Involuzione
#24
“L’oscurità inghiotte la luce, e
piega l’animo impuro dell’uomo.
Brilla nell’era, così come ordina la
canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere
solitario. Una luce nell’oscurità.”
- Vedessi come dorme, Asami! – esclamò con occhi trasognanti, mentre parlava al
cellulare con l’amica. – Sembra proprio un bambino! E’così…
dolce! – sospirò, e nel frattempo ripensava al modo di dormire che egli aveva. Tutta un’altra cosa rispetto a quando era sveglio… e petulante.
Nel cielo lo squarcio di un tuono preannunciava l’arrivo di
un temporale imminente.
Sollevò il capo e vide che le nuvole avevano assunto un
colorito grigio ed arruffato.
Pensò che tirare fuori della borsa l’ombrello pieghevole
sarebbe stato inutile, dato che Kaoru Mitsuki ormai si trovava a due passi da casa. Salutò
l’amica e si staccò il cellulare dall’orecchio.
Ancor prima di raggiungere la scalinata, in lontananza intravide
qualcuno seduto ai piedi di essa. Guardò meglio, e
così si rese conto che quello era un bambino. Fece una breve corsetta e gli si
avvicinò.
- Piccolino, ti sei forse perso? – chiese,
chinandosi sulle ginocchia per fare in modo di portarsi davanti a lui.
Era avvolto solo da un telo bianco e ai piedi non portava assolutamente nulla.
- E’ da un’ora che aspetto. Sei la solita ritardataria. –
rispose il piccolo, che a quanto pare non doveva avere
un bel carattere.
Kaoru aggrottò
la fronte, confusa non seppe subito cosa dire. Quel moccioso di sei anni
al massimo, in qualche modo le aveva lanciato un’offesa,
anche se per l’appunto si trattava pur sempre di un estraneo che lei non aveva
mai visto prima d’ora.
– Ritardataria…? Ma io… - biascicò.
Il piccolo si alzò in piedi con una certa fretta. – Se fossi stato almeno un po’ più alto, non avrei avuto
difficoltà ad inserire le chiavi nella serratura del portone. – appuntò, e
quando l’espressione del viso gli si fece torva, fu a quel punto che Kaoru, squadrandolo bene in volto, venne
colta da uno stupore improvviso.
- Kouga…?!
***
- E così, un Orrore che ha il
potere di far regredire le cose, ti ha trasformato in un bambino, dico bene? –
domandò la giovane Mitsuki, poco dopo che il “piccolo
signorino” ebbe finito di raccontarle ogni cosa. Questi annuì, e continuava a
tenere un broncio lungo un chilometro per via del minuscolo inconveniente che
gli era capitato. – Come mai a Zarba non è successa
la stessa cosa?
- Perché su di me la magia di
quell’Orrore non ha effetto. – le spiegò il Madougu,
che a dirla tutta sul dito medio della manina di Kouga
non si trovava proprio a suo agio.
Kaoru si mise pensierosa, la
situazione di sicuro era insolita, e così ridotto Kouga
non avrebbe mai potuto combattere. Se
non riusciva neppure a raggiungere la serratura del portone, come avrebbe fatto
a brandire la sua spada?
- Adesso cosa facciamo?
- Per prima cosa devo trovare dei vestiti adatti alla mia
taglia. – rispose.
- In effetti non puoi andare in
giro così. – Kaoru rimuginò sul da farsi – Immagino
che tu non abbia conservato gli abiti di quando eri
bambino.
- Questo dovrebbe saperlo Gonza. – replicò il giovane Kouga, e proprio in quell’attimo l’uscio di casa si aprì ed
il maggiordomo fece il suo ingresso. Lo raggiunsero, ma i sacchi della spesa
che l’uomo teneva tra le braccia gli permisero di intravedere solo Kaoru.
- Oh, signorina, è già tornata a casa?
- Veramente, non sono l’unica… - rispose, e spostando lo
sguardo di lato, verso il basso, portò il maggiordomo a togliersi i pacchi dal
viso e a guardare.
- Si-signorino Kouga?! – balbettò quando lo vide. A
differenza di Kaoru, lo aveva riconosciuto
all’istante. Si avvicinò svelto, gli prese il volto tra le mani e cominciò a
scuoterlo con apprensione – Cosa vi è successo?!
