A lume di candela

di mamie
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 A LUME DI CANDELA


 

Alla scarsa luce delle candele i resti della loro cena frugale mandavano ombre mutevoli sulla tovaglia grezza. Si erano dovuti accontentare di una sistemazione molto modesta, ma non ci facevano caso. La cosa importante era la missione e la missione era andata bene. Si sarebbero riposati una notte e poi sarebbero tornati alla civiltà e all'Ordine.

Alla luce delle candele i capelli di Yuu luccicavano come un fiume notturno alla luna.

Alla luce delle candele l'occhio di Lavi brillava come una pietra preziosa.

Con quel tremolio leggero il vino nei bicchieri mandava bagliori cupi.

Sangue. Pensavano sempre, inevitabilmente, al sangue. Vivevano nel sangue, nel suo odore ferroso, nel suo colore sfacciato, nell'ebbrezza folle della battaglia, nelle ferite inevitabili, nella morte e nel dolore.

Il sangue, a lungo andare, stanca, e loro erano stanchi, davvero stanchi.

 

Nella stanza un letto dalle coperte ruvide, un catino con l'acqua già fredda, la bugia sul tavolino a fare ancora poca luce.

Alla luce della candela la pelle di Yuu era più bianca della luna.

Alla luce della candela le guance di Lavi erano di fuoco.

Negli angoli della stanza si raccoglievano le ombre dense come nebbia, strisciavano fuori a mangiarsi il piccolo alone di luce.

 

Tra le pieghe del cuscino la fiammella scavava pozzi di buio. La finestra aperta sul freddo di febbraio era come un occhio spalancato nella campagna silenziosa. Domani è troppo tardi. Domani potremmo essere morti. Dev'essere qui e ora, qui e ora a cancellare il buio, a cancellare il sangue, a cancellare il domani. Piccoli sospiri affannati come di bestie ferite che scivolano via nella notte.

- Spegni la candela.

 

In una voluta di fumo leggero, per un poco, quello che resta di una notte senza luna, la morte si dilegua con un soffio. 





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