persona lì era probabilmente impaziente di sbarazzarsi di lei. Poteva immaginare gli sguardi nascosti sotto le loro maschere compiaciute – con alle labbra un
grande sorriso, un sorriso spettrale. Tutti con lo stesso pensiero: Finalmente ci liberiamo della mocciosa! Sapeva che tutti avevano parlato alle sue spalle mentre
ancora si
considerava una di loro, e perché mai avrebbero dovuto cambiare opinione sul suo cambiamento di
schieramento? Se non altro, il loro ego sarebbe andato oltre la Via Lattea, sapendo che lei, in
ultima analisi, non era tagliata per questo.
"Ahh Harry…" suonò una familiare voce di
serpente dal centro della stanza. "Ed Hermione, che piacere incontrarvi di
nuovo."
Era appollaiato su qualcosa che assomigliava ad un
grande trono, in mezzo ai suoi seguaci. Era vestito dalla testa ai piedi di un normale abito nero, che
risaltava i suoi
occhi rosso
sangue contro la pelle bianco pallida. Era disgustoso, davvero. Sogghignava mentre pigramente poneva una mano sopra la
testa del
"trono" e la guardava direttamente negli occhi."Devo dire che sono impressionato. Non molte persone possono essere vittima di maledizioni lanciate da me e vivere per raccontarlo. Peccato che dovrai ritornare all'inferno."
“Sei tu quello che andrà all’inferno.”
Storse il collo per guardare Harry con fare supplichevole. Non voleva che lui si facesse male. Ma nessuna maledizione seguì il commento, come prima. Bellatrix e gli altri avevano aderito al grande cerchio ed erano fuori dalla sua portata e da quella di Harry. Il loro destino era ormai nelle mani del Signore Oscuro.
"Credo di non essere più tagliato per questi insulti meschini, no?" Lo disse molto casualmente, un po’ troppo casualmente. Fece un movimento strano col collo, come per chiamare uno dei Mangiamorte. Poco prima che Hermione potesse pensare di fermarlo, puntò
pigramente la sua
bacchetta verso Harry e gridò: "Crucio!"
Hermione subito crollò a terra per cercare di aiutarlo, ma un paio di braccia forti la tirarono indietro. Cominciò a scalciare e gridare di lasciarla andare, così da stare
accanto ad
Harry. Ma chiunque la stesse
tenendo era
molto più
forte di lei e non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare. La tirarono indietro di circa tre metri dal punto in cui si
trovava Harry sul pavimento di marmo. "HARRY! NO!" gridava. Non c'era motivo di trattenerla. Voleva che Harry sapesse quanto aveva a
cuore il suo dolore. Ma più di tutto voleva liberarsi di tutto quel dolore una volta per tutte, ma
non sapeva come fare. Pochi minuti prima stava ancora contemplando la sua morte e quella di Harry, ma ora che avevano intenzione di farle osservare la sua morte, doveva fare qualcosa per farlo andare via. L'unica cosa che era capace di fare era
divincolarsi dalle prese del suo rapitore e urlare a pieni polmoni. Ma questo non l’avrebbe portata da nessuna parte.
Harry continuava ad essere torturato sul pavimento e fu allora che si rese conto che non aveva la sua bacchetta. Beh, lo sapeva già, ma non aveva capito il vero significato fino a che Harry non s’era trovato in mano al suo ex padrone. Non era una lotta giusta! Perché si doveva arrivare così in basso
da combattere qualcuno che non aveva alcun mezzo per difendersi? Un pensiero la colpì: era un codardo. Il Signore Oscuro voleva solo ucciderlo e non gli importava come. Lottò ancora di più per liberarsi. Sapeva di avere la forza di compiere la magia senza bacchetta per aiutarlo. Questo, molto
probabilmente, era il motivo per il quale era stata trascinata via, così da avere un ulteriore possibilità di ucciderlo.