Quel gesto come al solito a Kouga non piacque. Lo faceva sentire in tutto e per tutto
un vero bambino. – Trovami dei vestiti. – disse solo, e se d’aspetto poteva sembrava
un innocuo fanciullo, il carattere di sicuro era
rimasto quello di sempre.
Quando Gonza gli consegnò degli
abiti adatti a lui, si rivestì di corsa e poi scese nel salottino dove Kaoru lo stava aspettando per pranzare.
Si sedette a tavola, la prima cosa che notò fu che a
malapena riusciva a sfiorare il pavimento con la punta delle scarpe.
Sbuffò, logicamente, ma lo fece in silenzio. Non voleva
farsi vedere troppo seccato da quella faccenda.
- Ehm… vuoi che… - premise la ragazza, ma non sapeva se
finire o no la frase. Poi finalmente proseguì – Vuoi che ti imbocchi?
Kouga rispose guardandola semplice
in malo modo, così ella capì ed iniziò a mangiare.
- Ditemi, signorino – disse Gonza,
che nel frattempo gli stava rovesciando dell’acqua nel bicchiere. – siete già stato dal Cane da Guardia per avvertirlo della
questione? Nel vostro stato non potete di certo prestare servizio.
- Non ancora, ma di certo non ho intenzione di restare così
per un altro giorno.
Kaoru scosse il capo. - Ma come farai a trovare quella creatura e a sconfiggerla?
Non puoi affrontarla se sei così… piccolo.
- E’ vero, signorino! Lasciate almeno che qualcuno vi dia
una mano… ad esempio quel giovane, Rei, sì, lui
potrebbe…
- Non azzardatevi a farne parola con lui. – replicò
all’istante il piccolo Saejima, e fissò in modo
particolare Kaoru in quanto sapeva bene che ella avrebbe potuto, anche se a fin di bene, farlo.
- Ma… perché? – rispose arrabbiata
– Se pensi che lui possa scoppiare a ridere, beh, è un
rischio che dovrai correre se vuoi ritornare alla normalità.
- Risolverò la questione senza l’aiuto di nessuno. – Il
piccolo era stato più che chiaro. Non voleva essere aiutato semplicemente
perché reputava di poter fare tutto da solo. E siccome
da bambino era sempre stato un gran testardo, mai nessuno gli avrebbe fatto
cambiare idea.
***
- Hey…! Non correre e aspettami!
- Sei lenta. Così mi farai perdere solo tempo.
- Guarda che lo dico per te, non guardi neppure la strada quando attraversi. E’ pericoloso!
- Sei stata tu a volermi accompagnare, anche se ti avevo
chiesto espressamente di restare a casa.
- Ti ricordo che sei sotto la mia responsabilità. Un bambino
della tua età non può andare in giro da solo.
Kouga si fermò di scatto e
girandosi verso Kaoru la fulminò con un’occhiata
bieca. La ragazza deglutì, ed intimorita da ciò per tutto il resto del tragitto
non aggiunse nient’altro.
Arrivato ai piedi di una grossa parete, il ragazzino protese un braccio in avanti affinché Zarba
potesse aprire un varco nel muro.
- Dove stiamo andando di preciso? –
chiese a quel punto Kaoru, poi vide lo squarcio
magico espandersi nel tramezzo.
- Andrò da solo, tu aspettami qui.
– rispose poco prima di infilarsi nel varco e sparire.
Giunto al cospetto del Cane da Guardia del Nord, non fu
obbligato a spiegare l’intera faccenda poiché
l’anziano saggio non appena lo vide comprese tutto.
- Colui che ti ha ridotto così si
chiama Alchemide. A causa del suo pericoloso potere, quaranta
anni fa fu relegato nei confini più remoti del Makai
da un Cavaliere Bianco.
- Come ha fatto ad evadere? – chiese l’umano, ma il saggio
lo corresse senza incertezza.
- Non come, ma chi. – fece, e Kouga
iniziò ad inquietarsi maggiormente. – Ad ogni modo, adesso devi pensare a
rompere il sortilegio che ti è stato fatto. Da quanto tempo ti trovi in questo
stato?
- Da circa 7 ore.
