The man who sold the world

di AmaranthineMess
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Si toglie il cappello e lo poggia sul bancone. Poggia il suo corpo stanco su di uno sgabello scricchiolante, poi chiede al barista una birra, fredda, e delle noccioline.

Non è facile descrivere gli uomini. Non è facile descrivere gli uomini come lui. Resta appeso a quel bancone, i suoi gomiti puntati sulla superficie di legno, come solidi piloni piantati su di un'autostrada lucida. Il grigiore del suo sguardo gli preclude qualsiasi contatto: chiunque incontri quello sguardo perde un pezzo della propria felicità. I sentimenti sono qualcosa di ben più complicato dell'amarsi o dell'odiarsi, a volte ci si può affezionare ad un uomo grigio con lo sguardo perso dentro una birra, si può pensare di conoscerlo, di averlo amato, tempo fa, come un padre, come una parte di sè. In realtà è solo perchè la tristezza è la cosa più democratica che abbiamo: ci accomuna tutti e raramente ci lascia andare via per sempre. Guardare un uomo triste ci ricorda che siamo tristi anche noi in fondo, anche se non lo siamo al momento, lo saremo o lo siamo stati. Siamo stati quell'uomo, o lo saremo.

Infila due dita nella tasca della giacca di velluto marrone, ne estrae delle monete che poggia sul bancone con fare rassegnato, il fare di chi non ne ha più abbastanza, di chi non litiga più, di chi non fugge più e non si innamora.

Solido, cammina verso la porta. Poi esce ed io lo guardo andar via e non immagino - non immagino - quale sia la sua vita lontano da qui.





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