"Vuoi smetterla di lottare?" Le sussurrò una voce nell’orecchio. Le ci volle un secondo per capire a chi
appartenesse la voce della persona che la teneva. Non era una richiesta
ferrea, ma urgente. Allungò il collo per vedere meglio, dopo aver smesso di lottare. Fu inutile; non riuscì a capire chi fosse la persona dietro la maschera. Se solo avesse parlato di nuovo, forse avrebbe potuto riconoscerlo. Lui le concesse quella
silenziosa richiesta qualche secondo più tardi, con una voce mascherata dalla lotta che Harry stava cercando di attuare nel non
gridare di
nuovo. "Se
stai buona, posso farvi uscire entrambi di qui."
Improvvisamente tutto tornò, "Draco?"
"Sì", rispose in fretta, "Tieni il volto concentrato su di loro e resisti. Non voglio che pensino che stiamo
parlando."
"D’accordo." Disse mentre si girava e si concentrava sul terreno accanto ad Harry per fingere ancora di
divincolarsi. Non doveva più urlare. Avrebbero solo supposto che Draco le avesse messo un bavaglio. "Come hai fatto a sapere che ci hanno portato qui?"
"Era un po’ ovvio, una volta visto l'enorme fascio di luce nel cielo. Ho sentito mio padre parlarne. A quanto pare, se l'approccio di Hogwarts non funzionava, vi avrebbero portati qui." Hermione annuì contro di lui. "So che desideri aiutarlo,
così ho convinto mia zia a farmi trasportare le vostre bacchette. È convinta che io le abbia già rotte."
"Come hai fatto a convincerla? Stavi combattendo al nostro
fianco durante
la battaglia."
"Beh lei non c'era, per una volta. E il fatto che indosso una maschera aiuta."
Hermione trattenne un sorriso. "Allora, cosa pensi di fare?"
"Ti consegno la bacchetta e lascio che tu prenda in mano la situazione." Questo l’aveva già
capito. Draco non era mai stato abile per i piani elaborati. "Ho fatto una Passaporta mentre eri in prigione. Cercami
solo quando hai finito e l’attiverò."
"Sembra un piano."
"D’accordo,
ti sto consegnando le bacchette." Sentì la pressione delle due bacchette sulla schiena e gentilmente mise una mano dietro le spalle per prenderle. Quando le prese sentì le mani
formicolare e si mise quella di Harry nella tasca posteriore dei jeans."Fa attenzione."
Lei fece un sorrisetto, “Non posso garantirti nulla."
Prima
che potesse rispondere, si divincolò dalle sue braccia e
andò dritto
verso il
Signore Oscuro. Quando fu a meno di un metro e mezzo da lui gridò "Expelliarmus!" e la bacchetta volò dalla mano. Non perse tempo nel vedere la sua
reazione e
invece si
chinò su di Harry, per far scivolare la sua bacchetta. Era
molto debole
e sapeva che
aveva a
malapena il tempo necessario prima di svenire. "Harry dobbiamo uscire di qui, seguimi, ho una via d'uscita!" Sussurrò con durezza.
"No. Io ... devo ucciderlo." Provò a parlare con dolore.
Lei scosse la testa. "Sei troppo debole, non puoi combattere."
Udì vagamente il Signore Oscuro urlare ai suoi seguaci di rimanere indietro.
Harry scosse la testa. "Devo farlo."
Le lacrime cominciarono a riempirle gli occhi. "Se restiamo qui saremo entrambi
uccisi. Dobbiamo andare ora."
"Non fino a quando ... non sarà morto."
"Smettila di essere così testardo!" disse aspramente. "Non
voglio che tu
muoia per
causa sua."
Mise la mano su quella di lei, che era appoggiata per terra. Il Signore Oscuro era giusto dietro di lei, sentiva la sua presenza. Se non si muovevano ora, sarebbero morti. Lei tirò su la mano ma lui resistette, tirando la schiena. Le fece un piccolo
sorriso, "Devo farlo, Hermione. Forse tu non puoi
capirlo, ma è il mio destino. Sappi solo che io ... io ti amo."