Il guardiano si fece di colpo pensieroso. – Sai a quale
numero corrisponde il simbolo dell’infinito che molti Orrori considerano sacro?
- E’ il numero 8. – affermò il giovane Cavaliere, e in quel
momento si chiese il perché di quella domanda che all’apparenza non sembrava
legarsi al problema che doveva affrontare.
- Il simbolo dell’infinito vuol dire continuità, permanenza,
qualcosa che non può essere spezzato. Molti Orrori basano i loro poteri su
questa regola, perché sono convinti che qualcosa senza principio né fine
porterà la loro specie, il loro influsso negativo ad un’esistenza
inestinguibile.
Zarba fece un
profondo sospiro, dopodichè si rivolse al suo proprietario.
- Significa che ti resta solo un’ora di tempo per
riacquistare le tue sembianze.
- Se dovessi non farcela in un’ora,
cosa succederebbe? – chiese all’anziano saggio, preparandosi al peggio.
A quella domanda seguì presto una sentenza. – Passerai il
resto dei tuoi giorni in questo stato.
Ovviamente la risposta non piacque minimamente a Kouga.
***
Mentre aspettava il ritorno del
ragazzo, o per meglio dire del ragazzino, Kaoru se ne
stava con le spalle appoggiate ad un gelido muro di pietra grigia. Di tanto in
tanto lanciava un’occhiata al cielo, e subito dopo all’orologio che le stava
sul polso. Era pomeriggio inoltrato, quasi sera a momenti.
Un giovinastro che passava di lì, nel vederla da sola pensò
bene di avvicinarsi.
- Hai perso l’ultimo treno?
La figlia di Yuuji si voltò verso
lo strano tizio, che a guardarlo bene non sembrava un tipo rassicurante.
Indossava un paio di jeans strappati sul ginocchio e una t-shirt nera. Aveva
scarpe bianche con i lacci slacciati, i capelli spettinati che in parte gli
ricadevano sugli occhi e un enorme teschio con i denti affilati tatuato
sull’avambraccio.
Kaoru rabbrividì
per un secondo, poi cercò di mantenere una certa distanza stando ben
attenta però a non mostrare il proprio turbamento. - Sto aspettando il mio
ragazzo.
Il giovane scoppiò sfacciatamente a ridere. – Deve proprio
essere uno stupido per lasciare un fiorellino come te in mezzo a questa
stradina completamente isolata!
- Faresti meglio ad andartene. Se
viene e ti trova qui, potrebbe arrabbiarsi, e siccome è il doppio di te non ti
conviene. – replicò a tono, cercando di essere
convincente. Certo, sapeva che Kouga avrebbe potuto
metterlo in fuga anche solo con uno sguardo, ma non di certo trovandosi in
quello stato di regressione forzata.
Purtroppo il tremolio della sua voce la tradì spudoratamente.
- Ma davvero? E
aspetti che io me la beva? – lo sconosciuto le si avvicinò
pericolosamente, sbatté una mano sulla parete, proprio accanto al suo viso,
quel gesto le fece serrare di colpo le palpebre. – Facciamo
così – propose ad un tratto, avvicinando il volto d’innanzi al suo. – Se
vieni con me, ti prometto che tra un paio di ore al
massimo ti riporto a casa. Ci stai?
Kaoru scosse il
capo perentoria, poi tentò di indietreggiare, ma venne subito afferrata
per il braccio.
- Lasciami andare immediatamente o mi metto ad urlare! – protestò cercando di barcamenarsi come meglio poteva.
- Fallo pure, tanto è inutile. Questa strada è deserta! –
replicò sarcasticamente lo sconosciuto, e purtroppo aveva ragione. La trascinò
via dalla parete, mentre lei cercava di imputare i piedi sul selciato ogni
volta veniva sradicata da lì con violenza. Da sola non
avrebbe mai potuto farcela.
- Lasciala subito. – echeggiò ad un tratto una vocina.
Il giovinastro si girò, squadrò l’intruso e fece una grossa
risata. – E tu chi diavolo saresti piccolo moccioso?
