Re-incontro
Un matrimonio...per legare
Era un giorno buio e tempestoso.
No, non va bene.
Era un giorno assolato e afoso.
No, non va neanche questo.
Era un giorno; così è decisamente meglio. Questa storia inizia un giorno, un giorno qualunque.
Era la mattina di un giorno qualunque, di un mese qualunque, in un anno
qualunque. Nel paesino del quale non si conosce il nome era un giorno
di festa, le scuole avevano preparato una recita e una ragazza si
trovava dietro le quinte del palco allestito nella palestra delle
scuole elementari. Le insegnanti andavano avanti e indietro calmando i
bambini che stavano iniziando a farsi prendere dalla paura, ma la
ragazza, alla quale daremo il nome di Valentina, era indifferente a
tutto il caos che si stava creando. Stava, infatti, guardando i bambini
di seconda elementare che stavano recitando una scenetta tratta da
Peter Pan; lei era molto affezionata a quei bambini, ma non è
questo il momento di spiegare il perchè. I bambini, terminata la
scena uscirono dalle quinte e due, tre bambini saltarono addosso alla
ragazza e l'abbracciarono, lei contenta ricambiò la stretta. La
lasciarono nuovamente sola per poter tornare dai loro genitori e
guardare la fine dello spettacolo. Tuttavia Valentina preferiva
osservare da dietro il palco, per poter vedere le facce degli
spettatori e capire cose ne pensavano del duro lavoro dei bambini e
delle insegnanti. Ma ora sto divagando.
Una mano si avvicinò alla spalla della ragazza e il suo tocco la
fece urlare dalla paura, ma quella stessa mano le tappò la bocca
e occhi castani si scontranono con occhi verdi.
Si guardarono per un paio di minuti per cercare di riconoscersi, i loro
volti avevano qualcosa di familiare. La ragazza fu la prima ad
accorgersi di chi aveva davanti ed arrossì, abbassò gli
occhi e il ragazzo aprì la bocca dallo stupore, non credeva
fosse veramente lei.
"V-valentina?Ma sei proprio tu?", la ragazza resasi conto dello stupore di lui ne approfittò
"No, chi credevi che fossi?La sua gemella cattiva?" disse con un ghigno divertito.
"Sei cambiata parecchio! Non hai più gli occhiali, e...wow,
fisicamente sei cambiata parecchio!" rispose facendo finta che non
avesse detto niente, anche se gli erano sempre piaciute le risposte che
gli dava.
"Oh, beh grazie per essertene accorto. Comunque gli occhiali li porto
ancora solo che ora uso le lenti a contatto. Invece vedo che
anche tu sei cambiato un bel po'. Ma, hai fatto i colpi di sole?!"
"Eh, già, sai la mia ex mi aveva pregato di farmeli e l'ho accontentata."
"Ecco cosa faresti per una donna. Non sei cambiato affatto. Anche alle scuole medie eri così."
"Già, solo che, sai alle medie era tutta un'altra cosa. Poi con Sara non ha funzionato."
"Sì, me ne sono resa conto da sola." Un minuto di silenzio imbarazzante...
"Ehm, cosa ci fai qui?" ...interrotto da una domanda alquanto imbarazzante da Vito.
"Io sono qui per guardare la recita, ovvio." Risata nervosa da parte di lui.
"Sì, che eri qui per la recita ci arrivavo da solo. Però perchè sei qui dietro le quinte?"
"Oh, volevo vedere i miei bambini."
"I tuoi bambini? Hai avuto figli?" alla domanda del ragazzo Valentina prima sbiancò e poi si arrabbiò.
"Ma cosa diamine stai dicendo?Io non sono una di quelle ragazze che si
fa mettere incinta, e poi se mai fossi stata incinta a quest'ora mio
figlio farebbe le scuole materne!"
"Vero, scusa. Stavo scherzando." disse ridendo, Valentina era tutta
rossa in faccia per la rabbia e l'imbarazzo, però quando lo vide
ridere si calmò.
"Scuse accettate.Ora se non ti dispiace vorrei finire di vedere lo spettacolo." si girò e gli diede le spalle.
"Perchè non vieni con me? Si vede meglio." Valentina lo guardò in faccia e gli chiese:
"Dove?Io non ti ho visto tra il pubblico."
"Infatti, io sto dietro le quinte ma dall'altro lato a suonare. Poi ti avevo vista e sono venuto ad accertarmi che fossi tu."
"Eh? Tu suoni ancora?"non aveva intezione di chiedergli perchè non l'avesse lasciata in pace.
"Sì, anche se era da un po' che non suonavo. Sempre per la mia ex."
"Non capisco come sia possibile che tu riesca a trovare tutte le ragazze più antipatiche del mondo!"
"Già, a volte me lo chiedo anch'io. Allora vieni?C'è anche Andrea!"
"Davvero? Allora forse è meglio che rimanga qua."
"Perchè? è successo qualcosa con Andrea?"
"No! Il fatto è che non voglio vedere i compagni delle medie."
"C-cosa?!E perchè mai?" questo lo aveva proprio stupito.
"Per me non è stato un periodo bellissimo. E non vedo
perchè dovrei fare finta che mi faccia piacere vederli." disse
senza guardarlo negli occhi.
"Però lui non ti ha fatto niente!" Vito non capiva cosa stava
provando al momento, era un mix tra rabbia, delusione, imbarazzo,
vergogna e senso di colpa. "O è colpa mia? Non vuoi vedere
neanche me?" Sul volto di lei apparve un sorriso amaro, nella sua testa
vagavano e si scontravano i vari ricordi.