Una lacrima scese dalla guancia. Non capiva che sarebbe morto? O forse lo capiva e questo era il suo modo di dire addio. In entrambi i casi, aveva abbandonato ogni speranza. Se lei stava per morire, allora preferiva stare con lui piuttosto che da sola. Questo era il suo addio. "Ti amo anch'io."
"Ma come è dolce." Sibilò la velenosa voce del Signore Oscuro. "Mi dispiace dover separare una così bella coppia. Ma è tempo che affrontiate il vostro destino. AVADA KEDAVRA!"
Hermione fece forza contro Harry, stringendosi
a lui per la vita, in attesa del colpo finale che li avrebbe separati
per sempre. Ma il colpo non arrivò mai. Lentamente alzò la testa. Era questo che si provava ad essere uccisi dalla maledizione
senza perdono? Se era questo, allora sapeva di essere stata fortunata. Ma mentre si guardava
intorno, scoprì di trovarsi ancora nella sala da ballo. Ma non era più verde. Era una tonalità chiara di azzurro, quasi come se l'intera stanza ed i suoi occupanti venissero visti attraverso delle lenti blu. Stranamente le ricordava Luna Lovegood. Ma ciò che stava accadendo nella sala da ballo era a dir poco fenomenale. Al posto della faccia compiaciuta del Signore Oscuro che si era preparata a vedere, c'era solo un corpo inerte contro il cuscino del suo trono. Rimase così per ciò che sembrava un'eternità, Hermione intenta a fissarlo.
Lampi
di luce cominciarono a volare verso di lei e fu allora che si rese conto che era morto. Non aveva tempo di pensare al come o al perché, troppa presa dalla marea di incantesimi diretti verso di lei,
ma che non
la toccarono neanche. Sembravano essere assorbiti da qualcosa, qualcosa di giusto, di fronte a lei, apparentemente invisibile. Vide uno di loro colpire un posto proprio di fronte alla sua visione periferica e fare una sorta di piccolo effetto d’increspatura sul colore blu della stanza. E con quella magia si rese conto che la stanza non era appena diventata blu, ma
che si trovava dentro uno scudo! Non un semplice scudo, ma uno potente. Stava assorbendo o riflettendo le magie lanciate contro. Deve
essere morto in quel modo ... il suo incantesimo ha
riflesso lo scudo. Pensò fra sé e sé. Ma come ha fatto questo scudo ad arrivare
qui? Non ricordo nessuno altro gettare incantesimi a parte il Signore Oscuro.
Non ebbe
il
tempo di
pensare ancora, dal momento che vide una figura correre verso di lei. In un primo momento,
non se ne preoccupò. Se gli incantesimi rimbalzavano, allora sicuramente anche lo facevano anche le persone? Ma con suo orrore, il Mangiamorte corse dritto nello scudo e lei gridò, cercando a tentoni la bacchetta per poterlo
buttare fuori.
"Ehi, sta indietro!" Dissero, mettendo le mani in una sorta di posa di resa. Poi tirarono giù la maschera e il cappuccio che copriva il loro volto e lei si rilassò. "Sono io."
"Come hai fatto ...?"
"Non lo so. ... Sono solo…corso dentro ma non mi ha respinto nella
stanza." Disse scherzando. "A proposito, complimenti per questa figata di scudo! Come hai fatto?"
"Umm ... non lo so. Senti, possiamo solo uscire di qui?" Disse di fretta. Minor tempo trascorreva lì, meglio era.
Frugò nelle tasche dei vestiti e tirò fuori un piccolo taccuino. Era la rivista che usava da bambina per fare gli incantesimi strani che solo i bambini di cinque anni riuscivano a pensare. Hermione l’afferrò e aspettò che Harry facesse lo stesso. Quando non pose la mano sul libro si voltò per vedere che
era sdraiato e dolorante accanto a lei. Consentì a se stessa di pensare che fosse incosciente. Afferrò fermamente la sua
mano e fece un cenno a Draco. Lui tirò fuori la sua bacchetta e batté il libro. "Portus."
La
sensazione familiare dell’ombelico compresso a disagio fu l'ultima cosa che registrò prima che lei, Harry e Draco scomparissero da Villa Malfoy.
|