Kouga gli si avvicinò con aria
minacciosa, Kaoru ebbe un sussulto, temeva per lui,
per la sua incolumità, dopotutto era un bambino. Molto probabilmente non
sarebbe stato neppure in grado di difendersi, eppure dovette
ricredersi non appena lo vide piazzare un pugno ben assestato nel ventre del
tizio. Così facendo, riuscì a liberarsi da quella forte
stretta, e quando il suo assalitore cercò per l’ennesima volta di riprendersi
il suo fiorellino, il piccoletto scontroso ed asociale lo atterrò con una
ginocchiata sul capo.
- Dobbiamo sbrigarci. – disse svelto, poi afferrò la giovane
Mitsuki per il polso e la portò con sé.
Ancora incredula per quanto accaduto, riuscì a malapena ad
aggiungere: - Dove stiamo andando adesso?
- Devo trovare l’Orrore che mi ha ridotto in questo stato.
E Zarba
poi aggiunse: - Abbiamo meno di un’ora per farlo. E se Kouga
dovesse fallire, resterà un bambino per sempre.
Kaoru si irrigidì,
fu colta alla sprovvista da quella rivelazione. - Meno di un’ora? Ma come farai a… - non riuscì a completare la frase che il piccolo la
anticipò.
- Tu preoccupati di tornare a casa. Non posso portarti con
me.
- Dovrei lasciarti da solo in una simile situazione? Non ci
penso nemmeno!
- Faccio già fatica a badare a me stesso, non
posso permettermi altre distrazioni.
- Distrazioni? – ripeté la ragazza, e si fermò di colpo.
Sembrava esserle venuto chissà quale lampo di genio.
- Cosa c’è?
- Distrazioni! – esclamò ancora, poi guardò Zarba – da cosa è attratto questo
Orrore? Voglio dire, so che ognuno di loro ha una predilezione particolare per
qualcosa… Ma a lui cosa piace?
- Alchemide sceglie le sue vittime
in base al colore della pelle. Più essa è chiara, più
diventa per lui un succulento spuntino.
La ragazza rimuginò a lungo, poi ecco, la soluzione. Si
batté un pugno in mezzo al palmo. – Perfetto! Allora portami da questo Alchemide ed io farò da
esca.
- E’ fuori discussione! – tuonò immediatamente Kouga. Ma Kaoru
era preparata ad una risposta del genere.
- Allora resterai bambino a vita. O
forse preferisci che chiami Rei? Non ti rimane ancora molto tempo.
- La tua bella ha ragione, Kouga.
– convenne l’anello guida – Se riesci a trovare l’Orrore, sarà comunque difficile attuare il piano che abbiamo stabilito
per catturarlo.
- Di quale piano state parlando? – si intromise
incuriosita la pittrice.
- Kouga in questo stato è evidente
che non può trasformarsi in Garo, perciò spetterà a
me annientare la creatura. Il Cane da Guardia mi ha bagnato con una speciale
acqua che sgorga nel Makai. E’ un effetto temporaneo
e avrò a disposizione un solo tentativo per eliminare l’Orrore. Ma per farlo ho bisogno che qualcuno mi lanci nelle sue
fauci, in modo da poterlo distruggere dall’interno.
- Perciò, dovrei lasciare che
quella creatura si avvicini a me il più possibile, giusto?
- Proprio per questo motivo ti vieto di fare una cosa
simile. – rispose ancora una volta il giovane Saejima,
e in fin dei conti aveva ragione. Di certo non poteva
permettere che Kaoru corresse un simile rischio. Fissò l’anello magico con ostinazione – Ci penserò io a
lanciarti nella sua bocca.
Zarba lo guardò con una certa
perplessità. Sapeva già cosa dire. - Alchemide non si
avvicinerà mai a te. E’ troppo astuto.
- Oltretutto non sei neppure il suo piatto preferito. –
scherzò Kaoru, ma a quella battuta rise solamente il
simpatico Madougu parlante.
Il Cavaliere Mistico non era
affatto d’accordo, tuttavia senza dargli neanche il tempo di reagire, si vide
sfilare via l’anello dal dito. – Cosa stai facendo? –
borbottò, tentando di riprendersi il suo Zarba, ma ahimé, la statura minuta non glielo permetteva.
- Guidami da questa creatura. – disse la pittrice
all’anello, e questi annuì.
La traversata non fu facile. Per paura di arrivare in
ritardo, furono costretti a correre, poi arrivati sul posto l’ennesimo ostacolo
impedì loro di proseguire.