"No, per me tu sei sempre stato speciale. E non ho nulla contro Andrea, però non voglio e basta."
"Sembri una bambina capricciosa!"
"Già, forse lo sono sempre stata. Non voglio rovinare la
giornata a nessuno dei due, quindi è meglio se te ne vai." nella
sua voce traspariva il dispiacere di non poterlo accontentare ma il
dolore di quei tre anni la forzavano a non voler vedere i vecchi
compagni.
"Va bene. Me ne vado, sarà per un'altra volta." girò sui tacchi e se ne andò.
"Come vorrei che provassi a capirmi." pensava lei mentre lo guardava fare il giro del palco.
Arrivato dal suo amico, Vito riprese possesso della tastiera e
ricominciò a suonare. Andrea lo guardò e si accorse di
come era cambiato il suo umore nel giro di cinque minuti. Aveva visto
una ragazza dall'altra parte del palco e aveva detto che gli sembrava
qualcuno di familiare, allora anche lui l'aveva osservata e quei lunghi
capelli castani non gli ricordavano niente. Ora che era tornato, aveva
perso il sorriso e la tristezza aveva preso possesso del verde dei
suoi occhi.
"Vito, cosa ti è successo?" si era deciso a fargli quella domanda prima del previsto.
"Sono incavolato, incavolato nero! Perchè la gente deve
rovinarsi la vita? Io non so cosa le sia successo in tre anni e ora
è cambiata completamente! è diventata un'altra persona!
Non la stavo riconoscendo più."
"Aspetta un minuto, chi non stavi riconoscendo?"
"Valentina!"
"Quindi era lei quella ragazza?"
"Già, ma è cambiata ti dico! Però non è voluta venire qua perchè ha paura, o almeno credo."
"Paura? Paura di chi?"
"Di noi! No, cioè non noi noi. Uffa, le ricordiamo la scuola media!"
"Ah, ricordo cosa le combinavano. Credo sia leggittimo che non voglia incontrarci."
"Invece no!Deve affrontare le sue paure, mi da su il nervoso quando la gente fa così!"
"Non puoi capirla."
"Quanto vorrei invece." disse sospirando.
Alla fine della recita Valentina stava tornando a casa a piedi da sola,
non si aspettava che una mano le stringesse il polso e la fermasse in
mezzo la strada.
"Dove vai?"
"Vito!Mi hai fatto paura!Sto tornando a casa." lui la guardò in modo strano, incuriosito da ciò che aveva detto.
"Ma tu non abiti dall'altra parte?" le chiese, infatti.
"No, mi sono trasferita già da tre anni."
"Come? Io non ne sapevo niente."
"Non sei tenuto a sapere tutto di me." disse lei sprezzante, lui le
lasciò il polso perchè lei non aveva mai usato quel tono
così acido con lui.
"Va bene, - disse, ma voleva a tutti i costi aiutarla - allora... ci vediamo domani sera?"
"C-cosa? Ma sei idiota?"
"No, voglio solo parlare con una vecchia compagna di scuola."
"Sono impegnata domani."
"Cosa avrai mai da fare di Giovedì?"
"Ho un'appuntamento in Chiesa."
"Ti stai dando alla clausura?" chiese divertito.
"Ah-ah-ah. Spiritoso. Sono un'educatrice, citrullo."
"Ora mi è chiaro, era per i bambini del tuo gruppo che sei venuta qui?"
"Già, ora se non ti dispiace vorrei tornare a casa."
"Non prima di avermi dato il tuo numero."
"Non ci penso neanche per sogno!"
"Ma una volta io non ero il tuo ragazzo ideale? Prendilo come la richiesta di un'appuntamento."
"Non se ne parla proprio. Io ho ben altre cose a cui pensare." fece per
andarsene, ma Vito la riprese, non per il polso ma per la vita (Visto
il gioco di parole! Vito-vita! ^^)
"Per favore, voglio aiutarti." le disse da dietro le spalle.
"Ma io non ho bisogno di essere aiutata, sei tu quello che voglio
evitare anche se sei la persona a cui ho voluto più bene" disse
sorridendo triste.
"Non me ne vuoi più?" nel petto il cuore batteva più veloce.
"No...- la stava lasciando andare - perchè mi sono innamorata di
te, semplice." se la riprese tra le braccia e la strinse di più
e sé.
"Allora verrai domani?" chiese insicuro.
"Tu mi vuoi lì con te domani?"
"Sì." disse sicuro.
"Allora ci sarò", Vito allentò la presa e lei si
allontanò quel tanto che bastava per poterlo guardare negli
occhi, prese carta e penna dalla borsa e gli diede il suo numero di
telefono. "Mandami luogo e orario. Ora devo proprio scappare, ciao."
gli diede un bacio sulla guancia e andò via.
Vito rimase a guardare imbambolato la ragazza che andava via e pensava a tutto quello che lei aveva detto. "ha detto che è
innamorata di me. Come ho fatto a non capirlo prima? Forse lo è
solo adesso? Mi ha usato come scusa? Devo parlarle assolutamente, devo
risolvere questa storia."
Un telefono squillava nel pomeriggio. Vito prese il telefono e rispose.
"Pronto? Mamma! Sì, dimmi. Oggi fate tardi a lavoro? Ok. Cosa?
Il matrimonio di Gianni! La settimana prossima! No, mamma non mi sono
rincretinito. La mia ragazza? Ok, va bene. Ciao, a dopo."
Dopo cinque minuti di silenzio e riflessione, Vito sbottò dicendo:
"Ora sono veramente nei guai."
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