- E adesso cosa si fa? – disse Kaoru, mentre osservava un muro di cinta che gli tagliava
il passaggio. – Potremmo provare a fare il giro, ma di questo passo non
arriveremo mai in tempo.
- Manca poco ormai. – confermò Zarba – Il tempo a nostra disposizione sta quasi per
scadere.
Kouga pensò per un
attimo, squadrò il muro con interesse poi trovò una soluzione.
Avvicinandosi ai piedi della parete, si mise in posizione raccolta, poggiò le
mani e le ginocchia al suolo.
- Sali. – disse, rivolto a Kaoru. Quest’ultima storse il naso.
- Ma io ora sono più pesante di te,
lo hai forse dimenticato? Rischierei di schiacciarti.
- Salì! – ordinò per l’ennesima volta il signorino, e non avrebbe accettato un “no” come risposta.
Anche se titubante, l’artista fece
esattamente ciò che le era stato chiesto, e così riuscì a raggiungere la cima
del muro.
- Tutto ok? – chiese successivamente, mettendosi a cavalcioni
sul tramezzo.
- Allungami una mano e tirami su. – Certo,
la schiena gli faceva tremendamente male, ma Kouga
non lo avrebbe mai ammesso di sua spontanea volontà. E
poi non c’era tempo da perdere.
La mora si sporse e gli allungò l’arto. Alzandosi sulla
punta dei piedi, Kouga cercò di afferrare la mano, ma
proprio non riusciva ad arrivarci. Arrivò a sfiorarle le dita, dopodichè nulla
più.
- Odio doverlo ribadire, ma siamo
agli sgoccioli. – confermò ancora una volta Zarba, poi emise un sospiro.
Kaoru fu obbligata a prendere una
decisione drastica.
- Tu aspettami qui, andrò da sola.
– Non pensarci nemmeno! – tuonò perentorio Kouga, con sguardo ostinato.
- Ma non c’è più tempo! E poi c’è Zarba qui con me. Non mi
succederà niente.
Il giovane non fece neppure in tempo a dire la sua. La vide
saltare giù dal muretto e scomparire dalla sua visuale.
- Torna indietro! – urlò, ma ormai non poteva più fermarla,
e preso da uno scatto di rabbia improvvisa colpì quella parete con un pugno.
- Adesso, non vorrei infilare il dito nella piaga, ma…
quando tutta questa storia sarà finita, e Kouga tornerà alla normalità, dubito che con te sarà
clemente… - ipotizzò l’anello guida, e Kaoru sapeva
benissimo che le parole di Zarba si sarebbero presto tramutate
in realtà.
- Pensiamo prima di tutto a farla finire questa storia. –
rispose con sempre più decisione.
- Concordo con te, e ho una buona notizia… Alchemide è nelle vicinanze.
La ragazza si mise subito sulla difensiva. – Dove?! – disse
in preda all’agitazione. Ora aveva paura, il cuore prese a
batterle velocemente, iniziarono perfino a sudarle le mani. Inoltre
l’ambiente attorno a lei non la rassicurava per niente. Uno spiazzale
circondato da un muro, la luce di un sole che ormai non era più lì iniziò a
mancarle, il nulla assoluto. Era sola. Completamente.
- Kaoru – disse ad un tratto Zarba, non potendo fare a meno di parlare – se l’Orrore ti
vedrà tremare in questo modo, non uscirà mai allo
scoperto. Ricorda che se vogliamo prenderlo, deve sembrare una cosa naturale.
Resasi conto di ciò, cercò di essere più
disinvolta. – Hai ragione – fece, non poteva fallire, doveva aiutare Kouga a tutti i costi, e quel
forte desiderio le permise di avanzare con coraggio.
Si udì un fruscio, poi dal nulla una belva simile a un drago si materializzò proprio davanti al volto della
giovane che nonostante il tremore mantenne un autocontrollo fenomenale.
L’essere la scrutava con ammirazione, divorandola con gli
occhi. Le sfiorò la guancia con le dita di una mano gelida. –
Che pelle bianca, appetitosa… - disse con voce roca, affamata. Kaoru fece appello a tutto il suo coraggio,
aspettava il segnale di Zarba. - Penso proprio
che ti mangerò subito! – Alchemide spalancò le fauci
con un ruggito famelico, e fu proprio in quell’istante che la voce dell’anello guida finalmente si levò in aria.
- Ora!
Non se lo fece ripetere due volte, scagliò il Madougu dritto nella bocca di quell’Orrore e pregò affinché
tutto ritornasse alla normalità.
Dalla pelle di Alchemide
fuoriuscì un fumo sibilante. Si stava sciogliendo come acido, ma nonostante tutto, la creatura iniziò a dimenarsi come un cavallo
imbizzarrito, fuori controllo.
- Cosa mi hai fatto…?! – riuscì a
borbottare – Cosa mi sta succedendo?! – Avvertiva sempre più caldo, si sentiva sempre più debole,
dolorante.
Kaoru indietreggiò con tremore, il
cuore in petto sembrava batterle in gola, finché una luce dalla purezza immensa
non fuoriuscì dalle fauci dell’essere ripugnante e pose così fine alla sua
esistenza.
Aspettò che il fumo evaporasse del tutto, poi corse nel
punto in cui l’Orrore era stato sconfitto.
Vide Zarba
riverso al suolo, lo raccolse tra le mani. – Zarba?!
– esclamò allarmata.
Il Madougu tossicchiò appena. Era
esausto, ma stava bene. – Quella bestia aveva proprio un alito pestilenziale. –
fece, schifato da cotanto olezzo.
L’artista sorrise, subito dopo
guardò il muro che la divideva da Kouga. Il pensiero
di essere arrivata troppo tardi la fece rabbrividire.
Si precipitò di corsa all’esterno, nel punto in cui lo aveva
lasciato, ma una volta raggiunto il posto, non trovò
nessuno ad aspettarla.
Iniziò a guardarsi intorno con fare irrequieto. – Kouga?! – chiamò, a voce alta, nella speranza di udire
qualcosa.
- Sono qui. – finalmente rispose. La voce proveniva da
dietro un angolo. Fece per andargli incontro, ma
l’anello guida la fermò.
- Fossi in te eviterei di andare.
Se il tuo intervento ha avuto successo, dubito che
abbia ancora indosso gli stessi abiti.
Kaoru arrossì leggermente, e cadde
vittima dell’imbarazzo.
- Quando mi hai lasciato qui, ti
sei portata la borsa con gli indumenti di ricambio. – le fece notare il
ragazzo, fu allora che ella si accorse di avere con sé
la sacca con il cambio d’abito di Kouga. Lanciò il
borsone in avanti, oltre la parete che faceva ad angolo.
Il Cavaliere del Makai la raccolse,
si rivestì e mentre Kaoru teneva lo sguardo rivolto
verso il basso dopo poco uscì allo scoperto.
Vide l’ombra del ragazzo avvicinarsi a lei, sollevò il capo
e ritrovò con enorme piacere il Kouga di un tempo,
così come lo aveva conosciuto il giorno della sua
prima mostra, nella galleria di Port City.
- E’ tornato tutto alla normalità, no? – fece Zarba piuttosto compiaciuto.
Kaoru gli
sorrise con gentilezza. – Già. E’ andato tutto bene.
- Per fortuna. – puntualizzò Kouga,
ostentando un tono della voce aspro e pungente.
– So che ho agito in maniera avventata, ma non avevo altra
scelta, non c’era più tempo. – disse cercando di
trovare una giustificazione.
- Ti avevo chiesto esplicitamente di tornare a casa, ma tu hai fatto di testa tua.
- Questo lo so bene, ma cerca di
ragionare…
- Sei tu quella che non ragiona. – replicò severamente Kouga, tant’è
che la ragazza serrò per un attimo le palpebre. – Hai rischiato grosso, spero
che tu te ne renda conto.
- So anche questo, però io ero
l’unica in grado di poterti aiutare. Tu al mio posto avresti fatto lo stesso. –
lo guardò dritto negli occhi, Kouga distolse lo
sguardo forse perché sapeva che in quelle parole c’era qualcosa di vero, tuttavia
non poté ugualmente trattenersi.
- Promettimi che non lo rifarai più. Non devi mai
avvicinarti ad un Orrore se non sei in grado di poterlo combattere.
Kaoru questo lo sapeva benissimo, annuì
per fargli piacere, tuttavia sapeva anche che avrebbe fatto il possibile pur di
aiutarlo, in qualsiasi situazione.
Sempre e comunque.
***
Erano le 2 di notte, ma la figlia del pittore Yuuji non voleva proprio saperne di dormire. Kouga aveva di nuovo quell’espressione
stampata sul viso assopito. Un’espressione giudicata da lei stessa dolce
e innocente. Non poteva proprio farne a meno di fissarlo silenziosamente
mentre se ne stava rannicchiata lì accanto, a sole due dita di stanza da
lui.
Abituata a vederlo sempre con quel viso così accigliato,
inflessibile, se solamente ne avesse avuto
l’opportunità, di sicuro avrebbe fermato lo scorrere del tempo.
Ma in effetti c’era un altro modo
per imprimere un attimo così prezioso e farlo durare nel tempo. Certo, si
trattava di un metodo forse un po’ fuori dal comune,
vista l’ora, ma affatto impossibile.
Mentre rifletteva sulla fattibilità
della cosa, di punto in bianco prese una decisione repentina. Sì, doveva fargli
un ritratto. E subito.
Si alzò in punta di piedi dal letto, fece
attenzione alle molle del materasso e a quel cigolio che avrebbe potuto
svegliare il giovane, e come un gatto che in punta di piedi si rialza e si
allontana, fuggì furtivamente verso il fondo della camera.
Il blocco da disegno era lì, poggiato sul ripiano del
cassettone. Silenziosamente lo raccolse, prese matita
e gomma e ritornò sui suoi passi.
La stanza era immersa nel buio, e non poteva accendere la
luce. Kouga si sarebbe di colpo svegliato. Fortuna
che il letto si trovava poco sotto il grande finestrone. Lei dormiva proprio nel lato accostato al muro,
accanto alla finestra. La luce della luna si rifletteva sulle lenzuola bianche,
si sedette con molta attenzione, aprì il blocco ed agguantò la matita. Aveva così
tanta voglia di disegnare quel volto, che senza rendersene conto e con una
leggerezza che mai aveva posseduto prima d’ora, la matita su quel foglio le
parve di volare.
Di tanto in tanto gettava uno sguardo al ragazzo che dormiva
profondamente, e poi ne riprendeva i lineamenti. Intorno a lei c’era un
silenzio surreale, una calma che le permetteva di lavorare con estrema
tranquillità. Proprio un ambiente ideale, pensò compiaciuta. E non aveva affatto sonno, anzi. Non vedeva l’ora di finire
quel ritratto per poterlo portare sempre con sé.
Certo che Kouga, quando dormiva,
assumeva un’espressione incredibilmente buffa!
Le piaceva la tenerezza di quel viso che non era costretto a
mantenere di proposito un’espressione seria. Quando
dormiva lui si lasciava completamente andare, e diventava un altro. Sembrava in
tutto e per tutto un innocente bambino.
Finalmente lo aveva completato. Il ritratto era pronto, e Kaoru non riusciva a credere ai suoi occhi. Aveva fatto
proprio un ottimo lavoro, e di questo ne fu sorpresa.
Forse era stata l’atmosfera magica di quel momento a renderle le cose più
semplici.
Kouga non si era smosso di un
millimetro. Era rimasto così, con la linea delle sopracciglia ben distesa, la
curva della bocca serena, i lineamenti del viso addolciti.
Mentre lo guardava si rese conto
che al suo ritratto mancava ancora qualcosa. Solo un paio di
ciuffi sparsi qua e la che ricadevano sulle palpebre. Allungò una mano
nel punto in cui aveva appoggiato la matita, ma si accorse che non era più lì. Forse l’aveva per puro caso spinta
sotto le lenzuola.
Iniziò a frugare facendo assai attenzione a non urtare Kouga accidentalmente. Il panico le venne però quando vide
che la matita era scivolata proprio accanto al suo viso. Si avvicinò e tentò di
prenderla molto lentamente, le dita le tremavano, ma proprio quando finalmente
era riuscita ad afferrarla, Kouga riaprì di scatto
gli occhi.
Intontito dal sonno, vide Kaoru
che sorrideva in modo incomprensibile.
Gettò distrattamente uno sguardo alla sveglietta
che teneva accanto al comodino, ma a dire il vero si vedeva chiaramente che al
sorgere del sole mancava ancora molto tempo.
- Cosa stai facendo? – chiese con
la voce ancora impastata dal sonno.
Lei tentò di occultare il ritratto infilandolo semplicemente
sotto al cuscino, ma Kouga
aveva visto ugualmente l’inconsulto gesto. Tuttavia
non fece domande. Forse era troppo stanco a causa della faticosa giornata che
aveva trascorso e di tutto ciò che gli era accaduto. Sospirò, dopodichè
riappoggiò la testa sul cuscino ma fece soltanto finta
di essersi riaddormentato.
Kaoru ci cascò in pieno, riprese
il blocco con sé, e fu solo a quel punto che lui, continuando a tenere gli
occhi chiusi, disse: - Non restare alzata tutta la notte.
L’artista ebbe un sussulto, poi in seguito
annuì. E quando alla fine lui cadde per davvero
in un sonno profondo, l’espressione innocente ritornò su quel viso.
Kaoru lo guardò, sorrise con
dolcezza e non poté fare a meno di pensare che quello che aveva accanto a sé fosse
proprio un tenero angioletto.
***
- Rei, hai saputo la novità?- disse Silva, attirando
l’attenzione del suo giovane proprietario intento a leggere un libro.
Era notte inoltrata, spostò lo sguardo
da quelle pagine per guardare il Madougu. – No, ma sono tutto orecchi.
- Oggi Kouga è stato trasformato
in un bambino da un Orrore.
Quella scoperta inaspettata gli fece sgranare gli occhi. – Che cosa? – strepitò, quasi sul punto di cascare dal bordo
del letto.
- Comunque, la situazione si è
risolta. Tutto è tornato alla normalità.
- Poteva almeno chiamarmi. – brontolò, facendo la parte del
risentito.
- Forse avrà avuto vergogna. Sicuramente nel vederlo in
quello stato tu gli avresti riso in faccia.
- Non lo avrei fatto, questo è
certo.
- E invece sì, ti conosco troppo
bene.
Rei tacque, cercò di non pensare
ad un possibile Kouga ridotto in miniatura, ma
nell’immaginarsi la scena fu travolto da un’incontenibile voglia di ridere. Cercò
di resistere, solo per non dare a Silva la giusta soddisfazione, però fu per
lui una partita persa. E quando spalancò la bocca ed
iniziò a ridere fragorosamente, la sua cara e tanto preziosa guida, guardandolo
con soddisfazione esclamò: -Visto? Te lo avevo detto!
Fine episodio
I
VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:
Sono riuscita
miracolosamente ad aggiornare rispettando la scadenza…! Avevo già corretto il
capitolo la settimana scorsa quindi non ho avuto
problemi, spero di riuscire a mantenere lo stesso ritmo anche con gli altri.
Per Iloveworld: Certo, si troveranno
più che bene, già da questo capitolo si capisce qualcosina,
e poi chi non vorrebbe dormire al fianco di un Kouga
che quando riposa sembra un tenero bambino? ^_^ Ahahah che
la Zanna d’Oro sia con te!! XD Mi ricorda Star Wars…!
Bella questa!!!
Per
DANYDHALIA: Ma certo, sarebbe grandioso poter commentare insieme la seconda serie di Garo!! Ti informo
che l’uscita del primo dvd è prevista per il
02/02/2012 ovviamente in Giappone. Già non vedo l’ora… e a dirla tutta non mi
sembra neppure vero. Riflettendoci su questo è proprio un sogno che si avvera!
Abbracci tutti
per voi e a presto!!!
Botan
ANTICIPAZIONI:
La casa dei Miura, famiglia ricca e facoltosa cerca inservienti.
Circolano però strane voci su quella villa enorme ma all’apparenza normale. Il
maniero sembrerebbe essere infestato dai fantasmi, e per una serie di alquanto
bizzarre circostanze spetterà a Kouga
cercare di risolvere il mistero con l’intervento di Kaoru
che cercherà a tutti i costi di dargli una mano pur andando contro il volere
del ragazzo.
Prossimo
episodio: #25 Fantasmi – parte 1